Le esitazioni e gli egoismi della Piccola non possono infirmare l'importanza dell'adesione francese

Le esitazioni e gli egoismi della Piccola non possono infirmare l'importanza dell'adesione francese F^oma per il riassetto danubiano Le esitazioni e gli egoismi della Piccola Intesa non possono infirmare l'importanza dell'adesione francese a e a e Ostruzionismi Il memorandum italiano è al centro delle discussioni internazionali; come la posizione dell'Italia costituisce la chiave di volta di una possibile sistemazione danubiana, così è logico che i suggerimenti italiani abbiano messo in un secondo piano altre iniziative, altre velleità, altri programmi. Era questo un rapporto di necessità che avrebbe dovuto imporsi sin dal giorno dell'armistizio, allorché fu l'Italia a far crollare l'organismo dell'impero d'Asburgo; rivalità alleate e incoscienza de' nostri governanti impedirono tale riconoscimento e cominciò così un ballo di San Vito indice di una bai canizzazione progressiva dell'Europa mediorientale. Finalmente oggi, do po tante esperienze funeste, dopo che la presenza d'Italia si è rivelata indispensabile quale unico fattore di equilibrio e di conciliazione, i gover nanti francesi si sono resi conto del l'ostinato errore commesso durante quindici anni: quindi l'adesione sol lecita di Parigi al nostro memorandum, ove sia seguita da ulteriori coerenti manifestazioni, può signifi care un evento diplomatico di fondamentale importanza. Vi sono compiti e funzioni nettamente dettati dalla geografia; la Francia è troppo lontana dal Danu bio; svilupparvi una propria politi ca, come purtroppo è stato fatto, l'ha portata a delegare la sua autorità a dei clienti tumultuosi e irre quieti, che finivano di accrescerle inimicizie invece di aumentarne il prestigio. Quante volte la chiarificazione delle relazioni italo-francesi si era arrestata a quel nodo artificiosamente aggrovigliato da chi crede va di avere interesse nel perpetuar si dell'ostilità fra le due nazioni. La crisi austriaca deve avere1 aperto definitivamente gli occhi al Quai d'Orsay; ma le conseguenze da trarre dai recenti avvenimenti debbono investire tutta la comples sa situazione danubiana. Poiché per evitare, per prevenire soluzioni piene d'incognite, occorre mettersi su una linea di costruttivo realismo, quella tracciata nel memorandum italiano; e occorre avere il coraggio di ridurre alla ragione quanti hanno usato ed abusato del nome della Francia. Gli Stati della Piccola Intesa si agitano e tentano manovre ostruzionistiche; ne abbiamo una riprova nell'opinione espressa dal loro portavoce, il solito Pertinax, il quale cerca di negare ogni valore all'adesione francese' dichiarando che arbitri restano i Governi di Praga, di Belgrado e di Bukarest. Benes d'altra parte in una intervista si arrampica sugli specchi, dicendo e non dicendo, ma mostrando chiaramente il suo disappunto. Se il buonsenso trionfasse presso quei Governi, non c'è dubbio che essi dovrebbero essere i primi ad agevolare il successo dell'iniziativa italiana perchè il miglioramento economico dei tre paesi è collegato al riordinamento proposto da Roma e non ad una solidarietà a tre che è campata sul vuoto di scambi meschini e difficili. Ma il buonsenso, la logica, la rapidità di intuizione non sono mai stati doni di cui abbiano/brillato i dirigenti della Piccola Intesa; se anche questa volta la luce di Damasco tarderà a risplendere nelle loro menti per virtù divina, bisognerà non lasciarsi prendere nelle reti di obbiezioni, di discussioni preparate coìl'unico scopo di mandare all'aria ogni progetto veramente costruttivo. Come quegli Stati non furono i protagonisti nel-. ldpfcqA l i i i à r i i o i -. la guerra e nella vittoria, così non debbono pretendere di esserlo nella pace; se ad un certo momento non fosse stato dato il Za alle loro critiche sistematiche, oggi il Patto a quattro non sarebbe stato firmato. Andiamo innanzi speditamente per nostro conto, rafforziamo e concretiamo la concordanza di vedute tra l'Italia e la Francia; gli egoismi turbolenti dovranno cedere il passo. Compiacimento a Londra Londra, 9 notte. Il Times da Roma pubblica il testo della proposta contenuta nel memorandum italiano pel riassetto economico dei paesi danubiani. H Times, la Morning Post e un telegramma Reuter da Ginevra riportano la notizia che la Francia ha dato la sua adesione al memorandum. . i. L'accordo, — scrive il Times da Ginevra — prevede l'applicazione delle risoluzioni della Conferenza di Stresa secondo linee accettabili anche per la Cecoslovacchia ». «A tale accordo — scrive U corrispondente della Morning Post da Ginevra — 1 circoli della Società delle Nazioni attribuiscono la massima importanza. Essi lo mettono in relazione con il piano della Turchia per una più stretta cooperazione fra i Paesi balcanici e del Mar Nero e per un maggiore riavvicinamento fra Turchia e Grecia. A Ginevra si osserva che la creazione di un Largo blocco di Stati amici nell'Europa sud-orientale renderà gli Stati che vi appartengono più indipendenti politicamente ed economicamente di quanto lo siano stati finora ». In tutti gli ambienti inglesi l'annunzio dell'accordo intervenuto fra i Governi di Roma e di Parigi sulla sistemazione danubiana è stato accolto con compiacimento vivissimo ed è considerato come un prezioso contributo alla détente europea, ed il più serio passo sinora compiuto sulla via della sistemazione del problema danubiano. Molto sintomaticamente lo stesso corrispondente del Manchester Guardian sostiene che l'accordo apre la via ad un compromesso finale tra le vedute dell'Italia e della Cecoslovacchia. Fiducia che rinasce Parigi, 9 notte. La vivace polemica sul disarmo che si è scatenata sui giornali parigini in seguito al discorso di Viohy ha distolto alquanto l'attenzione dal Memorandum italiano sull'organizzazione economica danubiana di cui i giornali cominciavano ad occuparsi largamente. La stampa ufficiosa, che si è già a. più riprese pronunciata in favore del progetto italiano, ha dovuto concentrare oggi tutti i propri sforzi nella difesa del Gabinetto sul terreno del disarmo. I giornali che si occupano del Memorandum sono soprattutto quelli di opposizione, i quali se ne valgono come di un argomento di più per combattere la politica estera del Ministero, sostenendo che l'appoggio dato da Paul-Boncour a Mussolini su questo punto è una tattica la quale avrà come principale effetto di allontanare la Piccola Intesa dalla Francia. Passando sotto silenzio le disposizioni favorevoli della Polonia, VEcho de Paris scrive che tra la Francia e la Piccola Intesa la solidarietà è ormai in via di franamento. < Boncour sembra avere adottato almeno in linea di principio il Memorandum danubiano dell'Italia; egli ha dunque, a quanto pare, preso posizione contro le decisioni della Coferenza di Sinaia, cosi la distruzione delle alleanze della Francia iniziata con la firma del Patto a Quattro precipita; è la politica di Sadowa che ricomincia». A parte queste manifestazioni di malumore, le quali rientrano nella orbita della solita attività malefica degli ambienti sciovinisti, intesa a contrastare con ogni mezzo il rasserenamento dell'atmosfera internazionale, si può dire che l'impressione dell'opinione francese, in generale, eccellente e che una spiccata fiducia tende a diffondersi circa le prospettive politiche aperte all'Europa centro-orientale dalla identità di vedute stabilita fra Parigi e Roma. In alcuni circoli non si dissimula la speranza che l'applicazione del pdlr a l progetto di sistemazione danubiana dell'Italia sia di natura da dissipare le eventuali apprensioni che avessero a farsi strada nel Regno, di fronte alla nuova serie di patti negoziati in questi giorni dalla Piccola Intesa con gli Stati limitrofi. Giova segnalare comunque, a tale riguardo, che un dispaccio Havas da Budapest, pigliando argomento dall'intervista accordata da Musciancff a un giornale di quella capitale, smentisce che la Bulgaria abbia accettato di far causa comune con la Piccola Intesa, secondo i telegrammi jugoslavi sul viaggio di Re Alessandro tendevano a far credere. La stampa francese si era abbandonata in questi giorni a grandi voli di fantasia sulla imminenza di una Locamo balcanica, e qualche organo di destra non aveva anzi esitato a dichiarare a tale proposito che ormai la Piccola Intesa detiene le chiavi della situazione, e che nemmeno un accordo franco-italiano potrebbe più modificarvi nulla. Queste speranze cominciano ora a moderarsi, ed è questa una ragione di più per condurre quanto prima la Francia ad apprezzare i vantaggi concreti e tangibili del Memorandum italiano. C. P. L'opinione bulgara ostile at Ravvicinamento alla Jugoslavia Sofia, 9 notte. La stampa non governativa ed indipendente commenta diffusamente il colloquio di Euxinograd tra Re Boris e Re Alessandro, schierandosi contro il progetto di accordo bulgaro-jugoslavo. La Bulgarska Zavisimost, nel suo editoriale, accusa i promotori dell'avvicinamento di disfattismo e di tradimento verso la Nazione bulgara, soggiungendo: «Nella storia del popolo bulgaro vi sono parecchie dimostrazioni di come si siano spesso sacrificati gli ideali nazionali per avere dato ascolto ai suggerimenti stranieri. Cosi è stato con la detronizzazione dei Battemberg, con la divisione della Macedonia in sfere di influenza nel 1912. come pure con la disfatta dì Dobropole preparata da disfattisti infiltratisi tra il popolo e sul fronte e che portò alla catastrofe generale bulgara. Infine oggi la campagna per ravvicinamento bulgarojugoslavo è un'azione disfattista e pericolosa ». Il giornale Zaria nell'editoriale sostiene che i supremi interessi della Bulgaria la cui odierna situazione economica e politica è eccezionalmente grave, impongono un immediato forte concentramento delle forze nazionali. Il Nezavisimost afferma che la Bulgaria non può unirsi nè al grecoturchi nè alla Piccola Intesa e deve soltanto mantenere buoni rapporti con tutti i vicini sulla base di benintesi diritti comuni attuali e per l'avvenire. Il Demokratitcheski Sgovor di Zankoff, a nome dell'opinione pubblica, reclama dai Governo immediate spiegazioni giustificanti le ragioni che hanno provocato l'incontro di Re Alessandro e di Re Boris, sottolineando che il Governo deve dare spiegazioni esaurienti. • H Litevaturen Glas pubblica un lungo articolo contro l'avvicinamento dichiarando che le visite in Jugoslavia fatte da bulgari o progettate sono inopportune e contrarie agli interessi bulgari. L'indipendente Slovo, dopo avere constatato che il prestigio della Società delle Nazioni è finito e che la politica estera degli Stati europei si orienta verso la stipulazione di patti bilaterali o multilaterali, giudica che la Bulgaria deve rimanere per ora a parte. Anche i giornali governativi come il iodico? e lo Zname scrìvono che ilGoverno deve oggi agire con la massima prudenza e gli jugoslavi debbono anzitutto adempiere i loro impegni verso la Bulgaria così come la Bulgaria ha adempiuto quanto le era stato imposto dal Trattato di Neullly. I Sovrani di Jugoslavia sono tornati a Belgrado Belgrado, 9 notte. Di ritorno dal loro viaggio all'estero sono giunti i Sovrani che sono stati ricevuti alla stazione dal Presidente del Consiglio Srehkito e dal Ministra degli Interni Lazic. Ambigue dichiarazioni di Benes Vienna, 9 notte. Il memoriale italiano oer la sistemazione del bacino danubiano viene ampiamente commentato dai giornali ungheresi, i quali dichiarano che gli ambienti politici ed economici del paese sono lieti di aderire alla soluzione proposta dal Capo del Governo italiano. L'8 Oraj Ujsag mette in rilievo che due erano i progetti in discussione: il primo, favorito dalla Cecoslovacchia, Rumenia e Jugoslavia, voleva organizzare gli Stati danu biani in un solo blocco, sotto l'egemonia della Piccola Intesa, mentre il secondo tendeva a risolvere il.problema economico di tali paesi con mezzi esclusivamente economici, vale a dire con la completa esclusione di ogni elemento politico, Mussolini si è deciso per il secondo progetto, che incontra l'incondizionata approvazione degli ungheresi. Il ministro degli esteri cecoslovacco Benes espone dal canto suo in un'intervista concessa alla Politika di Belgrado il suo giudizio sul memorandum italiano. Egli fa notare che la Piccola Intesa svolge una politica estera comune, sicché gli Stati che la compongono non possono concludere trattati commerciali che abbiano valore politico senza previamente accordarsi. D'altra parte, essa ha interesse al consolidamento dell'economia dei paesi danubiani e non può immaginare una soluzione del problema senza la collaborazione attiva dell'Austria e dell'Ungheria. La Cecoslovacchia desidera anche che l'Austria occupi nell'Europa centrale il posto che le spetta. Premessa fondamentale ner ogni collaborazione medio-europea è però la parità dei diritti e dei doveri delle singole parti interessate. Praga non potrebbe aoooggiare una politica che contrasti con tale principio e non potrebbe permettere che si concedano, per mezzo di provvedimenti temDoranei, soccorsi artificiosi a singoli Stati o a singoli eruppi di Stati. Essa aspira ad un'organizzazione stabile, naturale ed organica e non artificiosamente sostenuta dal commercio internazionale del centro Eu ropa. Benes conclude questa sua esposizione, non molto altruista, col dire che la soluzione del problema del bacino danubiano non Dotrà avere carattere sensazionale, ma che occorrerà lavorar molto, studiar molto e aver anche riguardi per le altre parti.