Settembre a Venezia

Settembre a Venezia Settembre a Venezia Stranieri di tutto il mondo tra gli incanti e le magie della città lagunare VENEZIA, settembre, anni or sono la «stagione di la», regolarmente, terminava in ibre; qualche albergo cercava di •prangare le porte ma era una ilJBé; «i italiani erano tornati a ca,J*.gli stranieri se n'erano andati con Jejìrtme pioggie. Allora qualcuno era WOoto a giurare che settembre, indubBUthente, a Venezia — come sui lagni — non è il mese prezioso che sappiamo. Si incontra meno gente, non al assiste al fanomeno regolare della fol■ ljt di fronte alle chiese, lungo le fonSdiBnenta, al giardini, al Udo, alle isole :--£<ia Torcello dove qualcuno avrebbe {Coperto il primo fascio littorio a San MgOótsco del Deserto, il convento in aigno ali acqua dove, pur ieri. Sacha 9BKry cercava il* perfetto silenzio > SB^alcune sfar americane ascoltavano P;daUa. umile e timida voce di padra K'Hlefano il miracoloso racconto « una , notte i ladri varcarono le mura e tolsero da un dito del Santo l'anello offerto a pegno di schiavitù da una cortigiana delia città... Ecco il ladro, lungojt muro, gHi dal ponte vsrso la Misericordia » la meravigliosa Abazia «•Ha quale Italico Braas, pittore di VOMÌ è di maschere, di moltitudini, di cieU, di acque, « l'eremita di San Trovano *, ha raccolto i più rari cimelll e le più segrete reliquie. Goldoni all'aperto Settembre è il mese d'oro. Prima di riposarsi 1* signora Caruso e sua figlia Gloria portavano 1 direttori dei musei di Nuova York nei sentieri del _pdù grande giardino di Venezia, alla Giudecca, dove un giorno D'Annunzio incontro la Clarissa d'oltre mare. Il più bel giardino di Venezia — meno tranquillo tuttavia del Canino degli Spiriti dove innumerevoli merli scendono a bere al fresco zampillo chiuso nel carcere fiorito delle aiuole — è quello di mister Eden nel quale sono pur sempre sepolti i veltri che il poeta conobbe una mattina camminando lungo 1 viottoli disseminati di rosmarino e di lavanda con Eleonora Duse, il gardlno della Principessa Aspasia di recia. Barbara Hutton, la sposa del principe Mdtvani, cercò vanamente di passare la soglia. Ma si racconta che, malgrado la clausura, la vedetta negra dsl Mogador riusci a guardare il suo volto stupito nelle acque tremanti della piscina dopo aver cercata, per le vie più solitarie dell'isola, una gatta che aveva il suo nome e che essa aveva trasportata in una casa sul Canal Grande arrivando in aeroplano, da Vienna. Adesso gli stranieri giungono ancora — cosi — per questo delizioso settembre. Non sono più le comitive clamorose ma quelle raccolte ed attente che vengono a Venezia soltanto per amare la città, e tu le puoi Incontrare ogni mattina a San Sebastiano, a Santa Maria Gloriosa dei Frari, a San Giovanni e Paolo, incantate di fronte al monumento del Verrocchlo, alla Madonna dell'Orto, nel primo meriggio a San Marco e sulla Riva degli Schiavoni, al palazzo Ducale e sotto le Procurane, ma, più tardi, quando cade la sera e la città si accende dei primi lumi — un nastro fluttuante fra la piazzetta e San Giorgio Maggiore — nelle strade più lontane dove Venezia è più sola e più sua fra le calli sperdute di Via Garibaldi, da San- Francesco della Vigna alla Celestla ò*vèreo gli squeri, 511 arz&H, 1-cantieri di Santa Marta, «irAngelo Raffaele, del Carmini, di Santa Margherita, li campo più pittoresco e più rosso della Città, o a San Barnaba dove 1 pittori — 1 due Ciardi, Tito Martina, Wolf, Castegnaro (e quanti altri?) avevano o hanno 1 loro altissimi studi! con delle terrazzette che rassomigliano a pagode aeree, giardini pensili di glicini sull'acqua del canale, fra il « ricovero » del più grande allievo dell'affrescatore di Santa Maria di Nazareth e i balconi sontuosi del palazzo Rezzonico. Nessun spettacolo, adesso, è più grande di questo, a Venezia. Perciò si pensa che una commedia di Goldoni, all'aperto, come ci si promette, dovrebbe avere un immenso successo. Quale commedia, ancora non è detto, oppure si tratta di semplici induzioni. Sarà meglio aspettare che il conte Volpi di Misurata voglia raccontarci qualche cosa. D'Annunzio tornerà SUUNon credo che passerà ancora molto tempo per questo. Il senatore Volpi ha voluto vedere l'ultima recita di Ore/Io nel cortile del Palazzo Ducale tornando a Venezia dall'estero, ma, prima di partire, egli aveva assistito ad una lunghissima prova. Forse cercava di farsi un'Idea più completa, più precisa. Venezia non è Verona — con l'Arena — e non è Siracusa — che si presta magnificamente al teatro greco e, forse — a raccogliere le ultime voci — il cortile dM Palazzo Ducale, tenuto conto dell'esperimento di Sclaroff che ha animato e condotto lo spettacolo da par suo — non va bene o assai meno dì quel che poteva sembrare. Venezia ha molti altri palcoscenici, varli e bizzarri. Certi giardini — quelli di San Simeone o del Carmini, fra il palazzo Foscarini e quello Vendramin — si presterebbero a meraviglia, certi campi sono addirittura ideali con un carattere storico che non è statico, perchè lo sfondo trascolora nella gammafoliedrica degli accordi. La Mandragora stata recitata in una sala deliziosa di quel palazzotto Orfel che è la caBa magica di Mariano Fortuny, l'uomo che più di ogni altro, in fatto di teatro, è in grado di conoscere e di valutare, ma, giù della scala, al di là di quel cortileche ripete 11 suono di un passo e il batter di un cuore, a San Benedetto, forse, fu provata la prima volta, e dunque se sapremo presto il « programma » della Biennale che si dà per imminente (11 teatro all'aperto accanto alla poesia, alla musica, al cinematografo) e certo fin da questo momento che nessuna < novità » sarà lanciata se non dopo uno studio accorto... in quanto al teatro di d'Annunzio — con un particolare riguardo per la Natie — un cantiere sull'acqua di San Marco — s'era detto che il Poeta tornerà per questo. Non credo. Egli ha rifiutato finora tutte le ospitalità. Se ne avesse accettata una, senza offesa per qualcuno, sarebbe passato da San Vitale a San Stefano — la sua passeggiata d'ogni giorno — avrebbe camminato accanto a quella casa dove un alchimista gli preparava con un filtro l'acqua che sa da bon, avrebbe incontrato Dante « gli occhi glauchi di vetro che per tanto tempo non si staccarono dal suo padrone, il gondoliere di Santa Maria del Giglio, sarebbe rientrato nella casetta del settecento che fu di un principe Hohenlohe innamorato di Venezia, avrebbe riviste radunate tutte le ombre che vi aveva abbandonate — quelle del « notturno > che le mani misericordi della figliola Renata gli copersero di tuniche più nere quando egli sofferse < senza parole >, obbedendo, piuttosto che al suo istinto, alla sua volontà, perchè questa è la casa di Ronchi « la meravigliosa congiura >. Forse fra pochi giorni Venezia lancerà nel mondo il suo programma primaverile 1834, che non è Festa, ma rito, non è celebrazione, ma esaltazione del suo fascino e della sua bellezza, Q. 0. GALLO gsgschdzdr