Boncour riafferma la politica di collaborazione ma vorrebbe galvanizzare la Conferenza del disarmo

Boncour riafferma la politica di collaborazione ma vorrebbe galvanizzare la Conferenza del disarmo Boncour riafferma la politica di collaborazione ma vorrebbe galvanizzare la Conferenza del disarmo L'efficienza del Patto a quattro e i rapporti franco-italiani vdnt ai • i • j Parigi, 14 notte. Alprincipio deHa seduta odiernaalla Camera Paul-Boncour ha presola parola per fare le attese dickia-razioni Esprimendosi in tono costantemente moderato e cercando visibilmente di reagire all'allarmismo di cui molti oratori avevano fatto sfog-fio alla tribuna durante le due sauté precedenti, il Ministro degli Esteri ha detto in sostanza di non essere stato sorpreso dal risultato del plebiscito tedesco. Una scelta necessaria «Noi non abbiamo mai conosciuto l'odio — incomincia Boncour — e siamo pronti ad esaminare qualunque proposta concreta e precisa, ci venga fatta. In se stessi, 1 preparativi di riarmo di cui gli oratori che mi hanno preceduto accusano la Germania non hanno nulla di sorprendente. Non si può impedire ad una nazione che fa del figli di far di questi figli del soldati. Certo l'ideologia attuale a cui la Germania obbedisce oltrepassa le masse e 1 loro Interessi per minacciare l'estero, certo la politica seguita dalla Germania com- Sorta del rischi. Ma appunto in vista l ciò la Francia si è associata agli sforzi delle altre Potenze per realizzare 11 disarmo. « Nessuno vorrà pretendere che la Conferenza del disarmo sia stata una trovata mia. I lavori preparatori vennero iniziati nel 1925 all'epoca del Ministero Painlevé e furono poi seguiti cotto 1 Ministeri Briand, Boncour e Tardieu. La Conferenza si aperse quando era al Ministero Lavai. Io non faccio questi nomi per coprire la mia politica, ma semplicemente per dimostrare che mai in nessun momento la Francia ha creduto di potersi mettere attraverso f;ll sforzi fatti dagli altri popoli per utelare la pace e la solidarietà internazionale. Ora, chi oserebbe supporre che una conferenza come quella del disarmo potesse terminare senza che noi facessimo delle concessioni? Se tale era li vostro pensiero dovevate astenervi dal parteciparvi. Bisogna scegliere una volts per sempre fra la politica di forza e la politica di collaborazione. La Francia ha fatto la sua scelta da un pezzo. « Gli interpellanti si sono d'altronde dimostrati pressoché unanimi su questo punto ed io ne rendo loro grazie. Vogliamo delle garanzie contro il riarmo della Germania? Benissimo: ma la sola garanzia seria consiste in un accordo generale che sanzioni il diritto e 11 dovere del controllo reciproco. « In quanto all'articolo 213 del Trattato di Versailles che per conto mio deploro non sia. stato applicato nè invocato da nessuno del miei predecessori, io lo ritengo oggi inoperante. Prima di tutto nessuno ha saputo dirmi In qual modo si dovrebbe applicarlo. Ih secondo luogo a quali rimoroveri Uon mi vedrei fatto segno dal Paese e dalla Camera se mi impegnassi su una strada su cui la Francia potrebbe da un momento all'altro trovarsi sola? ». Il problema del disarmo Fino a questo punto le dichiarazioni misurate e ragionevoli del Ministro degli Esteri, accolte freddaniènte dalla destra, avevano susci' tato continue e calorose approvazioni sui banchi delle sinistre. Ma qui Boncour passò a spiegarsi in modo più preciso sui propositi del Governo francese nei riguardi della procedura da adottare per disincagliare a Conferenza del disarmo e le approvazioni si spostarono allora dal centro verso la destra, i nazionalisti avendo creduto riconoscere in questa parte del discorso una maggiore aderenza alle loro tesi. « La Francia — dice l'oratore — vuo. e che la Conferenza del disarmo sopravviva e farà di tutto perchè i suol lavori conducano alla redazione di un progetto equo che quando sarà pronto verrà presentato alia firma della Germania ». Per temperare l'intransigenza di tale dichiarazione ed evitare che es> sa aggravi il pessimismo dell'opinione estera, il Ministro tornò nondimeno subito dopo sull'argomento degli armamenti tedeschi e fece notare alla Camera che quando si parla delle forze della Germania non bisogna dimenticare che-esse vanno messe a riscontro non solo delle forze francesi ma anche di quelle degli alleati della Francia, considerazione che non può non modificare di molto il valore attribuito alle esigenze del Reich, Successivamente Boncour accennò al Patto di Locarno e al Patto di Roma per fare degli elogi dell'uno e dell'altro e protestare della necessità di mantenerli, anzi di consolidarli, . « Non è affatto vero — esclamò — che il Patto a quattro consacri l'egemonia delle grandi Potenze. Non i nemmeno vero che esso abbia indebolito 1 legami che ci uniscono alla Piccola Intesa: firmato in pieno accordo con i nostri amici esso non Infirma 11 valore de)'a Lega dello Nazioni. Non dimentichiamo poi che, quand'anche non avesse altri meriti, il Patto a quattro ha quello di aver servito ad eliminare le nostre divergenze con l'Italia. Qualcuno ha alluso ad un supposto disaccordo tra Francia ed Italia: tengo a dichiarare che si tratta di impressioni sbagliate e che le divergenze di dettaglio Importano poco quando le posizioni fondamentali rimangono vicino ed immutate. In complesso questi Patti permettono di aver fiducia in una politica di collaborazione che ci è vai sa finora molti attacchi, ma nella quale vogUamo perseverare ». E qui, dopo avere accennato all'Austria, alla Russia ed alle iniziative prese per migliorare i rapporti di amicizia con entrambe, l'oratore continua: Ripresa allarmista « Questa rete di accordi tesa attraverso l'Europa è unicamente destinata a tutelare la pace. Noi non vogliamo fare una politica di accerchiamento della Germania: questa parola ha già fatto molto male all'Europa: non vorremmo più sentirla; noi svolgiamo una politica di pace, dipende dalla Germania associar visi; qualunque proposta concreta che il Governo di Berlino avesse a presentarci, sarà esaminata da noi con cura. Sappiamo perfettamente che 1 nostri rapporti con questa grande Nazione sono la discriminante della pace europea. Non faremo nulla all'infuori delle regole segnate dalla Lega delle Nazioni: è là che tutto deve far capo; ma si sappia che la Francia, presente ovunque, è sempre pronta a discutere ed a negoziare. Bisognerà, se non altro, trattare con il Reich la questione della Sarre; noi non abbiamo 11 diritto di modificare il regime internazionale istituito dalla Lega delle Nazioni. Per una volta tanto eh» i popoli possono decidere da sè della propria sorte, non sarà la Francia ad impedirlo; del resto il Governo locale ha fatto e fa tutto Ili necessario per organizzare il nlebia scito ed assicurare la liberta > o II discorso di Paul-Boncour eiua-|dicato nel suo complesso abbastanza conciliante, ed in ogni caso tale da non rendere impossibile alcuna ripresa di contatto con le altre Cancellerie e, in particolare, con quella tedesca, incontrò a sinistra larga ed insistente approvazione: esso ha provocato per contro un nuovo strepitoso grido d'allarme da parte di Franklin Bouillon, al quale rispose Daladier nella sua qualità di Presidente del Consiglio del precedente Gabinetto, osservando non essere vero che la Francia sia in disaccordo con 1 Inghilterra, dato che questo Paese è favorevole al quadriennio di prova, concomitante alla trasformazione degli Eserciti in Milizie, e sta inoltre per accettare la tesi del controllo reciproco. Il Ministro della Guerra insorse contro l'allarmismo sistematico di certe sfere francesi che sembrano aver preso ad assunto di gettare il panico nel paese. • M«. per impedire alla Camera di dividersi e per favorire quella manifestazione di unanimità alla quale il Governo teneva non soltanto a scopo parlamentare ma nell'interesse del suo prestigio all'estero, subito dopo Daladier andò alla tribuna Sarraut. Le sue dichiarazioni, che hanno raggiunto l'effetto desiderato, non susciteranno fuori di Francia una soddisfazione eccessiva, essendo esse in buona parte improntate a quello spirito « cocardler » che non è certamente una novità sulle labbra di un uomo dì Governo francese ma di cui, nelle circostanze attuali, l'Europa farebbe a meno volontieri. Nella sostanza, comunque, le conclusioni del Presidente del Consiglio non sono molto diverse da quelle del suo mi nistro degli esteri. eldi g- ali n o o aoto eo li o a o o - a i e a a ti o o a, e a o r e oi a i a a n e o o 1 o i o. i e a a ' i o e l i a . l n o i o n o i e e ò i L'intervento di Sarraut « Ci domandate che cosa faremo », disse Sarraut : « prima di tutto serberemo il nostro sangue freddo. Quanto più serie sono le circostanze, tanto più necessario è conservare la calma del gesti e delle parole ed evitare allarmi senza motivo. La cosa mi rlesclrà facile non soltanto perchè, al pari di quaranta milioni di francesi, io ho la fortuna di non sapere che cosa vuol dire paura, ma soprattutto perchè il nostro Paese possiede, insieme alla forza morale, la forza militare che Interdice a chiunque di imporgli la propria volontà. Del resto, lo ho la profonda convinzione del buon diritto della Francia. Dopo una vittoria di cui non dobbiamo nascondere gli allori, abbiamo fatto di tutto per stabilire la pace. Dobbiamo continuare a costruire questa pace, checché accada. Nessun fatto nuovo si 6 prodotto che possa giustificare un diverso atteggiamento. Il plebiscito tedesco era previsto. Io non intendo acconsentire ad accordi febbrili e precipitosi. Oggi come Ieri, la Francia non cederà quello che non deve cedere. A Ginevra, la Lega delle Nazioni, la Conferenza del disarmo, saranno sempre le nostre condizioni Immutabili. Nessun abbandono senza garanzie di sicurezza. Ma se l'organizzazione della pace è opera delicata e ardua, non mi par questa una ragione per rlnunziarvi. Confidare nellfe proprie alleanze è bene, ma la cosa comporta del rischi oltre a del vantaggi, giacchè è fomite di antagonismi fra gruppi di Potenze. Essere armati è bene, ma armarsi fino alla totale rovina finanziarla, diventare uno scheletro in un'armatura, non è la migliore delle soluzioni ». Dopo avere con queste dichiarazioni a doppio uso rinnovato le speranze delle destre, pur senza infirmare sostanzialmente il concorso delle sinistre, il Governo dichiarò di accettare l'ordine del giorno presentato dal gruppo radicale. L'ordine del giorno era così concepito: « La Camera, interprete del sentimenti pacifici del Paese, fedele al prlnclpil della Lega delle Nazioni, salvaguardia della libertà e del diritto, preoccupata di mantenere e di allargare le amicizie della Francia, approva le dichiarazioni del Governo, fiduciosa in lui per praticare, senza allontanarsi dalla sua vigilanza, una politica di solidarietà Internazionale, tendente ad assicurare a tutti i popoli una eguale sicurezza, realizzando un disarmo controllato e garantito, e, respingendo ogni aggiunta, passa all'ordine del giorno ». C. P.

Persone citate: Briand, Camera Paul, Daladier, Fino, Franklin Bouillon, Paul-boncour, Tardieu