Il ponte di acciaio

Il ponte di acciaio Il ponte di acciaio Un redattore dell'Orare è andato a Roma a visitare la Mostra della Rivoluzione. Ecco lo studio del Duce allora direttore del Popolo d'Italia: un casco di guerra, una rivoltella, un paio di stampelle, un telefono, il tavolo su cui fu scritto il folgorante ordine della Marcia su Roma. Un decoro modesto. Il giornalista si arresta ad osservare U pubblico: « La folla che passa innanzi a questi ricordi resta silenziosa oppure parla con fervore, a voce bassa, come in chiesa. Vi è un contatto potente, un ponte di acciaio tra quest'Uomo ed il popolo che egli dirige; anzi un'unione fisica, perchè proprio da questo popolo Egli è sorto e di esso porta sul viso i tratti caratteristici ». Lo stesso tema tratta il conte Appony nelle sue memorie postume che usciranno fra breve. Alberto Appony : quasi un secolo di storia europea, lo statista che ha visto sorgere e crollare degli Imperi, che ha conosciuto e discusso con i più grandi politici, generali^manarohi dal '70 ai tempi nostri. Pagine commoventi dedica lo scrittore ai suoi incontri con Mussolini a Roma, poi osserva : « Egli dispone inoltre di un'altra sorgente /ài potenza: la sua origine e la sua carriera. Figlio di gente semplice, visse la sua adolescenza e la- sua gioventù negli ambienti delle classi povere, subendo le privazioni o vedendole da vicino. L'amarezza degli intellettuali poveri che combattono la lotta per l'esistenza ha impressionato il Suo animo. Egli ha conosciuto la vita tutta, la vita vera della grande maggioranza dell'Umanità. Che cosa ne sappiamo noi, nati nelle dosi dette classi privilegiate e che abbiamo sempre vissuto la vita di queste? Teoricamente sappiamo che esistono classi povere, .che esistono uomini esposti alle privazioni eòi alle strettezze dell'esistenza; noi abbiamo bensì sentimenti di compatimento per quegli uomini e ci occupiamo dei progetti di riforma i loro favore, ma una perfetta conoscenza di ouella vita non può avere se non chi l'ha vissuta. Non può essere efficace se non la parola Sua, che esorta ad aver pazienza dicendo alle masse oppresse : « Io so ohe cosa vi opprime, perchè anch'io ho vissuto la vita' vostra, ma io conosco anche la via che conduce ad un migliore avvenire, e questa non è la via del sovversivismo brutale, ma quella della collaborazione organizzata ». Infatti chi è nato al sicuro della tempesta che cosa sa della miseria? Niente o quasi niente. Ma le anime alte che questa povertà hanno veduto ed hanno patito — e si trattadi sofferenze non solo materiali — conserveranno nel loro spirito traceie indistruttibili qualunque sia il loro destino. Certo, Mussolini è il genio della razza, ma il soffio di vasta umanità che illumina la Sua opera rivela l'Uomo che ha conosciuto non solo la lotta, ma la dura fatica ed il cupo dolore. Il ponte di acciaio che lo unisce al Suo popolo.

Persone citate: Alberto Appony, Duce, Mussolini, Orare

Luoghi citati: Roma