La Mostra sindacale di Cagliari

La Mostra sindacale di Cagliari AF^TE DI SARDEGNA La Mostra sindacale di Cagliari CAGLIARI, novembre. ; pPer inaugurare 11 nuovo Palazzo | P'Arte, quest'anno la Mostra Sindacale tSarda si è trasformata in Mostra In- i terregionale; vediamo cosi esposte cir-1 ria 500 opere, che costituiscono un: somplesso eclettico e dimostrativo del- tattività pittorica italiana. Il Palazzo g'Arte è stato radicalmente ripristina-1 o e trasformato Il to e trasformato. Il Palazzo, che è sorto per contributo del Comune ed è opera del giovane architetto Badas, ospiterà, in seguito, al piano superiore la Galleria d'arte moderna e servirà al piano terreno quale sede delle Mostre annuali del Sindacato. Il pittore Filippo Figari, che è da anni Segretario del Sindacato artistico sardo, ha organizzato con intelligenza anche questa Mostra, coadiuvato per la scelta delle opere dallo scultore Torresini, dal' pittore Cabras e dall' Incisore Lombardi. Ci interessiamo naturalmente per prima cosa dell'arte sarda, i cui ca: atteri pittorici si potrebbero definire etnici, non tanto per il soggetto in prevalenza locale, ma per la nota coloristica. Vediamo i pittori locali, giovani o anziani, tuttora preoccupati del problema colore, e se questo appare a volte integrato da altre ricerche tonali, spaziali, volumetriche porta a metriche, porta a dei risultati di primo piano. Se invece le ricerche sono circoscritte al cromatismo, si cade In una insufficienza ccl una ripetizione di formule troppo banali. Vi sono artisti sardi che hr.nnc preso contatto con il movimento della (pittura moderna e che tornati alla loro !terra pur ritrovando l'espressione ge- ]nuina del loro carattere, si sono valsi di una esperienza oggettiva, approfit- jtando di una evoluzione ormai inevita- ìbile. Possiamo citare in questo caso Cesare Cabras e P. Manca che sono Icertamente i più rappresentativi. Vi Isono altri invece, fissati in uno schemajtradizionale, e vediamo cosi la pittura |dt alcuni giovanissimi rivestirsi di una maniera più che sorpassata, anzi si direbbe stanca e svuotata di ogni vitalità. La pittura sarda Cesare Cabras è il più largamente rappresentato In questa Mostra, e preferiamo fra le sue tele quelle raffiguranti soggetti rurali sardi, e le marine. La sua maniera è assorta soprattutto nel luminismo, si presta alla limpida semplicità delle marine, descritte con ingenuo amore, e al caldi controluce delle aie. Il suo gusto non lo sostiene con altrettanto felice risultato, negli altri soggetti, che in certi verdi stridenti divengono alquanto leziosi, e dove la tecnica si frantuma in un eccesso di particolari. Pietro Antonio Manca si presenta pure con un numero considerevole di opere, alcune delle quali di vecchia data. Non possiamo prendere troppo sul serio la sua vasta composizione « Espressione immaginativa del futuro», nella quale le intenzioni non sono state sufficientemente sorrette da capacità di interpretazione. L'altra grande tela, che vedemmo a suo tempo tesposta alla Quadriennale Romana, «Espres- sione immaginativa presentando elementi religiosa » abbastanza pur | pri-1 tesolti, manca nel suo complesso di or-, v ganicità. Passando alle opere più re-i V-0 centi, e dove le sue molteplici espc- di U,nature morte, dove le possibilità ero- piina.tich.e sono sfruttate da maestro, e i;tr nenz'e danno i risultati più evidènti, 1 preferiamo senza riserva li» succulenti . 1 . piccoli paesaggi estrinsecati con viva- i cce sensibilità. ìrStanis Dessy, del quale ci occupere-jfqmo ulteriormente nella sezione del | ostebianco e nero, espone anche alcune tele; troviamo migliore la piccola tela intitolata « La casa del contadino » e l'altra « Riposo », ma nel complesso egli appare assai ineguale nella tecnica e nello spirito dei suoi lavori. Giuseppe Biasi, che fra i pittori della Sardegna è forse quello più noto al grande pubblico, non supera mai le possibilità di un abile illustratore e a questo riguardo egli è certamente tra quelli che meglio possono descrivere i tradizionali motivi della terra sarda. La sua tela intitolata ^. Rappresentazione sacra » è quella che presenta 1 taUurdrusTDmaggiori requisiti pittorici. Antonio "Medas ha un deciso carattere nel suo, v!sa Roma&na ha varle tele a varl0 sog [getto e importanza; la sua pittura non è ancora stabilizzata e scorgiamo in- I f.or^077p tiai rnarii a Tip* valori', aU1 autoritratto; Antonio Mura nelle tre:™abbastanza grandi composizioni non si ! udirebbe un giovane, e a suo riguardo si| Bpossono appunto riferire le nostre pre- ich'e?!! dovreb'b*» cercarp una nià<"dor f! cu egli aovrepM cercare uh_a_m^POj[|t I certezze nei piani e nei \ ch'®fil dovrebbe cercare novità di espressione. Lo stesso si può ^ Carmelo Floris, ; Mario Dentala, che si dedica in pre1 valenza a decorazioni murali, ha qui 1 varie tele, alcune di soggetto sacro, La sua maniera è fra la accademica e la spagnolesca, 11 suo disegno è sicuro!«1 waa Ter i S tauro ». Dell'ottocentesco Andrea Fi-'" garj yj e esposto un ottimo paesaggio, dì Filippo Figari due significativi bozzetti. Francesco Menzlo, è certamente il LCc«Scfdcsntnrsd più aggiornato fra gli artisti sardi. Per quanto di origine sarda, la sua arte si è svolta sotto altri climi. Ha qui tre pitture, scelte fra le sue meno pariginizzate, di sontuoso colore, di gusto raffinato; tanto le sue nature morte. quanto il ritratto, sono fra le mlgliorl opere della Mostra. Edmondo Montali, appare tormenunabtlllimgl tato da ricerche; la sua pittura risulta perciò fredda e povera di sensibilità pur avendo una sua squallida poesia spaziale. . Il giovane Igino Zara espone una semolice natura morta. Del (cinque quadri di Antonio Plrari che ! ci sembrano troppo foschi di tonalità ] e troppo scenografici d'impostazione preferiamo il paesaggio. Beppe Porj cheddu ha nei suol lavori una certa ì veemenza di composizione, ma la colo razione si avvicina a quella del monoI tipo con un carattere alquanto decoraI tivo. j Nel bianco e nero dobbiamo ricono | scere senza esitazione la grande su- premazia degli artisti sardi. Essi hanno sicurezza nel segno, e una completa padronanza di mestiere. Tanto nel1-3 xilografie quanto nelle acque forti. Fra i più noti vediamo esporre molte acque forti Felice Marini Melis, che raggiunge incomparabili finezze in « Una ròggia », e in « Baita a Val Sa' sina », usando la morsura con la morbidezza di un pennello. Stanis Dessy espone due acqueforti e una xilografia « Cavalli », « Buoi », « TI concerto », composte sapientemente e molto forti di segno. Gustavo Rodella dell'acqua forte « H solco » ha un decorativo senso della forma chiusa. Tra 1 giovani, il più interessante e promettente è Costantino Nivolia, con reminiscenze si romane, ma con una palese sensibilità tutta propria. DI Anna Morongiu apprezziamo la vivace fantasia dei disegni a penna, e la sicurezza del disegno. Artisti del Continente La scultura è assai scarsamente rappresentata. « Tina testa di giovinetta » di Gavino Tilocca, una testa del «Duce» di Stanis Dessy, e una « Testa di vecchia » di Dino Fantili, non presentano arIZumr particolari pregi, ma qualche serio inendimento. Assai caratteristiche in- vece sono le mattonelle in ceramica diValerio Pisano, un giovane che faràdella strada, e di grande espressione legni scolpiti di Eugenio Tavolara. Un altro giovane che sa esprimersi con parole nuove è Salvatore Fancello conre interessanti piccoli gruppi in terra otta, "pfacevólì^sòno"i "pupazzi folclo- ristici di legno scolpito di Tosino An-qssj. q.j artisti degli altri Sindacati sonoormai troppo noti perchè ci si debbaoffermare a esaminare particolarmen-e le loro opere. Osservati in gruppo, napoletani sono quelli che si presen-ano più compatti e in miglior forma.Un finissimo nudo di G. Brancaccio,una buona composizione di Pietro BarriUà, degli altrettanto buoni paesaggidi E. M. Colucci, di Chiancone, di Ma-rio Maciocchi. Tra la scultura notiamouna testina di «Giovinetta*, dall'e-snressione « eretatrarbeirelante ». diTallone gretagaroeggiame ». (UI Lombardi sono rappresentati daDe Grada con un « Paesaggio di ne-"^^a?^0"^.^aZrfiltosia-ve »jHjjfusto un ™ ^j^** ^^^aSnataJun neDuloso paesaggio autunnale.Bracchi te™^Q&*^f^!^n? fani con due buonl paesaggetti; unaterracotta ^ Torresini molto ben mo-«j Sì e?«T4I " LUlonruroaesag^o'assar discutibile'Carbonati esoone te su^-iù nòteacauècarbonau espone ie sue più noie acquet r»™™ . .ii»,™.»»,» ^.«,™S^^.^,Jii&?SS8-S?nft«22ShM^lSS tfw*M.?Krtchini con tele già vedute, Ester Epi-farti rnn rllia hlinni na pan jrfMftHH • linadellata. Fra i Toscani sono presenti: Dantcon tre tele, Marchig con la già cono-sciuta « Alba », Settata con una ottimanatura morta. I Siciliani sono alquan-to slegati e di scarsi meriti; si può fa-Ezio Buscio, caricaturaleviolento di colorazionenel nudo; Castro, migliore nella figura di bambino trattato con tecnica distile tedesco: e il «Ritratto dell'infe-dele » di Lazzaro. EVA 0UAJ0TT0 Ij STANIS DESSY giardino ». FILIPPO FIGARI: «Bozzetto».

Luoghi citati: Cagliari, Sardegna