Il Duce pone la prima pietra del nuovo borgo Pontino nella terra già maledetta nei secoli e restituita dal Suo genio all' umano lavoro

Il Duce pone la prima pietra del nuovo borgo Pontino nella terra già maledetta nei secoli e restituita dal Suo genio all' umano lavoro Sabaudia; seconda tappa della conquista dell'Agro Il Duce pone la prima pietra del nuovo borgo Pontino nella terra già maledetta nei secoli e restituita dal Suo genio all' umano lavoro Nuova civiltà Roma, 5 notte. Si avvicina l'ora del crepuscolo; il Duce e salito sull'alta torre di Littoria, mentre nella piazza ampia, armonica, la folla trascinata dalle Sue parole, Lo acclama senza fine; Egli guarda l'immenso panorama che dalle pendici dei Lepini ha per sfondo il Tirreno, dal ferrigno Circeo al litorale di Anzio; sulla immensa pianura sono ormai migliaia di case coloniche che dai colori più vivaci hanno segnato la conquista più nobile del lavoro umano; il Suo sguardo è illuminato dalla divina fiamma della creazione che, poco prima è stata racchiusa nelle frasi lanciate ai lavoratori dell'Agro Pontino. Bisogna aver vissuta intera, nell'ammirazione più ardente che spesso si mutava in una commozione intensa, la giornata di oggi, bisogna aver percorso centinaia di.chilometri attraverso una regione che già conoscemmo regno sconfinato di morte e di miseria, per sentire la superba verità delle affermazioni del Duce. Pensate che questo è il primo raccolto; che oggi le braccia di Mussolini lavorando per ore ed ore con impeto giovanile, hanno gettato dentro le bocche delle moderne trebbiatrici le prime mannelle di spighe di Littoria, sì che a noi è toccato l'onore e la gioia di salutare il primo grano di Littoria; tenete conto di questo fatto e le cifre di ettari, di coloni, di case, di strade si vivificheranno della luce del prodigio. Solo il clima della Rivoluzione fascista, solo 11 genio e la volontà del suo Capo potevano compiere il miracolo che non ha uguale nella storia dei popoli. Piccola, vecchia Italia dei piccoli uomini • dei vecchi partiti, come ci apparivi lontana, definitivamente sommersa nella tua vile inerzia; e come ci sentivamo fieri, pur umili gregari di Chi aveva spazzato via le antiche divisioni per costruire la nuova unità di spiriti e di forze! Littoria oltre il suo magnifico' apporto, di ricchezza e di lavoro, è il più compiuto simbolo unitario della Patria; da tutte le Provincie sono affluite la famiglie dei coloni, tut-te le Provincie hanno portato il loro contributo di fatica, e nella insegna e nella, disciplina del Fascio è un crogiuolo di sangue e di energie da cui il nostro popolo esprimerà la più maschia e più perfetta sintesi di vita. Passavano i Combattenti della guerra, che cominciano a sentire fisicamente il peso degli anni e dei sacrifici; in testa portavano l'elmetto della trincera; vicini ad essi erano, baldi e diritti, i Giovani Fascisti che sono i loro figli: le due generazioni si congiungevano nel saluto al Duce che tutto lo sforzo dell'Italia della guerra e della Rivo luzione e dell'Italia di domani, accentra, nella Sua indomita volontà di vittoria. E' un esercito in continua marcia, l'esercito dei colonizzatori; esso combatte una grande battaglia; leggendo infatti su tutti i muri delle nuove costruzioni il motto: « E' que sta la guerra che noi preferiamo », comprendevamo che se esso indica 0 nostro sincero desiderio di pace, d'altra parte il vocabolo ardito di guerra è sacrosantamente vero. La lotta contro gli clementi malefici che la natura ha accumulato da millenni contro gli uomini è durissima; perchè il terreno renda e diventi abitabile, occorre scavare il solco nelle sue viscere più profonde, occorre debellare il nemico implacabile di queste terre: la malaria. E' da fascisti non nascondersi gli ostacoli, ma guardarli di fronte; e appunto perchè la bonifica è un'opera difficile, risplende più nobile la fatica di chi vi si dona. Ma le difficoltà della natura vengono strette come in una morsa che non lascia requie; l'errore fondamentale dei precedenti tentativi, fu di non aver visto, o di non aver affrontato, il problema nella sua totalità. Oggi, merito del Fascismo e del Duce, merito del rinnovato spirito del popolo italiano, si assiste ad una vera e propria mobilitazione che attacca il nemico da vari fronti; l'anno scorso da Littoria, dai 5 agosto dell'Annp XI da Sabaudia, prossimamente da Pontinia ; e fra questi tre centri rurali sono le numerose borgate contraddistinte .dai nomi più gloriosi della guerra. Arrestarsi, sostare significherebbe compromettere dei risultati già raggiunti; ma è un timore fortunatamente vano, perchè la irradiazione colonizzatrice non coaosce più zone morte, procede con piani audaci che non si fermano dinanzi ad alcuna resistenza di vecchi pregiudizi e di interessi egoistici. Il principio della proprietà è inte¬ c a o so nell'Agro Pontino in senso schiettamente fascista, di dovere economico e sociale; poiché molto spesso i proprietari non possono o non vogliono mettersi a posto colle necessità inderogabili della bonifica, subentra ad essi l'Opera Nazionale Combattenti. Nel Fascismo non possono esistere compartimenti-stagni, nè in politica nè in economia, tanto più che la bonifica, per essere veramente integrale, deve basarsi sull'amore, sull'attaccamento familiare, ereditario dei coltivatori al suolo: non si possono spendere somme di danaro e di energie per continuare ad avere delle masse di braccianti. Nell'Agro Pontino, il problema è stato risolto senza oscurità: chi verserà il suo sudore sul suolo, non sarà defraudato il giorno della piena vittoria sugli elementi avversi, da ambigui giuochi di contabilità speculatrice. Le famiglie arrivate, o che arriveranno, sanno che dipenderà soltanto dalla loro fedeltà alla terra la possibilità di consolidare definitivamente quella proprietà, che è già in atto quando si stabiliscono nelle belle case coloniche preparate. Naturalmente la grandiosità unitaria della impresa e le esperienze moderne della produzione agricola rendono indispensabili degli organi associativi che già funzionano con perfezione assoluta. Da questa guerra aspra di uomini e di macchine sta nascendo il tipo perfetto di una nuova società rurale, aderente all'anima del Fascismo; mentre le qualità di ognuno non sono livellate ad assurdi collettivistici e resta, con tutte le sue incognite, la lotta per un miglioramento delle proprie condizioni, viene a mancare la base della divisione, che spesso si tramuta in odio di classe. E' una società in cui i lavoratóri diretti non conósceranno il termine antitetico di padrone; essi dovranno rispondere della loro fatica di fronte a se stessi e di fronte allo Stato che li ha fòmiti della possibilità di un avvenire migliore. Non realizza ciò la più alta espressione della vera civiltà del lavoro? La Rivoluzione fascista ad essa tende con tutta la sua opera costruttrice; che essa sarà attuata ce ne dr. fede sicura la comunione continua che abbiamo scorta ad ogni momento, ad ogni passo, tra il Duce e suoi Combattenti, tenaci e silenziosi, della bonifica pontina. ALFREDO SI6N0RETTI. llspgldmnsMqsflllbdbvelerqLa giornata del Duce Littoria, 5 notte. Nascita di Sabaudia, consacrazione del lavoro, esaltazione della nuova civiltà italiana e fascista — ecco la sintesi supremamente significativa della giornata del Duce nell'Agro Pontino. Qua il Regime fascista appare veramente in tutta la sua figura costruttiva; qua la dottrina si incarna, sanguina e fruttifica. Nasce Sabaudia vicino a Littoria, dove era sterminata, lugubre solitudine, contro la quale invano si erano affar ticati nei secoli Imperatori e Pontefici, dove la morte aveva calato la sua falce inesorabile. Assediata da ogni lato, incalzata, premuta, la palude si restringe e scompare; la terra infine riscattata dalla triste servitù secolare, emerge e si rassoda e s'inverdisce d'erbe e s'imbionda di grano; dove erano erranti stormi di bufali, pascolano pingui armenti. Le trattrici passano e ripassano, qua e là, rapide, fragorose; e pare elevino in fino al cielo, canti di vittoria. Ecco il lavoro, ecco la vita: i contadini preparano la terra ver i nuovi frutti, sulle aie le trebbiatrici rombano con ritmo sempre eguale: ecco, ecco fulvi monticela di grano, trepidi spagliettii d'oro; ecco risuonare i canti festosi dei mietitori. Sono canti di vita. La più santa creatura In questo quadro, appariva stamane il Duce e la Sua figura pareva immensamente alta, veramente irraggiungibile. Egli veniva a vederla, la sua creatura, la più bella eia più santa del Suo genio; veniva, Egli, comandante supremo, a raccogliere il frutto delle prime battaglie e a dare gli ordini per le altre; veniva a confondersi con questi Suoi soldati saldi e severi come statue, soldati dell'altra guerra e di questa, vera guerra coi suoi morti non meno eroi ci di quegli altri, e degnissimi di continuare la grande lista, nella qua le è impressa per l'eternità, la gloria d'Italia. Fra tutte le Sue imprese di lunga lena, fra tutte le Sue opere grandiose, fra tutte le trasformazioni ormai compiute, il Duce guarda a questa con vivissimo amore. Certo, Egli vi ve qua le sue più belle giornate, tra le quali ve ne sono alcune intense e silenziose, quando Egli viene qua, so lo, a vedere, a vigilare; confondèn dosi agli uomini impegnati nella bella e dura impresa, Egli li interroga, nlAprtclmSt li rianima, li aiuta. La sua affabilità libera i contadini da ogni cerimonioso impaccio e le risposte fluiscono rapide e schiette e argute con gran seguito di commenti e di sorrisi. La luce più pura risplende negli occhi di quanti hanno modo di poterGli dimostrare tanto cordialmente la riconoscenza e la fede lungamente conservate negli animi. Ogni visita di Mussolini è una tappa nella storia di questa nuova terra. La sua prima visita ufficiale, nel novembre del 1931, fu dedicata alla sistemazione idraulica e segnò l'atto di morte della millenaria palude; la seconda, nell'aprile del 1932, vide l'avviamento della bonifica agraria nella sona centrale dell'Agro; la terza, il diciotto dicembre del '32, consacrò il trionfo del lavoro, la vittoria della vita: Littoria emerse, e parve miracolo, sana e bella, con la sua torre e la sua piazza e le sue case, dal fondo della terra riconquistata. Oggi, compiendosi la adllmrttnbnntintsBgrmquarta visita ufficiale del Duce, nois abbiamo assistito all'atto di nascita di Sabaudia, alla festa del grano, alla santificazione ed esaltazione del lavoro; alla consacrazione, insomma, della nuova civiltà italiana qua riassunta nell' unità più salda, spirituale e vorremmo dire fisica di tutti gl'italiani, stretti nella stessa fede, nella stessa fatica e nello stesso combattimento, nella vittoria del lavoro, nella soppressione delle classi sociali. Abbiamo visto il vero volto della nostra Patria, qua nell'Agro Pontino; abbiamo compreso per sempre il senso del Fascismo, il senso della nostra storia. Sterpaio, Ccmpomorto, Sterpara: nomi lugubri, sono scomparsi : ecco Borgo Piave, Borgo Bainsizza, Borgo Sabotino, nomi della guerra scritti col sangue, sorgente perenne di vita. Con commozione ancora viva, noi ripensiamo alla giornata, e tentiamo dì descriverla; ma con orgoglio. scriviamo subito questo nome — Sabaudia. E senza riandare alla vi¬ cenda dell'Agro, senza perderci nello scenario fantastico del Circeo, o in quello languido e soave del lago di Paola, cominciamo a raccontare. Vorremmo trovare le parole più semplici e più nude per dire la commozione, e insieme l'entusiasmo che ci hanno preso a vedere trebbiare il nuovo grano, a vedere il Duce mescolarsi ai contadini, lavorare Egli stesso; e poi assistere all'atto di nascosta del nuovo Comune, e infine all'apoteosi di Littoria. Vorremmo trasfonderli nei lettori questa commozione e questo entusiasmo, vorremmo che oggi tutti gli italiani avessero l'animo di chi assista alla nascita di una sua creatura, di chi ne senta il primo vagito, il primo saluto alla vita; vorremmo che tutti gl'italiani sapessero imaginare il volto del Duce e il volto di quelle migliaia di lavoratori stretti intorno a Lui, così come noi abbiamo potuto vederli, e intendere le parole e i gesti e sopra tutto quegli sguardi lucenti d'orgoglio e pur velati di lagrime. L'appuntamento era stato fissato a Borgo Montello: qua, in attesa del Duce, erano il Segretario del Partito S. E. Starace, il Ministro della Agricoltura S. E. Acerbo, il Sottosegretario alla Presidenza S. E. Rossoni, i senatori Cremonesi, Simonetta e Prampolini, i deputati Cencelli commissario déll'O. N. Combattenti e podestà di Littoria, Massa, Ascione, Gray, Pisani, Rossi, Adelchi Serena, membro del Direttorio del Partito e commissario federale dell'Urbe, il luogotenente generale Ademollo Lambruschini, il luogotenente generale Tringali Casanova presidente del Tribunale Speciale, il console generale Baccaccini, il prefetto di Roma, il gen. Goggia e molte altre personalità fra le quali i progettisti di Sabaudia architetti Montuori, Frezzotti e CanceUotti.