La ripresa della collaborazione fra le Grandi Potenze auspicata in Europa in conformità al monito di Roma

La ripresa della collaborazione fra le Grandi Potenze auspicata in Europa in conformità al monito di Roma La ripresa della collaborazione fra le Grandi Potenze auspicata in Europa in conformità al monito di Roma Daladier risponde a Hitler ~ Gli Stati Uniti si disinteressano dei problemi politici europei - Goebbels contro ogni avventura La polemica tra Simon e il barone von Neurath La situazione Se non vi è alcun fatto nuovo che indichi un notevole miglioramento, è certo che la situazione non è peggiorata nelle ultime ventiquattro ore. Unica nota stonata il discorgo del Sottosegretario inglese alla Guerra; ma per tante esperienze si conosce quanta vasta sia la tibertà di opinione e di dissenso fra i ministri britannici; figuriamoci se nel computo mettiamo anche i sottosegretari! Ma le altre manifestazioni non chiudono affatto le porte per i. futuri, eventuali contatti. Il Presidente della Conferenza del disarmo Henderson ha inviato a Berlino una risposta abbastanza secca; si tratta di una difesa di ufficio che in fondo giuoca sopra delle ragioni di procedura e di forma. Il programma previsto nel progetto di Convenzione andava incontro ai desideri della Germamia soprattutto per quanto concerne il principio dell'uguaglianza di diritti? Ma allora perchè non si è fatto partecipare il delegato tedesco alle discussioni preparatorie in condizioni di assoluta parità come era giusto ed opportuno? Perchè si è preferito ripetere il metodo del diktat? In merito alla sostanza del disaccordo von Neurath ha messo i punti sugli i: a) nella precedente sessione della Conferenza del disarmo un accordo generico si era raggiunto sulle basi del piano MacDonald: perchè questo piano era stato poi messo nel dimenticatoio?; b) il periodo di prova, così come è stato concepito, costituirebbe un riconoscimento di minorità politica e morale delja Germania, tanto più offensiva in quanto esso è stato posto in stretta relazione coli' avvento al potere del nazional-socialismo. Solo restando in questo duplice ordine di idee si comprende, anche se non pienamente si giustifica, l'atteggiamento del Governo tedesco; principalmente Ha seconda considerazione deve essere ben meditata: un regime rivoluzionario non può rassegnarsi ad una svalutazione internazionale, pena una ferita mortale al suo prestigio. Ma qui siamo sempre sul terreno della polemica retrospettiva con riferimento societario, utilissima per fissare insegnamenti preziosi ma incapace di avvicinare gli opposti punti di vista. In tal senso sono più interessanti la dichiarazione americana, l'intervista di Goebbels e il discorso di Daladier. Sulla linea di condotta del Governo di Washington si è molto speculato anche giuocando sull' equivoco di presunte nuove pretese tedesche, come ha dimostrato von Neurath. Quante volte non si è inteso parlare di un fronte unico franco-anglo americano! Persino oggi abbiamo letto un accenno in proposito su un grande giornale. La verità è che Norman Davis, dopo un primo momen to di incertezza, parallelamente alla 'delegazione italiana, ncn volle aderire alla strana procedura del ministro inglese Simon; continuandosi però nella falsa interpretazione della politica degli Stati Uniti, il portavoce di Roosevelt a Ginevra non ha esitato a dichiarare solennemente ed esplicitamente che la Repubblica stellata è dominata dalla mas sima preoccupazione di non entrare negli ingranaggi delle alleanze europee. Chi contava sulla solidarietà dell' America deve essere rimasto profondamente disilluso. L'intervista di Goebbels non porta un contributo diretto allo studio delle questioni controverse; ma essa getta un fascio di luce su un pronte ma che in sostanza condiziona molti dissensi franco-tedeschi fra cui quello della riduzione degli armamenti, il problema delle frontiere fra i due Stati. Quando il bacino della Sarre sarà ritornato nel Reich — non c'è dubbio che il plebiscito previsto per il 1935 confermerà una simile volontà —, la Germania non avrà più alcuna rivendicazione territoriale, E' la rinuncia ufficiale, per bocca di uno dei più autorevoli luogotenenti idi Hitler, all'Alsazia-Lorena; un irredentismo tedesco per queste due regioni, irredentismo che spesso vie' ne segnalato con riprovazione ed or rore dagli organi francesi, è amen- tm senza sottintesi, fiopo lì 3,870. quale uomo di Stato francese osò ri- la'sFnèftpvtbldsitlaegdd1rmgpm9msnlncddnmnunciare apertamente al diritto di riavere V Alsazia-Lorena; cioè ad abbandonare l'idea della revanche ? Le parole di Goebbels, animate da uno spirito di sincerità che non può essere discusso — altrimenti ogni buona norma di pacifica convivehza internazionale dovrebbe essere sostituita dal fucile puntato —, fanno cadere tutte le riserve e tutti i preconcetti di cui rigurgita la stampa francese dopo 1' ascesa di Hitler al governo. I richiami continui al Patto di Locamo sono quanto mai inopportuni ; nelle dichiarazioni di Goebbels si esauriscono praticamente le divergenze che fanno temere della pace sul Reno. Daladier ha riaffermato la saldezza dell'esercito francese, pronto a difendere le sue frontiere; è una frase che gli avrà servito ad allargare la sua maggioranza, ma che fortunatamente non si riferisce ad una reale minaccia di guerra sul Continente. Noi piuttosto riteniamo che la parte politicamente più notevole del suo discorso è quella in cui, magari-con qualche indugio, non viene respinto il ramo d' ulivo offerto da Hitler. Il buon senso francese, abusato e stanco di espedienti sfruttati già in altre occasioni, non si è lasciato infiammare dal suono degli oricalchi bellici intonati dai fogli al servizio dei mercanti di cannoni; un uomo pratico, equilibrato come è certamente Daladier, è oggi ancor più di ieri padrone della situazione. Ginevra è ritornata deserta; col passar dei giorni si attutiranno i rumori sull'ultima, infelice fase dei negoziati'; la dolorosa polemica Simonvon Neurath finirà per essere materia opinabile di studi storici e la voce della realtà e della ragione avrà il sopravvento. ALFREDO SIGNOROTTI. Daladier «Intendiamo restare (edeli a una politica di collaborazione » Parigi, 17 notte. Il Parlamento francese ha ripreso oggi i suoi lavori. In una atmosfera chiarificata dalla decisione dei socialisti di votare per il Governo e di appoggiarne senza riserve l'opera di risanamento finanziario, Daladier ha saputo abilmente sfruttare gli ultimi avvenimenti internazionali, per rinsaldare intorno al proprio Gabinetto l'unione della maggioranza, che nelle settimane scorse era parsa seriamente compromessa. Le attese dichiarazioni sulla politica estera, inframmezzate ad una serie di stringenti appelli al patriottismo finanziario, sono diventate la leva principale del suo successo odierno. « Il Governo vi ha riuniti — ha detto Daladier — non soltanto per fare; onore a una promessa data, ma perchè gli sembrava pericoloso di indugiare1 più oltre nella votazione di progetti di legge utili all'esistenza del Paese. Gli avvenimenti internazionali e il brusco ritiro della Germania dalla Lega delle Nazioni rendono ancora più imperioso il dovere di ristabilire l'ordine nel bilancio nazionale. Bisogna farla finita col disavanzo, per evitare le conseguenze che uno squilibrio permanente potrebbe avere sulla economia del Paese. Dall'inverno scorso abbiamo attraversato ore difficili, e vi furono momenti in cui ci trovammo costretti a chiederci se avremmo avuto denaro abbastanza per pagare gli impiegati. Queste ore difficili non vogliamo riviverle a nessun patto, nè domani nè mai. Il franco è solido; ma una eventuale prossima stabilizzazione della sterlina e del dollaro potrebbe metterlo in pericolo, qualora il nostro bilancio non fosse ancora in equilibrio. E' inutile nascondersi la verità e conviene meglio dirsi francamente che la situazione finanziaria potrebbe diventare pericolosa se il Governo trovasse davanti a sè una maggioranza più sollecita di procacciarsi una popolarità passeggera e fittizia, che non di vegliare sul vero interesse dello Stato». E qui, passando alla politica estera, Daladier continua: « Nel nostro lavoro di organizzazione della pace, Ila decisione presa dalla Germania costituisce un fatto nuovo e imprevisto che occorre considerare con la più grande attenzione. Prima di prestarsi a una discussione parlamentare sull'argomento, il Governo ha bisogno di esaminare in silenzio il terreno sul quale si trova». La risposta a Hitler E qui, alludendo al discorso di Hitler:; « Noi non slamo sordi a nessuna parola, ma non siamo neppure ciechi'davanti a nessun atto. Se si desidera sinceramente una intesa, perchè cominciare con una rottura? Se si vogliono rispettare i proprll impegni nellfawenire, perchè non dimostrare che si sono già rispettati gli impegni assunti prima? Qualunque cosa avvenga, è bene si sappia che noi' intendiamo restare fedeli a una politica di collaborazione, associando non soltanto la Francia e la Germania, ma anche le altre Nazioni. I gravi sacrifizi accettati in passato ci autorizzano a persistere in una via sulla quale non vi è però posto nè per capitolazioni, nè per abban- donj. li 23 fiBoJsg goxgmo. presegti ai-- la Lega delle Nazioni. A dispetto dei 'seminatori di nanico, dichiaro che laFrancia non soltanto non è isolata, ma non ha mai contato tanti amici. Essa è decisa a dare l'esempio del sangue freddo a tanto maggior ragione, quanto più è sicura di poter difendere il proprio territorio ». Le dichiarazioni del Capo del Governo sono state applaudite da tutta la Camera, ma specialmente sui banchi della maggioranza, mentre l'opposizione conservatrice applaudiva soprattutto la frase in cui, rispondendo all'offerta di Hitler di intesa diretta franco-tedesca, l'oratore ribadiva la sua fedeltà a tutte le Potenze amiche. La fine del discorso fu dedicata alla domanda della procedura di estrema urgenza a favore dei progetti finanziari presentati oggi. La domanda del Governo venne accolta dalla Camera con 470 voti contro 120, ossia con 350 voti di maggioranza. I progetti prevedono circa 5 miliardi e 800 milioni di nuovi margini di bilancio così distribuiti: repressione della frode fiscale, 937 milioni; ritorni sui privilegi fiscali, 900 ^milioni ; misure concernenti i monopoli, 235 milioni; riforma fiscale, 450 milioni; risorse eccezionali (Lotteria nazionale e conio delle monete) un miliardo e 331 milioni; economie nuove (prelevamenti ;enerali sugli stipendi e pensioni), : miliardi. La procedura di estrema urgenza, che riduce a poca cosa il diritto di discussione della Camera, limitandolo ai presentatori di emendamenti ed al presidente della Commissione finanziaria, fu srià adottata, come si ricorderà, da Poincaré nel 1926 per lottare contro la svaluta zione del franco. l e l o a i i a r , a a o e; è e1 i i o e o a e a i. . e a n e i i a o a o e di i o i e n n Le polemiche segnano il passo Mentre il Parlamento torna alla consueta attività, continua nel Pae se la polemica intorno al disarmo, ma, in assenza di fatti nuovi, i commenti dei giornali tradiscono una incresciosa tendenza a segnare il passo. Paul-Boncour, in un Consiglio dei Ministri tenuto questa mattina, ha esposto ai colleghi gli avvenimenti degli ultimi giorni ed affrettati colloqui da lui avuti epn. i delegati delle varie Potenze. Si ignora, fino a questo momento, quali conclusioni siancf state tratte dalla esposizione del Ministro: è probabile non ne siano state tratte alcuna, il Governo di Parigi desiderando attendere l'esito del Consiglio dei Ministri, che si terrà domani a Londra, prima di adottare una linea di 'condotta. La stampa di opposizione rileva, comunque, che il risultato pratico delle ultime riunioni ginevrine è che il progetto Simon costituisce ormai il punto di partenza obbligato di ogni eventuale trattativa con la Germania. Negli ambienti di destra tale fatto viene amaramente deplorato, -essendovisi, viceversa, sperato che il Governo francese avrebbe approfittato del ritiro della Germania per rimangiarsi le concessioni fatte precedentemente sulla base del progetto britannico. C. P. Goebbels « Se la Germania riottiene la Sarre non avrà più lagnanze territoriali contro la Francia » Berlino, 17 notte. I giornali riproducono in grande rilievo l'intervista che il Ministro della Propaganda, Goebbels, ha concesso al corrispondente berlinese del Daily Mail sulla situazione creata dalla dichiarazione di ritiro della Germania dalla Società delle Nazioni e dalla Conferenza del disarmo. Il corrispondente ha posto al Ministro della propaganda la domanda fondamentale se adesso la Germania, dopo la dichiarazione fatta, comincerà senz'altro ad armarsi, e il dott. Goebbels ha così risposto: «No. La Germania si attiene agli obblighi che le derivano dai trattati. Essa avanza soltanto l'esigenza che gli altri firmatari del Trattato mantengano in uguali modo le loro promesse » Sa.-re e Corridoio II corrispondente del giornale ha quindi domandato al Ministro come si possa mettere d'accordo quel che Hitler ha detto nel suo discorso di ieri alla radio circa le relazioni tedesco-francesi coi sentimenti ben diversi precedentemente espressi da Hitler stesso al riguardo della Francia nel suo libro «La mia lotta» e altrove. H Ministro della Propaganda ha risposto: « L'offerta di amicizia fatta da Hitler alla Francia, nel suo discorso di ieri, è la prova della capacità di evoluzione del partito-nazionalsocialista. Già da parecchio tempo è da rilevare un cambiamento nella condotta della Germania di fronte alla Francia. Se la Germania — ha aggiunto il Ministro parafrasando a. questo punto il relativo passo del discorso di Hitler dell'altro giorno alla radio — riottiene il territorio della Sarre, essa non avrà più motivo di lagnanze territoriali contro la Francia». Il corrispondente allora ha domandato al Ministro se analoga dichiarazione si potrebbe fare anche per quanto si riferisce alla Polonia, e il Ministro ha così risposto: «La Germania certamente non può considerare ili Corridoio come una istituzione permanente, ma è però della opinione che non vi sia nella media Europa alcuna questione la quale potrebbe mai giustificare, o rendere necessaria una nuova guerra. La Germa¬ naqpmpbèzdtsNtsmgBi-- già desidera, di rtóttesers il Corridoio, a e e i a i . e a a o ù o e , ò a a nia essa ha la ferma convinzione che' anche questa sia niente altro che una questione di trattative. Ciò potrebbe per il momento apparire impossibile; ma nell'Europa di questi ultimi anni parecchie cose che parevano impossibili si sono realizzate, e una di queste è, ad esempio, la stessa ascesa del nazionalsocialismo al potere ». I giornali commentano l'insieme della situazione riferendosi sia altelegramma di risposta di Henderson al Ministro degli Esteri von Neurath, sia al discorso pronunziato ieri sera da quest'ultimo alla stampa estera, il quale implicitamente conteneva la risposta al telegramma del Presidente della Conferenza del disarmo. Buona volontà conciliatrice Del discorso del Ministro degli Esteri tutti i giornali mettono in rilievo i punti essenziali, e specialmente l'ultimo dove si esprime la buona volontà conciliatrice della Germania. « Malgrado tutta la mancanza di tatto.— scrive ad esempio la Deutsche Allfjémeiìw Zeitung — e malgrado le gravi delusioni che la Germania, ad onta della propria buona volontà, ha dovuto subire a Ginevra, essa non ha affatto sbattuto la porta; ed è disposta, come ha dichiarato il Ministro degli Esteri nel suo discorso di ieri, a intendersi circa un futuro regime di armamenti in base sempre alla parità di diritti». La Boersen Zeitung, confutando il telegramma di Henderson, rileva che il Ministro degli Esteri ha appunto fornito la prova che tutto quello che si voleva fare era solo di infliggere al popolo tedesco un secondo disarmo, e ciò mentre le Potènze armatissime volevano far dipendere un loro disarmo parziale — del resto rinviato e nemmeno precisato — dal risultato di un altro controllo sulla Germania. Anche gli altri giornali toccano questa nota della ripresa della discussione, di cui spetta tuttavia agli altri l'iniziativa. « Certo — scrive la Vossische Zeitung — il discorso del Ministro degli Esteri non parte dall'intenzione di condurre a nuove trattative, e ad offrire già una nuova base di esse. Il Ministro degli Esteri ha soltanto allineato 1 dati di fatto, e ne ha tratte le necessarie conseguenze. La discussione internazionale però non potrà passare oltre a questo allineamento, e una discussione obiettiva sarà inevitabile. Se così non fosse, ciò vorrebbe dire che non si ha intenzione di entrare in discussioni obiettive ». Il giornale conclude: « Come già dopo il discorso del Cancelliere, così ora dopo quello del Ministro degli Esteri tocca agU altri prendere la parola ». Questi accenni di ripresa di discussioni sono accompagnati sui giornali dalle più aspre critiche al telegramma di Henderson che, come scrive il Boersen Zeitung. «non potrebbe essere superato per la sua mediocrità. Henderson tenta di suscitare l'impressione che ili distacco violento della Germania dalla Società delle Nazioni e dalla Conferenza del disarmo avvenga proprio nel momento in cui era imminente la salvezza tedesca e la soluzione della questione del disarmo. Se attendevamo ancora un paio di minuti — scrive ironicamente — la Germania avrebbe avuto la salute che invano attendiamo da 14 anni ». Un articolo di Rosenberg sul Volkischer Beobachter respinge il tentativo, specialmente inglese, rilevato anche dal Ministro degli Esteri nel suo discorso, di non mantenere le promesse con la ragione che la Germania è cambiata internamente di qualche cosa, e cioè è avvenuta la rivoluzione nazionalsocialista. 0. P. Norman Davis «// problema di creare circostanze favorevoli al disarmo deve essere risolto dall'Europa » Ginevra, 17 notte. Il capo della Delegazione americana Normarl Davis ha comunicato oggi che gli Stati Uniti non desiderano di essere implicati nei dissidi europei. In seguito alle istruzioni avute da Washington Norman Davis ha diramato il seguente comunicato ufficiale: «-Noi c-i troviamo a Ginevra al solo scopo del disarmo. Fin tanto che sussiste la possibilità di continuare i negoziati con probabilità di successo, siamo lieti di collaborarvi, ma non siamo interessati a nessun problema politico nè ad alcuna questione puramente europea. Desideriamo anzi di rilevare che non intendiamo [legarci politicamente a nessuna Potenza europea. Tutti gli accordi da noi avviati si riferivano esclusivamente alla questione del disarmo mondiale. Il problema dì creare circostanze favorevoli o comunque di continuare gli sforzi per il disarmo deve essere risolto dall'Europa e non dall'America. Conversazioni in merito si svolgeranno fra le capitali cznmcvpdiltnpm.europee nel corso della s^m.TVoi non desideriamo parteciparvi dato che esse avranno carattere politico. I princimi esposti dal Presidente Roosevelt nel maggio scorso nel suo messaggio ai Capi degli Stati continuano a determinare la politica degli Stati Uniti ». Ginevra intanto si è sfollata ogsi completamente di tutto il mondo di idiomatico che era qui riunito per la Conferenza del disarmo. . * . ' a i à a o i o i i e o e e e e nnui al e a uo à el na e a ao 4 lnari e a e a io edi ni is o al he re sa ooo mo oa ao rdi mo n eli Simon «L'azione futura britannica coinvolgerà comunicazioni con le altre Potenze inclusa, io spero, la Germania» Londra, 17 notte. Sir John Simon, giunto stasera acnfGiLondra proveniente da Ginevra, si è affrettato a calmare quelle non poche ansie suscitate dalle dichiarazioni fatte ieri ai giornalisti dal Ministro tedesco degli Esteri, diramando un brevissimo comunicato così concepito: « Sarei spiacente se esistessero divergenze su questioni di fatto tra me ed il barone von Neurath: i miei concittadini possono star certi che la pretesa, inesattezza non è dalla mia parte ». Più tardi, dinanzi al microfono della Compagnia di radiotelefonia inglese, Simon ha pronunciato un lungo discorso sulla situazione creata a Ginevra dal ritiro della Germania dalla Conferenza. . La risposta a von Neurath Egli ha approfittato di questa occasione per rispondere, punto per punto, ad alcune severe critiche mossegli dal ministro barone von Neurath. Simon ha incominciato col dire che la situazione è di tale gravità, che nessuna parola sarà pronunziata da lui o da qualsiasi membro del Governo che possa aggravarla. L'azione futura del Governo .britannico sarà decisa dal Gabinetto in seguito, a un accurato studio degli elementi della situazione. Ciò coinvolgerà comunicazioni con le altre Potenze, « incluso, io spero, il Governo tedesco » ; e nessuno che abbia una parte di responsabilità si avventurerà in dichiarazioni premature ». Il Ministro è quindi passato a fare una rapida esposizione dei lavori della Conferenza del disarmo. Egli ha insistito nel giustificare le con* versazioni svoltesi fra i rappresentanti delle grandi Potenze, «Non è che queste grandi Potenze si investano di un'autorità superiore alle altre. Ogni membro delia Conferenza — ha soggiunto Simon — ha eguali diritti. Ma se le difficoltà che separano i vari punti di vista dei grandi Stati possono essere eliminate, ciò contribuirà enormemente a facilitare il lavoro di tutti. L'Inghilterra ha il diritto di parlare, poiché non ha atteso il disarmo generale; ma ha ridotto le sue forze a quello che si può diI re l'orlo del) rischio. La posizione della ' Germania vi è nota : essa è stata disarmata dal Trattato di Versailles. Noi comprendiamo i suol sentir.ì enti. L'Inghilterra si è posta alla testa delle Na' zioni per ottenere nel dicembre scorso la dichiarazione secondo la quale la Germania dovrà ottenere eguaglianza di diritto in un regime di sicurezza. A questa dichiarazione continuiamo ad attenerci: non ce ne siamo mai allontanati e ne asseriamo la validità anche oggi. « Tuttavia un nuovo fatto, un fatto realmente serio, è emerso ed esso non altera in alcun caso l'impegno che abbiamo assunto e la nostra intenzione di adempierlo; ma naturalmente esercita un'azione sulla particolare maniera dell'adempienza. Recenti eventi in Europa hanno indubbiamente aumentato il senso di nervosità e il senso di positivo allarme. Esisto oggi in Inghilterra un'apprensione circa la situazione internazionale che non esisteva da molti anni in qua; e sul continente questo sentimento è ancora più acuto. Ognuno ne conosce la causa. Noi tentammo nelle conversazioni di introdurr re delle modifiche nel Diano britannico richieste dalla situazione onde raggiungere un accordo ». A questo punto il Ministro degli Esteri è passato ad esaminare le accuse rivoltegli dal Ministro degli Esteri tedesco barone von Neurai . « Mi dispiace molto — egli ha detto — che il barone von Neurath non ha preso parte alle ultime discussioni. Non intendo affatto suggerire che un accordo è stato raggiunto. Ma dico che le questioni che sembravano presentare le più gravi difficoltà non sono state quelle dei periodi di disarmo, ma la questione so la Germania dovesse avere fin dall'inizio i cosidetti prototipi di armi attualmente proibite. Io chiesi al Governo tedesco di dnvnpCndnaciò che esso intendeva dire con la parola « prototipi ». Ed io ricordai al Ministro degli Esteri tedesco che informazioni al riguardo ci erano state promesse; anzi aggiungo che il Governo inglese è stato l'unico Governo ad attendere informazioni di questa natura. Che cosa è accaduto? Quando dopo qualche tempo la domanda tedesca venne formalmente ripetuta, non vi è il minimo dubbio che, invece di definire ciò che si intendeva per prototipi, in essa il Governo tedesco avanzò pretese di sostanziale riarmamento fin dall'inizio del periodo di applicazione della convenzione. « Una convenzione del disarmo non può cominciare riarmando. Mi duole immensamente di vedere che il barone von Neurath, rivolgendosi alla stampa straniera a Berlino, mi ha accusato, non solo di farmi una falsa opinione su questo punto, ma perfino di alterare i fatti. Io sono pronto a pubblicare tutti i documenti e infatti, in vista di ciò che egli ha detto, il Governo britannico si ritiene autorizzato m.\^^0^^^^^ ^flf^?™^,! S&S*£*Ìi oio li la si i sono trovati coinvolti nelle discussioni a nome dell'Inghilterra, che l'atteggiamento assunto dal Governo tedesco all'ultimo istante ha rappresentato un reale allargamento della divergenza e che tutto il lavoro compiuto precedentemente nelle nostre conversazioni è stato compromesso, se non distrutto da questo nuovo atteggiamento ». Il Ministro ricorda quindi l'ade- britannicoa i {£? Nomai Dàvtef l'adesione da lui Ipure data all'atteggiamento assun-. ta M fievema britannicQ alle nue- cutamente esatta». ve esigen: ultima sii za, ma «W mane tutt'ora assolutamente incapace di accettare le ragioni date dalla Germania per spiegare questa sua mossa ». A questo punto il Ministro ricorda come Lord Cecil dichiarò ultimamente a Ginevra che le ragioni date da Berlino non potrebbero essere accettate da nessuno. «Mi dispiace di avere occupato tutto questo tempo attorno alla controversia col Ministro degli Esteri tedesco — ha concluso Simon — ma quando egli pubblica dinanzi al mondo un ripudio delle vedute secondo le quali l'atteggiamento tedesco è cambiato nel senso che si è peggiorato e mi accusa di diffondere una dichiarazione falsa nei suoi riguardi, io ho il diritto, anzi ho 11 dovere di dire, a.nome del Governo britannico e a nome di tutti i miei concittadini, che dopo avere rinfrescata la mia memoria, riesaminando tutti i documenti io e il Sottosegretario Eden siamo convinti che la dichiarazione era perfettamente e asso- Un Sottosegretario bellicoso Il Governo continua ad ogni modo a ^accomandare calma e serenità, ma non si può dire tuttavia, ad essere sinceri, che sia ben aiutato in questo sforzo da alcuni suoi collaboratori. Ieri notte, proprio nel momento in cui Neville Chamberlain scongiurava il Paese-a non profferire giudizi avventati e dichiarava che la situazione era troppo complessa per autorizzare prese nette di posizioni, il Sottosegretario alla Guerra, Duff Cooper, in un pub- ;iaose 'avvertiva che 1 Iliyuiiremnw^webbe posta a fianco degli Alleati in caso di nuovo conflitto. Per fortuna, l'ora tarda in cui queste parole sono state pronunciate ha impedito ai giornali più serii di riprodurle, ma il Daily Express ha messo insieme le dichiarazioni di von iN'eurath, quelle di Washington e quelle di Duff Cooper, per convincere i suoi lettori che l'uragano è imminente e che la buona tattica è quella del « si salvi chi può! ». Le dichiarazioni del Sottosegretario hanno destato costernazione in quegli ambienti liberali-laburisti ove l'attività diplomatica di sir John Simon era stata in questi giorni piut< tosto vivacemente criticata A gettare acqua sul fuoco contribuisce però, in modo impressionante, oggi il dott. Goebbels mediante franche dichiarazioni fatte all'inviato speciale del Daily Mail. Negli ambienti responsabili si oppone alla tempesta il viso della completa serenità : il Governo inglese si astiene e si asterrà rigorosamente dal pronunciarsi in merito alla situazione, in attesa dell'esito dei consulti in corso con le Cancellerie delle Grandi Potenze, consulti che a Washington sembrano però esclusi per ora, dato che gli Stati Uniti hanno seguito, anche in questo frangente, la tattica loro abituale: di allontanarsi dall'Europa al primo soffio delle difficoltà. R. P.