Il Duce e il popolo di Roma salutano in Balbo e nella suo Centuria l'impresa vittoriosa dei messaggeri alati dell'Italia fascista

Il Duce e il popolo di Roma salutano in Balbo e nella suo Centuria l'impresa vittoriosa dei messaggeri alati dell'Italia fascista La gesta della seconda Squadra atlantica nell'apoteosi dell'Urbe Il Duce e il popolo di Roma salutano in Balbo e nella suo Centuria l'impresa vittoriosa dei messaggeri alati dell'Italia fascista enza da Lisbona! ramma dal nostro inviato) La partenza da Lisbona (Per cablogramma dal nostro inviato) Lisbona, 12 notte. La Squadra atlantica al comando di Balbo ha spiccato il volo stamane per l'ultima tappa, all'ora annunziata. Il tempo era splendido. Ventitré decollaggi successivi sono avvenuti con regolarità e precisione perfetta. Alle ore 6,7 si innalzava in volo l'apparecchio del Ministro dell'Aria, immediatamente seguito dagli altri due della sua squadriglia; alle ore 6,10 la squadriglia comandata dal generale Pellegrini; alle ore 6,13 quella del maggiore Nannini; alle 6,19 quella del maggiore Teucci; alle 6,25 ' quella del maggiore Giordano ; alle 6,28 quella del maggiore Recagno; alle 6,35 quella del maggiore Biani; alle 6,40 quella del colonnello Longo. Ad una ad una le squadriglie che avevano appena presa quota si disponevano in impeccabile formazione, scomparendo presto dalla nostra vista dietro i monti che circondano Lisbona, tagliando in linea retta il breve spazio collinoso che dà accesso al mare libero ed evitando di girare la lunghissima lingua di terra che si inserisce fra l'Atlantico e l'estuario del Tago. Prima di lasciare la terra portoghese le squadriglie hanno effettuato un largo volo sulla capitale, che a quell'ora si destava appena dal primo sonno. Gli equipaggi si erano recati a bordo ancor prima dell'alba e i pre- Earativi si erano compiuti quasi al uio. Non erano ancora le tre quando avevano lasciato i loro alloggi. La colazione li aveva riuniti tutti col loro capo Italo Balbo insieme con noi nella sala dell'albergo: un caffè e latte, un grappolo d'uva. Un' ultima stretta alle cinghie dei bagagli già preparai la sera innanzi e tutti a bordo. Il corteo delle automobili aveva traversato Lisbona dormiente. Le abitudini portoghesi risentono poco del nottambulismo madrileno. Alle tre la gente è già andata a letto da uni pèzzo. Eppure fuori del portone dell'albergo e prima poi di traversare la piazza del Rocio, sopratutto al momento dell'imbarco al Terreiro do Paco, la folla numerosissima ha acclamato i volatori. Nel Terreiro si era ammassata la locale colonia italiana con in testa le Camicie Nere col gagliardetto del Fascio. Ad esse si erano unite le Camicie Azzurre di Lisbona, che avevano indetto per le tre una specie di mobilitazione, e si erano adunate in formazione militare al passaggio degli aviatori, inneggiando all'Italia. Poi la stessa folla, operai e gente di ogni classe, che si era ammassata in piazza, ha improvvisato un' entusiastica dimostrazione lanciando poderosi evviva a Mussolini e all'Italia. Mentre gli equipaggi vogavano a bordo di una grossa gasolinera verso Alfeita, Italo Balbo veniva a piedi dall' albergo all' embarcadero del Terreiro. Le operazioni preliminari si sono svolte assai rapidamente, tutto essendo pronto fino da ieri sera. Numerose imbarcazioni bordeggiavano a qualche distanza dalla smagliante maestosa fila dei ventitré idrovolanti, sui quali, in piedi sulle ali o a cavallo dei motori, si profilavano nella < oscura chiarezza » dell'alba le figure imprecise degli aviatori e dei meccanici intenti alle ultime verifiche. Italo Balbo, dedito anch'egli alla paziente bisogna, era stato tuttavia riconosciuto per la striscia azzurra che marca il timone dell'apparecchio. Allora, dalla folla che gremiva i vaporetti un lungo e caldo applauso, veramente commovente, nella silenziosa tensione di quel momento, è partito al suo indirizzo. Il decollaggio è stato impeccabile ; veramente esemplare come manovra. Vari aeroplani militari portoghesi presenziavano e l'« asso » Carlos De Abreu, quasi partecipasse ad una gara aviatoria, ha eseguito una serie di acrobazie spettacolose sul capo degli equipaggi, costringendoli, loro malgrado, a puntare ogni tanto il naso all'insù. In poco più di trenta minuti gli apparecchi sono tutti scomparsi al l'orizzonte e noi ci siamo allora do mandati con sorpresa se non fossi mo stati svegliati da un bel sogno. Tanto ci eravamo infatti abituati a considerare tutt'altro che momen tanea la loro presenza; tanto avevamo vissuto questi brevi ma intensi giorni, la vita degli equipaggi, se dendoci alla loro mensa frugale, partecipando con loro alle conversazio ni ; tanto ci era sembrato di conoscere già intimamente la loro psicologia di ragazzi intelligenti, buoni e semplici, alieni da ogni posa eroica, che sembravano esser venuti qui come in semplice viaggio di servizio, in via normalissima e che telegrafavano alle fidanzate, alle famiglie dopo la seconda traversata dell'Atlantico: « Arrivato benissimo », che ci siamo guardati fra noi e siamo rimasti zitti. Provavamo un senso di tristezza ad averli visti sparire così con fretta un po' ingiusta per noi che avevamo vissuto con sincera passione la loro imprèsa e ci vedevamo poi piantati in asso come quei semplici spettatori che eravamo. Gli atlantici hanno portato con loro la nostra certezza e là nostra fede, ma hanno lasciato un vuoto nei nostri cuori. RICCARDO FORTE. liCcggglrSprdnsdltlnsrdebpfnmDp