L'isola della lucertola azzurra

L'isola della lucertola azzurra ITINERARI BIZZARRI L'isola della lucertola azzurra i i i i o e n . ù o e il a e a a e o e, a a oli e ui e a e ote a. e o li sa unse e li oeio se irdi bae di are ile pa ue nonra so oamo amo o, rarla ar eCAPRI, novembre. « L'Isola delle Sirene » è il titolo nobiliare mitologico poetico e turistico di Capri. Ma di antiche sirene — se pur ve ne furono un giorno — non ne rimangono tracce. E di sirene moderne — blonde ossigenate o naturalmente scandinave — a Capri non ve ne sono in maggior numero che a Viareggio in estate 0 a San Remo adesso. Qui è vero, queste sirene d'importazione hanno potuto tuffarsi nel mare anche nel pomeriggio di oggi, in novembre, e potranno farlo in decembre, alla Marina Piccola, assolata e calda. Li c'è — per i pittori di maniera e per le cartoline illustrate 7— uno Scoglio delle Sirene. Per fortuna, nemmeno nelle cartoline illustrate a colori l'industria fotolltografica caprese ha introdotto le Sirene! Si è accontentata — e il reato è già grosso — di riprodurre miriadi di volte Spadaro, il vecchio barbuto pescatore che non ha mai pescato ma che è elemento decorativo indispensabile per ogni pittoresca ufficiosa visione dell'isola. Il « vecchio pescatore » Spadaro — istituzione ereditarla di nonno in padre e figlio — è l'ossessione panoramica caprese: ad acquerello, ad olio, in fotoincisione, al bromuro... Le Sirene, che orribili cose! Anche se — come la classica leggenda narra e gli archeologi volentieri ascoltano — nel lontani giorni mitologici le sirene abitaron proprio, qui, ringraziamo gli dèi che esse, oggi, non vi dimorin più. Incontrarne anche una sola — di queste figlie del fiume Acheloo e di madre varia — sarebbe causa di disgustosa delusione: non la vedremmo sorger voluttuosamente rorida dalla spuma del mare, ma saltellare di scoglio in scoglio, goffa, sulle sue bruttissime gambe da gallinaceo! Le Sirene autentiche, di marca greco-latina — ossia quelle che eran domiciliate tra Napoli e Sorrento e dovrebbero esser oggi qui a Capri eran tutt'altre che quali ce le immaginiamo: niente nudità procaci che sfumano in squame lucenti, ma appena il viso di donzello e tutto il resto del corpo da uccello .Ovidio — nel lib. V delle Metamorfosi (w. 552 e segg.) — parla molto chiaro. Disgraziatissime ragazze, le Sirene, e forse già mostri di cattiveria prima di diventar mostri anche nel fisico : erano presenti al ratto di Proserplna, e non mossero un dito per aiutar la poverina; perciò Demetra non ebbe tutti 1 torti a punirle, trasformandole Interamente — tranne il capo — in uccelli. E certo Demetra non le trasformò in tal modo perchè divenissero più belle a vedersi! Gli artisti antichi cercarono di raffigurarle più benevolmente, aggiungendo almeno, oltre 11 capo, qualche altro attributo estetico femmineo. Ma la trasformazione in bellissime fanciulle a coda di pesce è tutta arbitraria creazione nostra, che nessun greco o romano avallerebbe. Le Sirene — quelle marine e procaci, quelle belle, per intenderci — le abbiamo inventate noi. Sicché è inutile ricercare 11 domicilio classico di quelle altre. E siccome, a crearle, ci costava poca fatica, ne abbiamo fabbricate anche in soprannumero. Provate a fare un censimento mentale delle Sirene. Quante saranno, secondo voi, ossia secondo noi moderni fabbricatori di miti? Quante? Eh! Tante! dalatateAclelatlalaErledlinl'nelagl'ztvscssmsdsI prnsdcgccztbHdtsccpcdbaqmmzrpgnmnSgidSiam generosi e fantasiosi anche in 1 questo. Omero, nei: Odissea, conta due ! asole Sirene. In leggende posteriori se ne trovano tre o quattro, Ma sempre pennute, bcNon c'è da stupirsi che, ben presto, p esse furon credute geni della morte e vriprodotte sui sepolcri. Questi uccellac- ' ci a testa femminile dovettero sembrare ai nostri avi più jettatrici che le civette. Intermezzo zoologico Capri, dunque, non ha proprio nulla da guadagnare, assumendo il sottotitolo ufficioso di « isola delle Sirene » e identificandosi con uno dei tre classici Sirenum scopuli di Virgilio (En. V, 864) ed Ovidio (Met XIV, 88). Perchè una delle tre isolette, se Capri può essere unica? Invece che l'dsola delle Sirene », dovrebbe chiamarsi < l'Isola della lucertola azzurra». Questa lucertola azzurra, a differenza delle Sirene, a Capri c'è davvero anche oggi. E c'è a Capri soltanto. La Grotta. Azzurra è « unica al non- nedèmputrczlCoè1 n a a e o a n i do»,, ma non è unica al mondo: anche a 18 miglia da qui, presso Amalfi, c'è la Grotta Smeraldo : e tutta la dirupata costa caprese è sforacchiata di grotte policrome e fantastiche. La Grotta Azzurra è la più convenzionalmente accreditata; ma ve ne sono delle più belle: meno oleografiche e più artistiche: la Grotta Meravigliosa con la sottostante Grotta Bianca, la Grotta Rossa e la Grotta Verde sotto 11 Cocuzzolo. Ma di Lucertole Azzurre, come quella caprese, non ve ne sono altrove. E questa unicità ha del miracoloso. Un dente di elephas primigenius, che Edwin Cerio vi mostra nella sua meravigliosa collezione di storia naturale, vi impressiona; e vi danno un senso di vertigine cronologica le prove paleolitiche che l'uomo già dimorasse qui nell'epoca chelleana, quando ancora l'isola era un prolungamento della Penisola Sorrentina. Ma appunto perchè un tempo Capri era legata alla terraferma, come mai la misteriosa lucertola azzurra si rifugiò soltanto qui? Anzi, neppure nella parte grossa dell'isola, ma su uno dei Faraglioni, 1 bizzarri scogli isolati, a sud dell'isola. Qualche lucertola azzurra, rassegnata e vivace, vive In prigionia — sotto vetro e reticella, in un artificiale paesaggietto roccioso — nell'atrio di qualche albergo. Non sembra soffrire della schiavitù : ha solo perduto un po' della sua azzurrità: ma guarda con Aden zi al mente il turista che l'osserva, e forse si burla di lui. Specialmente se egli è uno zoologo. Il turista zoologo, infatti, ha dovuto dichiarare al portiere dell'albergo le sue generalità: patria, età, paternità, I provenienza. Ma da dove provenga la Incerta eoeridai faraglionensis non lo sa ancora nessuno, in modo certo. La comune lucertola — curiosa be stlola che si direbbe nata dall'incrocio di una vipera con una tartaruga — è cosmopolita. Se ne conoscono 21 famiglie', in tutto il mondo, con 2500 specie, in-cifra tonda: ma bisognerebbe contarne 2501, perchè la Lucertola Azzurra dei Faraglioni forma una varietà a sè e ha persino una sua ricca bl bliografia (T. Eimer, J. von Bedriaga, H. H. Giglio!!, Douglas, Max Braun) da quando Ignazio Cerio, nel 1870, at tirò su di essa l'attenzione degli scien siati. Nel secoli lontani, essa ha fatto ciò che fanno oggi le belle signore il secondo giorno dopo il loro arrivo a Capri. Si accorgono che la loro toletta continentale stona con l'ambiente e a dottano un tipico costume agile, alla buona, snello, intonato al paesaggio e alla sua libertà azzurra: ogni donna, qui, diventa — come la lucertola — una mulier coerulea faraglionensis. Persino le donne brunissime assu mono, negli occhi neri, riflessi di azzurro. O forse la lucertola azzurra del Faraglioni ha voluto essere colorata cosi per giustificare almeno un po' la leggenda delle Sirene come ce le immaginiamo noi. La coda, squamosa e azzurra, ha al meno qualcosa di sirenico: a modo nostro. Senza penne. Scienziati, letterati e artisti E' un'Ipotesi letterarlo-sclentifica. Capri — nella generale opinione — gode rinomanza turistica e poetica di isola letteraria: ispiratrice di canti e di poemi. In realtà, di Capri si sono occupati n 1 assai più — e più seriamente e con più e ! amore — gli scienziati che gli scrittori, e Il « letterato », appena sbarca dal battello alla Marina Grande, affida al commesso dell'albergo la valigia più , pesante: quella con le risme di carta lnglsacplepegstpfoctuuntftvl p vergine e 1 libri. E, sino alla partenza, ' non la rivede più L'unica preoccupazione letteraria che egli ha è che le terze pagine del quotidiani annunzino : « Il romanziere N. N. è a Capri per terminare il suo romanzo ». Non l'ha nemmeno cominciato. Oppure l'ha già terminato prima di parure. A Capri — isola dell'assolata beatitudine — è impossibile meditare letterariamente: appena appena è possibile correggere, di mala voglia, qualche bozza di stampa. . Due soli scrittori — la cui fama, per le loro opere, è Ìntimamente legata a Capri — sono riusciti a compiere qui opera letteraria, perchè nessuno dei due è congenitamente un letterato. Medico l'uno, ingegnere navale 1 altro. !TX libro di Axel Munthe San Mkhelo,\ e ò a a e a i o i — i e i ù l l ù , e . e r a i e giunto in breve alla quarantesima edizione, è stato definito the Memoira of o Doctor; e Edwin Cerio con ritmo biennale vara periodicamente 1 suol libri (Aria di Capri, 1927; Cose di Capri, 1929; l/approdo, 1931; Conserve e affini, 1933) forse li mette in cantiere con la medesima tecnica con cui costruiva navi e sommergibili in Germania, in Inghilterra e nel Sud America. Un tecnico, qui, diventa un poeta o letterato. Il poeta e il letterato diventano oziosi. Gli scienziati, occupandosi di Capri, son stati più vati e fantasiosi che gli artisti. Su cento quadri a olio di paesaggio caprese, almeno novanta riproducono i più triti luoghi comuni panoramici dell'isola. Persino Prampolini non ha saputo esimersi dal dipingere una sua interpretazione della Grotta Azzurra! Vogliamo dare a don Marino Dusmet, energico e sorridente Podestà, un suggerimento': oggi c'è una tassa d'ingresso di 10 lire per la Grotta Azzurra: la c Pro Capri » — la benemerita società attivissima locale — non ne percepisce che una parte; ma una somma favolosa potrebbe essere accumulata ogni anno, se si imponesse una tassa di copyright pittorico sui Faraglioni. E perchè no? Spadaro — il tipico « vecchio pescatore » — si fa pagare cinque lire per una posa artistica e una lira o quasi per una posa fotografica; i Faraglioni sono più vecchi che Spadaro e, nella pittura caprese, hanno una barba più fluente di quella del «vecchio pescatore ». Ogni botanico che è venuto qui, Invece, ha scoperto una pianticella nuova, si che ora, su poco più di 10 chilometri quadrati di superficie, 11 censimento della flora locale conta 850 specie e 133 varietà. Vietato cogliere fiori . Molte di queste, a un braccio di mare da qua, sulla Punta della Campanella, sono già introvabili. Capri, insomma, è un'isola a sè. Perciò ha una lucertola unica al mondo. Capri ha ruderi di ogni storia, ma non è fenicia, troiana o saracena più di quel che sia angioina o borbonica. E' tutta fiorita e serena. Non è nemmeno romana. Questa sembra una blasfemia, poi che ogni ufficioso amator di Capri vi paria di romanità, di Tiberio, orgie, capitelli, mosaici, ninfei e culto mitralco. Ma l'isola vera e viva cerca, al contrario, di nascondere i suoi ricordi, romani o medievali, perchè essi rammentano che il tempo passa e che, perciò, siamo nel XX secolo. Qui, invece, 11 tempo sta fermo: o, meglio ancora, 11 tempo non c'è addirittura. A scopo turistico si è sfruttato Tiberio imperatore, attribuendogli, sulle diffamazioni di Svetonio, orgie e crudeltà. Ma dal famoso « Salto di Tiberio » il più feroce degli uomini — nemmeno se imperatore — riesce a far cadere in mare una pietra: tanto meno poi a precipitarvi un uomo. Tiberio imperatore veniva qui a Capri per riposarsi di essere un antico romano. Tiberio, appena giunto qui, era diverso che nell'Urbe, come ciascuno di noi è diverso, appena sbarca e si acclimata, dopo una sana comprensione dell'isola: diventa diverso, come la lucertola azzurra è differente da tutte le altre lucertole di questo mondo. Anche ai tempi di Tiberio la lucertola c'era, vispa e azzurra, sul Faraglioni: ma era — anche allora — diversa dalle lucertole romane di cui persino Virgilio si è occupato poeticamente: eran lucertole verdi, quelle: mine vii-i/ies etiam occuìtant spineta llacertas. Ne canta il buon Virgilio in quella bella n Ecloga (« Alexls ») la quale è accuratamente tradotta a scopi didattici in tutti 1 ginnasi del Regno, mentre dovrebbe ricadere sotto le sanzioni del Codice penale, art 725. Capri è un'isola unica perchè, in ogni tempo, è stata fuori idei tempo e dello spazio: 1 gerani avevan lo stesso colore al tempo di Tiberio: e oggi trovi il mirto taranUno delle ville romane, l'acanto e persino lo smllace ossia l'edera con la quale le baccanti si ornavano la testa. Capri però è italianlssima, sintesi di italianità, proprio perchè è sintesi di fioritura e di azzurro mediterraneo. La bellezza di Capri è in quest'esse* sospesa fuori del mondo. Te ne accorgi appena la piccola funicolare comincia a salire dalla Marina Grande, e 11 panorama si sprofonda. In tutu i veicoli moderni, d'ogni paese — in funicolari e ferrovie — c'è un avvertimento praUco: tPericoloso sporgersi » t. Nicht hinauslehnen » « Ne pas se pencher au dehors »... Palesino sui finestrini jugoslavi c'è scritto filantropicamente « Ne naginji se kroz prozor! ». Credo che non vi sia nessun altro paese al mondo in cui, come qui, dal finestrini della funicolare sia invece « Vietato cogliere fiori ». Tutto 11 passaggio è fiorito, mentre si sale, si sale. Appena 142 metri in altezza: migliaia di chilometri nel tempo e nello spazio. E' assurdo voler indicare le distanze in cifre. Qui si è nel Paese della Lucertola Azzurra, il quale è a distanza imprecisabile da tutu quegli altri paesi del mondo ove le lucertole hanno un altro colore. Esiste forse un'unità di misura, per Dgprl'asedainVsasasisefodla—peschsee ! misurare l'azzurro'i ,\ TO00I. mdccGBlMdccalnDGnnislPzmsiqVlgzdmvnpetPSdBrtzcpcrsc—ritZrnfdslplpmsvvzpfntcridcS ,t{o mfc'w* • \lS1H0Ji Tiberio (jrolùJkmvigtùss ■MmàUht Allena M \Jifuori Il frastagliato profilo di Capri.