L'addio alla pineta di Varena

L'addio alla pineta di Varena Lieta conclusione dell'Autocampeggio de "La Stampa,, L'addio alla pineta di Varena Cavalese, 16 notte. Addio campeggio. Addio giornate vissute sotto l'azzurro incantevole del cielo. Addio passeggiate sotto l'ombra riposante della pineta di Varena, dove il vento, insinuandosi fra i rami, componeva strane e affascinanti melodie. Sono partiti, i nostri campeggiatori. Sono partiti ieri sulle loro automobili cariche di involti e di valigie. Hanno lasciato il campo, ognuno per proprio conto, per raggiungere le loro case. Arrivederci Il distacco dai compagni coi quali avevano vissuto dieci bellissime giornate all'aria aperta, è stato commovente. Strette di mano e abbracci. Una parola correva sulle labbra di tutti: € arrivederci! » Questa parola veniva gridata anche quando le macchine si allontanavano, scendendo il ripido pendio che porta a Cavalese. Veniva gridata da coloro che se ne andavano e da coloro che se ne sarebbero andati più tardi, mentre gli uni e gli altri sventolavano i fazzoletti. Un pensiero solo era fisso nella mente dei nostri autocampeggiatori: quello di poter trascorrere assieme altre bellissime giornate. Il campo si è così sfollato. La città di tela che ha fatto fremere di vita per qualche giorno questa pineta, si è sciolta come per incanto. E' volata via lasciando, uniche tracce sull'erba morbida, qualche vecchio pentolino amie rito di fumo. Gli abitanti di Cavalese hanno anche loro salutato i nostri autocampeggiatori schierandosi al loro passaggio, sventolando fazzoletti, agitando cappelli. E' stato questo il saluto più gradito ai partenti. Poi il silenzio. Nella pineta è rimasto solo, a smontare la sua monumentale tenda, l'avv. Bergere colui che è stato il capo di questo primo autocampeggio nazionale. Per la prima volta in dieci giorni il dott. Bergoro aveva perduto il suo buon umore. Era triste. Sfilava i picchetti, rotolava la tela, disfaceva i lettini da campo evitando di guardare attorno a sè la pineta deserta. E pensare che ieri, questo giovane forte e vigoroso, era stato it più vivace e il più allegro del campeggio. Aveva raccolto attorno alla sua tenda tutti i campeggiatori offrendo loro da bere. Aveva comunicato alla numerosa comitiva da lui guidata attraverso le suparUo strade deWAlta Italia U suo buon umore, tanto che buona parte del pomeriggio era trascorsa fra canti, brindisi. Un soie avaro La giornata non era delle più belle. Il sole faceva l'avaro. Si mscondeva dietro densi nuvoloni che avvòlgevano, minacciosi, le cime dei monti più alti. Di tanto in tanto una di queste nuvole osava sorvolare la pineta lasciando cadere qualche goccia. Sembrava volesse spaventare i campeggiatori per anticipante l'esodo dalla pineta. Ma ci voleva altro. Neppure un temporale, di quelli col fiocchi, sarebbe riuscito farlo. I nostri campeggiatori hanno imparato, in dieci giorni di vita all'aria aperta, a sfidare l'inclemenza del tempo. Sono in grado, ora, di affrontare qualsiasi disagio, qualsiasi difficoltà, qualsiasi clima, pur di poter respirare a pieni polmoni aria salubre. Abbiamo detto che nvlla vita all'aria aperta è la salute. La prova è stata data dal nostro autocampeggio. Nessuno, fra i partecipanti, ha mai lamentato il più piccolo sintomo di raffredsdorè. Nessuno ha mai avuto bisogno di stimolanti per l'appetito. Giovani di tutte le età Ho visto degli uomini di cinquantanni in costume da bagno, sudare, sotto il sole infuocato, a trasportare enormi pietre da posare sui bordi della tenda per tenerla aderente al suolo. Ho visto delle giovanette, dei ragazzi trainare faticosamente, su per una scarpata, un rimòrchio per autoaccampamento. Ho visto uomini e donne di tutte le età rincorrersi come bimbi sotto l'ombra tepida dei pini, e ristorarsi sotto l'acqua diaccia della doccia. Li ho visti alzarsi al mattino all'alba e partire a piedi — pur avendo a fianco della tenda la loro automobile — per percorrere di buon passo alcune decine di chilometri di terreno accidentato e superare notevoli dislivelli. Ritornavano stanchi all'ora di colazione. Non si riposavano. Davanti alle loro tende, su tavoli improvvisaci, si preparavano da mangiare. L'ora che precedeva la colazione era la più caratteristica del campeggio. Si propagava per l'aria un profumo di vivande sane e gustose. Quel profumo serviva a stimolare vieppiù l'appetito In dieci giorni di vita all'aria aperta, i nostri campeggiatori hanno guadagnato dieci anni di vita. E' questo il più bel regalo che La Stampa e l'Automobile Club potevano offrire loro. La distribuzione dei doni Invece non è bastato. Ieri, a tutti i nostri autocampeggiatori, sono stali distribuiti, assegnandoli per sorteggioi doni di cui avevamo parlato. Nessuno dei campeggianti si è allontanato dalla pineta di Varena a mani vuoteTaluni dei regali erano assai notevoliIl dott. Federico Scarpa di Genovaha vinto i due biglietti per una crociera offerti da La Stampa; il signor Carmagnola ìia guadagnato il telaio per »imorchio monoruota. Gli servirà per iprossimo autocampeggio al quale eglha giurato di non mancare sperandocertamente, di guadagnare un altro premio simile a questo. Al prof. Valerio Govetti è stato assegnato il bellissimo apparecchio radio che ha servito a rallegrare il campeggio. Sarà per lui un dono confortevole. Gli ricorderà sempre le dieci magnifiche giornate trascorse all'aria aperta. Anche il maestro Boasso, che con la sua squisita arte di musicista ha donato ai compagni del campeggio un trattenimento musicale all'aperto che resterà indimenticabile nella mente dquanti vi hanno assistito, è stato favorito dalla fortuna. Ha avuto in dono ima bella valigia trasformabile in tavolo da campo. Il carburatore a nafta per automobile Balilla è stato assegnato al signor Francesco Glisenti; l'apparecchio per fare l'acqua di Seltz, all'ing. GiovannGuerci; la lampada a benzina, al signor Ernesto Saroglia; la racchetta per tennis, al signor Signorino; i sacchi da montagna, ai signori Malvano e Lavaglielo, e il crich, al signor Gatti. Sono state pure distribuite sedie da campo, bottiglie di liquori e di vino IInissimo. Sono stati infine distribuiti a tutti i partecipanti libretti per lavature e ingrassaggi gratuiti delle macchine. Il dolore del barista Dopo la distribuzione dei doni, l'avva Vossu, a nome dei campeggiatori, ha i o i a o e n o a i — n i e i e ringraziato gli organizzatori dell'autocampeggio e particolarmente il nostro giornale e l'Automobile Club che ne so no stati gli ideatori e i promotori. Ha ringraziato il dott. Bergera, l'ing. Montatili e l'avv. Caramello per la loro infaticabile, opera svolta per condurre, attraverso le magnifiche strade d'Italia, la lunga carovana automobilistica e organizzare tutti i servisi del campeggio. L'oratore ha concluso dicendo il suo entusiasmo e quello dei suoi compagni pronti fin d'ora a Uare la loro adesione per il secondo autocampeggio nazionale. • E stamane, isolati e a gruppi gli autocampeggiatori sono partiti. Alcuni di essi, per prolungare, sia pure di qualche ora appena, la gioia di quella vita nomade, hanno raggiunto il Passo dello Stelvio e lassù hanno dato fondo alle bottiglie di champagne offerte dall'avv. Caramello. Anche noi siamo tornati. Abbiamo lasciato la pineta sotto la quale era rimasto soltanto il barista a piangere lacrime amare sopra la macchina del caffè espresso ormai spenta. GINO MAZZONI. ll (Die. di Barbara) Van Egmond, il nuovo campione, del mondo di velocita, in piena azipne

Persone citate: Bergera, Boasso, Ernesto Saroglia, Federico Scarpa, Francesco Glisenti, Gatti, Gino Mazzoni, Malvano, Valerio Govetti

Luoghi citati: Barbara, Cavalese, Italia, Stelvio, Varena