Cavalli

Cavalli Cavalli Qualche mese fa si vedeva per i cinematografi una bella film che aveva un protagonista meraviglioso e snarrivabile: noi stessi. La via in una grande città com'era venti anni fa; le brave persone che si vedevano girare per le strade, passeggiare nei parchi, salire e scendere dalle vetture e dai trams, eravamo noi, i nostri fratelli, i nostri genitori. Una film vecchia di quaranta 0 di sessant'anni non farà ai nostri figlioli tanta impressione, perchè sarà una film in costume come tutte le altre, e poco importa se sarà una film in costume dal vero. Ma una film dal vero, vecchia di soli venti anni, è irresistibile per meraviglia e per un senso di tristezza che confina quasi col lutto : ci mette sotto il naso che enorme trasformazione è avvenuta in noi ed attorno di noi, senza che potessimo accorgercene. Altro che invecchiare! In questi venti anni, a vedere un mondo così mutato, si deve ammettere che siamo morti e risuscitati una dozzina di volte. E se la gioia di rinascere è grande e ripaga di tutte le malinconie, lo stesso una così chiara evidenza che tante belle cose sono davvero morte per noi, mette un certo amaro anche in -questa gioia di essere rinati. I cappelloni che portavano le signore di allora, e quei colletti che dovevano strozzare due volte la parola in gola agli innamorati sul punto di fare la loro dichiarazione, hanno un ben piccolo senso di relatività. Ma, per esempio, l'idea che tutti quei bei cavalli che riempivano le strade, facevano chiasso coi colpi di zoccola e gli sbruffi agli angoli delle strade, la folla dei cavalli che dovunque si incontrava ed ora non c'è più, non c'è più assolutamente in nessuna parte della nostra esistenza, non ci sarebbe modo di trovarla nè facendo grandi viaggi in paesi lontani, nè addentrandosi nelle campagne, nè cercando nelle terre vergini — questo per esempio ci dispiace. Che tenerezza c'è sparsa in tutta la storia umana, quasi quasi dalle i porte dell'Eden alla serata di ieri l'altro, per questa bella bestia che ci ha seguiti da per tutto, in guerra e in pace, nei viaggi di nozze e nei funerali, l'amico più fedele, l'aiutante più indispensabile in tutti i momenti della vita dell'uomo. Quell'arruffio di cavalli che si vedono in tutti 1 quadri antichi, ogni volta quando vogliono dimostrare un avvenimento importante, non era affatto una fantasia del pittore : basta guardare una di queste fotografie dal vero di pochi anni fa, quindici p venti soltanto, ed il cavallo è là in una proporzione, col numero degli uomini, che impressiona. Per una festa di gala, per una grande prima rappresentazione a teatro, per un ricevimento importante, erano mobilitati più cavalli che uomini; e quando si entrava in un palazzo, da un angolo del cortile veniva quel buon; profumo gra^crè caldo delle stalle) oggi sostituito 'dall'acre nebbia azzurra della benzina. v * # Questa rarità del cavallo, il suo distacco sempre più grande dal regno delle cose pratiche ed utilitarie, aumentano il carattere romantico ed affascinante di tutta la cavalleria. C'è più sapore in una gara equestre per chi ci va in automobile che per Suelli che vi arrivano sul « phaeton » alla pariglia candida o morella, o addirittura sul dog-car a tiro a quattro. Per il Derby parigino c'è ancora l'uso, nel grandissimo mondo, di recarvisi su questi mobili monumenti, il tiro a quattro si complica volentieri sino a divenire un tiro a sei, a otto; guidano i grandi signori in persona, colla reding-coat grigia ed il cilindro ad ampie tese dello stesso colore ; un laquais in piedi sul predellino impugna un meraviglioso lucidissimo corno che si guarda bene dal suonare. Questo corso ritagliato da una stampa inglese del 1850 è uno dei divertimenti più apprezzati del proletariato parigino, che la sera al tramonto fa ala lungo i ChampsElysées per godersi l'unico spettacolo. Ci assicurano che l'affluenza del popolino a questo inusitato spettacolo .si fa maggiore tutti gli anni, nella stessa proporzione con cui diminuisce il numero dei cavalli ed aumenta quello delle strade parigine dove è vietato il transito alle vetture a trazione animale. Ai concorsi ippici i belli ufficiai sono senza dubbio eroi assai più ammirati ed invidiati oggi, che prima della guerra, quando non si sapeva ancora che la trincea aveva segnato per sempre la fine della cavalleria armata. Ora esiste una sola cavalleria : quella dell'animo. E' infatti una specie di cavalleria morale anche quella che si fa sui campi dello sport: astratta, metafisica, con un unico scopo : se stessa. Amare i cavalli poteva significare una volta saper trovare la bellezza, l'arte, il sentimento, nella vita quotidiana, saper ornare il proprio mestiere di un alone di. poesia, saper ornare l'esistenza con più eleganza di quella raggiunta dalla massaAmare i cavalli oggi richiede innanzi à tutto fantasia e capacità di crearsi un mondo che è del tutto estraneo alla vita quotidiana, che non potrà mai entrare in rapporti col proprio mestiere, che non ha nulla a vedere col mondo in cui la massa vive. Lo sport di allevare falchi deve essere durato infinito tempo dopoché la caccia col falco non si faceva più. Forse fra un sècolo gli allevatori di cavalli saranno rari, più degli allevatori di falchi dei nostri giorni. Oggi come oggi il cavallo attrae proprio perchè è l'eco ancora viva e sonora di un mondo già morto. Quando alle corse, ad un concorso ippico, entrano quelle bestie rarissime, che hanno per gambe quattro saette, che si avanzano coll'impeto di un'onda in tempesta, che sbuff E e r n e i e i e è , è i a e i e a i i o o a e , o o gi a o e, d a. e r » o o, a a ri a o ul on terribile ferocia, che ti guardao con occhi di brada, che in'ogni oto della testa, della coda, di tuto il corpo, rivelano una personalità vivissima, capricciosa, volontaria, difficilmente prevedibile, ancora più difficilmente domabile — la gente mormora di delizia e di rimpianto : per troppi secoli sono stati parte stessa della nostra vita, per non soffrire davanti alla rinnovata rivelazione della loro straordinaria bellezza. Quell'armonia di movimenti, della quale ci eravamo interamente dimenticati passando per via accanto alle povere rozze di fiaccherai, ci stupiscono come riflessi del paradiso della nostra infanzia. E quale meraviglia sarà un simile spettacolo fra dicci anni, per quelle generazioni che hanno scoperta la mosca dopo l'aeroplano! Vedere vivi, mobili, rapidi quei bizzarri animali che essi avranno solo intravisto nei monumenti equestri, sarà per i giovani del futuro anche prossimo, una delle più belle emozioni. E pieni di invidia chiederanno : Davvero bestie simili giravano per le città, vivevano nelle case stesse dell'uomo, erano ii contorno più naturale d'ogni minimo istante? Sfogliando riviste e illustrazioni del 1900 non potranno credere ai loro occhi. Quel senso poderoso e necessario che dal buon grosso cavallo veniva, è morto; la brava bestia è un'istituzione di lusso, un puro e semplice oggetto di sport; non si vedono, o non si vedranno più, fra qualche altra mezza dozzina d'anni, che cayali di lusso, esemplari eccezionali di saltatori o di trottatori; e poi basterà un capriccio della moda, che ven-; ga per esempio l'idea al Principe di Galles di fare le corse di cammelli o quelle di elefanti invece delle corse di cavalli, ed i cavalli scompariranno dal mondo come sono scomparse certe razze di cani che i gentiluomini antichi amavano tanto da fare riprodurre ai loro piedi sui quadri dei più grandi pittori, e die ora ci sembrano bestie di fantasia, mai esistite in realtà. Tutti tutti andranno per questa strada, il cavallo del lattaio ed il morello che l'Imperatore cavalcava ad Austerlitz, gli enormi grassi pacifici cavalli bianchi, che trascinavano le berline del Papa nelle grandi cerimonie, ed i cavallucci .selvatici e spettinati delle orde di Gengis Kahn : non ci sarà nè zoccolo nervoso di cavallo, nè orecchia appuntita e intelligente di cavallo, nè grosso pennacchio di coda di cavallo, nè poderosa groppa lucente di cavallo, che rimarrà superstite della storia del passato: tutti egualmente andranno per la loro strada fra le ombre ed il nulla, 1 ronzini delle vetture di piazza e gli indomabili ballerini degli squadroni di usseri e d'ulani Quando a una giornata di corse si vedono arrivare camions imbottiti che scaricano davanti alla scuderia dell'ippodromo l'illustre corridore, superbo della sua automobile come una stella di cinematografo della sua Buyck; quando una signora originale si mette in viaggio attraverso l'Europa sopra un cavallo be^ ne sellato ed al primo incidente di frontiera lascia il cavallo m pegno alla dogana e se ne va in ferrovia a risolvere la lite alla capitale, salvo a ritornare a prendere la sua cavalcatura — questi resti dell'antica gloria ci sembrano proprio simili a quei poveri vedovi che per consolarsi cercano di rivedere la moglie convocandola con un buon medium davanti a un tavolino a tre gambe. Fantasmi di cavalli sono queste bestie che servono ancora a ingannare il tempo delle belle signore, capricci, fantasie, scherzi. Ma i cavalli, gli indispensabili cavalli che hanno portato sulla loro groppa tutt'intera la storia dell'uomo e della sua civiltà, non ci sono più, non si vedono più, non si ricordano più. ALBERTO SPAINI RrpgtpgleRcstpbbsdlAAcvvIddlaig

Persone citate: Alberto Spaini, Cavalli, Gengis Kahn

Luoghi citati: Austerlitz, Europa, Galles, Suelli