LE ARTI

LE ARTI LE ARTI i i e o o a e r e e a o e a i n o e n i a e - n i e, è di n Pubblico Udita con le nostre orecchie, domenica scorsa, tribuna B (biglietti verdi di invito), all' inaugurazione del monumento al Carabiniere. Il Re è giunto, i veli son caduti, gli applausi «aiutano la gran mole di bronzo intorno alla quale Edoardo Rubino ha tanto lavorato. « Bello, bello », esclama anche questo signore in tight e tuba; poi si volge a un vicino : « E, scusi, chi è l'autore? ». « Rubino ». « Ah, Rubino... bene, bene ». Signori e signore : per sei anni, a dir poco, sui giornali s'è parlato del monumento al Carabiniere; l'ultimo mese, sempre sui giornali, s'è tenuto i lettori al corrente dell'ormai compiuta fatica dello scultore; il giorno prima dell'inaugurazione, ancora i giornali han pubblicato su tre colonne la fotografia del monumento col nome dell'autore: Rubino è, a Torino e in Italia, l'artista all'ordine del giorno. Ma questo signore inappuntabile che si sarebbe ritenuto altamente offeso (perbacco, una personalità come lui!) se non avesse ricevuto il suo bravo biglietto d'invito «strettamente personale», questo vecchio signore della cui presenza Ui questa come in altre cento pubbliche cerimonie non si può evidentemente fare a meno, questo chiarissimo commendatore (niun dubbio che lo sia) che si è levato presto e rasato appuntino, non ha visto nulla, non ha udito nulla, non ha letto nulla, non sa nulla di nula, è venuto qui senza informarsi di ulla, come l'ultimo degli scemi. Dio io, non facciamoci venir l'itterizia per osi poco. Ma questo signore moltiplicato per mille o per diecimila diventa il Pubblico, il Pubblico con la P maiuscola, che giudica e manda secondo , che avvinghia. Peggio: questo signore è poi quel medesimo che incontrandoci per la strada o sulla piattaforma d'un tram ci dice con tutta l'autorità della sua pelliccia di castoro : « Ma insomma, voi giornalisti che fate? Perchè certe cose non le scrivete sul giornale? Perchè non illuminate il pubblico, non lo guidate, non lo istruite?». Spesso, e non senza un accoramento profondo, . chi esercita la^fcrìtica d'arte crede di essere in dovere di muovere agli artisti rimproveri più o meno aspri, d'accusare l'arte di straniarsi dall'umanità, di rendersi inintelligibile al pubblico. Ma questo pubblico, alla fin fine, questo benedetto pubblico che pretende d'aver sempre ragione, questo pubblico cosi pronto a disprezzare e a condannare, perchè non fa dal canto suo almeno un piccolo sforzo per rendersi degno della fatica degli artisti, per leggere, per vedere, per imparare qualcosa che non sia soltanto la sua pratica quotidiana? A volte c'è da domandarsi se in tutta la storia dell'arte," da quando l'arte è nata, il pubblico — quello vero, con la p minuscola — non sia stato costituito da poche dozzine di persone perspicaci, e tutto l'altro Pubblico — quello con la P maiuscola — dalle infinite legioni tipo il signore in tuba di domenica scorsa, tribuna B, biglietti verdi d'invito. *** Il capolavoro del leonardista lombardo Marco d' Oggiono, Santa Maria Egiziaca portata al cielo dagli angeli, appartenente al collezionista torinese Carlo Maggi, tavola che Roberto Longhi ha definito « opera capitale » e che Suida ritiene interpretare un'idea leonardesca, sta per comparire ih una importante galleria di vendita milanese insieme con quasi cinquecento pitture e oggetti d'arte della collezione Maggi.' Un'altra importante raccolta che si disperde, nella quale figurano anche Le tre Marie di Previati, la Siesta dei frati di Quadrone, l'Accampamento di Delleani. •*• Al referendum bandito dalla rivista Art vivant se la pittura sia morta o stia per morire (un referendum nove volte su dieci è una cosa sciocca od oziosa) il pittore francese Maurice Denis ha risposto argutamente e con l'esperienza che gli forniscono l'età e l'opera compiuta : « Oh, no : la pittura non sta per morire; e se anche il pubblico se ne disinteressasse, continuerebbe a vivere nel cuore di quelli che la coltivano e l'amano, perchè oggi bisogna amarla... per farne. Non credo nemmeno che sia in decadenza: ci son state negli anni passati molte ricerche individuali e scoperte interessanti. Diciamo piuttosto che noi assistiamo a una crisi della pittura, nel senso strettamente economico della parola; e ciò dipende, secondo me, da due fatti. Primo: gli architetti non fan più posto, nelle loro opere, ai pittori; e dal canto loro questi sono stati presi dalla sciagurata fobia del « soggette », che li ha allontanati dalla pittura decorativa più praticata. Inoltre non esistono più l grandi soggetti con cui tutta una folla possa comunicare. Certo è che l'accordo fra l'architetto, il pittore ed il pubblico non si verifica più da una trentina d'anni, salvo che nelle chiese. Secondo. S'è voluto far accettare e acquistare dal pubblico delle opere battezzate per « pittura pura ». Questo è un errore, perchè il numero degli intenditori in grado di interessarsi del valore pitj torico intrinseco d'un quadro è stato in ogni tempo piccolissimo, mentre la moltitudine si compiace del lato esteriore della pittura. Pretendere che il pubblico si entusiasmi per le ricerche dei cubisti è in fondo altrettanto illusorio come richiedergli d' appassionarsi pei calcoli di Einstein... Tutto questo baccano di speculazione intorno alla pittura d'avanguardia era dunque basato su una menzogna, ed una reazione era fatale... D'altra parte credo che il soggetto non abbia mai impedito ai grandi artisti di fare della bella pittura. Un paesaggio di Corot soddisfa tanto il profano quanto l'intenditore più esigente ». .Ecco un altro uomo di buon senso che s'unisce alla schiera di coloro che cominciano ad essere stufi dei cento inutili esperimenti, delle cento ricerche che han portato le arti figurative lontano dalla loro strada maestra e dalla loro missione sociale. Accanto ai violenti atti d'accusa di Manclair {La farce de l'art vivant) ed alla di Waldemar e n o a aa e li e a e, ! recentissima palinodia l-;George (Pro/ita et pertes de l'art con. temporain), anche in Francia si comin- -1 . e a ili eia a sentire il bisogno di una ferrea disciplina spirituale pure nelle arti plastiche. Ma a proposito del soggetto, che ne pensano 1 sostenitori degli schemi dell'iHitstrasioHe e della decorazione, che su questi due termini misurano 11 valore d un'opera? *** Anche senza recarsi alla Triennale di Milano ci si può fare un' idea dell'originalità decorativa e del grado di eccellente esecuzione cui son giunte certe ceramiche d'Alblssola mercè i criteri moderni di Mario Trucco, 11 creatore della fornace «La Fenice»: i basta osservare le stupende illustrazio- olco. — . ni-lni che a codeste ceramiche dedica Do t (fascicolo di settembre), riprodu- e. cendo pezzi di Nanni Servettaz e del o : Trucco stesso. A questi bisogna aggiungere le creazioni di Arturo Martini, la un. u- ao, o» lo — cui sapienza di ceramista non vai meno della fantasia di scultore. Chi non ricorda la banalità manufatturiera dei vasi albissolesi di dieci anni fa? Su questi confronti bisogna misurare il cammino percorso in Italia dal gusto decorativo. Ma bisogna anche che 11 pubblico si persuada della squisitezza di questo gusto moderno, e lo aiuti eoa la simpatia, lo secondi con gli acquisti, mar, ber,

Luoghi citati: Francia, Italia, Milano, Torino