Sotto l'inviolata parete delle Grandes Jorasses

Sotto l'inviolata parete delle Grandes Jorasses Alpinismo d'alta scuola Sotto l'inviolata parete delle Grandes Jorasses del viaggio ne! gruppo de! Monte Biacco - La più diffìcile scalata delle Alte due vìttime del 1931 - Lotta serrata fra gli alpinisti di tutte le Nazioni ■ (Dal nostro inviato) . MB ' ugio LESCHAUX, settembre. plugnier che mi ha accompayuassù atraverso i meandri er de Giace, è andato alia idi cristalli di rocca — che ne trovano molti e belli da parti e gli amatori li pagano JO sono rimasto solo, in queVcolo ricovero che non ha cufnè chiave; è costruito con e asse e qualche lamiera zinpulle pendici rocciose che l'Ai1 Jean Joseph inonda a morire hiacciaio — e la conservazio_ Ila scarsa roba che c'è, rimawfidata al buon volere dei pome vengono a sostarvi. Il balio davanti l'usciolo sporge sul lo e non ha ringhiera; chi vuo,'iiò sedersi a gambe penzoloni e IH^-si l'ultimo sole che ha sparso una cortina di dorato pulvisu tutto l'al.Jamento delle libri Aiguilles hamonix, dal in alla Répu,e, passando 'la Blaitière, il \pon, gli Char« oltre gli arcati seracchi giù. Di fronte, piramide del iet non. fa ■cere profondi nsieri: questi ngono, e ribolno, urtandosi e •muffandosi sot^ il cranio appetì lo sguardo lompie il! suo giro sosta sul baluaro di ghiaccio e di occia che a sinistra chiude l'orizlonte e tanto nasconde il cielo verso l'Italia che per vederlo lassù, in alto in alto, si deve piegare indietro la testa. E' la costiera che partendo dall'Aiguille de Leschaux piatta e diritta come la mano pietrificata di un gigante, si inclina sulla tormentata merlettatura delle Pétitea Jorasses; divalla su quell'ammasso di ghiacci a picco che sbarrano il passo al colle des Hirondèltè's; risale per la cresta di questo nome che subì, una sola volta, l'impronta dell'uomo teso verso la gioia della vetta (ed erano Italiani della schiatta più pura e verace); attinge il massimo dell'altitudine coi 4205 metri della prima punta delle Orandes Jorasses; prosegue verso occidente con la candida calotta del Dòme de Rochefort e si salda infine verso il Colle del Gigante con altre punte massicce e potenti, fra cui, altissima, isolato, il culmine giallastro del Dente. Proprio nel centro di questo immenso rìgido sipario di ghiacci e di rupi che sembra separare due mondi, alta e solenne sull'accavallarsi furibondo delle seraccate che confluiscono al suo piede, sta la faccia settentrionale delle Grandes Jorasses — forse la più bella delle montagne del Bianco che Dio solo sa quanto son belle. E' la parete Nord della quale tanto si parla negli ambienti alpini: la desiderata, l'agognata, la sognata, da tutti, quella che a nessuno s'è concassa e rimane, pura e sdegnosa sul suo basamento di ghiaccio verde, l'inviolata per eccellenza, quella che il destino ha forse votato alla verginità sempiterna. Dall'altra parte c'è l'Italia e le « vie » di salita, che dicono non tanto difficili, per toccare le cinque vette che ben marcano i punti culminanti del lungo crinale roccioso: da sinistra la Walker, la Whymper, la Margherita, la Helène e la Young. Ma da qui, versante di Chamonix, vedeste che roba! i Forse soltanto la parete della Cìvoetta, quando ci si arriva di sotto balla parte di Alleghe, offre una viisione di pari imponenza e grandiosità. Quest'altra non avrà la larghezza della più famosa parete delle Dolomiti che coi suoi cinque chilometri di spalti turriti susseguentisi senza respiro batte ogni record, ma certo la supera in altezza, che almeno 1400 metri di dislivello sono fra il punto dove le prime rocce brune spuntano dalle crepacce ghiacciate e le vette allineate in fila lassù. Adesso l'ultimo sole batte su quell'ammasso gigantesco di rupi così a piombo che soltanto il ghiaccio le cementa e le tiene unite che non rumino, ma quelle fasce biancastre che da qui sembrano striscioline di pochi metri, certo sono altee spesse corazze, di quelle che alzano abissi invalicabili e respingono indietro gli uomini per temerari che siano. Finora: sconfitta o marte Paul è tornato, col sacco rigonfio di pietre che posate sull'assito fanno un gran rumore. Poi esce; si szsde al mio fianco; guarda anche lui. L'avrà vista cento, 'mille volte e dalla valle e da qui, per tutti gli anni di portatore e di guida che ha la sua vita, eppure l'occhio suo corre istintivo alfa splendente muraglia — come a un dovere, come al destino. Chissà, forse un giorno non tanto lontano, quando le tenebre ancora nascondono i primi passi sulla morena, partirà anche lui come tanti che lo hanno preceduto da questo ricovero, andando verso la lotta tremenda che al suo culmine non ha dato finora che la sconfitta — o la morte. — Da dove caddero i due Tedeschi? — domando a Paul. — On ne sai' pas — risponde. Non c'era nessuno, qui. Li trova- Irono sotto lo sdrucciolo di ghiaccio Wrtepucvsscpacsda«rpLa parete Nord dvercle. A lirivo che scende fra la Walker e la g Wymper. Quell'anno il ghiaccio arrivava molto in alto, ed essi dovettero scegliere quella via centrale piuttosto che la cresta rocciosa di una delle due punte. Finito il ghiaccio, certo avrebbero traversato. Avevano ancora i ramponi ai piedi. I corpi martoriati furono composti su dei legni; il lugubre corteo scese vel cammino della Mer de Giace ch'e tanto gioioso quando la vita pulsa nelle vene e la passione incita a guardare le montagne come esseri cari die aspettano il tuo abbraccio soltanto. Sfoglio il registro dei visitatori del rifugio, e sotto la data del 14 agosto 1931 trovo scritto a matita: « Una carovana di guide e portatori di Chamonix viene a cercare i corpi di Leo Rittler e Hans Brehms, ca- dsstfltfsvfrqlps l e - o duti dalle Grandes Jorasses ». / due giovani erano partiti un giorno avanti di Heckmair e di"Krómer rimasti a Chamonix per caricarsi di provviste. La sosta al Lesehaux si prevedeva lunga; ma quando i compagni arrivarono al rifugio lo trovarono vuoto. Leo ed Hans erano già partiti all'attacco. I due monachesi guardarono in alto col binoccolo, scrutando nel groviglio di fessure, di placche, di torri, che per le creste balza quasi verticalmente verso le vette e il cielo. Non li scorsero. Guardarono in bas3o, allora, sul ghiacciaio; e scopersero due macchioline, piccole ma tanto scure su queW ammasso di bianco. Così finirono due fra i più valorosi alpinisti germanici, già carichi di vittorie ad onta della giovane età; così ritornarono al Montanver, con gli occhi chiusi, le pupille spente, quelli che si erano ritenuti così fòrti e gagliardi da intenerire finalmente il cuore alla maliarda di sasso e di gelo. Storia e leggenda Dio voglia che nessun altro sacrificio insaguini i contesi strapiombi delle Grandes Jorasses, ma tanto spietatamente la morte sta in agguato lassù, attenta a sventagliare valanghe di pietre, micidiali come raffiche'-di mitragliatrici ben aggiustate su un immobile bersaglio. Nessuna difesa esiste in quei frangenti; non c'è valore umano che possa arrogarsi di sottrarsi alla sorte: il Signore soltanto può proteggere e salvare nel giuoco mortale che gli uomini temerari ingaggiano contro le forze immensamente superiori della natura. Ma chi li può dissuadere daquesta lotta per cui la vita è Is po-sta di ogni istante, ma non porc*^ Zìiatterrisce per piegarli sui grechi? mn\e^ndtuie^^g^^te al sole), una dopo l'altra capitola-vano le nàreli ritenute imr>prrnrrihi-vano le pareli ritenute impercorrioi-li. I più temuti tabù non resistevano agli assalti che partivano dalla pervicacia di riuscire ad ogni costo, con un'intensità di volere che ai pionieri dell'alpinismo sarebbe parsa follìa. Poco alla volta il campo delle possibili conquiste si restringe: la parete Nord delle Grandes Jorasses comincia a essere considerato un « problema ». Sono gli anni che precedono la guerra europea: ricchi Inglesi, Americani, Francesi amano assoldare le guide famose fra tutte, e farsi condurre alle vittorie che poi sugli annuarii prenderanno jl nome del « signore » che paga. Non monta; le cordate si organizzano, comincia a formarsi la fila dei corteggiatori della più alta parete del Bianco. Al vecchio rifugio del Couvercle al riparo del lastrone di pietra precipitata dalla Verte durante chissà quale sconvolgimento tellurico, lassù arriva sempre qualche comitiva, che guarda, scruta cól canocchiale ove la difesa della parete appaia meno irta di ostacoli, ove si possa sperare di passare per mungere al cuore della sdegnosa bella. Richiamati dal fascino dell'ignoto, innamorati del mistero che più si am mania di pericoli maggiormente al- letta, da ogni parte cominciano aa giungere gli avventurosi percorritori delle altezze. Non ci sono cronache scritte che tramandino il susseguirsi delle prime ricerche e dei primi tentativi; quelli che tornarono sconfitti, molte volte non confessavano lo smacco, o ne parlarono vagamente, come di cose sentite dire, che in fondo non interessano. Così è avvenuto che la storia si sposasse alla leggenda — in questa vicenda che davvero sta diventando favolosa —. Appena si sa che ci furono degli uomini — di quelli che su queste nobilissime montagne nonno lasciato l'impronta dei maestri e dei padroni — che pensarono essere possibile di vincere « anche » questa parete, e ci si provarono. Gtù il cappello: avevano nome Knubel, Lochmatter, Adolfo Rey. Su per ghiacci e per rupi la loro tagliente piccozza e la ferrea presa l i delle loro mani avevano portato « signori » alle conquiste celebri. Quante! Aprite una guida di queste Alpi e di quelle svizzere, sfogliate, e troverete i nomi e te date di queste vittorie, squillanti e decisive come annunci di altrettante Austerlitz. Ma la montagna fu più forte del loro pur grandissimo valore, e non li lasciò passare. • Allora pensaro no di prendere la riottosa... con una azione di fianco. Non si può salire la f accia t ebbene, si salirà da sinistra lungo la cresta ancora vergine che si alza dal cótte delle Rondi. nette. Ma anche da quella parte te cornate vennero respinte. » Sulla scorta della relazione di un distinto alpinista austriaco, si deve ritenere che i tentativi furono così numerosi che tutto il 1913 se ne contarono una quarantina. Respinto pure Loch matter, il grande Knubel tentò anche lui, ma invaconsolarsi con l'alndaPADtrroDIdmutpnnAcp—vdiaUspVL no; e allora, per consolarsi, con laltra guida Laurent Creux e i signori Young e Jones, compì in condizioni difficili la prima discesa dalla vetta per la cresta agognata. Bene osservando durante la discesa, i componenti della cordata ebbero modo di constatare le terribili difficoltà costituite, quasi verso il termine della cresta, da una strettissima e liscia fessura, che avrebbe potuto rappresentare la « chiave » per una eventuale salita. Ma lo Young lasciò scritto che gli ultimi otto o nove metri di questa fessura « non potranno mai essere vinti in salita senza una scala di corda ». Trascorsero gli anni; altre cordate di celebri alpinisti tentarono l'impresa, ma ne furono respinti. Più che mai si confermava l'inaccessibilità della cresta, inviolabile al pari della fiancheggiante parete. Ma il 9 agosto 1927 una comitiva di Italiani riesce nella fantastica impresa di risalire per dove era discesa la cordata di Knubel, donando così all'alpinismo italiano una delle sue gemme più preziose. Essa era composta dalle guide Adolfo Rey (capocordata) e Alfonso Chenoz ài Courmayeur, e dagli « accademici » Francesco Ravvili e Sergio Matteoda di Torino, Guido A. Rivetti e dott. Gaia dì Biella. La lotta fu asperrima, tremenda, degna degli uomini che la combatterono, degna della montagna su cui si svolse. Essa mise in luce, principalmente, il valore altissimo — del resto già noto per precedenti memorabili imprese — di quel perfetto atleta che è Adolfo Rey, figlio del grande Emilio — il « domatore della montagna ». La capitolazione della cresta des „£* *Wa„ 7- SZSjK ^"1?^^^'^?*MMi i^J^'^Af ^.f*^M!™'' ^i0?e ° ^ante: la pacete! t £? sesi°ne dl Parigi del C.A.F. coatntl Questo ricovero che risparmia le dug m d{ cammino dal Couvercle; si affinò in ogni paesel per l'impulso della giovane generazione, la volon- tà di riuscire nelle imprese più ardue perchè il valore della vita è tale soltanto se lo si mette in giuoco: E cominciò l'assedio alla parete Nord delle Grandes Jorasses. VITTORIO VARALE. I prossimi incontri della «nazionale» di pugilato Roma, 13 notte. La Federazione pugilistica italiana ha dichiarato decaduto dal titolo il campione d'Italia dei pesi medio-leggeri, Michele Palermo. Ha deciso poi di far svolgere a Ferrara dal 12 al 15 ottobre il campionato d'Italia dei dilettanti. L'incontro pugilistico Italia-Baviera si svolgerà a Monaco il 22 settembre. La squadra « nazionale » che verrà ufficialmente composta dopo alcune selezioni che si svolgeranno il 15 corrente a Roma, dovrà parteiioare anche a due altri Incontri: il 24 a Norimberga ed il 26 in altra città della Germania del sud. Barnoy Ross balie ancora Ganzoneri New York, 13 notte. Barney Ross di Chicago, mantiene il campionato mondiale di pugilato dei pesi leggeri, avendo battuto Tony Can zoaeri al punti in 15 tempi, La parete Nord delle Grandes Joras ses vista dal vecchio rifùgio.del Oouvercle. A sinistra si profila la cresta des Hirondelles.