Martinetti e Pola si affermano tra gli "assi,, della pista

Martinetti e Pola si affermano tra gli "assi,, della pista Sul cemento del Parco dei Principi a Parigi sono incominciati i campionati clcìisiici del mondo Martinetti e Pola si affermano tra gli "assi,, della pista Gli otto aspiranti alle prime maglie iridate: Scherens, Michard, Martinetti e Riehter tra i professionisti; Van Egmond, Pola, Ulrich e A. Andersen trai dilettanti -Oggi si disputano le finali - Binda, Guerra e Bertoni e la prova su strada (DAIy KOSTHO INVIATO PBCIAI^B )- Parigi, 12 notte. Dopo più di diecimila chilometri, che ho fatti da marzo in poi, al seguito di corse su strada, incassato in uno di quei forni che diventano le berline, quando, tra motore e sole, vi si fa la fine delle caldarroste; dopo più di trecento ore (che sarebbero più di dodici giorni consecutivi), non certo tutte interessanti e divertenti, vissute nell'atmosfera assordante e puteolente di quei convegni di evasi o candidati al manicomio che sono i cortei automobilistici nella scia dei grandi avvenimenti ciclistici stradali; dopo le sonnolenti marce sul Tavoliere e sulla Crau, la scalata al Tourmalet, le fughe e gli inseguimenti che duravano ore; insomma, dopo le emozioni, le noie, le fatiche di oltre quattro mesi di ciclismo stt strada, mi è parso oggi di vedere un altro volto di questo amatissimo sport, di meglio gustare altre sue bellezze e di trarne più freschi e sottili godimenti, come da bella creatura che ti si presenti in una nuova veste, con nuova espressione e movenza, a svelarti i segreti di inconsueto fascino, di insospettata attrattiva. Tale è diventato il ciclismo su piata per noi italiani, anche per chi, come me, può, per sola virtù d'anni, ricordare i tempi dei Biasiot dei Tornasela, dei Singrossi e degli altri famosi dèi dell'olimpo ciclistico, che, allora, era la pista e non la strada. * Né SGIW3S8 ne rivelazioni Non dico che le sei ore passate oggidì Parco dei Principi siano state un ininterrotto susseguirsi di emoziqni da far trattenere il respiro, cliè parecchie delle cinquantadne volate cHe si sono svolte sulla rcsea pista si sono risolte in una passeggiata per i migliori e tutte si sono ristrette agli ultimi trecento metri dei due giri. Ma quei dieci, venti secondi che sono durate le contese più serrate e più incerte hanno fatto gustare uno Spettacolo di forza e di agilità insieme, di eleganza e di armonìa in cui la .bicicletta assumeva più leggera e linda veste ed i suoi atleti più estetici ed artistici atteggiamenti. Se il tempo non mi fosse tiranno e ila vena non mi mancasse, vorrei innalzare qui l'inno alla velocità, che i qaldi muscoli di un atleta san trarre da un quadro di acciaio e da due rupie cerchiate di gomma, e dirvi quanto sarebbe bello che la nostra passione per il ciclismo non dilagasse, tutta per le strade, ma si concentrasse anche negli anelli di cemento e volgesse ai campioni dallo scatto nervoso, dall'intelligenza che sa cogliere l'attimo che decide della vittoria. Ma di molte cose vi devo parlare, di quanto è successo oggi e di quanto può succedere domani, di questo piccolo grande mondo ciclistico qui convenuto da ogni parte d'Europa. Bando alla bella poesia, dunque, e mano alla realtà. Si trattava oggi di selezionare i Quattro dilettanti ed i quattro professionisti che, domani, si contenderanno il titolo mondiale. I primi sono: Van Egmond,'olandese; Pola, italiano; Ulrich, francese; Anker Andersen, danese; i secondi sono: Riehter, tedesco; Martinetti, italiano; Michard, francese; Scherens, belga. Nessuna Nazione, quindi, ha affermato una superiorità di massa; e ciò rappresenta un mediocre risultato per la Francia, che sembrava dovesse prevalere non solo qualitativamente, ma anche quantitativamente. E 'noi, che eravamo partiti con non eccessive pretese, siamo rappresentati in entrambe le categorìe. Di sorprese oggi non se ne sono avute, che tutte le prove sono state regola' rissime e nessuna clamorosa rivelazione si è avuta. I tempi, del resto, sono stati, in complesso, appena mediocri, dovuti in parte al vento, che si opponeva nel tratto in cui essi erano rilevati. é Un fattore al passivo del nostro bilancio è stata l'esclusione di Nino Mozzo. Ma ci è bastato vedere il massiccio atleta veronese nella sua batteria, per convincerci che quello che l'anno scorso è stato il secondo campione del mondo, oggi non era in possesso dei suoi mezzi e cjie poco 0 nulla ha imparato in quanto a tattica in un anno di esperienza. Per il peso e la struttura, per la non prontezza di riflessi, Mozzo non è uno « scattatore » e, se vuol far rendere 1 suoi mezzi di potenza, deve partire da lontano, non lasciarsi precedere nell'azione. Egli, invece, ha fatto tutto il contrario, ed è stato battuto da uomini che, in classe, non lo equi valgono. Due favoriti: Scherens e Vanlgmond In compenso, ha superato l'aspettativa il bresciano Pola, che a me pare abbia più spiccate doti di vero velocista. Più agile, più fresco, più intelligente, Pola ha avuto ragione dei campione di Germania con una padronanza sorprendente e non è detto abbia finito con oggi il suo compito in questi campionati. Con Ulrich e con Andersen egli può avere ancora qualche cosa da dire. Non oso affermare altrettanto con Van Egmond, l'uomo che ha più impressionato ed al quale non so come possa sfuggire la maglia iridata dopo la dimostrazione di straordinaria potenza, di eccezionale sicurezza fornita in questa prima giornata. Il modo con cui il campione olandese ha battuto un avversario della levr ' ira di Rampelberg, ha fatto rim^Aere meravigliati folla e tecnici; egli non ricorre a sottiqliezze tattiche, prefe \riscg partire da lontano e, una volta lanciato, annulla con la tenacia del- la velocità qualsiasi possibilità di ri- torno. Per me Van Egmond non haavversari che possano batterlo. Eguale impressione di superiorità \ha lasciato Scherens, sebbene il suo modo preferito di correre sia tutto l'opposto di quello dell'olandese. Il piccolo belga è il tipo perfetto dello « scattatore », del velocista dagli ultimi cinquanta metri irresistibili. Il suo capolavoro odierno è stato l'incontro con Gerardin cKe lo ha attaccato con una violenza estrema, ma che ha dovuto cedere al finale bruciante di quello che, secondo me, sa- , , e i o o e o n o rà campione del mondo anche per il 1933. Il nostro Martinetti si è fatto la strada alla semifinale battendo Arlet, Chapalain e Falck Hansen; non si può dire che egli sia stato sfortunato negli accoppiamenti, ma ciò non toglie che l'italiano abbia dato ima dimostrazione ben chiara-della sua forma, oltre che della classe che già conosciamo. Di fronte a Riehter, e anche a Michard, le sue probabilità non sarebbero disprezzabili. L'eliminazione degli altri nostri non può destare sorpresa; Rosi e, più ancora, Bambagiotti hanno dimostrato la loro immaturità; Bergamini non poteva dare di più e Linari si è difeso onorevolmente contro Riehter. Le partite per il campionato di ciclo-palla, giuocate come intermezzo alle, prove di velocità, non hanno interessato gran die lo scarso pubblico convenuto al Parco dei Principi; la Germania ha battuto il Belgio per 6 a 3, e la Svizzera ha inflitto una dura sconfitta alla Francia per 4 al. Una parvità al tennis con Binda Domani, oltre le semi-finali e finali dei due campionati di velocità, saranno disputate le due serie eliminatorie degli stayers, cosi formate: prima serie: Moeller, Ferrer, Suter, Bresciani, Lacquehaye, De Graaf, Tollembeck - Seconda serie: Gilgen, Van Der Wolp, Giorgetti, Metze, Grant, Paillard, Wynsdau. Mentre e da escludere ogni possibilità di qualificazione per Bresciani, molte se ne possono concedere a Giorgetti, Ma anche in Francia, anche a Parigi, che rimangono ormai gli unici sacrari dello sport ciclistico in pista; anche in questi giorni dedicati alla velocità, non si fa che parlare delle due prove su strada di lunedì prossimo. Non v'è dubbio che i due titoli in palio per i routier3 siano i più ambiti dalle singole Nazioni e che sulle rispettive dispute si accentrino l'interesse popolare e giornalistico. Ormai tutti i concorrenti hanno ultimato la loro preparazione e attendono in riposo l'ora del combatti mento. Stamane, a Pavillon Luigi XIV, non ho trovato che Binda; gli altri, col capitano Spositi, erano venuti a Parigi per essere vicini ai compagni pistards. II. campione deUmondo, invece, ha voluto rimanere nella fresca solitudine di Morsang sur Orge e K l'ho trovato intento a leggere la corrispondenza quotidiana, lì ho giuocato con lui una partita al tennis ed ho fatto colazione. S'è parlato, naturalmente, del campionato del mondo, ma chi sa quanto è abbottonato il cittigliese alla vigilia di mia grande prova, non si stupirà se non sono riuscito a cavargli di bocca grandi novità. Le sue condizioni? Sembrano ottime, ma non me lo dice. Le sue spe rame? Non devono essere poche, ma* j non si compromette a precisarle. La ! sua soddisfazione per la composizioi ne della squadra? Ecco, qui è espli I cito il campione: dal momento che ì non gli hanno, voluto dare per, som- pagno il fido Macchi, non gli interes sa se sarà Bertoni o Bovet. Tanto, dice, nessuno dei due farà la corsa per lui. La gara sarà dura? Certamente Binda ritiene che la famosa salita di Lapize sarà quello che vor- ranno i concorrenti; se si farà sul serio fin dal principio, o quasi, alla fine basteranno anche quattrocento metri al dodici per centot che precedono di due chilometri e mezzo l'arrivo, per evitare una soluzione in volata con la presenza dei corridori fatti più per la velocità che per la resistenza; se, invece, non ci sarà chi accenderà per tempo la battaglia, potrebbe diventare campione del mondo anche un uomo tutfaltro che completo e degno del titolo. I pronostici verso gli italiani Binda ha perfettamente ragione, ma non per questo tornerò ad insistere sulla mancanza di un fondamento tecnico di un campionato disputato in una sola prova e su di un percorso scelto dalla Nazione organizzatrice secondo i gusti dei propri corridori. Quello, invece, che e sem- dpcrrBrLemMgèzCsFtsris l a n plicemente inconcepibile è che in una gara di tanta importanza e di così alto significato si vietino i servizi di rifornimento che possono attenuare le conseguenze di incìdenti di macchina. Se si aggiunge che sul cemento di Monthlérv le forature saranno (.almeno cosi insegna l'esperienza) eccezionalmente numerose, si vede come la sorte 'può giuocare, lunedì, un ruolo di prim'ordine. E, siccome i nostri sono i concorrenti più tenuti d'occhio e temuti, si può arguire che le disavventure saranno per essi particolarmente gravi. Non c'è che augurarsi che la buona stella sorrida agli « azzurri » e che essi possano dare l'esatta misura del loro valore. Ad essi volge la maggioranza dei favori del pronostico odio non saprei davvero andare contro la corrente, pur non giungendo a quella sicurezza che manifestavo alla vigilia di Roma. Il circuito dei Castelli Romani era un percorso a tema obbligato sulla salita di Rocca di Papa; quello di Monthléry, invece, pur avendo anche esso la sua salita, si presta ad attacchi di sorpresa e può bastare « mollare » un attimo la vigilanza e il controllo di un audace avversario, per- LMccr■4CCfct2pl , a a - chè la corsa prenda una piega che sconvolga le previsioni. Ma, alternandosi alla difesa, i nostri potranno giungere al momento di partire all'attacco, che dovrebbe essere poco dopo il quindicesimo giro, cioè non prima- di duecento chilometri di corsa. Staccati di forza gli « azzurri » non dovrebbero esserlo da nessuno; si tratterà di vedere chi glcMSmls2 degli avversari pericolosi in volata potrà resistere all'azione offensiva che certo partirà da Bertoni (che pare ormai sicuramente il nostro terzo rappresentante) e forse anche da Binda e Guerra. Se sarà demolita la resistenza di un Haemerlyneh, di un Lonche,'dì uno Schepers, non vedo elli altri potrà imporsi in volata al mantovano e al cittigliese. Non un Magne, che sarà dei più duri da piegare, non uno Speichcr, che da ieri è stato avvertito della sua designazione ad effettivo al posto di Chocque, malato, e, quindi, non sufficientemente preparato, non un Frantz, un Geyer, un Bulla, che fra tedeschi, austriaci, spagnoli, olandesi, danesi, lussemburghesi e svizzeri, rimangono gli avversari meno trascurabili. In sostanza, la sorte e la >sa son quelle che noi dobbiamo *%,rr°re molto più del reale valore uey » avversari. Basterà ai nostri, per vincere, l'esser concordi nel respingere i cólpi di mano e nello sferrare l'offensiva al momento opportuno. ti buio più pesto continua a regnare per quanto riguarda i dilettanti. Noi abbiamo un uomo, Cimatti, che può ben difendere i nostri colori nel caso che la corsa non sia condotta con estrema asprezza; un altro, mealli, che, nel caso contrario, che potrebbe anche essere da luì provocato, ci dà affidamento di condurre a buon termine un'azione di forza. Ma non conosciamo a fondo gli avversari. Non dovrebbero esser temibili americani, inglesi, irlandesi, austriaci, danesi, volacchi, olandesi, jugoslavi, lussemburghesi; ma fra i francesi, i belgi, gli svizzeri, i tedeschi potremmo trovare dure resistenze, sia sulla salita di Lapize, come in volata. Il campionato è quanto mai aperto; agli « azzurri » dobbiamo concedere la nostra fiducia; speriamo che essi sappiano meritarsela. GIUSEPPE A1HBR0SIN1. U GUERRA BINDA BULLA MAGNE