L'episodio del turco

L'episodio del turco " MALEDETTA... LA FO^TTJSTA. ! „ L'episodio del turco (Dal nostro inviato speciale )« ALASSIO, agosto. .Mentre a Viareggio, il « Parnaso Italiano », come lo qualificano i giornali, la giuria del « Premio letterario » sto leggendo avidamente gli ultimi duecento o trecento romanzi presentati dai concorrenti, un'altra gara, non meno importante, si è impegnata sulla riviera di potente, fra San Remo e Alassio, che sono rispettivamente la perla e lo smeraldo del Mediterraneo. Le due smaglianti città che ogni anno raccolgono un numero importante di ospiti stranieri, stanno gentilmente gareggiando fra loro a chi fa di più e di meglio per la gioia dei forestieri. San Remo, come ho detto nella corrispondenza precedente, ha in progetto di svellere le rotaie della ferrovia che corre fra il mare e i suoi giardini, e di trasportarle qualche centinaio di metri più alto onde costruire una spiaggia artificiale. Alassio, con V aiuto del Presidente dell'Ente Autonomo, il Marchese Bernucci, sta cercando il modo di dilatarsi, soffiando via quei due o tr% Monumenti Nazionali che nei punti più belli e pittoreschi, ancora la soffocano togliendole il respiro del mare. Per Monumenti Nazionali devesi intendere un vecchio Casinò con relativo teatrino noSvticchrele ciò^.*^ care e una scuola talmente decrepita «» ■ ammuffita' da ■esseri!' • giudicata antiigienica per i bambini che la frequentano. ■ Per il mio .film « Maledetta la., fortuna » e con il quale intendo concorrere al premio istituito da La Stampa, sfavo appunto girando alcuni interni nelle sale cadenti del Casinò, quando il marchese Bernucci è intervenuto mettendomi gentilmente alla porta i miei bravi attori. fi presidente era in compagnia dell'amico architetto Costantini e tutti e due discutevano animatamente un grandioso e urgente problema edilizio che probabilmente verrà risolto nell'anno in corso. — Questo — ha detto Costantini, girando lo sguardo lampeggiante su alcune migliaia di metri cubi di catapecchie — deve andar tutto giù. Io taglierei una gran fetta del budello (il budello è la strada principale di Alassio) abbatterei una ventina di costruzioni davanti ai giardini, poi costruirei un Casinò. Con i quattrini che mi rimarranno organizzerei finalmente sulle colline di Alassio il più bel Golf d'Europa. Sicco me non avremo ancora speso tutto il capitale penserei alla sistemazione delle fognature, pianterei una pineta alle spalle della Madonnina e tanto per finire installerei una teleferica che in pochi minuti trasporti i turisti dalla spiaggia alla selletta di Mo glio dove si gode una vista incaute vote. Siccome il marchese Bernucci non interveniva più nella conversazione, mi sono voltato a guardarlo interrogativamente e ho visto che era svenuto. Alassio, Svizzera italiana — Su marchese, si faccia coraggio, non si lasci impressionare per così poco. Il suo è un malessere passeggero... n Presidente, sospirando e ge mendo, ha preso la parola, mentre l'architetto, proprio quello che ha tirato su il monolite dedicato a Mussolini, se ne stava, le braccia al sen conserte, a contemplare il mare. — Le case non sono dei panettoni che si tagliano a fette come e quando si vuole. Lo sventramento di Alassio è un'operazione di altissima chirurgia e per la quale occorre un'altissima operazione fina^iaria. Costruire un Casinò è una necessità per Alassio, organizzare il campo di Golf è un bisogno, impiantare una teleferica è una missione, sistemare le fognature è un dovere nazionale, ma io non ho un soldo. — Troppa modestia, signor marchese! — Vi assicuro che non ho un soldo, o almeno, che ne ho pochini, pochini. — Pensi che Alassio è una stazione balneare di frontiera. — Già pensato. — Consideri che la colonia dei forestieri si va facendo di anno in anno sempre più imponente. — Già considerato. (Dglcichnonocodadocanchsppsignsupilzude gnsinlansloncdpmhcLlacagprsinpgislosgmarnddnAzmmf— Rifletta che Alassio è già co- a nosciuto all'estero con il nome di Svizzera italiana, tanti sono gli elvetici che frequentano le sue spiaggie. — Già riflettuto. Anzi, vi dirò che, come giornate di presenza di forestieri in Italia noi occupiamo nelle statistiche il sesto, posto, ma tutto ciò non toglie, anzi non mette un bi- a (Disegno di Bioletto). glietto da mille in più, nel mio bilancio. Lo dicevo con le lacrime agli occhi a S. E. Lessona che l'altro giorno ha onorato della sua presenza il nostro campo di tennis. Costantini seguitava a tacere e con lo sguardo, distolto finalmente dal mare, andava incenerendo una dopo l'altra una ventina di brutte case male affastellate sulla spiaggia. — Per carità, egregio architetto, non mi rada al suolo le caratteristiche Alassine. Svecchiare sì, ma rispettare il folklore, U colore locale, per il quale vanno pazzi i gentilissimi signori della fedele colonia inglese. Ci sono delle costruzioni che non si possono toccare. Sono venute su, scaldate dal nostro sole, hanno preso, con gli anni, a poco a poco, il colore dei nostri cieli, rossi e azzurri, sembrano fatte d'aria più che di mattoni. Le guardi: sono umili e patetiche come cose vive. Gli inglesi le amano come le amiamo noi, non bisogna toccarle. Lei sa benissimo, Costantini, che gli inglesi hanno costruito le più belle ville di Alassio e il più bel viale; che il tennis è di loro proprietà, che la chiesetta scozzese è un gioiello, che la loro libreria è una delle più ben fornite: dunque, se lei sa tutte queste cose, non sacrifichi al suo sogno di demolizione anche le vecchie case dei pescatori e dei contadini che essi amano veder rispecchiate nel mare. — Ma se gli stranieri gentilissimi hanno fatto tutte queste belle cose, che cosa avete fatto voi per Alassio ? — Nulla, almeno, nulla di male. L'abbiamo lasciata vivere; abbiamo lasciato che poche iniziative private costruissero qua e là alcune ville e alcuni alberghi. Le prime, nella maggior parte dei casi fanno a pugni col piano regolatore, i secondi non corrispondono più ai bisogni attuali e sono vecchi e insufficienti. Le dirò in un orecchio che non abbiamo neppure la Casa dei Balilla, e soggiungerò che fra i nostri Balilla sono iscritti moltissimi bambini della colonia straniera. — Ma, signor Presidente, siamo sul confine. — Lo so anch'io. — Ho udito parlare anche la lingua francese. — Non le nascondo, ancorché la mia modestia sia proverbiale, che anche % francesi cominciano a venire ad Alassio dalla Costa Azzurra. — Bisogna agire. Tu, Quadrone, non hai un'idea? Intervengo io — Sì, ne ho una. Per i primi fondi vi metto a disposizione i proventi del mio film « Maledétta la... fortuna » che sto girando fra San Remo, Alassio, Finalmarina, Borgio Verezzi, Spotorno e via via, di mano in mano che si svolgerà l'attraentissimo soggetto, sempre più a levante, fino a Santa Margherita, a Rapallo, L a Sestri : una cosa grandiosa. — Benedetto lei. Dove sono gli attori"! — Li tengo nascosti nella pineta per sottrarli alla curiosità morbosa del pubblico. Il marchese Bernucci, gentiluomo e cavaliere di vecchio stampo, vorrebbe subito ossequiare la prima l a e , , e e o , e i , a e i i i , ? . o e e l e ò o o a e . , i o, zn e, o, La tMM'attésa'per'intima buca. dsnitfptfngednggnVrdstigpg—actvfIdonna. Non si può. Vietato assolutamente. La tengo sotto la zanzariera per precauzione. TI sole mi ha già distrutto fisicamente il primo attore e non vorrei che le zanzare si mangiassero la squisita attrice della quale vi rivelerò poi il nome. Sarà una grande sorpresa quando si verrà a conoscerlo. Per il primo attore ormai fuori combattimento ho indetto, come avrete appreso dalla corrispondenza precedente, un concorso fra i lettori de La Stampa. Concorso riservato ai più belli. Per parteciparvi basta inviare la fotografia a La Stampa, Sezione della pagina cinematografica. Non bisogna perdere tempo perchè fra alcuni giorni spero di cominciare a girare il film che, come sapete, si inizierà nelle sale sontuosissime del Casinò di San Remo dove avevo dimenticato il « regista » Bioletto, il nostro valorosissimo disegnatore Biolè. Lo conosco da pochi giorni, ma gli voglio già bene. A malgrado di questa mia affezione paterna, il giovane pittore me ne ha fatta una grossa che, francamente, mi ha non poco amareggiato. Alcune notti fa, avevo dimenticato Biolè nelle sale del Casinò di San Remo, e parecchi giorni l'ho atteso invano. Questa mattina si è presentato al campeggio cinematografico in abito da sera, accompagnato da un servo che portava il suo costume da bagno. L'ho chiamato sotto la tenda, dove la spiegazione si è svolta a quattr'occhi piuttosto concitatamente. — Caro Biolè, cominciamo male, e io sarò costretto ad infliggerle] \suna multa. Sei e cinquanta a nordovest — Cominciamo benissimo. Ho fatto una vincita vistosa e me ne infischio della multa; anzi, le dirò che per lavorare pretendo il doppio di quanto era stato stabilito; in caso di rifiuto pianto la compagnia e vado a giuocare ai biliardinidi Alassio. Dovete sapere che i biliardini giapponesi costituiscono ad Alassio, in mancanza del Casinò clie costruirà Costantini con i debiti dell'Ente autonomo, l'attrazione più emozionante dello smeraldo del Mediterraneo. Ho già visto parecchi signori a vincere una caramella e, quasi quasi, se non dovessi lavorare al soggetto del mio film, tenterei anch'io la sorte, rV""'- Xri^^^iTw'to |tanto più che dovrò aumentare lo stipendw a Biole. L ho trovato dopo \ il nostro aspro diverbio installato in \ una magnifica pensione, situata aliquarto piano di una casa costruita'-oltre la ferrovia. Prr arrivare fino a\ lui ho dovuto attraversare uri eser-\cito di barAbini. Egli mangirva <wfl: 9 _ _. !un tavolo oceuvato daali artisti di:un taiOlO OCClipaiO aagil artisti ai; minori. 'Chi non conosce Minori, il Violi- yiista prodigioso, nato a San Remo, ; cresciuto a Torino, adorato a Berli-1not Parlerò di lui e del suo Jazz, in un'altra corrispondenza, tanto più irassi 'mommi che forse parteciperà al mio film. Come vi ricorderete, egli ha furoreggiato in un film americano la cui vicenda si. svolgeva a Montecarlo e durante la quale un ufficiale della marina inglese, dopo avere bombardato di baci la figlia del suo ammiraglio, bombardava anche, per vendetta, il Casinò che gli aveva inghiottite le sue sostanze. Ebbene, Minori, in tutto questo enorme pasticcio per dritto o per traverso, riusciva ad insinuare il canto del suo violino e a mandare in visibilio le folle. Dunque vi parlerò anche di lui che ho quasi scritturato. Biolè, ormai quasi ricco, se ne stava pranzando, come vi ho detto, con gli artisti della troupe Miliari, a sei e cinquanta al pasto, compreso un quartuccio, ma con l'obbligo di occupare lo spigolo nord-ovest della mensa. Al suo fianco sedeva anche la mia prima attrice che si è già innamorata di un bagnino che qui ad Alassio va famoso per le sue avventure amorose, tan to famoso che da bagnino è diventato bagnante e si beve una infinità di gazose offertegli dalle fantasiose straniere. Biolè e la mia prima attrice hanno fatto lega e le cose cominciano ad ingarbugliarsi al punto che sono tentato di indire un altro concorso, fra le più belle lettrici de La Stampa per cercare un'altra stella da sostituire alla stélla. Inviare fotografie a La Stampa. Avverto i futuri protagonisti del film che alcuni episodi riguarderanno l'arrivo dei Saraceni sulle spiagge della Liguria. Erano diciassette in tutto, ma erano pirati di saldissimo fegato e di cuore durissimo. Appena toccarono le spiagge fra Nizza e Ventimiglia passarono a fil di spada un migliaio di poveri pescatori e seminarono il terrore su tutta la « cornice ». Quelli che abitavano fra Nizza e Ventimiglia non erano dei leoni e si racconta in proposito questo episodio. Un giorno un povero contadino, scendendo dalla montagna si sentì tirare violentemente per la giubba. Credendo di essere caduto in una imboscata dei briganti saraceni, si genuflesse giungendo le mani e; piangendo e sospirando pregò che gli lasciassero la vita. — Signor turco — disse il tapino — mi arrendo. Volgendo lo sguardo spaurito sii accorse che, invece della mano di; un bandito, erano stati i rovi di un. cespuglio a ghermirlo così inopinatamente per la giubba e allora, con voce tonante, gridò il nizzardo: « Se foste in mille, signori turchi, io Imo» mi arrenderei e accetterei l'im- dgctgs, ari combattimento >. ] Forse comincierò il film con que- \sto episodio che mi sembra più drammatico. Naturalmente, poi, alla dcscleqvddcnehnomqttdaadsslirnnrsctzrefnglgdltlltmtrbdddllstlmoda americana, i diciassette sarà, ceni, assedierebbero le sale del Casi nò di San Remo, ma verrebbero respinti dal fascino (e questo lo dico proprio sul serio) della signora De Santis e dalle melodie del violino di Carlo Minari. Il seguito al prossimo numero. ERNESTO QUADRONE. otente, o, che perla e aneo. tà che nume stra gareg di più a dei detto prece svellevia che i giarqualiù o nacchio atrino V y tirassi 'mommi nte de