Uccello notturno

Uccello notturno Uccello notturno Se invece di vivere e di morire nella prima metà del Cinquecento — le. precisamente fra il 1507 e il 1536 •— ella fosse venuta al mondo molto Bla molto più tardi, quale sarebbe Btato il suo destino? Probabilmente quello di una diva dal fascino misterioso, di quelle che fanno sognare d'amore e di morte le moltitudini : donna fatale! Donna fatale ella lo fu, ma le donne fatali di quel tempo erano un'altra cosa da quelle d'adesso : potevano giocare delle póste enormi, ma se poi perdevano, avveniva anche che l'ombra del carnefice si drizzasse nera dietro le loro spalle delicate e il loro collo flessibile. Spalle e collo, ella li aveva ugualmente meravigliosi, e quando cominciò a contemplarseli nello specchio, da fanciulla, quasi da bimba, non pensava al carnefice lei, pensava all'amore. Ma non al suo, a quello che avrebbe suscitato negli uomini con sì vezzose forme e come in tal modo sarebbe salita, diventata potente, dominatrice e, chissà, regina. Era ambiziosa, Anna Boiena... Allora ella era in Francia, col patire diplomatico, colla sorella mag- S'ore Maria e il fratellino Giorgio. 1 madre, Elisabetta, bellissima e di sangue reale, era morta assai giovi ne, dopo aver vissuto in silenzio. Le due damigelle Boleyn nobili e belle lerano assidue alla Corte di Francesco I, damigelle d'onore della regina Claudia, moglie del re, e amicissime 'della sorella di lui, Margherita di Navarra, la prima fredda e casta, la Seconda bizzarra e ardente, contrasto da cui l'intelligente Anna traeva icon prontezza gli insegnamenti del Caso. Coi suoi grandi occhi neri ben aperti, ella osservava. Oh, come gli nomini, anche i più potenti, eran deboli, indulgenti colle belle donne!... Com'era facile condurli, dominarli !... Perfino le scioccherelle come_ sua sorella Maria riuscivano ad imporsi, figuriamoci lei, che era intelligente, colta e che ascoltava eoa tanto proietto le conversazioni # Margherita! Oh, lei era annata, pronta per la lotte, lei avrebbe vinto, trionfatoli re Francesco I guardava con nna compiacenza maliziosa e un sensuale sorriso le due belle signorine inglesi, sole, ricche e libere — oggi si direbbe emancipate — che facevano mormorare la gente timorata la quale le diceva tutte e due amanti di lui. Naturalmente egli prediligeva 'Anna che cresceva in grazia e in bellezza; a quindici anni era donna fatta e squisita, alta, un corpo magnifico pieno di slancio, una ricchezza di capelli neri, due occhi che eran stelle, una bruna elegante e bianchissima dalla bocca voluttuosa, e ricca soprattutto di quell'attrazione misteriosa che è propria delle donne d amore, più potente della bellezza stessa.~Éra ormai in età da marito, ma trovar maritò in Francia, tanto per lèi quanto'per sua sorella, non era [fàcile, screditate com'erano in fatto 'di costumi, epperò ella tornò in InV . rra dove già Maria si era sposata e già era diventata l'amante del re Enrico Vili... , Quando Anna fu presentata al traudente' e robusto sovrano d Inghilterra, alla Corte di Londra, portava una veste di velluto azzurro ricamata d'argento, con una giacca nera di damasco ricamata di vaio ; dalle maniche larghissime si intrawedevano nude le braccia perfette; sul capo un berretto di velluto oscuro guarnito di spille d'oro disposte ad aureola, 1 capelli risaltavano più neri e la fronte sembrava una benda candida... .Tutti la guardavano con stupore e ammirazione e le dame si dicevano l'un l'altra che la damigella venuta di Francia sapeva i mille segreti della eleganza.. Il re la fece ballare. Fra le dame di Corte, qualcuna, 'iedele alla regina, pensò a lei con tristezza. La consorte di Enrico, Caterina d'Aragona, aveva ormai quarant'anni, era grassa, sfasciata, pallida come cera e colle mani sempre 'fredde. Malinconica e pia, nel gelido castello dov'era relegata, lontana dalla Corte, passava il tempo a pregare, a pregare soprattutto per quel peccatore di suo marito che non la poteva più soffrire, e, senza parere, a radunare le forze per resistere alla minaccia del divorzio che sentiva vicina. Accanto a lei, rigida e cupa, la sua bimba, quella che doveva poi essere Maria la Sanguinaria, sembrava attendere anch'essa un destino freddo come un esilio o come una prigionìa... '. , Poi, un giorno, giunse anche nel castello notizia di questa esperta damigella dai grandi occhi neri e scintillanti, di quest'elegante e ardita Anna Boiena di cui il re s'er*.preso di passione come non mai, alla quale egli scriveva ogni giorno una lettera d'amore, quest'ambiziosa, questa calcolatrice che al re sapeva dir di np : no, sua amante, mai, sua moglie, si... Caterina d'Aragona sapeva che Anna Boiena, la giovane bruna e ardente, che sapeva vestire con tanta, eleganza, ballare con tanta leggiadria, cantare romanze d'amore e scrivere lettere infiammate, l'avrebbe vinta su di lei, come l'aveva vinta su di tutti. Non era forse lei la cagione della rovina del cardinale Wolsey il primo ministro, quegli che per tanti anni era stato più del re padrone dell'Inghilterra? Quando il re gh aveva detto d'amare Anna Boiena e di volerla sposare, egli si era buttato ai piedi di lui e per un'ora piangendo, l'aveva supplicato di non commettere un simile errore. Per questo adesso aveva perduto il favore del re, la carica, i beni immensi, e ogni pace; perseguitato dovunque e tratto in arresto era morto per istrada prima di essere condannato a morire sul patibolo... «Uccello notturno »... diceva Wolsey, quando voleva nominare Anna e forse le donne fatali, allora, si chiamavano così. « Uccello notturno ». egli diceva fremendo di misteriosa paura pen¬ tsmpscrceodbtfdcspmlsdvMpCWppclsvccgtdc sando ai grandi occhi neri di lei a quel suo vellutato pallore, a quella sua grazia elegante nel ballo, leggero come un volo a quel baleno di trionfo che passava nel suo sorriso sicuro di sè. « Moglie del re sì, amante mai... ». E intorno, le beghe per il divorzio, le dispute coi papi ; lo scisma che dilagava, e le viltà dei calcolatori e il sacrificio dei viriti... ^ Anna, il giorno in cui Wolsey morì, ordinò per la sera un grande banchetto di festa. Come apparve bianca e bella ai lumi dei doppieri !... I suoi occhi brillavano in un modo straordinario, alle lodi dei suoi amici sembravano mandare lampi. Uccello notturno... Caterina era grassa e floscia e fredda, ma aveva in sè una forza indomabile: la sua fede. La sua fede che non la fece arretrare di un passe^ cedere di un pollice. Ella era solo più lady Caterina, una divorziata, ma si considerava sempre la sola e legittima moglie del re. Nel suo castello non c'era fuoco, non c'eran denari, la tormenta di neve infuriava alle finestre ed ella moriva, sola. Ma fino all'ultimo disse : — Che Dio protegga il mio amato consorte! Allora Anna Boiena era già stata sposata, sedeva già sul trono e aveva già messo al mondo la piccola Eisabctta. Quando le vennero a dire che Caterina era finalmente morta ella sorrise e disse : « Finalmente sono la vera regina !... » Nella penombra della sua immensa camera ella aveva aspettato con ansia, tutta tesa verso la feroce speranza. Indossava uno stupendo abito giallo e nei suoi occhi lampeggiava ora per la prima volta la certezza definitiva di quello che ella credeva il suo trionfo. Uccello notturno... Di questa figura, traccia un efficace evidente e fine ritratto Eucardio Momigliano: Anna Boiena - (edizioni Corbaccio), figura • interessante nell'ascesa quanto nella discesa che fu, come si sa, terribile e precipitosa. Era da poco regina (e il suo regno era di quelli senza pace) quando il re, in una partita di caccia, vide Jane Seymour. Qualcuno corse ad avvertirne Anna. Jane era giovane e pallidissima anch'essa. Ma non rassomigliava il suo al pallore di Anna, al pallore della gardenia che è ardente, il suo era un pallore di ninfea, faceva pensare agli stagni, ai fiori freddi che hanno.le radici nel fango, alla neve, alla morte. I suoi occhi non erano duri e brillanti come quelli di Anna, ma pallidi anch'essi come fiori di stagno. Ella era silenziosa e molle, e pure piacque follemente all'uomo violento... E Anna allora sentì su di sè l'odio del re e capì che non si trattava più di divorzio, ma di vedovanza, perchè il re-potesse sposare Jane. Non fu vile. Aveva vinto e trionfato con audacia, con superbia, e anche con crudeltà, pagò il fio di tutto con sufficiente dignità. Accusata di adulterio trascinò nella sua morte quella di tre innocenti cavalieri e quella di suo fratello stesso, ma sapeva che era inutile tentare di salvare sè e loro : conosceva il capriccio e la volontà di EnricoEra un'alba di maggio. Ella vestiva di damasco grigio, con grande scollatura guarnita di ermellino, i capelli raccolti in una rete di perle. Prima di inginocchiarsi davanti al ceppo con uno di quei gesti di eleganza e di grazia di cui lei sola aveva il segreto, raccolse il lungo strascico per l'ultima volta. CAROLA PROSPERI

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