Le "giovani tigri,, all'assedio della titanica muraglia

Le "giovani tigri,, all'assedio della titanica muraglia 50770 Z.^ PARETE DELLE " GRANDES JORASSES „ Le "giovani tigri,, all'assedio della titanica muraglia Lumi nella notte Nazioni in lizza Entrano in azione i « grossi calibri » dell'alpinismo moderno « Atleti di cinque Gli assalti si rinnovano = Vedrà il 1934 la soluzione dell'appassionante vicenda? — CO A Xv NOSTRO I JV V I A T O) , sicemAvorvadFbsumtepl'anFlminomvaoFvsgssdcimdnealmnglaanfhCvdtaRIFUGIO leschaux, settembre. Alle due di notte la comitiva francese arrivata tardi ieri sera era già in piedi, e si preparava alla partenza. Io ero tutto avvolto in una coperta e non mi muovevo nell'illusione che non m'interrompessero il sonno, sebbene più d'una parte mi dolesse per via del giaciglio scomodo e duro. Ma sentii lo stesso che facessero riscaldare non so quale bevanda; delle mascelle si misero in movimento; poi riposero le loro robe, chiusero i sacchi, aprirono l'usoio e se ne partirono col rumor di ferraglia dovuto alle piccozze sbattute qua e là ed ai ramponi tintinnanti sulla schiena. Fu nuovamente buio e tornò il silenzio; Paul, nella cuccetta sopra la mia, continuava a russare tanto c'è abituato; ma io no che non potei più chiudere occhio, e di lì a poco ero all'aperto, sopra il ballatoio sospeso sull'oscurità dell'abisso, in cospetto del cielo trapunto da tante stelle. Partenze dal rifugio Sotto il ricovero, già nella valle 'ghiacciata che scende dai fianchi diruti del Mallet, due lumicini procedono lentamente, vacillando, scomparendo talvolta per riaccenderai di ■lì a poco: incerti, eaitanti, come spauriti di esser così soli, capitati in mezzo a tutto quel mistero che certo è popolato di invisibili mostri maligni e cattivi. Sono i Francesi, che mi pare d'aver sentito vada/no al Dòme de Rochefort. Ne avranno per tre o quattr'ore, di questo andare sulla china del ghiacciaio sempre più erta e crepacciata, avanti di posar le mani sulle prime rocce. Con le piccozze scaveranno i gradini per cui salire, o agganceranno i ramponi alle scarpe, sì che le affilatissime punte mordendo sul ghiaccio li tengano in piedi. Al primo lucore del giorno soffieranno sulle lanterne, ma si accorgeranno di aver guadagnata ben poca altezza. Camminare, faticare molto, eppoi ritrovarsi ancora così vicini al punto di partenza. Eppure affrettarsi bisogna; rinunciare alle soste, che l'ascensione dev'esser compiuta presto, avanti che la montagna sotto l'ardente sole del mezzodì si svegli, e sciolga dai suoi fianchi precipiti le valanghe mortali. Ma, almeno, questi sanno che ti cammino fu percorso tante volte; è quasi obbligato e non ci si sperde; in }Qndo,tper essi che sono allenati e capaci, non è che una passeggiata — qpabase la chiamano course. Così per tante altre cordate, su tante altre montagne qui attorno, che sembrano così ositi» e difficili, ma i bravi spiegano sorridendo che ci si va come sulle acale di casa, solo che bisogna non aver paura del vuoto e sentirsi mano e piede sicuri e decisi. Uno scherzo! Ma io penso pure agli altri, sopratutto agli altri che an che da questo rifugio sono tante volte partiti: e portavano lo stesso carico, muovevano aUa stessa ora ricercando la via nel contorcimento dei scrocchi al vacillante chiarore della lanterna. Ma quando giunti al piede della cascata di ghiaccio che scendendo dal Mallet si urta e si accavalla con l'altra che precipita da sotto VAiguiUe di Leschaux, essi non piegavano dall'una o dall'altra parte, ma su diritti andavano, incontro alla misteriosa «irono che dai loro lontani paesi li ha chiamati al rito dell'audacia infinita. Ancora ieri sera, al tremolante chiaro detta candela conficcata nel collo d'una bottiglia, ho sfogliato il grosso quaderno sul quale i passeggeri, quando n'han voglia, scrivono la loro firma e il luogo dove li porta . il destino. Nomi celebri e nomi ignoti; di gagliardi abituati al bado del vento sulle vette conquistate, e di sbuffanti e pavidi percorrìtori della placida Mer de Giace. E* risaputo che gl'imbecilli sono sempre più loquaci dei valentuomini, e imbrattano, in tutti i rifugi, i registri coi loro sproloqui letterari o politici: e al Leschaux, nonostante non ci sia mescita di vino, mica è diverso di altrove. Ma i nomi buoni, le gemme fra tanti rifiuti, brillano di splendore naturale e soffermano subito lo sguardo. Moderna tecnica da ghiaccio v Sono, oltre quelli delle guide che usano mettere la loro bravura a servizio detta passione o della vanità dei c signori », i nomi dei prodotti detta giovane generazione che in ogni paese ove l'alpinismo è un culto ha espresso da' suoi fianchi i campioni dell'ardimento spinto a limiti incredibili, dell'ardimento che non si ricompensa a tariffa ma trae unicamente dal desiderio della conquista e detta vittoria l'alimento per affrontare impavidi i misteri delle ?iu truci montagne. Sono i percorriori dette « vie » che per la loro arditezza mai parvero possibili al classici dell'alpinismo internazionale : è Armand Charlet, prototipo nell'alpinismo francese della guida moderna e sportiva come ne abbiamo molte nelle Dolomiti, che tanto sui ghiacciati versanti settentrionali detta Verte quanto sulle vertiginose placche granitiche delle Aiguilles ha lasciato l'impronta del suo raro va Tore: è ancora Evaristo Croux — il t miglior rocciatore, con Rey, delle guide di Courmayeur — che si dice abbia con quest'ultimo compiuta una ricognizione dall'alto della Punta Walcker calandosi con le corde; à Willy Welzenboch — l'inge onere tedesco dalla freddissima audacia sposata alla più profonda esperienza di tutte le forme del nobilissimo sport detta montagna, ">el quale son pochi i * ■problemi » di ghiaccio o ai roccia ch'egli non abbia concorso a risolvere; è la coppia inglese Smyth-Brown — reduce dall'apertura degli itinerari più diffiditi al Monte Bianco e dalla ripeti- ceggsc4msqzmdlcbpdvVlsespctrlp sione, che si diceva impossibile, di certa « via » Lochmatter alla tremenda AiguiUe du Pian; è l'aostano Amilcare Crétier — forse il riù bravo dei nostri, certo il più ardito che ora riposa per sempre sotto il Cervino corrucciato che lo volle esanime ai suoi piedi... Eccezionale raduno di Aiti Noi ci bisticciavamo per le squadre da mandare ai Giri ciclistici dì Francia o per la risoluzione del problema arbitrale nel foot-ball, e nessuno ci diceva che c'erano degli uomini che stavano rivoluzionando la tecnica dell'alpinismo su ghiaccio portandovi i sistemi e lo spirito dell'arrampicamento su roccia e cosi allargare il campo di possibilità di nuove quasi miracolose ' conquiste. Finora la piccozza serviva per scolmare sugli sdruccioli più o meno inclinati e i ramponi per procedere o traversare anche senza gradini: ma i Bavaresi assaltano le ~areti verticali.di ghiaccio, v'incidono gli appigli per le mani, si assicurano odi chiodo come fossero sulla Fleischbank o sulla Civetta, attraversano « alla Diilfer », non si arrestano davanti gli strapiombi di ghiaccio ma li agguantano, li feriscono, li superano direttamente col sistema dei chiodi, del moschettone, deUa trasione a doppia corda. Qualche Svizzero, qualche Italiano li imita — e Z'Alpin Journal di Londra, vangelo dell'alpinismo classico, non riesce neanche più a tacciarli di eresia, ma per la penna d'un suo autorevole ed esterrefatto dirigente li battezza « le giovani tigri »'. Piovono come dal cielo non i messi di sventura ma { tacitiani annunci che le più arcigne pareti di ghiaccio sono state finalmente violate... Hanno capitolato, di fronte agli assalti disperati delle < giovani tigri », l'Eiger e l'Ortles, l'Hochferner e la Kqnigspitze, il Bietschhorn e il Grosshorn, il Maudit e gli Charmoz e, in/ine, quella che pareva la protetta, la salvaguardata delle superne forze che hanno creato le montagne perchè siano i sacri altari di Dio: la Nord del Cervino! a i l e l o a l i a o i e a i e o e à i n n i e e r e è o i i e a l e e a a a l i a - erano, alleati nientemeno, che Ar- Ma tutti i vincitori, tutti quelli che non avevano tremato quando erano aggrappati con le mani sanguinanti alla tacca scavata nel vivo ghiaccio a piombo sulle voragini inscrutabili, certo calcate le nobili cime dovettero sentire, nel profon4a> t>iù,.alto.e in/renabiZe il richiamo che da qui si partiva. A turno si mossero dalle terre lontane, oltre queste ed altre montagne, forse senza sapere gli uni degli altri, ma timorosi d'esser preceduti, e carichi di corde e di /erri perone neanche la loro volontà temprata in cento cimenti e in altrettante vittorie è bastevole perone finalmente l'uomo possa risalire gl'inviolati precipizi détte Grandes Jorasses. Continuavano a fioccare gli anatemi contro V'alpinismo-competizione, avversi alla tendenza moderna che riconosce i propri precursori in Mummery e in Winkler (scomparsi senza lasciar tracoia come gli eroi mitici rapiti dagli Dei) e sull'esempio d'una collana fulgida di maestri e di vittorie mira più che mai ad affermare l'essenza profondamente spirituale della lotta contro le difficoltà alpine: ma le « giovani tigri » ascoltavano senza darsi la pena di rispondere. Agivano, . Seicento metri ialiti! Lasciavano ChamonUx sfavillante dì luci nei dancings e nelle vetrine di lusso; attraversavano la morena di Montanvers cosparsa degli avan zi di tante colazioni al sacco; o scendevano dal Colle del Gigante a svelti passi giù dalla distesa bianca intersecata da tanti rivoli e chiare cascate che riflettono l'azzurro del cielo risvegliando nei cuori più arcigni non so Quale struggimento di bontà e di pace. Salivano a questo nudo rioovero; posavano le loro robe; uscivano fuori a guardare con gli Zeiss, scrutando con l'occhio linceo dei conoscitori l'ammasso pre cipitoso di erme torri e di fasce ghiacciate ohe si frappone atta realizzazione del loro ardente desiderio di conquista. Anch'io ho guardato, oggi, e la perfetta visibilità era quanto di più raro — mi dicono — trovare quassù, ma ci avrei capito ben poco se non m'avesse soccorso l'esperienza del mio compagno sciamoniardo. Perchè non avevo di fronte la com patta levigatezza delle pareti dolomitiche tanto avvezze a sfilar sotto il mio sguardo se non altro indagatore per insaziata curiosità, ne — seppur vista di-faccia — parevami che Z'incHnazione delle rupi fosse paragonabile a quella di certe torri che, dirittissime, perforano i cieli stupendi del nostro Trentino e del nostro Cadore. Qui tutto è diverso, e non so dire se siano più sgominanti gli strapiombi détta Cima Grande di Lavaredo oppure questi tormentati e colossali spalti turriti che dalla quadruplice vetta dei 4000 metri scendono anch'essi con salti tremendi incontro al ribollente fiume di ghiaccio che si è rappreso al suo piede. Non importa che i dirupi non formino una parete unica e compatta, sebbene dallo quattro vette degradino con altrettanti crestoni, irti di denti e di scanalature, che negli intervalli da essi lasciati sprofondano in canaloni profondi, colmi di tetraggine e di ghiaccio rigato dalle valanghe di pietre. L'impressione che se ne riceve è enorme; lascia sbalorditi. La mia guida segna col dito : — Nel couloir fra la Walker e la Whymper accadde la disgrazia dei tedeschi, A sinistra, sulle rocce della cresta, si svolse tre anni fa il tentativo che arrivò atta massima altezza finora raggiunta. Ricordo; ne ho sentito parlare dai miei amici di Milano e di Torino. Si munsmHtiscmcefe4 didounchtopgpfozacogpEe ladmbcoilpnaacpmPgolecfiapPvlabrcdmCscscrnuUsaztTtsdscMdstdmpfid r- y a e i a o a o ù o o e o e o a ù e a . — mi e ri i el o, e lri e o n teti li ndi le a a ei lil a ai Si mand Charlet ed Evaristo Croux, unendo la loro maestria all'entusiasmo della cordata « accademica > Herron-Gasparotto-Zanetti. Con fatica tremenda, sfiorati sovente dalle scariche di sassi, procedendo lentamente metro per metro in una successione allucinante di placche e ai fessure, di verglas e di granito, alle 4 deZ pomerìggio pervennero a più di 600 metri daZ punto di attaooo, dove avevano bivaccato la notte. Ma un incidente troncò quella marcia, che forse li avrebbe portati alla vittoria. — Che difficoltà trovaste"! — ho poi domandato a Gasparotto. — Non eccessive : quarto e quinto grado. La voce corse; quasi metà della parete è stata salita! Con un po' di fortuna e ammaestrati dall'esperienza, certo ai potranno forzare, quelle colonne d'Ercole. Nuovi ospiti vengono ad allegarsi nella minuscola capanna. Arrivano anche i Ginevrini. E' una babele di linguaggi diversi e di dialetti sconosciuti, I Valdostani e i Torinesi Ecco, sul libro dei visitatori, sotto la data del 24 giugno 1931, le firme di Hekmair e di Kroner. Si erano mossi presto, dalla natia Baviera, in bicicletta, carichi di sacchi e di piccozze, traversando l'Italia, valicando il Piccolo S. Bernardo. Stettero qui più d'un mese, effettuando ascensio ni quasi ogni giorno, portandosi in alto, da dove poter scrutare per ogni angolo la barriera vietata e ricercarvi i punti deboli onde ficcarvi la punta detta picca o le dita nervosamente contratte netta presa decisiva. Provarono? Non vrovaronol II foglio di carta non dice. Ho già detto ohe qui la storia ai confonde con la leggenda. Respinti, forae non ebbero cuore di confeasare la subita sconfitta. Eppure lasciarono scritto che avevano « fatto » Za seoonda detta, parete Nord dei Grands Charmoz. Poi ridiscesero, accompagnando a valle le salme dei loro camerati. Nella stessa stagione vennero Welzenbach e Merla — anch'essi muti al riguardo; ancora il biondo Herro» con Simon di Lipsia. Adesso, a fianco del nome dett'audacisaimo alpinista americano una mano ignota ha segnato una croce. Che morte stupida/ Tornava con la sua spedizione dall'Himàlaya; sbarcarono al Cairo; vollero rampicare sulle Piramidi che ci vanno su anche le signore con l'ombrellino. Herron mise un piede in fallo — imi non fece in tempo ad afferrarsi ad un masso qualsiasi, e precipitò. Un'altra croce e un altro nome che spalanca dinanzi all'ammirazione e al compianto dei voateri vasti orizzonti dominati da una volontà eroica troppo presto spezzata dalla morte: Toni Schmid, il giovanissimo vinci toro, col fratello Franz, del maestoso Cervino. E' con lui un altro Asso deZJe pareti Nord: quell'Erti di fresco reduce dalla furibonda contesa coi reiterati strapiombi déll'Ortles. Ma anche quella coppia formidabile dovette battere in ritirata, Si pensò allora che il pieno della stagione non fosse adatto pei tentativi. Con la neve, forse, la caduta delle pietre sarebbe ridotta al minimo. Perchè oltre agli ostacoli rap presentati dai salti, dalle placche, dalle fratture del granito, dal ghiaccio rappreso nei colatoi, quello che fa impaZZidire anche i più bravi è il pericolo delle pietre che ad ogni istante, fischiando, piombano dai punti più impensati, sprizzando faville — e sono le lacrime micidiali deZZa montagna per la vecchiezza dei millenni che la opprime. I primi a tentare con la neve.furono i valdostani Binel e Crétier, a metà giugno dell'anno scorso. Fecero un'esplorazione salendo trasversalmente verso sinistra dalla base della cresta della Walker, e andarono a finire a un terzo circa della Cresta des Hirondelles, dove bivaccarono. Ma il registro non dice altro. Da esso ap prendo, invece, che qualche giorno dopo fecero la loro apparizione Chabod e Gallo-Boccalatte; ohe sostarono, ripartirono; ritornarono, e via di nuovo, lasciando acritto: Mauvais temps. Le difese della parete Poi vennero da Torino Gorvasutti e Zanetti; eppoi di nuovo gli aXfri due « accademici », iZ laureando in legge e il maestro di musica; insomma c'era sempre qualcuno all'agguato, che stava per lungo tempo ad osservare la parete, a guardare se cadevano pietre, e da dove, in quale direzione e a qual'ora... L'assedio continua, serrato, incalzante. Nuovi aspiranti, carichi di fama e di corde e di ferri, si portano sotto il tremendo spalto. Questa è la migliore équipe austriaca, sono i quattro di Graz che si chiamano Schreìner, Bratschko e fratelli Emil e Karl Rupilìus. Vie/te l'agosto: ricompariscono i due inseparabiH Binel e Crétier; ecco Graham Brown (il suo socio Smyth è impegnato con l'Everest) acoompagnato da due formidabili guide del Vallese: Graven e Aufdenmatten. Si muovono anche quelli di Valtournanche, capitanati dal Luigi Carrél che ha vinto due vareti del Cervino : è con lui il signor Benedetti e l'altra guida, giovane ma di classe, Pierre Maquignaz — d'una stirpe di grandi. Partono con Chétier; trovano il ghiacciaio in vessime condizioni; la traversata della crepacela terminale è laboriosa assai; quando s'accorgono d'averci messe cinque ore per arrivare all'attacco delle rocce e già comincia il bombardamento, desistono e ripiegano. E anche quella stagione si chiuse senza che alla contesa sfinge di pietra e di gelo fossero stati tal'avil'amsisighgllopopol'astpignlaraCobochtichsanetuaslenilarosemcotrlidpstRst(fotrchdGlaSsilasdloleppvspdt[tbccvncdtgcdlmtEBtclIOnSr66bfstrappati i Véli che li avvolgono (Hd e , a l » a . a e d . e e a : o a . e a a e, e tanto mistero. Sarebbe stato il 1933 l'anno destinato a vedere la grande vittoria dell'uomo su quel terrifil'assalto deoisivo. Durante l'inverno giovani ardimentosi e ostinati si preparano in silenzio sulle montagne dei loro paesi, nelle ascensioni di neve e di ghiaccio, sulle rocce rivestite di verglas. Si sottopongono al più scrupoloso allenamento, mantenendo il corpo carico di energie da proiettare poi, la grande giornata venuta, all'assalto odeoisìvo. I tentativi del 1933 Ma la sorte nemica, qualcuno ne stronca, e lo abbatte, esanime, al piede della pur famigliare montagna: Crétier al Cervino, Gilberti alla Paganella. Eppure i caduti non rallentano il passo dei venienti', dal Colle del Gigante scendono Welzenboch, Drexél, Schulze — giganti anch'essi dell'alpinismo, che dopo venticinque storni di sosta quassù e chissà quanti tentativi, rilegano i sacchi e se ne ripartono. Dunque nessuno è tanto forte — o tanto fortunato — da far capitolare la bella assediata? Ritorna alla carica Charlet con altri due gaillards di Chamonix: iZ tempo è favorevole, superano la crepacela terminale, toccano le rocce detta cresta a sinistra, le stesse su per le quali era passato Armand tre anni prima. Senonchè le colubrine delle Grandes Jorasses entrano in azione, obbligando gli assalitori a ritirarsi fuor del tiro micidiale. Allora vi è chi decide di tentare per una via mai provata, a destra del largo canale in cui caddero Rittler e Brehm: attaccarsi aZZa cresta ohe scende fra le vette centrali (Whymper e Margherita); chissà, forse lassù c'è meno pericolo di pietre, par di vedere degli strapiombi che certamente ripareranno. Atte tre del mattino del 14 agosto Giusto Gervasutti e Piero Zanetti lasciano la capanna e partono verso la lotta. Sono s trenuamente a punto, sia fisicamente che moralmente. Forse è la volta buona. Ma avanti che la sera cali con le sue ombre nel freddo circo glaciale vigilato da tanti colossi, anch'essi sono di ritorno. Alle 9 del mattino, quando già s'erano portati alti 400 metri ed avevano superato enormi difficoltà, il tempo si volse al brutto, nevicando. Sarebbe stata follia rimanere lassù. A che prò' ? Non si « fa » Za parete Word dette Grandes Jorasses con dieci centimetri di neve fresca, all'indomani [tramutata in vetrato. E anch'io fra poco ripartirò, abbandonando questo luogo indimenticabile pur fra tante oltre montagne che andrò ad ammirare. Il tempo è volato; l'ora è tarda; Paul ha messo nel suo sacco tutte quelle pietre lucenti che ha raccolto quassù e spera domani di piazzarle a qualche amatore'. Il faut partir, Monsieur; se vogliamo esaere al Couvercle avanti che sia notte. Apra ancora una volta il registro dei passeggeri; già, bisogna ch'io lasci scritto dove siamo dirètti. Il mio sguardo cade su una dette ultime firme, a Une d'agosto. E' di Erti, « Hans Erti - A. K. Berggeist Bektion Bayerland O. A. K. ». Ho avuto quasi vergogna di mettere il mio nome sotto quello del conquistatore della parete Nord dell'Ortica. VITTORIO VARALE. fatmestaMepotroai,. . i cedisi mnovicucrnighliaGpopanadosqrisuladidogInremriducoscreai par fopcemcladuhilndpcMBesnt

Luoghi citati: Baviera, Cairo, Courmayeur, Francia, Italia, Londra, Milano, Torino, Trentino