Terra nuova gentenuova

Terra nuova gentenuova Profilo dell'Istria Terra nuova gentenuova ,agoso. Da Abbazia, per Laurana e Albona, tin nastro di autostrada corre verso Pola, dentro una striscia di verde e di fertilità, che è purtroppo limitata alla costa. Già il panorama lo avverte subito: verso l'interno, fitte e brulle cime sorgono su come malinconiche bandiere, per segnalare la terra riarsa, dove 1 pascoli sono grami, basse e rade le boscaglie, ingrato il mestiere di agricoltore. Ben diversa si doveva presentare questa terra nei lontanissimi tempi, se Roma fu indotta a uno sforzo notevole per conquistarla e le sue truppe gioirono per la preda eccezionale; e tale restò a lungo senza dubbio, se Cassiodoro, prefetto al pretorio di VItige, ne diceva nel 536 d. C. : « ... è la provincia dell'Istria coperta di olivi, abbondante di biade, copiosa di viti, d'onde, come da tre mammelle, abbondantissimo fluisce con invidiabile fecondità ogni prodotto. La quale meritatamente vieti detta la Campania di Ravenna, la dispensa della città reale, voluttuoso e delizioso luogo di diporto... Essa adorna l'impero d'Italia, è delizia dei ricchi e dà vitto ai mediocri ». i; Un cattivo esempio Ma, da allora, molti fatti accaddero e taluni particolarmente spiacevoli. Le invasioni barbariche distruggevano sempre più i boschi del Carso, determinando nell'Istria una siccità progressiva e una povertà di raccolti per cui gli abitanti emigravano altrove o morivano combattendo. Moltissimi morivano anche di peste e altri casi impreclsatl; certo che ne morivano troppi. Allora, un Giovanni d'Austria « per sua dannazione » e per la rovina del paese, chiamò sul posto « famiglie slave, fatte venire appositamente dalla Carnìola t>, determinando, nella stessa casa, un violento attrito di razze. Poco dopo, i conti di Gorizia, di provenienza nordica « dinasti spregiatori di ogni diritto e di ogni legge » formavano nel centro una contea di Pisino esprimendo la loro signoria con € stragi, devastazioni, incendi e rubamento di ani-, mall>. (Benussi: L'Istria nei sìioì due'Mmillenni di storia). Così le famiglie I mpininpzesipmdagronciinchaqmc'Va dtosscecsvssvsatrslave che già non erano state rispedite via per il provocato intervento di Carlomagno, se ne andarono per conto proprio o vennero distrutte. Ma il cattivo esempio era stato dato. Cosi, quando Renier, provveditore della Repubblica veneta, s'innamorò per sentito dire dei morlacchl o cicci che 1 turchi stavano graziosamente gettando In mare, proposo al suo Governo di accoglierli per ripopolare l'Istria. Li presentò come « gente non solo di molta robustezza e avvezza alla fatica ma industriosissima e molto atta alla manual agricoltura *. Venezia accettò e, a dieci anni di distanza, lo stesso Renier poteva constatare sul posto ] risultati del suo consiglio. Si avvide con orrore che aveva raccomandata una « bai-bara gente, inutile per la dappocaggine e crapula e fuga dalla fatica al remo, alla spada, alla campagna, solo nata per ubriacarsi, stare alla 'strada e assassinare i popoli ». Uomini e donne risultavano •? pieni di superstizioni, empi e scellerati alla fede e. devozione, dei quali prego la divina bontà che mai a questo Serenissimo Dominio venga occasione di farne esperienza ». Sullo stesso soggetto, un altro provveditore della Repubblica scriverà più tardi: «I nuovissimi, terza fonte di abitanti nuovi, essendo poverissimi e miserabilissimi, sono per la maggior parte ladri, fanno danni notabili agli abitanti vecchi negli animali e nei raccolti ». ■ Una strana aristocrazia Nella sua politica per il dominio assoluto dell'Adriatico, Venezia si scontrò con gli uscocchi, pirati e briganti di tale ferocia che, impadronitisi, in una scaramuccia navale, del comandante veneziano gli tagliarono la testa con tripudio generale e, postala al centro di un banchetto, intinsero il pane •nel sangue che ne gocciolava ancora. Venezia tanti ne prese e tanti ne impiccò, ma alcuni s'intrufolarono nell'Istria durante le scorrerie e vi rimasero. Alla spicciola, vi entrarono poi montenegrini, croati e qualche turco, per lo più avanzi di galera che, nella nuova terra, collezionavano nuovi motivi per meritare la forca. Ma, con l'accrescersi dei malandrini, difficile risultava l'opera della polizia che rinunziò addirittura a occuparsene. Nel 1740, trecentoquarantotto banditi, ufficialmente catalogati, se ne stavano « per la maggior parte a casa propria o passeggiavano indisturbati sulle pubbliche piazze » costituendo una strana aristocrazia del delitto. Nel 1789, una relazione al Senato veneto è categoricamente pessimista: <La rustica popolazione della provincia dell'/stria, ritenendo gli errori dell'illirica sita origine, non è suscettibile di convincenti ragionamenti, nè di prove certe ed evidenti... Attende dalla mal lavorata e disposta terra ciò che dall'opra soltanto dovrebbe attendersi e dalle fatiche; e qualora, per un qualche straordinario evento, manchino 11 voluti prodotti, si dà in preda ai delitti più detestabili e più funesti, come sono le ruberie di animali, le aggressioni e segnatamente la devastazione dei pubblici boschi... ». L'occupazione francese trovò la regione in istato di anarchia e le proporzioni della malavita allarmarono il generale Marmont inducendolo a una vera e propria operazione di guerra. Proclamata la legge marziale, egli perseguitò i delinquenti con una caccia severa, Impiccandone oltre sessanta e costringendo gli altri a emigrare. Bo mvsnncpffqlpltqsmlroPlttvfrnupngcvnifica provvisoria tuttavia, perchè. <l°-po la campagna di Russia, Vinfeiion riprendeva su larghissima scala e l'Austria, preoccupata poi di sorv'Hare solamente i liberali, lanciò prolificare i banditi, che finirono per rappresentare un brutto capitolo del folclori. La colpa dei predicatoli Fin qui la storia considerata come cronaca gelida. Guardiamola adesso con sguardo critico e di cristiana comprensione. Allora vedremo che la «barbara gente, inutile per la dappocaggine e crapula e fuga dalla fatica» merita qualche attenuante gene- rle* e che ti non essere « suscettibile di convincenti ragionamenti > più che a sua colpa è da attribuirsi a colpa del predicatòri Quel complesso di uscocchi e mor-lacchi, se "ai carattere litigioso e cru- dele, lo erano maggiormente per le dolorose avventure dalle quali usciva- vi. Abitavano più o meno tranquilla- xa*nte 1 loro paesi della Balcanla me- o i a e e e e e e a , , e a à i i o e o rldionale quando i turchi li massacrarono in nome di Allah, inseguendo i superstiti per fare altrettanto. Con il terrore nell'anima, essi fuggirono trasportando i loro greggi e in cerca di rifugio. Trovato quest'angolo, incapparono in un esoso sistema feudale e in episodi storici o commerciali di cui, in definitiva, erano condannati a sopportare le più antipatiche conseguenze. Dal 1380 al 176G la contea di Pisino, per guerre o per vendite, cambiò padrone ventidue volte e « ogni mutamento di padrone era accompagnato da un inasprimento di tributi e maggiore inumanità ncll' esazione ». Una rozza incapacità a distinguere dove, nella pecora, termina la lana e comincia la pelle, insieme con un cieco disinteresse per gli strilli e lo ribellioni che lo scorticamento suggerisce anche ai timidi, determinarono nella penisola qualche cosa di slmil? al «-diritto g-r- manico — die Vrfch.de -- di vendi- carsi sull'offensore del danno e del- 'Vs' «° SWmKu a uro. Il signorotto che taglieggiava i sud- diti dalla sicurezza dei suoi castelli nontoro che depredava i passanti nei bo-schi della cui signoria lo aveva inve-stito Satana; anzi, il signorotto, in un certo qual senso, gli dava il cattivo esempio. C'è di più : ogni epoca ha i suoi costumi. E se la pirateria contro i possedimenti americani della Spagna ave-. va determinato a Londra il fiorire disocietà che ne finanziavano le impre-se, l'arabaFciatore Soranzo poteva seri-vere nel 1614 che i «ministri austriaci erano partecipi delle ruberie degli uscocchi e il vescovo di Segna da costoro percepiva la decima*. Crescere buon malandrino poteva significare dunque, per quei tempi, una mèta ideale. Dopo, si capisce, il sistema entra nel sangue e si trasmette ai nipoti, come una eredità incomoda se i tempi sono mutati. La civiltà dura molta fatica a guarirli. Specialmente se non se ne occupa. L'Austria non se ne occupò. Da quando « con atto sleale e fellone » i conti di Gorizia e i signori di Duino cedettero a Vienna queste terre che tenevano in custodia per i vescovi, il fattore politico ebbe netto soprav- vento sul fattore sociale, esasperando- si nell' ultimo secolo. L'eicmento allo-geno, considerato come numero, dove-va servire da Dresqinne contro l'eleni™ va servire da Pressione contro 1 e emen- to italiano, i cui diritti stcnci sulla Pe- msola si potevano cancellare a eh!ac- ' chiere non già con argomenti. Lo scopo ! confessato era nella parola d'ordineu S. VftSxffSS^ to era permeato di odio, sentimento che - lnduriva anc°ra di più il viso già poco n'amati,R di 9uel gentiluomini che vi ho-J L'epilogo vittorioso della guerra eu- :rope3. ricondusse l'Istria sotto il do- n o - minio di Roma. La « rur.tica popolazio- ne, ritenendo gli errori dell'illirica suaorigine», parvo di nuovo poco « su^cet- llbile di convincenti ragionamenti ». fa Avvelenata dai chiacchieroni della po- i ' litica parlamentare e dai vaneggiamen- -lti del signor Wilson, diede qualche fa-- stidio al buon senso e alla polizia. iI Ma, ecco, arriva il Fascismo e l'oriz- zonte si trasforma con un crescendo ra- : pido. I ragionamenti convincono, In1 sempre maggiore quantità, la popolazione rustica. La quale si accorge che si fa proprio sul serio, che l'autorità, l'ordine e la giustizia non sono tre parole atte soltanto a imbottire un manifesto elettorale e convogliare i burattini alle urne, bensì i pilastri di un ordine morale. Sembra un sogno. Si dice che non durerà. Intanto dura. Nuove strade percorrono lande semidesertiche mentre le altre diventano sicure anche per gli inermi. L'Istria ha sete. Si costruisco- no acquedotti e l'acqua piovana è rac- coita In larghe vasche perchè il bestia- ' mp durante l'estate non deDcri*ca '; r-p5tria è buia Potenti contrai! rtu'ffri' 1 ^ uortano la lue I na-tori chi 2? P°"ano la luce, i pastori che pre- dicano a rovescio, ripetono il tema del-, |,a provvisorietà, ma vengono ascoltati1 !sem,)r„ r,leno, j| La povera piccola gent° alla quale era! '-taf» ,jPita nnn. naroln diTf«rin- - r nvn t*sia^ ì^'ra ; iantuomo diventa comodo e non ie dl- spiacs. Ij cosi, un vecchio mondo arrugginito| je^ratt»^^ ! trasformazione La serenità si accenna negli anziani ed esplode nel volto alle-: . di una quantità di bambini che si | 1 affacciano a grappoli nHle case coloni-1 ch". ad ogni rombo di macchina, e cor- j rono a vedere. Il loro sorriso è una• — - -• - ^.ie| promessa e un trattato di pace. Come sembra lontana, guardandoli, l'inorri;dIta malinconia del provveditore Re|nicr: «-Barbara gente...», l ANTONIO ANTONUCCI

Persone citate: Benussi, Carlomagno, Laurana, Marmont, Renier