Politica ed economia nello Stato illustrate da S. E. Rossori al Congresso studentesco di Venezia

Politica ed economia nello Stato illustrate da S. E. Rossori al Congresso studentesco di Venezia Politica ed economia nello Stato illustrate da S. E. Rossori al Congresso studentesco di Venezia {p! npìmParlato netta Batti ttet[)uieuii»i;a uci r™* DucaleNalla P"*enza di una |foUa dj. autorità e rappresentanze politiche e sindacali, tra i quali si Venezia, 30 notte. I partecipanti al congresso internazionale degli studenti hanno assistito oggi ad una importante conferenza pronunciata da SE assoni, sul tema «Politica ed economia del ', Regime fascista». Il Sottosegreta-\trio alla presidenza del Consiglio ha!"■parlato nella sala napoleonica del | notavano il Prefetto Bianchetti Segretario federale Suppiei, S. E, conte Volpi, il senatore Giordano ufficiali dell'Esercito, della Mari na, ecc. ■ Il saiuio del Fascismo veneziani) S. E. Rossoni è stato presentato dal Segretario federale, che con elevate parole gli ha dato il benvenuto delle Camicie Nere di Venezia. « Venezia vi saluta, Eccellenza Rossoni — ha detto tra l'altro l'oratore — ed è certa che dalle vostre parole i partecipanti al Congresso, ma specialmente gli stranieri, avranno molto da imparare, non solo perchè il Fascismo, sul tema che voi trattate, fa scuola, ma anche perchè fra i collaboratori del Duce non si poteva scegliere certamente un divulgatore migliore ». Quindi S. E. Rossoni ha iniziato il suo discorso. ppml'nsp«vdsèzcbdpv , , , . ,èNon^^J™*—.&Jyi$$r\uio — una conferenza, nè una lezione di dottrina. Intendo parlarvi dei- m\ nleconomia italiana, come la si vive,\ della politica come la si fa. Dopo la\gp\ guerra, le dottrine politiche proget- il >■ ■ 1 t , i • llr■.ttstiche non hanno dato luminose\M\vrove di sè Vi esvorrò verianto quél-uìlo^e nri^tòwS7^o^«oi rS *Ito die noi amiamo fatto e voi njiet-\der Una dottrina Statale nUOVa zcDa circa un anno si comincia a,tparlare all'estero del Fascismo coni Ipiù conoscenza e con più serietà. Ma ltiin principio molta gente non lo com-1 prendei ne. La stessa parola Fascismo dà su-uìbito l'idea unitaria della vita nazio-\l'naie che essa rappresenta. E' possi-\s | bile un'economia unitaria, è possibi : te una polìtica unitaria? In ogni Na- ' zione vi sono classi e partiti; l'idea ' ' <.o.',u, < ^l^i i , e di Mussolini costituisce una concezione nuova nella vita di uiui Nazione. Per noi c'è stata la lezione della guerra. (Per la prima volta nel 1914 si è parlato di guerra rivoluzionaria e chi ne ha parlato è stato Mussolini). Nel 1914 è cominciata non solo la grande guerra, ma una rivoluzione mondiale, rivoluzione che ha cambiato la situazione degli Stati e dei¬ a fe dazioni, rivoluzione che ha impo e,ato ,j proojema politico in ogni pae-lse m fr0nte alla guerra, che cosa a\jlanno fatto j partiti'! C'erano dei d ttiti che mn ammettevano la -|„„^,„ „nmt> „• „n^„7iots cj.» srtguerra come i socialisti, ma che • l'hanno fatta in Italia, come in Fran-i^ ^ Germania. &crano altri par. -L.^ he fav'orevoli oKffl gjrra> / lbnsdsrpgsdimgrsfa i . e o e e . a i ma- die l'hanno fatta meno bene dei partiti che le erano contrari; c'erano dei cattolici favorevoli alla guerra e dei cattolici contro la guerra; nelle famìglie c'era un fratello favorevole alla guerra e un altro che le era contrario. E' stata insomma una rivoluzione spirituale, che ha spostato la posizione dei partiti, delle religioni, degli individui. La verità è che, davanti alle esigenze della vita di una Nazione, i partiti sono divenuti ben poca cosa, in tutti gli Stati; la vita stessa della dnhilnscsfcicqacl j j ... Nazione era la prima questione che'sveniva imposta. Mussolini, per pri mo, ha considerato che le necessità di unità nazionale emerse nella guerra dovevano essere tenute presenti anche nel dopo-guerra. E dopo a a a dszs„ — . 1 questo fatto con una mentalità rea-,zionaria Io non sono pariecipe delle\\omnioni dei conservatori, che hanno]1sempre paura delle idee nuove. [e*la {jueri.a iu situazione era mollo \ difficile. Non bisogna considerare a e, - ; !(,,l(t necessità della classe operaia d \Del reat fin dal su0 sor,jere esso , ' Parlamentari contro il Parlamento // socialismo, del resto, non era una questione di idee, ma di fatti: la conseguenza dello sviluppo dell'industria e del capitalismo. Dove l'industria creava dei grandi agglomerati operai, era naturale che gli operai tendessero a organizzarsi. Il socialismo non è quindi un'invenzione di Marx, ma l'espressione di j \ - si è. "P?0" L" ^nazionale-é si e divisa nella tendenza di Baku- e j ni" e nella tendenza di Marx, su-\ - • bito dopo la sua fondazione, e suc-\ ,^ fs™*™****? si ìs'ulaivisa in due, - £*f Ì^Jn-eVtToTàùaliZ '- 'a,'-erse tendente, entro le quali a toro volta, si manifestavano altre\n e. a i, tendenze minori. L'unico punto di contatto fra le varie e on i a [lamentare, nella quale- nessuno pm n-1ritrova se stesso. Il fatto si è^j^tendenze era|In nolitira rivoluzionaria ma auan-' la politica riiontzionai la, ma quan- do i rappresentanti del socialismo.hanno cominciato ad entrare netparlamenti, il socialismo è diventa- to, per necessità di cose, rifor-mista':e perciò conservatore. Ora, da qual-iche mese, tutti sono contro i parla-\menti anche i deputati, perfino i ministri. E' la delusione della pratica pur- ivìta reale è una cosa ben diversa &al\ progettiamo parlamentare, che si fa nella politica e nella economia. E soprattutto si e provato che dal momento che la lotta rivoluzionaria del ,o Jo s, ', ., „.„_ to> bisognava considerare m una "!a'»ej,« diversa l'equilibrio deirap stcvsdltporti fra capitalismo e lavoro. E' un dproblema questo di avantiguerra, ri- lamasto durante la guerra e dopo la ivdl'ordine e la disciplina della Nazio-\ine, dello Stato italiano. Allora Mus-\ solini effettuò la Marcia su Roma e prese la direzione. \ I a nnliMra P fatta rii matta iLd puilillid B (dita Ul IBdlid .Ma non bastava allora esercitare K«»a politica o un comando: bisogna- i,t i, 7 7-<-„„ „„„„„ iva ricordare chela politica nasce|dalla vita economica e dagli interes- ! si degli uomini, e che se la politica jè fuori degli interessi, diventa astra- \ zione ed è quindi inconcludente. Per- iciò Mussolini ha affrontato il prò- \ blema con idee nuove. Solo con la\disciplina unitaria dell'economia, la politica unitaria del Fascismo poteva restare e perfezionarsi. In Italia è nato dunque un movimento socia- \u sindacale corporativo assoluta- mente nuovo. Qual'è l'organiszazio ne delle classi produttive negli altri {? Abbiamo da una parte un'or-\ganìzzazione dci capitaiistii dall'ai- !. i pra un'organizzazione degli operai. \ lrlU llltl/|l(Utl 1 .■'<.* ■- »V/«lt> ' 4 '■ ■ UI/UI 1*11 M„ „;„/,>,„ t ut queste .orsanizzazioni sono lìmi-.u *ote qmsl ^elusivamente all'in- |dmtria , Io conosco bene queste organizza- \ zioni, perchè sono un vecchio sinda- calista rivoluzionario, ne ho studiato u funzionamento in Francia, in Inghilterra, in Germania, negli Statì Uniti c[oè nei Paesi ,Mustriali\ .. u"^"^^ lemma ne!. quaLe ?l aioa\le » marm sm'ì atsorgannzare tu una .otta p'^ff^o « tragico di- sterile, la produzione, od imbracciare il fucile per sovvertire il mondo e travolgere se stesso nella caduta l'oratore così prosegue : -< Noi ab- biamo combattuto e vinto la guerra, '.noi abbiam, fattola Rivoluzione /afscista e la Rivoluzione nazionale, per]dare la coscienza agli italiani di es-\sere italiani, facendo valutare il Zo-jro contributo alla vita civile dei po- j poli. Ebbene, tutto questo è prò- igressu. Se tutte le nazioni marcias- \ sero al perfezionamento elevando la disciplina, la coscienza, la capacità intellettuale dei popoli, avremmo do- mani un insieme internazionale mi- gliore, che noii fosse in passato. Del resto, nel primo manifesto comuHi-!sta si parlava non soltanto delle sof- ferenze del proletariato, ma anche delle nazioni proletarie che soffrono. La Società delle Nazioni potréb-\ he averoin questo caso un compito'-, importantissim 0. Vorrei che non si parlasse più dell'Italia come di un Paese di reazione, e questo desiderio è legittimo, I specie adesso che molti radicali e so- \ ciaUsti delle varie Nazioni vogliono, sì, fare un po' di fascismo, ma ri- ì fuggono soltanto dal suo nome. Quel] che è sicuro è che bisogna essere 'in posizione chiara e saper bene quel-cìie si vuole. Noi fascisti sappiamo quello che vogliamo, ma vogliamo anche dare un contributo certo a/?ttcfttari/icasiojie e al progresso delle ■ldee Prima di concludere il mio discor-. j t e'so, voglio precisare le possibilità deldomani nello sviluppo del problema sociale. Ho parlato dell'organizza- zione sindacale, della politica fasci-sta dello Stato, dei diversi partiti in uno Stato. Ora, la questione che tratterò è quella delle Corporazioni. Si parla ancora di Stato corpora-. r ... . i,T vi ,Uvo> ma e pm-esatto atre che le c-pr-\Poraziom formano la solida base del-]10 stato fascista. Ulteriori trasfor- [inazioni si impongono c si stanno rea- lizzando. Ho detto al principio che la sociale si sviluppa con due organiz j nazioni contrapposte, quella dei pa \ droni e quello, degli operai. Noi ab biamo rifiutato di sottostare a questi due termini assoluti organizzato il terzo elemento, quello dei tecnici e degli intellettuali. D'ai i stanno rea- 1 ita e abbiamo, , . tta parte, non abbiamo voluto kwcto- re l'attuale divisione delle a ti-i ui#à economiche nelle tre grandi branchedell'industria, del commercio e dellaagricolturu. Questa divisione artifi--lf0^"f{;iÌ8ce ^col determinare codli- • • di c2 clw non hanno nulla\ , ' - - \ a che vedere con la produzione; «,quesie coalizioni noi Vogliamo SOSti- u corporazioni on\ogenee, del- 'fó dJVe™ produttive. Tuiio cio costituirà una ragione \e un mezs0 di piu per impedire 2otta di classe, tutto ciò andrà a dare la nostra collaborazione ^svituppojellu^civilta , |^é7r/ceria»lén*r«« o7-rfi«é'-n'tor«/e' certamente un 01 a me moia te nuav0i che .aiuterà la unificazione .deìl(l vita vouuca ed economica del no8tropaese_ Noi siamo pronti a d;SCutere le nostre idee, ma ben de-':Cisi a continuare in quest'opera ri-ivoiuzionaria di trasformazione de-\,ji\ spirili e deqli uomini. Noi non abhiUmo che un desiderio solo e un solo orgoglio; continuare, come l Italia ha fatto, in tutti 1 secoli a allol\ Alla fine del suo bellissimo, di- scorso, che è stato in sunto tradotto in inglese, S. E. Rossoni ha concesso ampia libertà di parola a chi volesse interrogarlo o porre quesiti sul tema da lui svolto. Il Capo della delegazione ungherese, signor Solyom, presa la parola, si è dichiarato convinto della teoria propugnata dal Fascismo ed ha detto di sperare lanche per la propria Nazione un avivenire di prosperità, basata sopra un disciplina e come vengono rispettati \i principii della libertà. \ ,, ., . , . ,. II CiftCSt.'O I3SG!Sta 01 disciplina \ g. E. Rossoni gli ha risposto am- ipiamente, distinguendo, secondo ii .concetto fascista, la disciplina mili Kare e quella economica, soggiungen id° come il Regime fascista min co istantemente alla valorizzazione della |clagse operaia- Libertà ce n'è, ha ! continuato S. E. Rossoni, ma non per jnuocere: l'uomo di valore è sempre \ libero, mentre quello che non ha va ilore, sotto tutti i cieli, è schiavo. \ Mussolini è grande, perchè prima \c^ agli altri sa comandare - stesso. Infine ha parlato il belga signor Motz esponendo le ragioni che, secondo lui, rendono difficile l'accettazione del Fascismo al suo Paese. S. E* Rossoni gli ha risposto brevemente inducendolo a credere che l'esperienza solo potrebbe dimostrarlo. Si è \con ciò chiusa la discussione. S. E„ !R°ssonl ha^espresso la.proprm sod- i disfazione di avere parlato agli stu \ denti . quali dal ea£to lor0( per boc- t u» del Presidente Follows, gli hanno |manifestato la propria riconoscenza. , g E Rosaoni è partito alle 17 per \ Ferrara. Alle 15. i goliardi si sono recati a visitare il oorto industriale \ di Marghera e alle 21 hanno partecipato ad un rinfresco offerto in loro 'onore nella sala napoleonica dal Comune. Gli scambi commerciali tra l'Italia e la Finlandia Roma, 30 notte. Secondo le prime notizie sugli scambi commerciali italo-finlandesi, nei primi sette mesi del 1933, le '.esportazioni della Finlandia in Hafsts&Sfcont^ 2V3a2°3r5e.13d5 r] m corrisoondente periodo dei 1932, -\e ig.554.goo nel corrispondente pejrjodo dei 19-31. j a loro volta le importazioni fin ilandesi dall'Italia hanno raggiunto \ nei primi sette mesi del 1933 il va lore di 19.362.615 marchi, contro 19.492.758 nel corrispondente pe: «odo del.1932 e 24.575.741 marchi "nlandesi nel I9òl. l 1^S^ta^^%S^ -! malia nel 1931it'si salda ora coa una noteVole attività a favore della e Finlandia. Le principali merci di im- -\ o'-, , I - \ , - ì l] e ' l- Desumiamo dai dati ufficiali trao sme3si dall'Istituto Centrale di Statio stica del Regno, il numero dei lavoratt|tori espatriati e rimpatriati, nello e scorso mese di luglio, classificati se condo i principali Paesi di destinazio- -*™ 0 di Provenienza. Complessivamen- portazione finlandese dall'Italia sono la frutta e la verdura, i prodotti chimici, le bevande alcooliche, l'asfalto e i tessuti. Le esportazioni della Finlandia in Italia sono, anzitutto, la cellulosa e la carta per 27 milioni e mezzo di marchi, e il legname per 4 milioni e mezzo di marchi. Lavoratori espatriati e rimpatriati durante il mese scorso Roma, 30 notte t : lc, nei uitae ni cattine, cspcitilavujiu l|5216- lavoratori (di cui presunti deli- a nitivl 2940) divisi con 3675 lavoratori - >espatriati (di cui presunti definitivi -\ 1445) per i Paesi continentali e 1541' n \ ( -i cui 1495 definitivi; per quelli e transoceanici. I lavoratori espatriati,, . Per 1 Paesi continentali, si suddivide- --™™^ [ TlJ^\ L?**^™ nel modo seguente: 32 per la Gran -;Bretagaa e vitanda, 1583 (di cui -'vresumi definitivi 7S0) per la Fran- eia e il Principato di Monaco, 1133 (di - cui 135 definitivi) per o - cui 135 definitivi) per la Svizzera, 32 per la Germania, 141 per l'Austria, a 1 tJngtleria e !a Cecoslovacchia, 15S (di cui presunti definitivi 89) per gii Stati balcanici, 33 per l'Egitto, 314: (di cui 228 definitivi") per lu Tunisia. 47 per l'Algeria nonché 202 per altri Paesi non determinati. Per i Paesi o!tran30cean'ci i lavoratori espatriati si suddividevano in: 765 (di cui definitivi 743) per gli Stati Uniti d'America, ,146 (di cui 14:. definitivi) per il Bra¬ - 8ne> 4S9 (di cui 465 presunti defià I ulti vi) per l'Argentina, 99 (di cui ejtutti definitivi) per l'Oceania nonché a.42 per altri Paesi non detcrminai- ti. I lavoratori rimpatriati, che sem- -\V™ nel mcsf <« ™S»<\u- s. aamonta- a'-™?0i^Pj^l^T'^MMA^n^: !cm definitivi 1243) si suddividevano «:in 3894 (di cui definitivi 565) dai Pae- - si contirentall p 3070 (di cui 678 de- - \ fluitivi, daUPaesf teanTowaiid? Dal Paesi continentali, i lavoratori rimpa- e triatl si suddividevano, come segue: 23 idalla Gran Bretagna e Irlanda, 1644= a\ (di cui 141 definitivi) dalla Francia e e:Principato * Monaco> 437 cui 52 e presunti definitivi) dalla Svizzera, 41 e àaiià Germania 161 dall'Austria C» l coslovacchla e Ungheria, 127 dagìi a!Stati balcanici, 313 dall'Egitto, 997 -j(di cui 281 presunti definitivi) dalla -(Tunisia, 24 dall'Algeria e 107 da Pae-'si non determinati. I lavoratori rimn Patriati dai Paesi transoceanici inven £ ^^^n (WllO^Ì e]nitivi, dagU stati Uniti d'America. 45 a dal Brasile, 591 (di cui 71 definitivi) o-.dall'Argentina. 56 dall'Oceania, nonché 143 (di cui 43 presunti definitivi)] i-1 da Paesi non determinati.