Il realismo e I' equilibrio dell'azione mussoliniana nei concordi riconoscimenti della stampa internazionale

Il realismo e I' equilibrio dell'azione mussoliniana nei concordi riconoscimenti della stampa internazionale Per la pace nell'Europa Centrale Il realismo e I' equilibrio dell'azione mussoliniana nei concordi riconoscimenti della stampa internazionale Parigi, 10 notte. Nei giornali francesi continua a farsi strada il rammarico per l'inutile passo franco-britannico a Berlino. UHomme Libre scrive che l'Inghilterra ha commesso una imprudenza. 1,'Ere Nouvelle si duole sopratutto del fatto che la diplomazia francese non abbia avuto notizia in tempo dell'esito delle conversazioni amichevoli avviate da Roma a Berlino. « Se avessimo saputo la risposta data da Berlino al passo, da noi ignorato, del governo italiano non ci saremmo celiameli te dispensati di andare a trovare voh Bulow. Noi non facciamo di tale affare una questione di prestigio. Era solo il risultato che contava e dal momento che questo era avvenuto, che cosa ci importavano in fondo i mezzi o le forme? ». Il rammarico dell'are Nouvelle di cui si fanno eco anche altri importanti organi parigini non ci sembra affatto giustificato. Dire che la diplomazia francese non ebbe notizia a tempo delle conversazioni avviate dal governo italiano è una cosa inesatta. Il passo franco-inglese ebbe luogo lunedì 7 agosto. Ora sin dal 5 agosto un dispaccio Havas da Londra aveva annunciato che l'Italia aveva già richiamato l'attenzione del governo del Reich sul volo di propaganda effettuato in territorio austriaco e sulle altre manifestazioni dell'interventismo hitleriano. ' Il 6 agosto una nota di ispirazione ufficiosa apparsa sul Petit Parisien e su altri giornali diceva anzi testualmente che « avendo l'Italia già protestato presso il governo tedesco, Francia e Gran Bretagna si erano messe d'accordo per fare subito un passo comune a Berlino, il quale passo sarebbe stato fatto negli ideatici termini ma separatamente ». La tesi francese di domenica scorsa era dunque che Parigi e Londra ritenevano necessario di fare il passo a Berlino proprio perchè la questione era stata già sollevata dall'Italia. I negoziati italo-germanici erano pertanto perfettamente noti nelle due capitali occidentali e reca sorpresa che oggi l'Ere Nouvelle, il Temps e altri organi possano affermare con tanta disinvoltura che il passo franco-inglese ebbe luogo perchè Londra e Parigi erano state tenute allo scuro di quanto Roma aveva fatto. Del resto, come a suo tempo segnalammo su queste colonne, il mattino del 5 agosto l'ambasciatore d'Italia conte Pignatti Morano di Custoza si recò^al Quay d'Orsai e in assenza del Ministro Boncour ebbe un colloquio j col signor Alessio Lèger. | Dovremmo forse presumere che !in quel colloquio il rappresentante ! dell'Italia tacque delle conversazioni j confidenziali in corso fra Roma e jBerlino? La cosa sarebbe propriai mente assurda e il più elementare ! buon senso ci obbliga a supporre invece che il conte Pignatti si intrattenne dell'argomento verosimilmente per far presente al diplomatico francese l'opportunità di attendere l'esito delle conversazioni stesse, prima di mettere in moto la macchina di. un increscioso Dasso ufficiale di protesta. Sin dal 5 agosto insompia, e a maggior ragione il giorno successivo, la Francia era a cognizione di quanto Roma stava facendo. Il 7 agosto nondimeno il nasso di Francois Poncet e di Sir Rumboldt ebbe luogo egualmente. La « gaffe » è dunque patente e ! l'Italia non c'entra affatto. Per confondere le carte in tavola e far crejdere al pubblico che l'equivoco prodottosi sia da imputare alla poca sincerità della nostra diplomazia e alla scarsa buona fede con cui il Patto di Roma comincia a venire aDplicato, la stampa parigina cercò di sfruttare il comunicato Stefani del 16 agosto, il quale smentiva che l'Itallia avesse fatto un nasso ufficiale ; presso il Governo germanico. Il sen;so della manovra era che', avendo ! l'agenzia ufficiosa italiana affermajto che Roma non aveva compiuto a Berlino nessun nasso ufficiale, i Governi di Parigi e di Londra dovevano ritenersi autorizzati ad agire per conto proprio. Senonchè anche _ un fanciullo si accorgerebbe a prima occhiata dell'infondatezza di questa argomentazione. Roma smentì di avere compiuto a Berlino « un passo ufficiale », della natura cioè di quello che si apparecchiavano a compiere Parigi e Londra; ma non già di avere da tempo intavolato in via confidenziale col Governo del Reich uno scambio di idee sulla situazione austriaca. Il comunicato del 6 agosto era non soltanto rigorosamente esatto nei suoi termini per chiunque sappia leggere una nota ufficiosa, ma luminosamente suggestivo per tutti coloro che, a cominciare dal signor De Jouvenel, già sapevano come l'Italia non volesse a nessun costo infliggere al Reich, firmatario del Patto Mussolini, la mancanza di riguardo di una pubblica intimazione. Roma fu costretta a lanciare la breve nota Stefani, per smentire le notizie tendenziose che a Londra e a Parigi, ma specialmente a Parigi, pretendevano creare l'impressione che il Governo italiano avesse aderito al progetto di un passo diplomatico ufficiale collettivo, vera violazione del carattere amichevole del Patto quadripartito. Il senso del comunicato era, dunque, oltre tutto, reso esplicito e inequivoco dal tenore delle false notizie cui rispondeva. Nè il Governo francese nè quello inglese no hanno mai dubitato. A quale scopo, dunque, la stampa parigina, nei suoi esponenti più rumorosi, si affatica oggi ad annebbiare un episodio che è in sè stesso chiaro come la luce del sole? Tutto quello che rimane delle lagnanze franco-britanniche è che al momento in cui eli ambasciatori Poncet e Rumboldt ricevevano l'ordine di procedere al loro passo a Berlino, i rispettivi Governi ignoravano l'esito delle prese di contatto italo-germaniche. Ma chi impediva alle Cancellerie delle due capitali occidentali di attendere questo esito s in base a quali considerazioni hanno esse invece creduto necessario precipitare la loro azione? Constatando come la tattica più savia, nella circostanza, sia stata quella dell'Italia, VIntransigeant nota con dispettosa ammirazione: « Mussolini sta diventando il Mentore dell'Europa. Tutto quello che è slato fatto in questi ultimi mesi sul terreno diplomatico, lo è stato su sua iniziativa e dobbiamo aspettarci che domani estenda ancora la sua influenza. Gli uomini di Stato tedeschi, austriaci e ungheresi hanno imparato la via di Roma, dove tengono col Duce frequenti conversazioni, di cui non conosciamo ) termini e di cui lo stesso oggetto ci j sfugge. Sembra pertanto che Mussolini labbia affrontato l'iniziativa di risolvo! re i problemi che si pongono nell'Euroj pa centrale e di proporre con cura quai|che nuova formula dell'equilibrio euroI peo. Egli ha una politica che segue coi» I tenacia attraverso gli incidenti quotijdìani. Essa non è ostile alla Germania anzi le è favorevole e si può dire ere Mussolini è presentemente il solo Capo di Stato che abbia dell'influenza a Berlino. Lo si è visto negli ultimi negoziati relativi all'Austria. Egli aveva gui ottenuto delle promesse quando i nostri rappresentanti cercavano ancora di ottenerle e queste promesse erano il risultato di una lunga, discreta e amichevole negoziazione. Sarà forse cosi fra qualche mese o fra qualche settimana, quando il Duce rivelerà il piano che egli ha formato per l'organizzazione politica dell' Europa centrale. Tutto sarà stato preparato in modo cosi abile, che l'Inghilterra e la Francia neri avranno più che da accettare la soluzione italiana ». i C. P. Il metodo italiano Londra, 10 notte. L'azione diplomatica cui ha dato luogo la tensione austro-tedesca è sempre oggetto di commento e di discussione. 11 Manchester Guardian, in un editoriale scrive: « Un fatto emerge chiaramente dalla storia diplomatica dell'ultima settimana a Berlino per quanto almeno sj può giudicare dai comunicati della stampa spesso contraddittori. L'Italia ha agito da sola e con pieno successo. Non ha voluto unirsi ai Governi francese e britannico nel loro passo presso il Governo tedesco riguardante l'Austria evi¬ tbdqGtpGalrpfmndmalnpgztv!I|| o i i o o , i e . a ò a o a ¬ tando in tal modo di dover apertamente biasimare la Germania e d'altro canto di ricevere un umiliante affronto come quello sofferto dalla Francia e dalla Gran Bretagna. Nello steso tempo l'Italia adottò amichevoli misure per proprio conto ottenendo asicuro zioni dalla Germania negate sia alla Francia che all'Inghilterra. Per quanto riguarda l'Austria, S3 queste assicurazioni saranno tradotte in realtà tanto meglio per tutti. Il Governo tedesco può perfettamente farlo se lo desidera veramente. Ma 11 metodo italiano merita la nostra attenzione indipendentemente da ciò. Esso illustra in modo chiarissimo la parte di mediatore cui Mussolini aspira in Europa. E' evidentemente nell'interesse dell Italia di impedire l'unione austro-tedesca e di cercare ima intesa con la Francia, ma ciò non costituisce una ragione perchè la sua amicizia con la Germania venga sacrificata. Eppure assai spesso è stato rilevato da parte di certi astuti uomini francesi che l'Italia non ha interessi permanenti in comune con la Germania. A prescindere dalla fondamentale diver- , genza sull'Austria, la linea di penetrazione dell'Italia nell'Europa Centrale taglia la linea di penetrazione tedesca verso il sud *. La Yorkshire Post pone in particolare rilievo la differenza di tono usata dal Governo tedesco verso l'Italia nei confronti di quello verso la Francia e l'Inghilterra in occasione delle recenti conversazioni riguardanti le relazioni austro-tedesche. Il giornale osserva infatti che è assolutamente infondata l'impressione riportata in certi ambienti che l'Italia abbia voluto « bruciare una tappa » nei confronti dei Governi francese e inglese in quanto questi ultimi eraSio perfettamente al corrente, anzi avevano pienamente approvato l'azione italiana. Quando i rappresentanti inglesi e francesi si recarono lunedi alla Wilhelmstrasse già conoscevano il tenore delle assicurazioni date a Roma, senonchè, mentre esse inspiravano soddisfazione, von Btilow colse l'occasione per impugnare l'applicabilità del Patto a quattro alla relazioni austro-tedesche. Successivamente il Governo tedesco ha emanato un comunicato in lingua diversa da quella usata nelle conversazioni che avevano avuto luogo ed ispirato ad un insieme di commenti che sembrerebbero negare alla Francia e all'Inghilterra il diritto di intervenire nelle relazioni austro-tedesche. Il giornale osserva che tale atteggiamento può forse essere attrbuito esclusivamente ai fini di politica interna. Il merito de! Duce Budapest, 10 notte. Tutti i giornali si occupano dell'inl! ziativa italiana circa la tensione austroI germanica, rilevando nei titoli come la | azione di Mussolini abbia indotto alla | comprensione il Governo di Hitler e portato il chiarimento della situazione. Il Budapesty Hirlay nel suo editoriale scrive : «Il problema-austro-tedesco si deve indubbiamente considerare uno dei più complicati d'Europa. Per chiarire le idee molto tempo sarà ancora necessario, ma se avessero continuato a dominare le passioni tale problema sarebbe potuto diventare la fonte di gravi inquietudini per il continente. Tanto maggiore è quindi il merito di Colui che intervenendo nella lotta ha trovato una soluzione. L'attuale situazione di relativa calma è opera di Mussolini. Il suo merito è tanto maggiore in quanto 'a questione ha costituito questa volta anche una prova per il Patto a quattro. Se non fossimo stati fiduciosi che Mussolini procede sulla via giusta anche I quando tace circa i suoi passi, avrem1 mo avuto motivo di preoccuparci anj che per le sorti del Patto a quattro dato (che l'Ungheria ha qualche cosa da ati tendere da questo. Mussolini ha affron| tato il compito nel modo più opportuno, come è dimostrato anche dal suo successo. Il suo tatto politico, la sua conoscenza della situazione, la sua decisione nell'agire e il prestigio mondiale di cui gode ormai senza riserve hanno contribuito alla riuscita della sua azione. Il passo di Mussolini deve essere in special modo approvato, anche perchè ha portato una soluzione che r.on lascia parti offese nò diminuite. Mussolini, grande amico della Nazione ungherese — conclude il giornale — ha dimostrato ancora una volta di essere il vigile custode della causa della pace europea ».