I "nidi,, dei giovani mitraglieri

I "nidi,, dei giovani mitraglieri I "nidi,, dei giovani mitraglieri Bellissima, così sotto l'aspetto Ideale come dal punto di vista pratico, è stata l'idea dell'Associazione dei Mitraglieri di consegnare a Giovani Fascisti un certo numero delle loro armi. Armi che il perfezionarsi della tecnica meccanica e l'evoluzione del modo di combattere hanno innalzato a strumento fondamentale dell'azione della fanteria ed a strumento sussidiario, ma efficacissimo, delle altre forze armate. Armi giovani rispetto ad altre e che per ciò bene stanno nelle mani di giovani. Armi che richieggono ardimento, tenacia, iniziativa, spirito di sacrificio e che, quindi, sono adatte a plasmare ed a temprare i giovanissimi. L'iniziativa dell'Associazione dei Mitraglieri è stata accolta dal Segretario del Partito e dal Duce ed il 29 ottobre avrà luogo in Roma la solenne simbolica cerimonia del passaggio delle armi per costituire i primi nidi, ai quali altri dovranno seguire in ogni località d'Italia dove la gioventù prepara spiriti e corpi ai cimenti futuri. L'appellativo di nido è nato nel l'ultima guerra insieme a quello di scoglio, l'uno e l'altro ad indicare il modo e lo scopo. Appiattarsi in luogo riparato e possibilmente non .veduto per meglio sfruttare tutta la terribile potenza dell'arma; rimanervi accovacciati, fermi sino all'è'tremo, se il nemico attacca; pronti a balzare avanti alla ricerca di un altro appostamento adatto, se l'azione è offensiva; un piccolo gruppo di uomini accovacciati attor' no ad un'arma; ecco la giustificazione della parola nido, che richia^ ma appunto l'idea di un indissolubile ed affettuoso vincolo famiglia re. L'altro appellativo di scoglio venne adoperato particolarmente nelle battaglie difensive della fine del '17 e del giugno '18 ed indica efficacemente la funzione di quei numerosi appostamenti di mitragliatrici, disposti a scacchiera in profondità.contro i quali dovevano venire ad infrangersi, e vi s'infransero di fatto, le furiose ondate d'assalto del nemico. Meglio adatto, evidentemente, per i Giovani Fascisti, il primo appellativo, e per l'età, e per l'idea d'intimità che risveglia. Tutto, nell'ultima guerra, ebbe sviluppo grandioso ed insospettato: le forze morali, la resistenza fisica, le quantità di materiali. Per quanto concerne le sole mitragliatrici bastino tre cifre a dimostrazione del gigantesco aumento. L'esercito italiano entrò in guerra con 700 mitragliatrici; alla vigilia di Caporetto ne aveva 8690; alla vigilia della battaglia del Piave 10486. (A dimostrazione dell'intensità dello sforzo di produzione industriale nell'inverno e nella primavera del '18, sia detto incidentalmente perchè anche questo è titolo di gloria, siccome nel ripiegamento andarono perdute 3000 mitragliatrici, in quel periodo ne furono dunque costruite 1796). Ma a questo colossale aumento portò una dolorosa e sanguinosa esperienza, non la meditata previdenza. Armi portatili automatiche erano state impiegate già nella guerra di secessione americana; quelle, su cui i francesi fondavano molte speranze, avevano fallito nella guerra del'70-'71; noi stessi avevamo veduto incepparsi le nostre a Dogali. Nulla di peggio degli insuccessi di tal genere per creare la sfiducia ed il discredito, anche se la tecnica perfeziona di molto lo strumento. E così non venne dato peso all'esperienza della guerra anglo-boera e della guerra russo-giapponese. L'esperienza altrui non vale; è necessaria l'esperienza propria; se fosse vero l'inverso, il mondo sarebbe a quest'ora perfetto. Fucileria concentrata dicevano la mitragliatrice i partigiani di essa; divoratrice di munizioni ed anchilosatrice della fanteria la chiamavano gli oppositori, che erano molti e, pur troppo, quelli che più contavano. A lor rincalzo veniva l'argomentazione della spesa in aggiunta a quella, già grave, per la rinnovazione della artiglieria da campagna. E così, tanto' per non apparire del tutto sprovvisti, entrammo in guerra con sei mitragliatrici per reggimento di fanteria nominalmente; di fatto parecchi reggimenti ne avevano quattro ed alcuni anche soltanto due. E ciò mentre di contro a noi la fanteria austriaca, scarsa di uomini, ne era largamente provvista. Le terribili Schwanlose falciarono il fiore delle nostre fanterie, che con ondate piene di slancio partivano all'assalto ed erano abbattute a schiere dagli invisibili strumenti. Poi, ma lentamente, la realtà s'impose. Non fu che nell'aprile '16, dunque dopo un anno di guerra, che venne creata la scuola mitraglieri di Torino e nel giugno successivo'.quella di Brescia. Ma il gettito di quéste scuole fu imponente. Ancora die cifre. La scuola di Torino invi? alla fronte 544 compagnie mitragliatrici; quella di Brescia oltre 2000. In complesso ed in cifre tonde: 50.000 ufficiali e 700.000 uomini di truppa. Oggi la mitragliatrice, tecnicamente perfetta e non più soggetta agli inconvenienti del -passato, leggera e pesante, costituisce 1' armamento fondamentale della fanteria con le 39 armi per battaglione; i fucili ne sono il complemento indispensabile di fuoco e perchè portano inastata la baionetta risolutiva della lotta. Di più troviamo la mitragliatrice dovunque: sugli aeroplani, dove la perfezione tecnica consente persino il tiro attraverso il turbinare vorticoso dell'elica; negli squadroni di cavalleria; sui motocicli dei bersaglieri; sui carri armati; a terra e sullo navi per la difesa contro gli aerei. Volendo preparare la gioventù, dunque, non si può trascurare la preparazione per l'impiego di un'arma universale. Ma un'arma, sia pur essa auto¬ pcftsrfi matica, è sempre materia e tanto solamente vale in quanto vale lo spirito di chi l'adopera. Nè in questi si richieggono qualità comuni ed innate. Occorre un' istruzione accurata, perchè l'impiego è difficile ; la mitragliatrice accoppia la necessità della postazione specifica del cannone e "la capacità di movimento propria del fuciliere. Occorre poi, e soprattutto, oltre al valore personale necessario in ogni combattente, uno spirito di sacrificio spinto, occorrendo, fino all'estremo. Nel consegnare ai Giovani Fascisti le loro armi, i Mitraglieri veterani trasmettono pure il retaggio di gloria derivato da quello spirito di sacrificio, che fu appannaggio dei mitraglieri della guerra. Tal retaggio di gloria è dato da 150.000 morti (quasi un quarto delle perdite totali) e da 23 medàglie d'oro, a cui fanno corona legioni di mutilati, di feriti, di decorati con minori ricompense. Insieme, all'insegnamento profes¬ sionale i Giovani Fascisti apprenderanno le opere dei loro predecessori..Ve le considereranno come il loro più prezioso patrimonio spirituale. Gli anziani troveranno nuova ragione di tenersi vicini ai giovani, ai più giovani d'anni, poiché — come disse il Duce alle Camicie Nere di Firenze — « una generazione che ha avuto la somma e drammatica ventura di vivere una guerra vittoriosa ed una rivoluzione trionfante, non può invecchiare; è perennemente giovine; la sua anima è salda e lucente come l'acciaio delle baionette ». Ed al caldo fervore, con cui anziani e giovani creeranno i nuovi nidi, contribuirà il ricordare che il bersagliere Benito Mussolini fu, nella primavera del 1916, mitragliere a Bordaglia di Carnia e che mitragliere vollero pure essere le LL. AA. RR. Filiberto di Savoia-Genova Duca di Pistoia e Adalberto Duca di Bergamo. Gen. GIOVANNI MARIETTI

Persone citate: Adalberto Duca, Benito Mussolini, Duce, Giovanni Marietti