Le preoccupazioni parlamentari indeboliscono la politica estera

Le preoccupazioni parlamentari indeboliscono la politica estera UN'ORA DIFFICILE PER DALADIER Le preoccupazioni parlamentari indeboliscono la politica estera Parigi, 21 notte. Mentre acquista sempre maggiore probabilità un 'nuovo aggiornamento della Conferenza del disarmo, a Parigi, i reiterati appelli tedeschi all'accordo diretto con la Francia cominciano a fare una certa impressione anche In ambienti che si sarebbero potuto credere refrattari a simil genere di inviti. Il direttore di Je saia partout pubblica sul proprio ebdomadario un lungo editoriale per dimostrare che, in sostanza, Hitler ha ragione, e che se la ■Francia avesse un Governo di carattere nazionale, ossia degno della fiducia del nazionalisti, il tentativo potrebbe csseve osato. Prima occorra... una rivoluzione Secondo il Gaxotte un Governo francese: forte e sicuro di sè avrebbe tutto da guadagnare nel negoziare direttamente con Hitler. « Hitler — scrive — ci offre una conversazione a due. Un regime nazionale afferrerebbe l'occasione a volo. Certo la partita non è facile. Se uno dei nostri effimeri Ministri si arrischiasse oggi a questo colloquio a quattr'occhi, il Cancelliere, conoscendo le sue debolezze, gli domanderebbe forse concessioni eccessive e disonoranti. Ma se avesse davanti a sè il fiduciario di una rivoluzione nazionale, Hitler non si azzarderebbe a questo giuoco. Parlerebbe di cifre, di interessi, di affari. Si potrebbe ascoltarlo, si potrebbe discutere e accordarsi. Allo stato attuale dell'Europa, soltanto un nazionalismo francese è capace di fare la pace con un nazionalismo tedesco». Secondo il direttore di Je sttis partout un accordo franco-tedesco supporrebbe, insomma, prima di tutto, una rivoluzione fascista in Francia. Ma altri gruppi politici mostrano viceversa di non ritenere affatto che la pace franco-tedesca debba necessariamente sottostare a simili condizioni,' e sostengo ne che la conversazione con Hitler po trebberò condurla altrettanto bene le sinistre. . L'Ante, parlando a nome dell'opiniO' ne cattolica di Francia, insiste sulla possibilità, di giungere all'accordo subi< to e senza rivoluzione preventiva. La radicale Volante consiglia a Daladier di rivendicare per sè l'onore di essere l'uomo della riconciliazione. Secondo questo giornale, la pace francotedesca è necessaria perchè nè Inghilterra, nè Italia, nè Stati Uniti accetteranno mal di costituire con la Francia un fronte unico, sia pure solo difensiso, contro il Reich; mentre tutte queste Potenze saranno lietissime di cooperare con una Francia disposta ad accordarsi con la Germania. « La Germania di Hitler — scrive la Volontà — è una Germania giovane, più pericolosa forse perchè più dinamica,' sensibile .e impetuosa, ma la cui fresca sensibilità può volgersi altrettanto bene all'amicìzia, quanta all'odio. Dipende da voi, Daladier, che essa scelga runa o. l'altro. I dadi non sono ancora-gettati: spetta a voi gettarli. Che rischi erebbe il nostro Paese? Un tranello? E perchè dovremmo cadervi? Una promessa ingannatrice? Ma il nostro accordo non avrebbe le sue garanzie? Una menzogna? Ma come accertarsene se non trattando direttamente con 1 tedeschi? La sola cosa che noi dobbiamo realmente temere è che un giorno i tedeschi possano dire al mon do : « Avevamo voluto interderci con la Francia, ma la Francia ci disse di no ». Romanticismo e realtà Questi appelli di Alberto Dubarry ci trasportano in piena atmosfera romantica e non è quindi da stupire se, ad onta dell'eco che essi incontrano nel paese — d'altronde, se dobbiamo ere dere alla Volontà, centinaia di lettere di adesione giungerebbero ogni giorno alla redazione — la sfere responsabili si guardano bene, finora, dal prenderli alla lettera e si mantengono estre inamente prudenti. La Ràpubliqne, che passa per acquisita al Presidente del Consiglio, pubblica un articolo di Pierre Dominique esortante a stare in guardia e a non abbandonarsi a sogni idilliaci. Il Temps, in un articolo firmato « Tre stelle », esamina anch'esso la questione, ma senza perdere d'occhio il senso della realtà e notando che Hitler si inganna quando sostiene che 11 riavvicinamento franco-tedesco dipende dalla Francia. Esso dipende prima di tutto dalla Germania,'e se la Germania vuole rendere possibili del negoziati efficaci, i suoi dirigenti non devono limitarsi a dare dei plani verbali della loro volontà di pace,.ma devono cessare di armarsi e sottoporsl ad un controllo effettivo," ossia rientrare nella legalità. «Non si tratta — dice il Temps — di umiliare un grande Paese. Si tratta di affermare che 11 fatto compiuto non crea il diritto e che la minaccia, anche'velata di parole amabili, costituisce per una convenzione leale una cattiva entrata In materia. Non viene chièsta alla Germania una capitolazione, ma un ritorno ad una nozione sana e responsabile delle condizioni della vita internazionale. Essa parla senza cessa di eguaglianza del diritti; non vuole essere trattata come una nazione di secondo ordine. Nessuno pensala farlo. Ma che la Germania non cominci, strappando unilateralmente i trattati, a porsi con le sue mani in margine al diritto delle genti ». Tuttavia lo stesso Temps non respinge or priori l'idea di una conversazione diretta franco-tedesca, e l'articolo continua: «Se Hitler comprende questo e se riesce a farlo comprendere alle sua truppe, allora e allora soltanto troverà in Europa, e soprattutto in Francia, orecchi attenti. Noi crediamo che il nostro Paese, appunto perchè è deciso a rimanere fedele alle sue amicizie e allo spirito internazionale, non vorrebbe sistematicamente respingere una conversazione a due. Non è affatto colpa della Francia se l'ordine e la sicurezza non hanno potuto essere assicurati in Europa, mediante convenzioni collettivamente discusse. Non si è dimenticata là stòria del protocollo di Ginevra. Poiché ad onta dei nostri sforzi tali tentativi sono falliti, non si potrebbe considerare come un cattivo affare ss, occorrendolo, noi discutessimo direttamente con Hitler dei problemi che, se interessano l'Europa intera, ci interessano per primi. D'altronde dovrebbe essere ben inteso che non si dovrebbe parlare di' una supposta egemonia a due: la Francia affronterebbe tali conversazioni in pieno accordo ed in, collegamento stretto con i suoi amici nell'interesse della pace europea, poi¬ czmpcsdclefsbdpplCnpggtzlzDgsmgsccntssblscinntsdcpavdsals ché tale pace è essenzialmente in funzione dei buoni rapporti franco-germanici. Metodo nuovo, forse, ma scopo costante». Il Gabinetto pericolante In conclusione insomma l'idea di conversazioni separate franco-tedesche sembra fare della strada assecondata dalla sospensione dei lavori in sede societaria e dalla posizione di attesa delle altre Potenze. Senonchè quello che fino a questo momento tiene l'idea in sospeso è la situazione delicata del Gabinetto Daladier troppo preoccupato della propria esistenza parlamentare per poter concentrare efficacemente la propria attenzione su problemi di politica estera. Domani avrà inizio alla Camera la discussione sul progetti finanziari pel quali è stata chiesta la procedura d'urgenza. Ora da quattro giorni 1 gruppi della maggioranza negoziano e lottano insieme tra le quattro mura della Commissione di Finanza per giungere a un compromesso sull'art. 37 del progetto importante riduzioni di stipendi ai pubblici funzionàri. Daladier e i due ministri tecnici sostengono che senza questo articolo il risanamento finanziario sarebbe compromesso e fanno notare che già nella giornata di ieri dalla Banca di Francia sono stati ritirati 260 milioni di franchi. I radicali li appoggiano ma 1 socialisti, premuti da un ordine del giorno categorico del sindacati degli statali, non si sono ancora decisi a desistere dalla loro opposizione e se non sarà possibile farli cedere è poco probabile che il Ministero possa evitare la caduta, a meno che non rinunci esso stesso al provvedimento invocato o che a forza di emendamenti lo riduca inoperante. Alla Camera la confusione è estrema. Tuttavia le sinistre sanno che lo sfasciamento della loro attuale maggioranza avrebbe come conseguenza il ritorno al potere del moderati e le dimostrazioni di popolo ai cancelli del palazzo Borbone. E non è possibile escludere che esse riescano a trovare uno stratagemma che le salvi, sia pure a spese del bilancio e dell'avvenire della moneta. In attesa che questa incognita si risolva la politica estera sarà costretta a segnare il passo. C. P.