La vecchia Genova scompare

La vecchia Genova scompare NUOVE STRADE AL SOLE La vecchia Genova scompare La vecchia GenGENOVA, settembre. (A. R.). Per la felice applicazione 'del < piano » definitivo che ha per centro via Dante — la nuova arteria aperte, testé al pubblico — e per la ingegnosa creazione di un colossale « grattacielo » destinato alla sede dell'* Istituto Nazionale delle Assicurazioni », è Btata ora'decretata la morte di tutta un'ampia rete di vicoli, che, per le lóro tradizioni storiche, erano stati finóra lasciati tranquilli nel vasto e fervido tumulto del centro della «Superba ». In queste vecchie pietre, in queste altissime case secolari è racchiusa una pagina viva della storia d'Italia. «Ponticello»: labirinto di vicoli e vicoletti, carubei e carubetti diritti e tortuosi che salgono e scendono circuenti a tratti piccoli orti e piccolgiardini, sotto 11 sole... Case di uomini grandi Piazza Ponticello: possa, s'indugiacorre la folla àlacre; canta Ceccardo Roccatagliata: < gli artier vanno e lavanza l'uomo che palesa arcigno negozi; ma le serventi vi si Indugiano coi bimbi a le gonne, loquaci»; tutte l'eterna ed Immutabile gamma di questa umile e superba razza nostraidentica a se stessa — Immutabilmente ■— nello spazio e nel tempo. Il sole ricama sempre su cotesto frequente tumulto di popolo un suo vario e strano gioco di luci e di ombre. Dalla piccola piazza brulicante di umile vita — percorsa un tempo da un piccolo Rivo Torbido che collegava l'estrema falda di. Carlgnano, allora detta < Oriolo » al verde .pendio del colle di Sant'Andrea — si dipartono, come nastri grigi lanciati nell'Erebo, due stretti tortuosi vicoli che diedero 1 natali o che furono abitati da uomini grandi o ii: dustri. Pensate: Cristoforo Colombo, col padre, il mite cardatore Domenico; 11 vincitore della Meloria, VAmmirante Oonrado Dorla, che distrusse la po-utenza pisana; Nicolo Paganini, che v• earpl 11 «trillo del Diavolo»; il Padre Ottavio Assarottl, che pensò come dare la favella... al mut&forense- GaraTesta che nel settecento — primo in Italia — apri la sua casa al popolo eoa la scritta: « Qui si fa scuola per carità »; 11 prode patriota Bartolomeo Savi; il celebre scultore in legno Anton Maria Maragliano; l'eroico fabbro Carlo Noceti, che — primo — spezzò le catene di Porto Pisano ', Lavinia JDentone, l'amica di Garibaldi; LuigArnaldo Vassallo (Gandolin)... Quale meravigliosa fioritura ItalicaIn fondo al contorto < carrogio dritto» una casa ad angolo acuto, simile a tagliente prua di nave saraelna, è stata votata al piccone demolitore. Sopra uno dei suoi fianchi è incassato lo storico bassorilievo in marmo di Porto Pisano, il più glorioso del nostrtrofei di guerra. Sono cinque torriquattro delle quali si trovano congiunte tra loro per mezzo di un muro merlato; la quarta resta isolata. Una delle torri laterali — quella del fanale — è la maggiore; l'altra si vede attaccata al muro di cinta, o di comunicazione, che termina all'altezza di un guerriero. Tutte le torri hanno piccole fe- , prito!e sia noi merli e sia nel fusto della colonna. In alto si legge in gotico: ■ddCCLXXXX die X Bept. D.nus Con* Auriae Gap. et. admir Bcip Jaliena dexstruxit Portus Pisanum ». Guerre lontane Dopo la battaglia della Meloria, che aveva quasi spopolata la città di Pisa, pareva che si fossero calmati gli spi riti bellicosi delle due Repubbliche; ma 11 desiderio di vendicarsi della sconfitte subita, spingeva 1 Pisani a molestare di continuo 1 Genovesi, per cui la lotta ebbe a proseguire con non -minore accanimento sino al 1290. In quest'anno, alleatisi i Genovesi con 1 Lucchesi, mossero guerra a Pisa, attaccandola questi ultimi da terra, 1 primi per mare. Fu armata dall' Ufficio di Credenza una flotta di quaranta galee, come si legge nel Giustiniani, e. sotto il comando di Conrado Dorla, la inviarono ai danni di Pisa. « L'AI mirante Conrado — cosi il Giustiniani — con certi ingegni di legnami nominati < barbotte » mise in puntelli la maggior torre de] porto pisano e poi diede fuoco ai puntelli, e rumò la torre alli otto di settembre... Ej 11 giorno seguente 11 Capitano Conrado fece applicare la «barbotte» all'altre torri; e gli uomini che erano in quelle, vedendo che non potevano resistere, si resero, salva la vita. E 1 Pisani fecero vendetta dei parenti di coloro che erano In le torri; e 1 Genovesi minarono tutte le torri e tutte le fortezze che del Porto Pisano; e pigliarono 11 Porto di Livorno, e ruppero la catena del Porto Pisano e la portarono a Genova... facendone più pezzi». Questa la narrazione del maggiore annalista del' la Repubblica di San Giorgio. Povera vecchia cieca Fisa! Sembra che ora pianga sempre — novella Didone — il suo perduto amante: il Mare. DI qui, forse, la ragione della sua infinita, indicibile tristezza. Vi rammentate di aver letto quando 1 Fiorentini an- va destinato al piccone demolitone. ! - darono In arme a guardare le porte dPisa, allorché le mura Pisane eransguarnite di arcieri, per aver voluto tutti 1 suol figli parQre in scorreria pesottomettere Min ore a, nemica del PapaPisa era l'antica avversarla di Firenzema questa, cavallerescamente, difese sostenne l'onore di lei nel suo giorno ddebolezza. Magnifico esempio. Genovainvece, fu spietata con Pisa : fiaccò allMeloria la sua potenza navale, le distrusse 11 porto e le... tolse il MareE come se ciò non bastasse, quale trofeo ultimo di Vittoria, recò il Dorla sopra le galee delle otto Compagne — quartieri della città — il duce avversario Alberto Moroslni, ferito a morte: con lui quasi diecimila prigioni. Il popolo della < Superba » — compreso dell'alto prodigio eroico — stette muto, attonito sul vecchio molo a contemplarl'epico arrivo. Solo più tardi si scrivera caratteri indelebili questa pagina vermiglia sulla facciata della Basilica dSan Matteo... Ora le catene di guerra si trovano neCamposanto di Pisa — dimora di morti, dove splende tanta luce italiana — trofeo non più di Ire fraterne, ma segnperenne di fraterno amore. E fu appunto nello schietto entusiasmo della Patria unificata che Firenze e Genova vollero che questi segni 'del sanguinospassato, fossero restituiti a Pisa comaugurio tll etema concordia fra le città italiane, pegno e segnacolo di unaèra novella. oStto il piccone Cosi gli ultimi lembi della Genova deConsoli mitrati di ferro, cadono sotto colpi del piccone livellatore. Soltant« Porta Soprana » e la casa di c Cristoforo Colombo» rimarranno sempre — nel loro breve giro d'archi e di mura — a rappresentare nel tumulto della vitmoderna l'anima aspra ed eroica deMedio Evo. Infatti, il passare a mezzanotte sotto «Porta Soprana» è ancora come lo sprofondarsi nel Medio EvoQueir arco immenso, oscuro come 1Tartaro, quel vicoli stretti, quei labirinti di pietra Ingrommati d'antichitàsono nutriti e vegliati sólo dal Passato. Nell'inoltrare vi sembri di scorgere l'ondeggiare di una piuma bianca il lampeggiare di una spada nuda, chsi fa strada attraverso una corazza un giustacuore; vi sembra che un corpcada ferito a morte sul lastrico e in sull'alto di un palazzo — sopra la ferretorciera ove la face rosseggia — una lo: n* na he a, i ma teui n n 1 t 1 infinestra s'apre; la mano di una donna si spenzoli, getti una rosa all'uccisore ed una voce femminile mormori con un riso sardonico e crudele: « Cosa fatta, capo ha! ». Non vi è nulla che rompa l'incantesimo prodotto dallo spettacolo di cote sta immagine dell'antico mondo sociale; non vi è nulla che rammenti essere passati per sempre 1 tempi del Caf faro, degli Embriaci, del Boccanegra... La muta eloquenza di questi ruderi parla però ancora per poco a una gente diversa. Ma le parole lapidarle, incise nel ricordo durevole — parole di pace per l'ospite, parole di fuoco pel nemico — chiuderanno tuttavia per sempre nella loro breve sapienza la segreta anima della « Superba » : ieri — oggi — domani. Un angolo caratteristico di Geno va destinato al piccone demolitone. Via Dante prima della demolizione (a dt l di Clb) Via Dante, prima della demolizione (a destra la casa di Colombo). ! i li i l ft dlfit ' di d