Il tempio nel primitivo splendore

Il tempio nel primitivo splendore I restati* i di San Giusto Il tempio nel primitivo splendore Trieste, 3 notte. La cronaca triestina di oggi assurge quasi alla importanza di un capitolo di storia nazionale. Tre novembre, giorno di San Giusto, 15.o anniversario dello sbarco a Trieste dei Bersaglieri di Vittorio Emanuele ni. Quindici anni or sono In San Giusto i soldati d'Italia fecero offerta a Dio delle loro armi in ringraziamento per la grande vittoria. Quindici anni dopo Trieste, nella ricorrenza gloriosa, per volontà della sua.gente e dello Stato fascista, inaugurando il suo tempio restaurato nello splendore antico, celebra in modo degno il ritorno di San Giusto all'Italia e scioglie un voto. La cerimonia inaugurale Ai lavori di restauro in questi ultimi tempi venne dato impulso più vivace, che il Prefetto di Trieste volle che per la cerimonia di inaugurazione non si avesse a passare la ricorrenza. La radio stamane ha portato in ogni casa e in ogni via e sulle navi triestine che solcano il mare l'eco festosa del campanone di San Giusto. Sul colle la cerimonia si compie. Piove a dirotto. Il marmo su cui sono incisi i nomi dei volontari triestini caduti in guerra è stato ornato di alloro. Alle 10 il vescovo, ornato dei suoi paludamenti di damasco e di ermellino, seguito dal Capitolo, si aippressa alla porta del tempio e accoglie S. A. R. la Principessa Anna di Savoia- Aosta. Sono presenti tutte le autorità e le gerarchie del Partito. L'interno del tempio risplende di mille luci e scintillano i marmi e le infinite tesserine policrome della nuova decorazione dell'abside maggiore. Le figurazioni sembrano trasfuse di luce divina. DI fronte alla cattedra vescovile nei vivaci costumi trecenteschi e recanti il nuovo gonfalone di Trieste, si schierano due trombettieri, due mazrecanti il nuoco gonfalone. S. A. R. la Duchessa d'Aosta prende posto a un inginocchiatoio coperto da un ricco damasco ricamato in oro; il Prefetto va all'inginocchiatoio di fronte; il Podestà e il comandante della Divisione occupano due inginocchiatoi laterali. Il Vescovo, fra la commozione intensa del popolo che gremisce il tem- pl0i Denedice con racqua iustraie e on Scenso l'abside; poi prende posto suUa cattedra e da qui benedice il rosso gonfaione dei comune ornato dei nuovi segni araldici. Poi va all'altare da dove pronunzia la sua allocuzione e ceieDra i] solenne pontificale, mentre l'orchestra e i cantori della civica cap- pella eseguiscono 1 canti della liturgia su musiche del Ravanello e dello Zuccoli. Finita la messa, il Vescovo imparti-sce la benedizione papale e quindi, in- dossato il piviale e la mitra preziosa, riaccompagna alla porta della basilica la Principessa reale. L'opera d'arte Dopo la cerimonia religiosa il popolo si accosta per ammirare da vicino la magnifica opera d'arte. Il Ministero dell'Educazione Nazionale aveva detto: « S. Giusto è monumento nazionale e il Governo si assume volentieri l'in¬ carico di restaurarlo. Sarà ripristina-.ta la vecchia chiesa solenne nella semplice sistemazione che aveva as¬ ta quando in essa si fusero le antichissime chiese di S. Maria e di San Giusto. Poiché il ripristino vuol dire anche ritorno dell'abside della navata centrale al primitivo stato, siano i cittadini a decorarla ». La gente di Trieste raccolse l'appello e provvide a decorare quel"abside con sentimento che volle eloquente mente manifestato poi con una scrit j ta sull'arco del presbiterio. Chi visita ! oggi la basilica legge : « Itatia-e Matrix 1 Gremio Recepii Tcrgestini Victoria ! Orantes Anno XIV ». j Ferdinando Gorlati, l'architetto ln j signe cui è affidata la sovrintendenza alle Belle Arti nella Venezia Giulia, ebbe cosi l'alta ventura di legare il suo nome ad un'opera d'arte e al Tempio vetusto ch'è sacrario della italianità di Trieste. Ed accanto al Forlati, Guido Cadorin, pittore veneziano, decorò la volta dell'abside con l'amore e con la tecnica degli antichi maestri mosaicisti del XII secolo. Di fronte ai discordi pareri degli storici di San Giusto e degli archeologi, la sua indagine, il Forlati, ha voluto compierla interrogando le pietre medesime del Tempio. Vennero demolite due cappelletto dì epoca medioevale, orribili oorpi avanzati sul lato destro della chiesa, ven- tema che eSu voUe svolgere onde l'ab side tornasse l'antico soggetto, dell'af- fresco che l'aveva ornata fino al 1842. Nel luglio del 1931 il Cadorin issò gli 1 le figure dei Santi della tradizione a SfsadvmqnnlI(llgdantvlmgiMmgmddslngceutndgngzltCLbqsb .. imosaico il semicatino e con le grandio-. nero ritrovate ed aperte finestre che erano state accecate, venne abbassato il pavimento dèlia basilica sino a ritrovar quello dell'epoca, venne restituita la proporzione agli archi e all'abside della nave centrale e la cupoletta riebbe la sua leggiadra struttura architettonica. Antiche pietre sepolcrali mirabilmente scolpite vennero ritrovate con archi e colonne, e tutto fu rimesso al posto antico. San Giusto ha assunto l'aspetto solenne di un monumento e tutti i motivi di somiglianza con Aquilela si mostrano chiari oggi ch'è riapparsa l'originaria struttura. Fermandosi in particolare all'abside, l'indagine del Forlati stabili che nulla rimaneva di quella originaria affrescata con la grande scena dell'incoronazione della Vergine dei due pittori friulani Domenico Di Giovanni e il Baietto. Risultò che quell'abside fu demolita nella prima metà del secolo scorso e sostituita con altra più comoda all'esercizio del culto. Però, liberato un arco del presbiterio, si ritrovò un frammento ben conservato dell'antico affresco con due figure di angeli in atto di benedire e con la data dipinta (1459). Venne deciso di non rifare l'abside trecentesca che essa sarebbe risultata angusta e incerta sarebbe riuscita la ricostruzione. Il Forlati, dunque, pensò di risolvere il problema rafforzando la struttura della costruzione esistente. I mosaici Per la decorazione del semicatlno e della volta del presbiterio venne bandito un concorso nazionale di cui risultò vincitore il Cadorin. L'illustre pittore veneziano ha compiuto il compito suo accrescendo con la sua composizione musiva lo splendore della basilica, armonizzando il suo lavoro ai due magnifici mosaici dugenteschi delle piccole absidi laterali. Prima di accingersi al lavoro. Guido Cadorin, malgrado fosse già considerato ottimo maestro del mosaico, volle tornare a Venezia e a Ravenna a studiare la tecnica degli antichi capolavori. Poi venne a San Giusto e sul luogo, ispirandosi alla stessa maestà del monumento, studiò le figure con i suoi mirabili cartoni. L'incoronazione della Vergine fu il impalcati e si accinse a tramutare in mosaico splendente la sua opera d'arte. Accanto a lui nella fatica furono per due anni Renato Signorini, mosaicista della scuola di Ravenna e il giovane aiuto veneziano Giorgio Baiteli o. Dopo un anno, nel 1932, era già compiuto l'arcone, con i simboli degli Evangelisti e la volta del presbiterio con driatica: Giusto, Servolo, Sergio, Apollinare, Eufemia e Tecla. Poi copri di se figure della incoronazione e degli angeli, tutta l'opera rifulse di grande splendore. La magnifica concezione del complesso e la forza delle figure — bellissime fra tutte quella della Vergine e quella di San Giusto — dicono l'arte mirabile di Guido Cadorin, il quale degli antichi maestri non volle imitare che la tecnica, dando a tutta l'opera, per ispirazione e per form3, i segni inconfondibili dell'arte moderna e del'a sua personalità. « Grazie a Dio e alla buona volontà degli uomini — disse questa mattina il Vescovo di Trieste sotto la volta sfolgorante dell'abside — la nostra basilica è risorta nella sua bellezza antica e si è vestita d1 nuova bellezza ita'ica. mònito perenne della sua fedele agli ideali più sacri >. 0. S. Particotare del mosaico: Un Arcangelo