I viaggi di Titulescu a Varsavia, Belgrado, Sofia
I viaggi di Titulescu a Varsavia, Belgrado, Sofia I viaggi di Titulescu a Varsavia, Belgrado, Sofia , genna,noe. A quelli che la rappresentano, la Piccola Intesa dà gran da fare: gli incontri di Re e i viaggi di ministri si succedono col risultato piuttosto strano che da ogni viaggio e incontro scaturisce la necessità di nuovi scambi di vedute a breve scadenza. La Conferenza di Sinaia si è chiusa ieri, si potrebbe dire, e già un giornale belgradese, la Pravda, ne annunzia un'altra che dovrebbe aver luogo nella capitale jugoslava a dicembre o a gennaio: tema del convegno il piano danubiano dell'Italia e la questione del disarmo. Veramente, della questione del disarmo si parla quante volte i tre ministri alleati si ritrovano, e sempre per venire alla conclusione che la Piccola Intesa le armi le deve non posare bensì unificare ed accrescere: il tema è stato all'ordine del giorno anche a Sinaia, ma forse nella graziosa stazione climatica dei Carpazi buona parte del tempo l'ha assorbita la discussione sulla ventilata visita romana di Benes, a cui Titulescu si oppone, ragionando che a Roma, potrebbe lui fare di meglio e di più. Mentre scriviamo Titulescu sta per lasciare Varsavia, dove è arrivato ieri: ventiquattro ore sono pochine per realizzare i vari piani che al ministro degli Esteri rumeno vengono attribuiti; comunque, sembra che a ventiquattro ore debba limitarsi pure l'annunziato soggiorno-a Sofia. Domani però Titulescu sarà a Belgrado e vi resterà tre ore per in formare Jeftik (a sua volta di r.itor no da Ginevra) in merito ai avuti nella capitale polacca; pE di abboccarsi col collega rumeno, i Ministro degli Esteri jugoslavo apprenderà da Re Alessandro di che cosa il Sovrano abbia discorso a Varna con Re Boris di Bulgaria e a Istambul con Kemal Pascià. Fra un treno e l'altro, Titulescu vedrà a Bucarest il ministro dell'Aviazione francese Cot, che desidererebbe dimostrare agii Stati della Piccola Intesa l'opportunità di svolgere in materia di azione militare una azione comune. Nell'attesa di Titulescu i macedoni hanno tenuto a Sofia uno dei loro soliti imponenti comizi per precisare certi punti in materia di riawicinamento bulgaro-jugoslavo: gli oratori succedutisi alla tribuna hanno dichiarato che gli sforzi fino ad oggi compiuti in realtà mirano a fiaccare la resistenza nazionale della Bulgaria e della Croazia. La questione macedone è qualche cosa di più di una vertenza fra Belgrado e Sofia: essa è una faccenda internazionale che può essere risolta solo mediante una radicale revisione dei trattati di pace. Per suo conto, il popolo macedone, visto che la Società delle Nazioni ha fatto fallimento, si guarda bene dall'ilhidersi e rimane dell'avviso che si può ottenere qualche cosa solo impiegando nella lotta ogni arma morale o materiale. L'arcivescovo di Sofia, mons. Stefan, è stato definito un traditore Eerchè dopodomani, a quanto' semra senza il beneplacito del Santo Sinodo Bulgaro, parte per la Jugoslavia alla testa di una delegazione di preti. I. Z.
Persone citate: Benes, I. Z., Kemal Pascià, Re Alessandro, Re Boris
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