L'edera

L'edera L'edera Dopo tre anni di matrimonio, Raimónda aveva scritto alle sorelle: « So che ormai ho i giorni conlati, ina non voglio morire qui, voglio' tornare a casa mia. Questa non è casa mia, casa mia è dove siete voi, è laggiù, dove l'edera s'arrampica sui muri e sembra voglia soffocarli in, un abbraccio... ». Arrivò la settimana dopo e suo marito l'accompagnava. « Oh — egli disse alle cognate — per nulla al mondo l'avrei lasciata venir sola. Ho pqrfin abbandonato l'impiego per non staccarmi da lei neppure per un istante ». Raimonda sembrava non' lo sentisse. In poltrona sul terrazzo, con le'coperte sulle ginocchia, invece di guardare davanti a sè, teneva il mento, sul petto, tetramente come se fosse in preda a una delusione terribile. E certo, quand'era in casa dei suoceri, in quell'alloggio dal soffitto basso e dalle finestre piccole, in un'antica strada della città, ricordava la sua campagna, il suo giardino, la sua casa, come qualcòsa di straordinariamente luminoso e di. vasto, di dolcemente liberatore. Ora invece tutto le pareva rimpicciolito e grigio; e soprattutto l'edera, che s'insinuava misteriosamente tra le colonnine' del terrazzo, le ispirava un senso di ri pùgnanza, quasi di paura... Le sorelle, Antonina e Germana, in quei momenti si allontanavano da lei per non darle noia, ma non osavano piangere per non farsi vedere, dopo, con gli occhi rossi. La catastrofe avvenne in pieno agosto, quando la campagna sembra .va inaridirsi nella siccità, estenuata sotto l'ardore di un sole implacabile, c le cicale cantavano a perdifiato giù per i campi e nelle vigne ben tenute, dove Raimonda non avrebbe passeggiato mai più. Quando tutto fu finito e le sorelle ebbero pianto fino all'esaurimento, una sera, dopo cena, esse dissero al cognato : « Caro Doro, noi non dimenticheremo mai che Raimonda ti ha voluto bene. Ma ora tu non devi sacrificarti per noi, devi riprendere la tua vita, le tue occupazioni... » A questo punto Doro aveva tirato !fuori il fazzoletto dal taschino e se l'era portato agli occhi. « D'ora innanzi, per me, non vi può essere altra occupazione all'infuori di quella di andare a piangere sulla tomba di Raimonda ». Così egli aveva detto. « Forse — osservò Germana, la minore, ad Antonina, la r;ra, mentre si coricavano, che creila era generalmente l'ora delle confidenze sussurrate da un lettino all'altro — forse tu avresti dovuto parlargli chiaro riguardo agli interessi, e fargli ben capire che noi, per la memoria di Raimonda, siamo disposte a passargli sempre la stessa somma mensile c nóhda-su* legittima>soltantò?«Dà quel che ho potuto capirer se non fosse .stata la-parte di Raimonda;non ie la passavano mica troppo bene in città.., ». Antonina si strinse nelle- spalle; ella jion avrebbe mai. osato parlare col cognato di' còse tanto materiali, ella èra assai più timida di Germana con lui, forse 'perfchè ricordava ancora, troppo bene il tempo di fidanzamento di Raimonda, quando Doro veniva in motocicletta a trovarla, e lei, Antonina, si nascondeva col cuore che le martellava,-per la soggezione che le dava quel bel giovane bruno, così disinvolto, dalla parlata nervosa e con quel fare galante che aveva fatto perdere, dicevano in casa, la testa alla povera Raimonda... « Glie lo scriveremo poi — ella si ripromise-— quando se ne sarà tornato in città, al più tardi quest'autunno. Ora fa tanto caldo laggiù che tutti scappano in campagna... ». Ma quando fu giunto l'autunno, Doro non mostrò alcuna intenzione di andarsene; egli si occupava degli affari della campagna come un amministratore coscienzioso e ogni giorno andava a fare una visita alla tomba di Raimonda — era una passeggiata così dolce arrivare fin laggiù al cimitero — e Antonina ora lo accompagnava quasi sempre. « Che cosa dirà la gente?... » chiedeva Germana, la sera, quando le sorelle andavano a letto. « Oh, la gente... ». Ella guardò allora Antonina, le parve che fosse cambiata durante quei mesi in cui un uomo abitava sotto lo stesso loro tetto, e nello stesso momento ebbe la certezza, che mai più ella si sarebbe adattata a vivere sola con lei, come faceva prima. Antonina, quasi sentisse quel suo pensiero, disse: « Non è neanche prudente vivere come facevamo prima, senza un uomo in casa ». Mossa da un impeto di sdegno ■Germana chiese brutalmente : « Perchè non te lo sposi se ti piace tanto?... ». Antonina arrossì nell'ombra, ma, come sempre faceva quando le domande erano per lei troppo imbarazzanti, si voltò verso il muro, si trasse le coperte fino alla fronte e tacque. Germana non potè chiuder occhio tutta la notte tormentata dall'idea che Antonina potesse veramente vagheggiare un progetto che a lei pareva mostruoso. Antonina, già anziana, delicata di salute, timida, cht non osava mai aprir bocca... Doro l'avrebbe sposata unicamente per interesse! Ma Germana avrebbe tenuto'bene gli occhi aperti. L'indomani iu lei ad accompagnare Doro al cimitero e a spasso pei campi e per le vigne. E anche gli parlò abbastanza chiaro. « E' possibile che tu ti diverta a stare con due vecchie zitelle in una campagna dove non si vede nessuno, a occuparti di cose e di lavori che dopo tutto devono avere per te un interesse assai relativo?... ». "Doro infilò un braccio nel suo e le mormorò, come se le facesse una moAnoffpocae itonlamdi pastiglimemeunschsigsetogldeStfial'itrtol'Utavirigeencimtrstvenagetaese siboodmlanripusim« daatevdvlitrl'mc&hsesofeareafcosvgletil'ctavcrasczannsdlaintrdrinvtedl'cEmcilLiepqacrscursuvctVspmcldStlac confidenza amorosa : « Io sarò sempre attaccato a voi per via di Raimonda... ». Germana si svincolò duramente. « Io non sono un'ingenua come Antonina, "bada !... ». Etrli si^niise a ridere, e non parve offeso. La sera, come sempre, propose ad Antonina di, giocare alle carte. Dal suo angolo dove stava sola e imbronciata Germana vedeva Antonina giocare, tutta in luce sotto la lampada, e il suo viso le parve quello di un'altra donna, acceso, gonfio di passione, tragico. Un impulso irresistibile la fece scattare in piedi. '« Voglio giocare anch'io », disse, inframmettendosi fra quei due. « Oh, per me fa lo stesso » dichiarò Doro con un riso leggero che voleva essere scher7oso ed era invece pieno di un significato che le due sorelle comDresero. nGqrdsmdsncocbepic i r n e n Quella sera, andando a letto, esse non si dissero nulla. Nei giorni seguenti fu sempre Germana la più pronta e sollecita quando si trattava di uscire con Doro; timida, Antonina arrossiva, indietreggiava con un'espressione di sgomento e di tristezza sul viso, come se si sentisse già vinta. « E' un gioco pericoloso — si era detto Germana — ma io riuscirò a salvare mia sorella ». Quanto però fosse pericoloso ella non lo sapeva. Lo seppe il giorno in cui, incontratasi con lui nel corridoio oscuro, si sentì strettamente abbracciare e premere le labbra dalle labbra di lui. A quella stretta possente ella smarrì le forze e capì di aver perduta la partita. « Sei tu che hai vinto — le disse invece Doro — è te che amo, è te che sposo, non Antonina ». pvq«stsffsbldtfmle Ella ebbe un bel pregarlo poi, supplicarlo : « andiamo a stabilirci altrove, lontano non qui, per carità non qui!» Ma egli l'abbracciava sempre più «stretto. • ... « E perchè no?... Vorresti lasciare tua sorella sola?... Io ormai ho messo radici qui, sono piantato qui... ». Germana ricordava adesso certi fremiti di Raimonda e certe sue confidenze negli ultimi giorni. E quella sua avversione per l'edera che abbracciava soffocando la casa? Come l'edera egli ora s'impadroniva di lei, di tutto, nel suo abbraccio soffocante. Germana vedeva nitidamente e fremendo di paura, nel suo avvenire, ma, come spesso accade, la passione le impediva di fare un solo gesto per eVÌtarl°- CAROLA PROSPERI LmigRnnnzUrpteindtdnè

Persone citate: Doro

Luoghi citati: Antonina, Mossa