Dusolina Giannini al Liceo

Dusolina Giannini al Liceo TEATRI E, CONCERTI Dusolina Giannini al Liceo Con. una. semplice cerimonia, senza, allocuzioni nè brindisi, ma con festa di applausi e. con. grida, di brava e d} bis abbiamo conferito lersera- al- Liceola cittadinanza onoraria alla signoriìna 13U3olina Giannini di Filadelfia, figliuola di emigrati Italiani, venuta finalmente nella madre patria, un po' tardll ^ semnr,e in tempot adorna di una bcl, arte e dl molu aUori lnter. na2lonail. Qualche foglla italtana. * 1 è a o a a i e o n o e i i e , o r i i e i e, i n e o e questa antica terra di cantanti, aggiunta, alle ghirlande americane e germaniche, ne, accrescerà il prestigio. Poiché la signorina Giannini ha già sentito cantare: le sua lodi nei due mondi, non le ripeteremo l'elogio della sua voce, e della sua tecnica. Potremmo soltanto fare qualche considera-, zlone da un punto di vista italiano. E una è che. nella sua fonetica, comprendendovi la tecnica e l'arte, ci sono come due strati, due aspetti, contigui e sempre distinti; c'è deirifalianp, c'fe dell'esotico. Questo è sensibilmente te desco o americana nella parte linguistica, nelle- consonanti, nella legatura, delle sillabe, e. conseguentemente in alcune emissioni; incancellabili atigjmatl dell'origine e della scuola, Ma a queste consuetudini esotiche sono pertanto da attribuire quel bel modo di porgere, la musica da camera, tutto intimità, sobrietà, efficacia, discrezione, accento, sottolineature, cosa che i lledcristi tedeschi fanno ammirevolmente, e l'abito della cultura varia, teatrale e concertistica. L'aspetto italiano 6 offerto dalla maniera del canto, che è tutta nelle nostre tradizioni, due volte secolari. Se ben si osservi, alla base del canto della Giannini sta Infatti la qualità istrumentalistica del; canto settecentesco. Avete sentito, i flati, le arcate, le proporzioni delle messe di voce, la sostenutezza di tutte le note gravi o acute nell'aria h&ndeHana di Amadigil E' quella la vocalità d'una virtuosa del primo- settecento, epoca di Bononcini, di Porpora, di Hiindel. Largo e sostenuto. B fu veramente un piacere, iersera, il sentire quella cantabilità ferma, lineare, plastica, energica, una tecnica che coincideva con lo stile, essendo storicamente nata con l'arate sei-settecentesca. Mutato lo stile-, con l'aria « l^ou so più cosa son, cosa faccio » dalle Nozze dl Figaro, la Giannini diede intelligentemente la prova ohe il Settecento non è da racchiudere in una formula; fu un canta a fior di labbra, appena accennato e tutto regolato, dominato dalla dizione, dall'espressione. Arguzia,, languore, sorrisi, ansie: Cherubino. Uh-abcmera della Carm&n, contenuta nelle proporzioni dl una romance o. melodie da salotto, mostrò nuovamente una finissima arte della dizione e dell'interpretazione. Un'altra osservazione, della vocalità della Giannini dal punte, di vista italiano potrebbe riguardare il calore della comunicativa Alcuni giornali tedeschi hanno- esaltato tale qualità della nostra contatrice. A noi para che essa sia inrtnhbJarnente, efficace a misurata; non. fervida quanto può esserlo una italiana, e non chiederemmo cesto esagerazioni e ridondanze. «.Pace, mio Dio» à tale pezzo da toccare, da far fremere. La Giannini lo cantò esattamente come Verdi scrisse; difettò un poco ruall/ardoKe drammatico. Anche, ài noti che quell'emissione più lancinante che rotonda, e pertanto eccellente nella fonica e nell'esattezza, non favorisce l'espansività o> almeno la comunicastone, dell'espansività CI sarebbe piaciuto ascoltare: ancor ra un cosi raro organiamo vocale, musicale, artistico, in opere importanti. L'ultima parte dei concerto era costituito da una canzone napoletana- del Nardella, dalla vecchia e stupida Piera di Stasf Andrea, che si trova nell'Eco di Napoli del De Meglio, a da due canzoni messicane salottiszate. Un bis non et diede nulla dl notevole, un altro ricondusse Yhubaneva. delia Carmen. Nuove occasioni, naturalmente, di calorosi applausi. Dusolina Giannini non volle offrirei, iersera, il suo miglior repertorio, Otello di Verdi, Alceste di Gluck, Oberati di Weber. Sarà, forse, per un'altra volta? (Eccellente accompagnatore, il maestro Ghedini). a. à. c. EdsmcnagSlBcvfsvafgvvpvnspapnpissdecdItriczipmdempcdsdndvlIa'svss

Luoghi citati: Filadelfia, Napoli