NARRATORI

NARRATORI NARRATORI Luigi Bartolini: L'orso ed altri amo» rosi capitoli — Delfino Cinelli: Lucia rt, _ „Che.Bartplm>cl facc.la 11 ri*™tto dl ^^P^S Sisara osì fermo, cosi concreto in una piaidità d'aria senza mutamento, in una ienezza di rappresentazione per tutti lati densa e chiara, che vi parrà le ose stesse, gli animali e la terra abbiano preso il posto delle parole. Se v'è scrittore oggi, tra i nostri giovani, he aborra dal cantabile e dal flauato, che se ne stia, acerbo e scaltro, n perfetta aderenza con la natura, è roprio lui. A volte si direbbe che atmosfera del suo stile sia opaca; ma non è affatto vero: diciamo piuttosto he le sue belle figure d'animali, d'alberi, di uomini, hanno un peso, gravano e stanno come le forme stesse aturali. V'è qualcosa di ricavato dala sostanza del mondo, senza tremiti, enza trascoloramenti o deliquescenze i luce : ed ecco, quel colore sobria e inerno, quel pacato e netto rilievo, non i effondono sulle ali e nel brividi delaggettivazione o delle cadenze di luso; v'è non l'opacità, ma la fissità, greve e profonda, della natura sorpresa da un occhio senza pregiudizi omantici, acuto e preciso. La rappreentazione vien fuori da sè, e, nei momenti migliori, il periodo, per l'andamento del ritmo, per il taglio scarno come dirupato dell'immagine, non diverge di un capello dalla cosa rappreentata, la segna nei contorni, ce la ida tale e quale, con in più quell'inensità poetica che è propria di chi vede la natura da appassionato amaore, se pure senza indulgenze. Perchè questo aspro temperamento del Bartoini ha di certi antichi la curiosità fredda e lucida pei fenomeni e aspetti naurali, quel modo di osservare da anaomista succoso, da fisico e filosofo; e, dei moderni, una sensibilità gelosa e pronta sotto le dure apparenze. Tenera anche: in quanto è tuttavia partecipe del segreto cosmico e degli istinti, tenera per la zolla, il bosco, l'acquitrino, e ansiosa di forme eccelse e misteriose, ninfe e sogni, che quel segreto bizzarramente vadano animando. Al'osservazione minuziosa e sioura s'alea in Bartolini come la memoria dl cose bellissime che forse furono nella vita, e che certo sono, e saranno, il patrimonio proprio dei poeti. Ma gli umori dell'uomo, i capricci, e la fantasia stessa, cosi popolaresca, poglia e viva, sono poi dominati dal'istintiva maestria, dal gusto dello crittore. S'è accennato a quel nascere da sè della, rappresentazione a guisa di cose che appariscano; e s'è pur fato cenno di un gran disdegno dei facili effetti, e degli aggettivi, e del tremolo. Ecco come le cose trasferite in parole, per la bella, naturale disposizione nela pagina si rivelano compiute. L'esempio è tratto dal recente volume: L'Orso ed altri amorosi capitoli (Valecchi Ed.). Si parla di certi tori condotti per .la morsa delle froge: « Il giovanetto conducente procede per la strada in salita: sorride, all'altra gente che passa, mostrando lui tenere la furia del torello In non cale, ed anzi pensa alle ragazze che passano, perchè pensare alle ragazze, per un giovane, è l'unica cosa naturale e bella >. Buono, senza dubbio, e compiuto; ma ciò che più conta, è come 11 Bartolini giunge all'evidenza e plasticità; non vi sono che cose, ma essenziali, e semplicemente dette. Ciò che padroneggia il periodo è l'ordine della rappresentazione; tutto a suo posto, e schietto ed esauriente. Si vuol dire che il Bartolini, con tutte le sue impuntature e i ghiribizzi, e il fare sintattico sprezzante, e che pare talvolta trasandato, raggiunge momenti di esemplare limpidità. Il che è segno dello scrittor vero. E il libro si legge con il piacere sostenuto che ci danno i libri maturati forse con qualche travaglio ma bene, nel tempo e nella sensibilità; i libri rustici, o quelli ove l'arte e il lusso dell'arte sono dissimulati in veste succinta e quasi campagnola. Vi sono bele scene di caccia che fanno pensare alle secche stesure stilistiche dei vecchi toscani, alla pungente magrezza rappresentativa di qualche passo del Medici, poeta silvano; e frequente v'è poi quell'adesione e quel gusto del bizzarro stile, che, trattato a scorci, sfrondato, rotto puntualmente e spiritosamente negli episodi; rivela l'intimo piacere del letterato-poeta. I paesaggi, le bestie, e, checché egli ne dica, i contadini di questo libro di paese e di caccia, Bartolini li ama; e ne gode nel modi della poesia. Certi tratti, pur così distaccati e obbiettivi, ne fanno fede: con inconfondibile e nascosto accento panico: « ...cattiva sera di novembre con gran nebbia, e zolle nere, inzuppate di acqua». Oppure: «La beccaccia dove sono corsi d'acqua e tremuli ontani, yeleggia silenziosa alla pastura ». Od anche: « E' allora che egli carica il fucile; alla sinistra col piombo sei, alla destra col piombo dieci. Va per sentieri profondi e chiusi ancora nella notte, e dove l'aria gela alle palpebre ». Amorosi capitoli davvero; fragranti, sotto la ruvida scorza, di fantastici e segreti amori naturali: « ...la mia caccia non essendo altro che amore per la natura, desiderio panico di inebriarsi camminando, cioè di amare tutte le cose; non dire, dl esse, questa è umana, quest'altra no... ». E per quanto burbero lo scrittore voglia essere con gli uomini, contadini 0 letterati, quell'amore rispunterà a tratti; basti vedere il capitolo dei Merciai, ove l'icastica messa in scena delmercante di stoviglie è poi, così involontariamente, verità di sentimento. Pietà, simpatia? Diciamo piuttosto quel ch'egli dice: « ...la campagna mi dà l'illusione — vicinissima al reale — d'una celeste esistenza in terra». Delfino Cinelli con questo suo racconto o romanzetto (Lucia — Treves-Treccani-Tumminelli Ed.) ci offre qual-cosa di molto romantico e avventuroso:romanzo che potrebbe essere un eccel-lente scenario o soggetto di film senti-mentale, di quelli che, per la mozionedegli affetti e l'Intrecciò, hanno sosti-i **» sensibilità delle folle, «dramma domenicale. Non si vuole, qui,fccemlare a quei rapporti tra arte del-i0 scnermc. e arte letteraria, a quelleinfluenze del cinematografo sul tagliodella visione e sullo stile dei narratori,che già furono in varie occasioni rile-vate Lo stile, lo spirito del Cinelli inquesta storia lagnmosa. e che pur ra-ramente ci commuove, sta tra i modiWaesani- « toscani, casahngh. popola-reschi, e la facile tenerezza di quellaminore letteratura ottocentesca, che fu definita * idillico romanticismo borghese ». Non dunque il tipico, ossessivo affanno tra Monistico e, arbitraria-meste, Iperbelicamente gatetlco, deUo a a è e e o i , i o e a l è e i l ì o e i i . a stile cinematografico, non quella vu<*> ta densità — spesso intollerabile — dl emozione, ma la storiella ben congegnata, da suddividersi in primi piani, interni, riprese all'aperto, viaggi, fughe, mari, e accidenti vari!, da solleticare curiosità e interesse dello spetta» tore dal principio alla fine. Dal paese, su tra i monti — scene di bosco, di neve; le castagne sul fuoco — alla città americana ove il mezzo contadino che ha sedotto la povera- Maria diventa ricco, e porta la coda di rondine, e flirta con la figlia di un milionario, che bazza per l'inscenatore! Il primo quadro del romanzo ai fa assistere ad una colletta a bordo di un grande transatlantico, a favore dl una piccola, orfana : Lucia. Ottimo taglio scenico, eccellente trucco: si incomincia dalla fine senza spiegar nulla, e per sorprendere il lettore. Sulla tragedia infatti che ha travolto la piccina gli unici che potrebbero parlare, Margherita, cameriera dl bordo, e il maitre d'hotel Lapo Sanmicheli, non fiatano. Di maniera che, per quanto ansiosi, non se ne saprebbe nulla se... Con questo se e questi puntini ha fine il primo capitolo, proprio come nelle didascalie .dei films; se, naturalmente, l'autore non ce la raccontasse per disteso. Veniamo così a sapere che quel Lapo Sanmicheli è un gran brutto tipo; uno di quegli uomini che fanno il male per piacere di fare 11 male. Se Lucia, come s'è visto, è ormai sola al mondo, lo deve a lui, a quel malvagio. Perchè la storia è questa: Maria, la madre della pìccola, era stata sedotta, su al paese, da Vincenzo, un cugino ritornato d'America per pochi giorni. Non è una canaglia Vincenzo, tutt'altro; è anzi piuttosto sentimentale, e il ritrovare dopo tanti anni la casa dei vecchi, le memorie della fanciullezza, la cara terra natia, gli ha dato un tuffo al cuore; non è un malvagio; ma è uno di quelli che, quando ti cuore parla, com'è come non è, fanno una birbonata. Intenerito infatti dall'ambiente, e dai più santi affetti, egli che fa? ti seduce la povera cugina e le lascia, come dicono i contadini, un ricordo: quella che sarà poi la piccola Lucia. Dopo di che se ne ritorna in America, ben deciso, s'intende, a riparare. Ma il tempo passa, non si conclude nulla, la vecchia madre dl Maria muore di crepacuore, e Maria decide di raggiungere l'amante. Ma in che modo? Per via delle leggi americane sull'immigraziane, la giovane tenta « un passaggio » clandestino, e si va ad affidare proprio a quella buona lana del Sanmicheli. II quale durante il viaggio approfitta, di essere il più forte — se Maria venisse scoperta, addio sbarco in America — e penetra nella cabina della invero disgrazlatisslma ragazza... La poveretta incomincia a sentire i primi sintomi dl un profondo sconvolgimento. Giunta in America corre da'Vincenzo il quale, malgrado tutto, è -disposto a sposarla, ma il Sanmicheli non vuole lasciarsi sfuggire la preda, e quando Maria torna a bordo a prèndersi la bimba, la denuncia alla polizia. Maria è chiusa In Ellis Alland, e, ormai al culmine dell'angoscia, si impicca. Lucia non può, per legge, sbarcare; Vincenzo rimane al di là' del cancello della dogana americana, Lucia viene riportata in Italia... Onde la scena che ha iniziato il romanzo. Ed ora diremo che se tale svolgimento appare così evidentemente cinematografico, in un senso peggiorativo, non è già per la storia in sè; le storielle, più o meno, si assomigliano tutte; ma per questo, che la giustificazione psicologica, il tono, la tempra dell'avventura, ed anche dello stile, sono troppo spesso generici, convenzionali e approssimativi. Non mancano i buoni tratti, ma l'insieme è manierato e vago. E allora l'involontaria sceneggiatura prende enorme rilievo, sì avanza in primo piano, caccia in ombra quel che vi potrebbe essere di buono, perspicuo, naturale e poetico, e lascia un ricordo di ingenuità e dl artifizio. Le scene di montagna, la llndura (a volte tuttavia zuccherosa) dello scritto, un non so che, delicato e penetrante, nella figura della protagonista, sono pur sempre belle virtù, e tali da conferire all'interesse del racconto dignità d'arte. Ma il tono di romanza, campagnuola e patetica, ha forse impedito il rapprendersi e l'incidersi del vero dramma umano. Siamo rimasti nell'idillio malinconico, e spesso giulebbato. AI romanzo, segue un racconto:; Amore; storia di una povera servetta e dei suoi poveri affetti; e dobbiamo dire che qui i tratti umani e certe osservazicni curiose e vive raggiungono, forse con più semplice' immediatezza, cordialità e commozione. Ma, insomma, il Cinelli, scrittore di pregio, dovrebbe guardarsi da certi tiri del sentimento. F. BERNARDELLI.

Luoghi citati: America, Italia