Nascita di una nuova città

Nascita di una nuova città DOVE SORGERÀ' TIRREINIA Nascita di una nuova città (Dal nostro Inviato). M capanne ma eco d' VIAREGGIO, agosto. I nuPer molti, il tornare a questa* fespiaggia che si stende dall'Ardenza] al Forte dei Marmi, significa soprat-\ netutto il ritrovare nuovi e vecchi sor-', (srìsi, le o o e i o o e i ò r a , l a . a e me timide congiure per quello che'goverrà. All'estremo limite della Fer-j roarcosilia, dinanzi al coro delle Alpi Apua ne, i giorni indolenti seguono i giorni, una lieve blandizie trascorre di capanna in capanna, di pattino in pattino, di terrazza in terrazza; tuffai più ci si spinge, bordeggiando, fino al Forte, fino a Pietrasanta; e quanti sanno, invece, che a pochi chilometri, oltre la verde cortina d'una pineta, si può assistere al primo delinearsi d'una nuova città? Un nome — Conviene stare un po' spollaiati, altrimenti è un disastro — dice questo giovane ingegnere, quasi a scusarsi dei suoi sandali, della sua maglietta. Il sole a picco arroventa la sabbia, desta un acuto sentóre di resina dai pini e dai pinastri, fa di ogni ombra una macchia turchina. Percorrendo la pineta del Tombolo, lo spumeggiare della risacca è celato dalle dune, le dentellature dei monti appena si scorgono oltre la fitta verzura. Qui, tra le Alpi e il mare, fra Bocca d'Arno e Livorno, sorgerà Tirrenia. Felicità di nomi che subito appaiono predestinati, come il titolo di un'opera che sùbito annuncia il capolavoro. Littoria, Sabaudia, Pontinia: nomi d'alba e di rinascita, d'augurio e di conquista, freschi sbocciati come la polpa d'un frutto, eppur gravi e solenni nell'eco dei secoli. A quei nomi che suscitano la1 vvistone di 7nessi dorate e ondeggiali-\riti, s'aggiunge ora quello di Tirrenia,1 chsolare e profumato, intessuto d'az-\inzurro e di silenzi, d'un ritmo d'ondetlie d'un lieve stormire. In queste brevi sillabe la vetta di Portofino guarda ai Faraglioni, i palmizi della bianca San Remo guardano alle àgavi della forte Sardegna, in un immenso arco fiorito di vividi barbàgli, di spiagge e di scogliere, adunando tutte le glorie d'un mare fausto e felice. — 'Sto motore oggi sternuta ad acchiappa e fuggi ntoucpdcvtaSi procede lentamente, nella calu-\dra meridiana, per uno dei vioni che\ frtagliano la pineta del Calambrone.] vUh silenzio profondo si stende sul\gviottolo calcinato dal sole. v— Qui, due anni fa, non ci si po- «teva vivere. Si dovette persino lavo-ìcrare con le maschere. Palude, lame\ud'acqua per ogni dove. Lo si direbberun miracolo, quel che s'è fatto. [zleri e oggi La grande bonifica di Coltano si era infatti arrestata ai margini della pineta. Lungo l'arenile, celata dalle chiome folte dei pini, si stendeva una zona pestilenziale, tagliata sul limitare dal nastro della via Aurelia. La macchia del Tombolo era nota soltanto a qualche cacciatore che di rado vi si avventurava, attento poi, per qualche giorno, al suo polso e al suo respiro. Il fischio lontano d'una vaporiera veniva a smorire tra il ronzìo e la putredine che difforidevano la malaria; e, nella macchia, occorreva talvolta aprirsi il passo a colpi di scure. Ora la macchia è stata domata, e i vioni, queste strade che della bonifica furono le scolte e l'avanguardia, la tagliano in regolari scacchiere. Si profilano, nel ceduo, le ossature dei canali collettori e di scarico, vibra nell'aria il respiro caldo e sano del -\i>estate marina. — S'è fatta piazza e e pulita — conclude la mia guida; ogni tanto il suo sguardo cerca amorosamente, fra gli sterpi e le dune, una teoria di paletti che appena affiorano dalla sabbia: e ogni volta non si stanca di ripetermi, con uno sguardo che sfavilla: — Vede? La strada nuova è già tutta picchettata. Entro e ] otto mesi dev' essere compiuta. o j Sarà la litoranea che congiungera a - Mar ina di Pisa a Livorno; e questa strada, durante il suo cammino, s'incontrerà con la pineta, le ville e i giardini di Tirrenia, della quale diventerà, per sei chilometri, la via tisenntddnlilsCndniltnCnrrvlm^dlmgaise i principale. Della città che sta peri*e ìsorgere già esis'x la stazione ferro-\a Iviaria, posta sulla linea litoranea che\ I unisce Pisa a Livorno tagliando Wr-I folto del Calambrone; la si direbbe a u- [dapprima, una stazionano abbando-\e nata; ma, posta nel mezzo d'una si-1 a- lente radura, con la torretta nuova a- nuova che svetta sicura, fresca diìe- vernici e di smalti, è in attesa della' I nuova vita che attorno a lei pulserà * fervida e lieta. ] Stamane, poco prima di partire, \ nella villetta dei € servizi centrali » ', (stavo per dire nella villetta « del'golatorc, intersecate dai tratteggij rossi e turchini delle strade, vene e arterie del gran corpo disteso. Il con-corso, bandito in primavera, è sfato vinto dagli architetti Federigo Seve-1parini e Giulio Buoncristiani, di Pisa,\mche hanno avuto a collaboratori gli, chingegneri Benedetti, Aighieri, Pinel-ìculi e Ciangherotti: il gruppo dei sei.ìroAver potuto assistere alle loro riunioni, alla risoluzione che d'un tratto annullava tutta una piazza e con un colpo di matita la traslocava qualche centinaio di metri più in là, per poi tornare a considerarla con diffidenza, e a ritraslocarla d'un altro centinaio di metri più in qua. Ora il volto della nuova città appare dalle tavole tutto solido e compatto, ben dcgno del motto dei vincitori: « Di fronte a mare aperto ». Le curve dei viali e dei vialetti intessono verdi ghirlande attorno ai quadratini delle ville, ai campi di gioco e alle fonta- «e; » raccordi hanno ogni tanto la civetteria d'una falsa simmetria - e uno slargo, un'esedra arborea, danro qua e la un nuovo respiro a una zona dal reticolato minuto, al ret- tifilo dalla troppo rigida corsa. Qui, dove imperversò la malaria, si vuol creare la città balneare più elegante e ridente d'Europa. Un arenile vasto e profondo, che non ha nulla da invidiare ai migliori adriatici, e continuamente accresciuto dalle erosioni dell'Arno, che strappa da Marina di Pisa la rena per donarla, con un gioco di correnti, al lido del Calambrone; una pineta lunga e profonda chilometri, immensa scalea di fronde che sale verso Coltano; la via Aurelia ad est, la nuova litoranea ad ovest, il raccordo con l'autostrada di Firenze a nord, il raccordo con Livorno a sud; il riparo, infine, della balconata delle Alpi Apuane, sì che Tirrenia potrà essere anche un'ottima « stazione » invernale : che si vuole di più ? C'era soltanto da temere che ne venisse danneggiata questa incomparabile pineta; e chissà quanti, scorrendo le norme del concorso per il viano regolatore, non avranno avuto la tentazione di mettersi a batter le mani leqqendo fra l'altro che « si ^ovrà tener presente l'opportunità di rispettare quanto viù è possibile la vegetazione esistente e segnatamente i pini, che costituiscono il miglior ornamento della località. Di auesti si dovrà anzi trarre abilmente il maaaior profitto decorativo e prospettico ». Città-Giardino Maggior profìtto nov ne potevano davvero trarre auesti architetti. Dove c'era da tracciare un'ampia stra'la, la si è tracciata con un fascio lebrspvpntauchsogcotrcabmtrsDestchssdmTustrsmèèstdaDelu■parfmsrtvri* tre, quattro vie parallele, divisa [F\oanuna dalle altre da filari di pini. «\che così non dovranno essere ab- aW'inttuti; e gli appezzamenti ver U a ville e le villette sor. stati indivi- v\d,inti amorosamente sul posto, pre- -1 nligcndo le radure, rispettando oqtv'a folto. Gli avvallamenti del terreno iìiaranno tutti trasformati in vallette] a'di verzura, ogni saliente in un pog- aio,: dall'ippodromo all'aeroporto. dallo stadio r1, palazzo delle esposi- zioni, dalle darsene ai quartieri delle botteghe, a quelli delle banche, ai teatro all'aperto, dovunque gli alti rìratlutto un giardino nel quale a sten/o ci si potrà ricordare di essere in una città, O »ion si è forse stati persino ca¬ paci di delineare una «rotonda a mare » sew«a quegli ineffabili stucchi a rosoni e a ghirlande, senza cupole a baldacchino, senza pinnaroli di panna montata, senza mer- letti più o meno moreschi, che sembra debbano sempre deliziare ogni spiaggia che si rispetti? Ecco, invece, un'immensa balconata che si protende sull'azzurro dell'acque: linee semplici e sobrie, candide e svelta, penisola di riposo e di serenità, una lindura schietta e armoniosa che si giova di tutti i caratteri che soli può dare uno stile. E la spiaggia, che in talune città balneari occorre andar a cercare metro per metro, fra troppo cemento e troppe cancellate, qui sarà del tutto sgombra, non mai interrotta, non mai limitata, ultimo aradino d'un anfiteatro stupendo. L'Ente Autonomo di Tirrenia è stato insediuto nel dicembre scorso. Dopo sei mesi i: viano regolatore esiste, chilometri e chilometri di strade sono già tracciati; entro pochi mesi saranno compiuti. Le richieste di terreni affluiscono, già si desta la gara delle prenotazioni; fra due, fra tre anni, la nuc%a città comincerà ad affacciarsi al suo mare. Tutto ciò lo si direbbe il frutto di un'immaginazione un po' fervida: sono cifre, invece, dati, appalti, contratti: una decisa realtà, dove si stendevano le ultime « lame » della maremma toscana. Primavera d'Italia Intanto, già una nuova Tirrenia è sorta, in poco più di un anno: ed è una Tirrenia tutta garrula e festosa, la Tirrenia delle colonie elioterapiche e marine. L'inaugurazione della pineta bonificata non poteva avvenire con un più lieto presagio. Duemila bimbi sono albergati neqli edifici candidi o policromi del Ca utdlecscLdzcqacPd«rdz«VcdsrprSvuvtd«atsdvlambrom, che aia si stendono su df j una fronte di due chilometri: cinque ■irupvi di edifìci imponenti, ai (tuali\per la prossima estate s'aggiungerà danche 'il gruppo dedicato "ai bimbi'Che passeraio, lungo la benefica risacca! Squittii di risate e sguardi felici, con ancora qualche attonito »» „k.u,..,.v.. meraviglia ier queste cure, ver puc, sta provvidenza. «Dovranno essere rispettate le costruzioni già esisten- ' ti che ospitano ali Istituti Eliot era- \ vici e le Colonie marine di Livorno,| [Firenze. Pistoia e del Ministero deh « Comunicaztom». diceva un altro articolo del bando del concorso: ed '■■ tutto un awirtiere. questo, un ani vio vestibolo offerto a chi nella uno va citta Stara per entrare: jlmutf'lino di Tirrenia ravvivato dal sor- riso di quest'alba di vita, ] MABin ri?nMn fllAKlu UKUmu. M[ etti Federigo Sevepaci di delineare unLa villa « Rosa Mattoni Mussolini »

Persone citate: Benedetti, Bocca, Ciangherotti, Federigo Seve, Federigo Sevepaci, Giulio Buoncristiani, Mabin, Mussolini