L'avventura del "Kónigsberg,, e la lotta sui grandi laghi equatoriali

L'avventura del "Kónigsberg,, e la lotta sui grandi laghi equatoriali La guerra nell*Africa orientale L'avventura del "Kónigsberg,, e la lotta sui grandi laghi equatoriali La vastità del conflitto che devastò l'Europa dal 1914 al 1918, fu tale da far passare pressoché inosservati gli aspetti singolari che la guerra aveva assunto in altre parti del mondo. Questo fa si che le pubblicazioni nelle quali si tratta di operazioni svolte dagli eserciti belligeranti lungi deli campi di battaglia europei, abbiano un curioso sapore di rivelazione. Mentre in Europa la guerra, differenziandosi profondamente dalle grandi guerre del passato, assumeva l'aspetto particolare che tutti le conosciamo, l'Asia Minore e l'Affrica Orientale, quest' ultima in special modo, divenivano il campo di esperienze strategiche singolarissime. La natura del terreno, le speciali condizioni di vita imposte dal paese, quelle specialissime in cui assai spesso venivano a trovarsi l'uno o l'altro dei belligeranti, insieme con cento altri non trascurabili elementi, s'imponevano ai capi, obbligandoli ad escogitare volta per volta nuovi metodi di offesa e di difesa. In questo senso la guerra ch'ebbe per teatro le colonie tedesche dell'Affrica Orientale — specie per quel che riguarda l'azione difensiva condotta per quat tro anni contro inglesi, belgi e olandesi dal colonnello Lettow Vorbeck — è esemplare. In un suo libro recente (Les guerres decisive» de l'histoire, Payot 1933) Il capitano Làddell Hart — collaboratore militare della « Enciclopedia odgvccdtsrrlicszpcsszpfdvsgmpcsantBritannica» — afferma che il blocco ; Hstabili to dall'Inghilterra ai danni della cGermania decise, con la sua influenzai ddemoralizzatrice, dell'esito della guerra europea. Nell'Affrica Orientale il blocco ebbe tutt'altro effetto: esso modellò, se cosi si può dire, la strategia dei vari capi tedeschi. La marcia che condusse il colonnello Lettow Vorbeck dai confini dell'Affrica Orientale inglese al Mozambico e di qui, risalendo lungo il lago Niassa e passando tra questo e il Tanganlca, In Rhodesia, questa marcia determinata, più che dalla pressione nemica, dalla necessità di trovare sempre nuove zone di sfruttamento adatte a nutrire il piccolo esercito tedesco cui il blocco vietava di ricevere qualsiasi genere di rifornimento dalla Patria, è la prova più evidente della esattezza di questa asserzione. La Stampa si è già occupata di questa epopea affricana, della quale lo stesso Lettow Vorbeck ha narrato le varie fasi nel suo bel libro La guerre de brou-sse dans l'est africain (Payot, 1933). Ma oltre questo aspetto che potrebbe essere chiamato terrestre, il conflitto affricano ne ebbe per lo meno altri due, interessantissimi-entrambi, e cioè la lotta sul mare e quella per il possesso dei grandi laghi. Opportunissimo è dunque il volume di Giuseppa Scortecci, Guerra iieUa boscaglia equatoriale (Mondadori, 1933), che riassume in una narrazione svelta e avvincente tutti gli avvenimenti che ebbero per sfondo l'Oceano Indiano, le torbide acque del fiume Rufiji, i meravigliosi laghi Victoria, Tanganica e Niassa è l'immensa boscaglia piena di mistero. L'incrociatore inafferrabile Le operazioni navali che si svolsero nell'Oceano Indiano si possono riassumere nella caccia e nella distruzione da parte di una flotta inglese dell'incrociatore tedesco « Kónigsberg ». Nell'estate del 1914, all'inizio delle ostilità, l'Inghilterra non aveva nell'Oceano Indiano che tre navi da guerra — lo c Hyacint », il « Pegasus » e l'« Astrea * — che costituivano la squadra della CoIonia del Capo. Il « Kónigsberg » aveva su queste navi un grandissimo vantaggio : quello della. velocità, che poteva salire a 24 nodi. Lo « Hyacint », la più veloce delle navi inglesi, non poteva svilupparne più di 21. E' facile coni prendere come il rapido incrociatore tedesco, appostato sulla rotta delle navi che assicuravano gli scambi tra i porti dell'India, della Cina, della lontana Australia, della Colonia del Capo e quelli d'Europa, rappresentasse una troppo grave minaccia perchè gli inglesi non sentissero la necessità di toglierlo di mezzo. Infatti, 11 6 agosto, il « Kónigsberg » — a duecentottanta miglia al largo di Aden — aveva fermato, depredato e affondato il piroscafo inglese «City of Winchester»; poi, il 20 settembre, s'era presentato dinanzi al por to di Zanzibar, e, da 10 miglia di distanza, aveva fulminato e colato a fondo il < Pegasus », una delle tre navi della squadra inglese. Allora cominciò la caccia: al superstiti « Hyacint » ed « Astrea » si uni l'incrociatore «Chatham», reduce dajpuna lunga e inutile caccia ai famosi | d« Goebem » e * Breslau ». Le coste af- «bltrsutbcsl«n«ricltdctbstd(tlvddtggvvcPtgfmasnlRpnalavdci ilvisltvsm«qmgffrìcane, da Mombasa allo Zambesi, furono battute metodicamente; il « Kónigsberg » fu cercato in ogni insenatura, in ogni possibile nascondiglio, ma mgmdainutilmente. Ben pre3to l'Ammiraglia- ] bto britannico inviò tre altre navi da, bguerra nell'Oceano Indiano : cosi l'inaf-j dferrabile «Kónigsberg» riuscì a tener v occupate, lontano dal teatro principale della guerra, sei unità della Marina inglese. Questa caccia a tentoni lungo un vasto tratto di costa singolarmente accidentato, condotta sulla base di qualche vaga indicazione strappata agli indigeni e di qualche segnalazione cifrata trasmessa all'Incrociatore nemico dalle sue navi ausiliarie e intercettata dalla radio del « Chatham », potrebbe servire d'argomento per un romanzo di Giulio Verne. Le notizie che gli inglesi raccoglievano sul « Kónigsberg » erano spesso confuse e contraddittorie e anziché facilitare le ricerche, le rendevano più difficili. Nello stesso giorno l'incrociatore tedesco veniva segnalato in posti diversi: a Dar-es-Salam, a Mombasa, nell'isola Casurina, al largo di Mozambico. Non è'improbabile che gran parte di queste notizie venissero diffuse dagli stessi tedeschi con lo scopo di mettere gli inglesi fuori di strada. E' fuor di dubbio che i Tedeschi avevano una perfettissima organizzazione spionistica. Il passaggio delle navi da guerra inglesi lungo la cesta tedesca metteva in moto tutto un abile e semplice sistema di segnalazioni: di notte centinaia di punti luminosi brillavano sulle rive, di giorno apparivano sugli alberi degli stracci bianchi. Ma ad onta di ciò, alla fine, il « Kónigsberg » vennertfovato. Verso la metà di ottobre, dua'.'.deLle tre navi ausi- Harie destinate al rifornimento dell'in crociatore tedesco caddero nelle mani degli Inglesi: erano l'<Adjutant» e il pjto dai proiettili dell'incrociatore tedesco, aveva dovuto ritirarsi sollecita' « Praesident ». I documenti trovati a bordo di quest'ultimo, rivelarono quale fosse il rifugio del « Kónigsberg ». La battaglia sul delta L'incrociatore tedesco, impossibilitato a rifornirsi di combustibile, s'era rifugiato, insieme con l'ultima delle sue navi ausiliarie, il « Somali », in uno dei bracci dello sterminato ed intricato delta del fiume Rufiji, vero labirinto di corsi d'acqua infestati dal coccodrilli e di isolotti coperti di boscaglie impenetrabili e vero regno delle più terribili malattie tropicali. Il « Chatham » lo scoperse ai primi di novembre del 1914. La posizione del « Kónigsberg » per il momento appariva sicurissima: aveva risalito per circa nove miglia il fiume limaccioso le cui rive, coperte da una fitta vegetazione, erano difese dalle truppe te desche, e pareva sfidare le navi nemi che ad accostarglisi. Infatti il « dia tham » non avrebbe potuto risalire il braccio del Rufiji senza correre il rischio di incagliarsi. La nave inglese tentò di bombardare il « Kónigsberg » da una distanza di circa tredici miglia (la poca conoscenza dei fondali nel tratto di mare prospicente al delta e la barra d'origine alluvionale che ne vietava l'accesso, non le consentivano di avvicinarsi a più di quattro miglia dalla costa), ma i proiettili caddero troppo vicini. Ci volevano navi di piccolo pescag gio e tali da poter portare grosse artiglierie. L'Inghilterra dispose per l'invio dei monitori « Mersey » e « Severa ». Frattanto l'assedio all'incrociatore nascosto nel fiume coritinuava. Per evitare che il « Kónigsberg » tentasse una sortita di sorpresa, gli Inglesi risolvettero di imbottigliarlo affondando alla bocca principale del fiume una vecchia nave. Ma anche d°P°|aver presa questa precauzione, non smisero un momento di incrociare di-nanzi alle trentotto miglia di litorale lungo le quali -si sviluppa il delta del;Rufiji. L'isola di Mafia, che si trova proprio dinanzi al delta stesso, diven- ne m breve una vera ba^e navale ed aerea. GÌ 1 aeroplani, x piccoli << ^tis » la cui autonomia dì volo non pungeva ad un ora volarono sul abirinto Au- viale: qualcuno di essi, colpito dal tirodei cannoni dell'incrociatore tedesco,cadde nell'acqua fangosa del fiume e Ii piloti, sfuggiti miracolosamente alla insidia dei coccodrilli, si gettarono nelle boscaglie che coprivano le rive, dove vagarono a lungo e vissero avventure incredibili prima di essere tratti in salvo o fatti prigionieri. Soltanto nel giugno del 1915, con l'arrivo da Londra dei monitori, la lotta contro il c. Kónigsberg », che durava ormai da dieci mesi, entrò nella fase risolutiva. L'11 luglio, alle otto e mezzo del mattino, il « Mersey » ed il « Severa » penetrarono nel delta. Era questo il secondo tentativo dei due monitori. Il primo, compiuto sette giorni prima, era fallito per l'imperfetta preparazione. Il « Mersey », col- mente per evitare un disastro maggiore. Ma l'il luglio, il tiro dei due monitori, regolato sulla base delle indicazioni trasmesse, per radio dagli aeroplani che sorvolarono il campo di battaglia, raggiunsero efficacemente il bersaglio. Per sei ore, nell'avvampare del Bole tropicale^ il « Kónigsberg * venne bombardato spietatamente: unoj dopo l'altro i suoi cannoni furono ridotti al silenzio, e alle due e venti del pomeriggio la bella nave, colpita a morte, affondava per sempre nella tomba motosa del fiume. Sul Tanganica e sul Victoria I marinai superstiti del « Kónigsberg » e quelli di qualche nave mercantile tedesca affondata in precedenza dagli Inglesi nel porto di Dar-esSalam, trovarono impiego sul grandi laghi. Il possesso di questi vastissimi specchi d'acqua incastonati nel verde delle foreste equatoriali, era di enorme importanza per gli eserciti belligeranti, inquantochè rappresentavano vie di comunicazione rapide e facili per lo spostamento delle truppe. Perciò la guerra si accese subito fierissima sia sul lago Tanganica che sul Victoria Nyanza. Le imbarcazioni più inoffensive, destinate in tempo di. pace al piccolo cabottaggio lungo le coste, furono tramutate in navi da guerra e costituirono flottiglie eterogenee le quali condussero, l'una contro l'altra, una guerra di reciproci agguati. In questa guerriglia il più piccolo vantaggio aveva un'enorme importanza. Sul Victoria, per esempio, i Tedeschi non poterono per parecchio tempo opporre agli Inglesi, i quali disponevano di ben sette navi, "oltre a due rimorchiatori e ad alcune- barche a motore, che un battello, il « Mwanza ». Ma questo battello era l'unica imbarcazione navigante sul grande lago che disponesse di due cannoni. Forti di questa loro strana superiorità, i Tedeschi corsero per parecchio tempo le acque dello sterminato lago, ripetendo in miniatura quelle gesta che il «Kónigsberg » — all'inizio della guerra — aveva compiuto sull'Oceano Indiano. Sia gli Inglesi che i Tedeschi cercarono in ogni modo di aumentare la loro efficienza sui - laghi, e per ottenere questo scopo dovettero _ ricorrere a mezzi stranissimi. A Teddington, sul Tamigi, v'erano due barconi, il « Mimi » e il « Tatou », che parevano costruiti appositamente per la guerra sul Tanganica. Essi discesero il Tamigi sino ai Docks di Londra e vennero imbarcati su un piroscafo che li portò a Città del Capo. Di qui il « Mimi » e il « Tatou » — che eran lunghi tredici metri — montati su appositi affusti e trascinati da potenti trattrici, si avviarono verso il lago per la via di terra. Non fu un viaggio facile: per far attraversare ai due barconi i fiumi e i torrenti si do vettero costruire più di duecento pon ti. Trascinati sino a 2000 metri sul livello del mare, il « Mimi » e il «Tatou» corsero più d'una volta il rischio di precipitare nei burroni o di rimanere incagliati in piena foresta. Partiti da Londra il 12 giugno 1915, essi non giunsero ad Albertville che il 26 ottobre. Tuttavia, rientrati nel- loro elemento, i due barconi risolvettero rapidamente la situazione sul Tanganica, affondando e conquistando — con metodi che ricordano quelli degli antichi pirati — le navi nemiche. I Tedeschi non vollero essere da meno. Dal porto di Dar-es-Salam, ser- °|conquÌ8tata, agli Inglesi, per inviarla n ^« * quando le. vicende di,?"' * terrestre che avevano dato !a a terresti e, ras s^™ ;ul mano « nemlcl tutte Ie nve del la „. ca la cok,ma tedesca, alfe f* £ era duta ,a a n«U'Affrica Orientale era rappresentata unicamente di, ^ u 1 Lcttow Vorbeck e dal suo ! . " .. " .... „.„ ,. ! P1^10 esercito che, celati entro u èqsnsrvdsèt1c1ndènelvcrbmnfvbtgrmfmvendosi della ferrovia, essi portarono j sul lago il « Wami », nave di 53 ton-1 nellate di stazza, e si disponevano a]smontare pezzo per pezzo una delle, navi ausiliarie del « Kónigsberg ri- j Igo, resero inutile questo enorme sforzo. Ciò avveniva verso la metà del 1916. a e e piccolo grigio mare della boscaglia equato riale, avrebbero lottato sino all'armistizio. CESARE GIARDINI . jm; I

Persone citate: Bole, Cesare Giardini, Giulio Verne, Lettow Vorbeck, Làddell Hart, Tatou, Wami