Le vie dirette al riassetto additate nel "memorandum,, danubiano di Roma

Le vie dirette al riassetto additate nel "memorandum,, danubiano di Roma Le vie dirette al riassetto additate nel "memorandum,, danubiano di Roma Programma lineare Oggi conosciamo il testo del Memorandum presentato dalla delegazione' italiana alle potenze interessate ad una sistemazione del bacino danubiano: documento serio, pacato, senza la presunzione di dar fondo all'universo, documento che va studiato coll'obbiettività con cui è stato concepito e redatto. L'Italia che ha visto filialmente riconosciuta quella funzione di moderazione, di conciliazione e di equilibrio che le spettava in virtù di Vittorio Veneto sui territori dell'antica monarchia asburgica, doveva dir la sua parola; svaniti tanti niani tutti si aspettavano che da Roma fossero indicate le vie da seguire; il Memorandum va incontro a questa attesa con somma chiarezza di idee e di stile: suggerisce semplicemente ; ma in sostanza si tratta di suggerimenti che l'esperienza e la logica hanno fissato come delle necessità inderogabili per giungere al tanto auspicato riassetto. Il quadro generale politico è quel'lo che esclude unioni o federazioni in cui l'indipendenza e la sovranità degli uni verrebbero sacrificate alle mire di supremazia degli altri; cosi mire si respinge la concezione dei blocchi che fatalmente porta alla formazione di cohtroblocchi, cioè allo schieramento di forze che prelude l'urto, la guerra. ColPinterdipendenza fra i fattori politici e i fattori economici, quanto è assurdo o pericoloso in politica, lo è altrettanto in economia: niente quindi unioni, federazioni, blocchi economici; il metodo è il più lineare, il meno vistoso, accordi bilaterali, i quali rispettano e garantiscono la libertà e la sovranità e gli interessi di ognuno e di tutti. Del resto fate la somma dei raccomandabili accordi bilaterali, inspirati dal desiderio comune di rimediare alle lacune e al disordine • esistenti ed avrete un totale che risponderà agli scopi prefissi di un miglioramento degli scambi. Naturalmente per questi accordi occorre non rimanere schiavi o di non trincerarsi comodamente dietro una formula che ha subito già infinite infrazioni nei rapporti economici internazionali, la clausola della nazione più favorita; coi contingentamenti, coi controlli d'ogni genere essa è stata violata senza misericordia. Volerla rinverniciare proprio in questa occasione significherebbe dar prova di cattiva volontà, significherebbe negare l'urgenza del problema in discussione, del problema danubiano.. Appena esso si è presentato sul tappeto, e fu quando gli effetti della crisi si fecero sentire più gravi, un indirizzo apparve indispensabile, le preferenze; e nell'unico tentativo, sia pure parziale, di soluzione, quello di Stresa, furono indicate, purtroppo soltanto sulla carta, delle possibilità preferenziali per i cereali. Le preferenze sono ancor oggi la chiave di volta della situazione; ma la loro attuazione impone un esame più largo e più realistico di quello che non sia stato compiuto negli anni passati. In primo luogo non vi è un'economia danubiana fine a se stessa; l'errore fondamentale del progetto Tardieu, i cui obbiettivi politici prevalevano su ogni altra considerazione, fu quello di aver costruito teoricamente sugli stati della Piccola Intesa, sull'Austria e sull'Ungheria; era un'assurdità documentabile consultando qualsiasi annuario statistico, poiché i traffici fra i cinque stati erano molto inferiori a quelli che essi avevano con altre potenze, e particolarmente coll'Italia e colla Germania. Un sistema chiuso di eco nomia danubiana, a parte ogni va lutazione politica, è la più balorda delle concezioni, ed essa fortunata mente non inganna più nessuno. In ' secondo luogo le preferenze non vanno limitate al campo agricolo; vi è uno stato fra i cinque le cui basi sono economicamente le più fragili, la repubblica austriaca. L'Austria è capace di risolvere in sè il ,suo problema produttivo agricolo ma è assolutamente incapace di risolvere autarchicamente quello industriale, a meno di essere condannata, ad un esodo spaventoso di popolazioni. Colle barriere doganali, coi contingentamenti, i prodotti industriali trovano per un collocamento all'estero insuperabili difficoltà; si impone la necessità di concedere loro delle tariffe preferenziali. E' un provvedimento che per il fatto di applicarsi ad un solo stato, non è per questo meno imperioso: oggi da ogni parte si alzano inni e consensi al faticoso sforzo compiuto da quel piccolo popolo per la rivendicazione dei suoi diritti d'indipendenza; ma bisogna garantirgli un minimo di possibilità di vita e ciò non si può ottenere con prestiti a getto continuo. H programma pratico prospettato nel Memorandum italiano urta, come era logico 'prevedére, dei pregiudizi e degli interessi precostituitì; ma se cosi non fosse non vi sarebbe argomento di discussione e di divergenze, in quanto tutto si sarebbe già messo a posto da sè. Vi è chi teme le .tariffe preferenziali per ac- cordi precedenti; vi è chi avrebbe desiderato una posizione di privilegio per la propria industria e non per quella austriaca; vi è chi vorrebbe continuare a godere tutti i vantaggi di una bilancia commerciale favorevole riversando le perdite e i sacrifici sulle spalle altrui. E quanti con sguardo miope hanno ritenuto di essere colpiti hanno lanciate le insinuazioni che con dispiacere abbiamo visto affiorare in alcuni commenti al Memorandum; non sono'davvero egoismi particolaristici che hanno animato il governo italiano a suggerire una simile linea di azione; sempre presiede l'equa compensazione di compiti, di guadagni, di oneri. E non si perde mai di vista quell'obbiettivo finale che dovrebbe raccogliere tutti gli uomini di buona volontà: l'aumento di traffici, di benessere non si arresterà al¬ la frontiera di questo o di quello stato danubiano, ma si allargherà a tutto il bacino e di qui ai popoli con cui più vive sono le relazioni di scambi. Si tentano dei metodi nuovi di collaborazione internazionale nella zona dove più complessi sono i fattori in giuoco e dove più grave è la situazione; non c'è dubbio che ottenendo ivi dei buoni risultati si creerebbe un esempio che non rimarrebbe senza frutti benefici per una collaborazione ancora più ampia. L'Italia ha la coscienza di aver contribuito anche in questo settore nevralgico per mutare il clima di incertezze, di paralisi, di^turbamento; o si seguono le vie indicate da Roma tracciate con ampio spirito di comprensione e di conciliazione o si ripeteranno i funesti circoli viziosi di quindici anni di errori e di colpe. ALFREDO SIGNOROTTI. "

Persone citate: Tardieu