LE ARTI
LE ARTI LE ARTI Architetti e artigiani Ora che ci si adopera per fare di Torino la capitale della moda italiana, non sarà possibile ridarle mediante regolari mostre annuali quel posto e quel prestigio ch'ebbe in Italia nel campo delle arti decorative e dell'arredamento subito dopo la grande esposizione del 1902, posto e prestigio che parve riconquistare con alcune sezioni (« La casa degli architetti », per esempio) dell'esposizione del 1928? Moda e architettura;' moda e arredamento: prodotti affini, e più di quanto non si creda, dello spirito contemporaneo. Mostre annuali e nazionali d'arte decorativa e architettura che non dovrebbero far per nul]a concorrenza aue Tris* nall intemazionali di. Milano nè alla Fiera dell'Artigianato di Firenze, allo stesso modo che la Quadriennale di Roma non fa concorrenza, per le arti figurative, alla Biennale di Venezia. Mostre che, rinunziando di proposito ad ogni carattere di fiera, allestite con criteri severi di scelta, sarebbero utilissime a vagliare la progressiva evoluzione del gusto soltanto nazionale nelle arti dscorative e a diffonderlo sempre più fra il pubblico, mentre con fotografie e plastici costituirebbero un'eccellente documentazione delle conquiste annuali dell'architettura italiana moderna. Mostre infine le quali, fornendo un efficace mezzo di selezione per le Triennali milanesi, dovrebbero riguardare e incoraggiare più particolarmente la collaborazione degli architetti e degli artisti progettisti con le piccole industrie e gli artigiani. Il clima artistico torinese sembra propizio a simili annuali rassegne dell'arte decorativa nazionale a giudicarne almeno dalla piccola ma assai ben riuscita mostra che gli « Amici dell'arte », d'accordo con la Federazione artigiana, hanno allestito nel palazzo della Promotrice con una serie di « spunti d'ambiente », cioè con quel tanto di arredamento che possa fornire, offrendo all'osservatore due o tre mobili tipici nella loro cornice ambientale, l'immagine della stanza completa. Manifestazione notevole soprattutto per la collaborazione d'alcuni architetti con un buon numero di volonterosi artigiani i quali, senza sovvenzione alcuna, hanno costruito i mobili, hanno provvisto stoffe, ceramiche, arredamenti a loro rischio e pericolo, possano essi venire o no acquistati. Sforzo quindi lodevolissimo ed interessante persino per i lati negativi che presenta, perchè è proprio qui che più chiaro si vede come in nove casi su dieci sia oggi indispensabile — oggi ohe il mobile tende di nuovo ad essere un'opera di architettura e sempre, comunque, un oggetto di gusto — la vigilanza continua dell'artista sull'artigiano. Quando questa vigilanza è .presente il mobile o la serie dei mobìli potranno essere discutibili ma riveleranno sempre una fantasia caratteristicamente artistica, mia personalità, uno stile. Quando viceversa è l'artigiano ohe, facendo a meno del progettista, ha voluto fornire di sua iniziativa i modelli, tolte rare eccezioni salta all'occhio l'uomo che ha pescato qua e là nello riviste illustrate alcuni elementi costruttivi più di moda, alcuni materiali più in voga, e li ha raffazzonati Insieme alla meglio senza alcun severo, autentico ed autonomo criterio stilistico r nè la diligenza dell'esecuzione vale a cancellare l'aspetto di improvvisazione dilettantistica. Vediamo allora certe assurde incorniciature di cromoallu-minio accanto a stucchevoli imitazioni di ràdica, notiamo degli ibridi accostamenti di calori, un soverchio impiego di legni stralucidi, cose tutte che dimostrano come convenga che ciascuno faccia il suo mestiere, l'artista ideare e discdplmare, l'artigiano eseguire ed obbedire. Ancora. Siamo sazi di impiallacciature e di rivestimenti; più sazi ancora dd superfici tirate al lucido come fossero di celluloide, di certi spigoli che fan. rabbrividire come armi taglienti, dei legni così detti preziosi nell'apparenza esotica e che sd limitano poi a due o tre millimetri dd spessore sopra un telaio di semplice rovere od abete. Oggi ohe ogni menzogna di facciate postìcce, di false apparenze decorative è bandita daill'architettura per riabilitare la sincerità del materiale, stona questo convenzd!onalismo del mobile tutto pelle e niente carne. Ci si domanda che vita avranno queste epidermidi di ràdiche e di palissandri incollate sul compensato, e quasi si pensa con nostalgia ai poderosi cassettoni del nostri nonni che sfidavano l'uso e il malgoverno d'intere generazioni. Anche il mobile è un'architettura; e come tutte le cose più connesse alia vita intima dedl'uomo, più gelosamente ed affettuosamente aderenti alia casa, va concepito se non sotto specie di eternità, almeno sotto specie di durevolezza. Diremmo anzi che questo senso « familiare » del mobile, che questa certezza ch'esso possa durare di padre in figlio insieme coi ricordi più cari, costituiscono la sua <; moralità », gii tolgono la frivolezza del vestito che si consuma e si muta in una stagione. L'altra osservazione è che mobili ed arredi in ima mostra per esser veramente valutati non devono esser presentati come in una vetrina, come i fittizi ambienti che durano una serata sui palcoscenici, visti di fuori, lontani dalla vita. La malizia di quella data ceramica meticolosamente collocata su quel dato mobile per costituire quella data nota di colore, quasi tutto ciò avesse da durare invariato, è urna malizia a buon mercato. Con un piccolo sforzo di fantasia conviene sempre immaginarsi quell'ambiente trasportato nella casa nostra, nella casa vera, nella casa di tutti i giorni. Conviene cioè verificare col pensiero se i mobili di questa camera da letto esposta resisteranno esteticamente il giorno che traveremo un paio dd mutande (scusate) gettato su un sedia, e se resisterà questa sala da pranzo quando sulla tavola ci sarà la tazza sporca della colazione di un bambino. La vita non è una vetrina se non per i fatui. Ciò detto ripetiamo che questa piccola mostra degli * Amici dell'arte » e della Federazione artigiana è un interessante esperimento torinese degno di maggiori sviluppi. E che le ambientazioni e i mobili migliori ci son parsi la tavola del Cornetti, l'ingresso progettato dal Pittini ed eseguito dal Ccmoglio, il salotto disegnato dal Diulgheroff (artigiano Cavagnoli), il cassettone de! Sot-Sas (artigiano Beccarisi, il divano-libreria del Mencarelli (artigiano Boschi), e quasi- tutti l saggi disegnati dall'Aloisio ed eseguiti dagli artigiani Gurti, Bogetto, Viazzo, Borgogno, mar. ber.
Persone citate: Aloisio, Bogetto, Borgogno, Cavagnoli, Diulgheroff, Mencarelli, Viazzo
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