I mostri

I mostri I mostri I Estate scorsa. Luna Park, a Parigi. Entrammo in fila nella città futura. Ho sottolineato a ragion veduta. Tra una luce che acceca, un fracasso che allocchisce, un'architettura che dà il mal di mare, questi parchi dello spasso offrono all'uomo comune, al « borghese » un modello anticipato della vita di domani. Tale la loro gran fortuna. Valga la stessa spiegazione per quelle forme d'arte che desse pure illustrano o credono illustrare ciò che non esiste ancora, Grave l'equivoco sulla natura del borghese. Borghese non è colui che difetta di coraggio. Quanto a coraggio fisico, innumerevoli esempi stanno a testimoniare che dietro la paciosa spoglia del borghese, spesso vigila e rugge un terribile leon; e l'ardore, lo slan ciò, lo spasimo fidente con cui, dai romanzi di Wells ai film uso Metropolis il borghese accoglie le anti cipazioni più assurde di'un ipotetico futuro, dimostrano che quanto a coraggio mentale il borghese è un impavido divoratore di utopie. No borghese è colui che vive ai margini del presente: non racchiude in sè un microcosmo completo, non si può arrogare l'insegna del savio, del 'l'uomo superiore: omnia mecum porto. La quale incompletezza mette il borghese in balìa di tutto quanto è fuori norma, fuori della realtà, Nonché individui, ma popoli interi sono torturati dal desiderio di possedere ciò che a loro manca: gli italiani no, ma i popoli settentrionali e massime i tedeschi. Il qual desi derio attizza sì e promuove ciò che volgarmente va sotto nome di progresso, ma si risolve pure in formidabili prese di granchi. La ragione yera di ciò che con parola generica chiamano « crisi », è questo stupore appunto, questa delusione davanti alla irrealtà di ciò che non per anni, e anni, ma per secoli e secoli colitici e filosofi, artisti e industriali, tutti gli elementi costitutivi del «mondo» settentrionale hanno creduto possibile nel futuro : in un futuro che deludendo le più fervide speranze, non si determinò mai a diventare presente. #** Entrammo ìn fila nella « città futura ». Ivi, e con modica spesa, Tuo mo può vivere un'ora di vita frene tica e cretina. Se un'ora di vita siffatta sia più proficua all'organismo ■umano che un'ora di forti e severe meditazioni, non è qui il caso di de terminare. Padrone dell'universo domatore riconosciuto delle forze naturali, l'uomo di tanto in tanto rimastica la nostalgia del suo primitivo stato di vittima e di schiavo In taluni questo masochismo è così vivo, che nei vari Luna Park di Parigi, e d'altrove costoro pagano fior di quattrini il gusto di farsi lanciare.a.venti metri d'altezza, precipitare a venti metri di profondità, far si urtare, malassare, bagnare, vibrare, frastornare, rotolare come tappeti, frullare come uova per lo zabaglione. Segno che grande è il numero di coloro che mancano del necessario peso mentale, e a questo difetto tentano supplire col _ moto esteriore e meccanico. In questi giorni mi è «capitata tra le mani una rivista nuova: si'chiama Agitarsi! *** Traverso senza batter ciglio la città infernale e dritto dritto, nè mi vergogno confessarlo, • mi conduco al centro d'attrazione di questo centro d'attrazioni: al vivente museo degli orrori. Sogno crudelissimo. Disposta in bell'ordine, levata su cattedre drappeggiate di cotonina rossa, annaffiata da una luce di esplosione silenziosa e continua, rappresa in un'immobilità da frigidaire, scopro 1' «altra umanità». Il mostro non è tale se non relativamente a noi : in opposizione alla nostra e da noi soli proclamata normalità. In sè, il mostro è un' «altra» creatura, un' « altra » specie, un' «altra» norma. Tra noi visitatori e i mostri schierati sui palchi c'era una zona ineffabile ,e vacua, una frattura d'atmosfera, una soluzione di continuità, una distanza anche me-, no colmabile che tra palcoscenico e platea, tra mimi e spettatori. Vivevano lassù, isolati, solitari. Palpitavano impercettibilmente, respiravano la « loro » aria. Astratti, rapiti, ermetici. Indifferenti a noi come se non esistessimo neppure. Uno solo, l'uomo ragno, compiva un atto che in qualche modo lo implicava nella nostra umanità: accavallate le gambe aghiformi, sul ginocchio a rocchetto scriveva con la mano di fij di ferro una cartolina. Ma chi mi assicura che non scrivesse a un altro uomo ragno? E, tremenda, questa scena si svolgeva in un'atmosfera di premiazione scolastica, di palco elettorale ancien regime. Lo dico subito : noi e non «loro» ci trovavamo in istato» d'inferiorità. Curvi per la vergogna, passammo in fretta, come ladri, davanti al citato uomo ragno, davanti all'uomo vipistrello, davanti all'uomo cane, davanti all'uomo tartaruga, davanti a un'ubertosa famiglia di dodici membri, il più giovane dei quali — fanciullo dodicenne — pesava centocinquanta chili e rotti e in ultimo, col cuore in gola, con un imbarazzo da non dirsi, passammo davanti al pezzo raro, davanti alla perla della collezione: Fanny, la donna tronco: Gran parte, ma non tutti ancora i parrucchieri sono convertiti al « 900 ». I quali ritardatari espongono tuttora quei manichini di cera che brillano in vetrina e per l'ineffabile serenità della faccia e per l'impeccabile capellatura. Ora, figuratevi uno di questi manichini che mentre state innocentemente a guardarlo, muove la testa, vi pianta gli occhi addosso, sorride... parla! Tale è Fanny. Nè pur le manca, sotto, il piedistallo di legno lucido nè, più sopra, lo scialletto di seta nera che RAi rmqmgrlvvolmdnunbitsccuiitrtnr à e o a e i a n i è ò m , i i e e a r i l e o e o e o o sì r ar e o il el o o a mi o o n affettuosamente le abbraccia il pettarello globosetto. Non basta: Fanny è un'intellettuale. Preferisce la musica di Hindemith alla Cavalleria Rusticana, si divora i romanzi di Aldous Huxley e, col pennellino tra i denti, pitta certi amori di acquarelli pieni di vivacità e di freschezza. Ho trascurato ad arte i pezzi di minor conto, i mostriciattoli d'acqua dolce come nani e simili, che in mezzo a quella raccolta di pezzi di gran classe componevano ciò che a riguardo delle divinità minori dell'Olimpo ,il gentile Amyot chiamava la volaìlle celeste. All'uscita, W.kornack che ci aveva guidati in quella visita incubosa, offrì a ciascuno di noi un opuscoletto coi cenni biografici dei vari mostri. Fermo sotto un lampione della città futura, lessi : Fanny, viennese; uomo ragno, cecoslovacco; uomo tartaruga, lettone; uomo cane, ucraino; famiglia ubertosa, siberiani... Di latini, manco la puzza! * #* Non tutti i ^aesi hanno usufruito in egual modo del diluvio. Se sopra talune regioni come la penisola nostra, l'acqua purificatrice è passata con generosa abbondanza, in altre, che si sono dovute contentare di una spruzzatina, si perpetuano le impurità antidiluviane. Ho idea che in alcuna parte della Russia viva tuttora qualche decrepito plessiosauro, e nessuno mi toglierà dalla mente che le notti dei Carpazi siano'1 funestate dal volo di giganteschi pterodattili. Nell'Europa che fu sua, nelle terre della latinità Roma, anche più efficace del diluvio, spense fino la sementa della mostruosità. E se in Francia magari o nella terra degli Iberi qualche dònna barbuta ci scappa di tanto in tanto, in Italia i mostri già dal tempo di Romolo non allignano più. E non intendo soltanto l'uomo ragno e la donna tronco che legge i romanzi di Huxley, ma tanto per evitare ogni dubbio dico il mostro nelle sue forme più svariate : dal mostro letterario . al mostro sessuale. Pace e serenità sulla terra dell'armonia ! *** Ond'io stupisco che proprio qui da noi, e presso taluni miei connazionali considerati tra i più « sani », corra più che mai l'uso del disegno studiatamente mostruoso : gemelli anche più associati dei fratelli siamesi, occhi in forma di bicicletta, omini che si tirano dalle narici un pianoforte a coda, col pianista che suona e il trabante accanto che volta le pagine, ecc. ecc. Il vizio della mostruosità grafica è vecchio come il mondo. Rientra nel repertorio della pazzia, quando pazzia c'è. Negli altri casi, più che un vizio è uno sfoghetto isterico, la suppurazione naturale di un'anìmula poco pulita. Non mette conto risalire a Leonardo, ad Arcimboldi e nemmeno a quei cartolinisti di guerra che nella faccia di Cecco Beppe riuscivano a cacciarci tèste da morto, capestri e carogne di cavalli. L'ispirazione dei « nostri » trae da più vicino : trae da Cocteau — che almeno lui, poverino, quelle immaginazioni mostruose gli vengono in qualche clinica per intossicati : trae da Salvator Dali che, disegni a parte, è uno spagnolo surrealista e poco raccomandabih; trae da Max Ernst... I quali tre, se praticano il disegno mostruoso con fede e giustificazione, è perchè loro stessi sono un pochino tali. Non così i « nostri », nei quali la mostruosità non affiora se non per capriccio e mimetismo, come per una appiccicatura o pes- meglio^ dire, un cerotto. Non insistano però: dagli dagli, il cerotto può far pelle con la pelle. Ond'io vi prego, o Signore: salvateci dai mostri! serbate la pace e la serenità alla terra dell'armonia! sbpvuHtrnmocrHsrn—ALBERTO SAVINIO.

Persone citate: Aldous Huxley, Amyot, Cecco Beppe, Cocteau, Hindemith, Huxley, Max Ernst, Salvator Dali, Wells

Luoghi citati: Arcimboldi, Europa, Francia, Italia, Parigi, Roma, Russia