Catene

Catene Catene Non più pallido come un tempo, ed anzi colorito; ma gli stessi occhi larghi, vellutati, la stessa barba a punta, benché ormai brizzolata, la medesima bocca carnosa, sensuale. Nessun dubbio: era lui. É voltò rapidamente la testa verso il finestrino opposto per non essere riconosciuta. Ma mentre egli si issava nel vagone, e le parve con estrema lentezza, faticosissimamente, volle guardarlo meglio, alle volte non si fosse ingannata. Era più anziano, aveva otto anni più di lei; ma il tempo non lo aveva trasformato troppo, era soltanto un poco più curvo ; e quel bianco non lo imbruttiva, lo faceva apparire appena più serio, più uomo. La guardò un momento prima di sedere sul sedile, il primo che aveva trovato entrando; ma non la riconobbe ; nè, seduto, rialzò più lo sguardo, badò solo al giornale che aveva tra mano. « Neanche degli occhiali ha bisogno», ella si disse; e si meravigliò di dirselo con un poco di dispetto, di rabbia. Fu contenta però di poterlo ora osservare più tranquillamente e attentamente : c si diceva o pensava, guardandolo : « Ho mio marito, ho i miei figli, sono amata e felice. E mio marito ha i miei stessi anni, è ben più giovane di lui, mio marito ». Ma intanto non sapeva staccare gli occhi da quel viso e da quel corpo; e soltanto presta li allontanava quand'egli faceva qualche mossa o tirava su lo sguardo dal giornale : « Ha delle rughe, l'occhio è meno vivo, è anche più pieno di torace. Ma come mai io l'ho subito riconosciuto e lui non riconosce me? Sono molto ingrassata, è certo; ma i miei occhi, la mia bocca, possibile che non gli abbiano ricordato nulla? Sono passati più di venti anni, ma no, devono essere quasi venticinque : e indubbiamente allora io ero molto più fresca e più snella, ma le fattezze non le ho perdute, sono ancora la stessa. E lui diceva : « La tua faccia mi ricorda quella di una Madonnina che ho vista una volta in un museo quand'ero studente a Pisa : che ce n'erano tante, ma quella subito mi fermò il passo e l'occhio : e tra me e me pensai : trovassi una donna così, un giorno, avrei trovato proprio il mio ideale ». Già : il suo ideale. E come le aveva parlato il primo giorno che l'aveva conosciuta : in quella festa in casa del generale: che lei s'era vestita tutta in celeste e s'era lasciato un po' di collo scoperto. « Bella, lei è la più bella ragazza che 10 abbia mai vista ». E il giorno dopo è lì sotto la scuola, quando lei esce dietro i suoi ragazzi ; sorridente bensì, ma come, imbambolato. E poi la dichiarazione scritta; e due sere dopo eccolo che compare sotto la finestra di lei e sommesso ma deciso la chiama. Un mese, due mesi, così : tutt'e due come ebbri : ad inseguirsi con lò sguardo .e con le parole : e non vedono più la gente che circola intorno a loro: non sentono le voci, nessun pensiero per quel che si possa dire di questo amore sbocciato tanto improvvisamente e pure come preparato dal destino lentamente esornionamente; e lei non segue più gli alunni, non prepara le sue lezioni, 11 direttore la rimprovera sempre, la padrona di casa le dice: prudenza, signorina, prudenza; ma nulla la interessa e le fa paura, non scrive quasi più ai genitori, mangia in fretta e senza gusto. Ha alzato gli occhi dal giornale, li ha girati un poco attorno, ancora una volta l'ha guardata senza riconoscerla. Ma anche lei ora si sente sfiorata dal dubbio. Sì, gli stessi occhi, la stessa bocca, la stessa barba a punta; ma qualcosa c'è poi o in .più o in meno in auel viso che stona, che non s'accorda pienamente col ricordo ch'essa ne serba. E' contenta, le pare come di sentirsi più leggera, pensa nuovamente a suo marito, ai suoi ragazzi, che per quattro o cinque giorni saranno senza di lei, ed ogni tanto, quando avranno bisogno di qualche cosa e non riusciranno a trovarla, la ricorderanno e diranno : se ci fosse Anna, se ci fosse la mamma... Suo marito soprattutto : che non sa far nulla da solo, che non si fida -della donna, che dieci volte al minuto la cerca, la chiama. « Proprio quella firma ci voleva ! », brontolerà dalla mattina alla sera da se e coi figli. Non dirà altro ; ma dentro dentro non sarà mai nè calmo nè allegro: è sempre stato geloso, anche ora che sono tutti e due oltre i quaranta, s'incanta spesso col pensiero sul passato di lei, e certe volte si sveglia a mezzo la notte, l'afferra per un braccio, la tira a sè, grida : « Non crederò mai a quello che mi hai detto e giurato ; e sono certo, certissimo che col corpo sei venuta a me come t'aveva fatta tua madre, ma il cuore, però, eh, il cuore tu l'avevi già speso per uno che ti piaceva enormemente : ed io odierò sempre il paese dove hai insegnato, non che quell'antipatica Orvieto dove sei nata ». Dirgli che nulla c'era nel suo passato, era peggio; che la fantasia gli si metteva subito a galoppare; e, dopo un minuto, non parlava di uno ma di due, di tre amori; e dopo dieci, tutti i maschi della città e dei paesi dovevano averla amata. Geloso, troppo geloso. Ma buono, poi così buono che qualunque desiderio di lei, anche illogico, anche strambo, per lui era sempre come un comando. E invece quest'altro... Eh, era lui, non c'era dubbio. Ha finito di leggere il giornale. Ma si annoia, ma sbadiglia. No, si volta, guarda dal finestrino. E pure i paesaggi, la natura non lo hanno mai interessato. Guadagnar molto, arricchire presto: i suoi ideali erano questi una volta e forse lo saranno anche oggi. Apposta non aveva studiato legge o medicina, ma agraria. « Che ne dici, Andrea, di questi bellissimi platani? Te fortunato che ne sai tutta la storia : come si nutrono, come crescono, come riescono dopo tanti anni ad aprirsi con queste belle foglie così... ». Ma lui a mezza bocca rispondeva : « E il risultato? Legna buona soltanto da ardere ». « Quando ci sposeremo, Andrea, bisogna che tu cerchi una residenza in campagna : un bel giardino, un orticello, e mandorli, peschi, peri : mandorli soprattutto : che in primavera si vestono tutti di bianco e sono tanto^ carini ». « Sposarsi, sposarti. Ma sì, cara. Però il tuo babbino bisognerà che si sveni : senza dote io non posso mica sposarti... ». « Ma tu hai sempre detto che mi ami per me, non per la mia dote, Andrea... ». « Ma certo, cara, ma certo. Però se la dote ci sarà... ». « Ci sarà di sicuro, ma dopo la morte del babbo, non prima ». Ora non guarda più fuori del finestrino ; e si alza, si muove. « E' ancora un bellissimo uomo; e non è neanche molto curvo, come mi pareva poco fa quand'è entrato. Ma è curioso : mi piace guardarlo, averlo qui ad un passo da me; e pure se si avvicinasse, se mi dicesse qualche cosa... No, Fausto è meno bello di lui; ma così generoso poi, così disinteressato. « La dote? O che m'importa della dote, Anna, se ti amo?...». E invece lui perchè si sarebbe staccato, perchè con la scusa di un viaggio indispensabile, urgente, avrebbe lasciato un giorno il paese e me? Ma chiaro, chiarissimo : perchè il babbo non gli dava la dote. È ai miei pianti, alle mie lettere disperate, una sola risposta : « Il destino non ci voleva uniti, ecco tutto. Ma del nostro amore non ci dimenticheremo mai ; e resteremo amici, se vorrai... ». « Non ci dimenticheremo : amici : e voleva che gli scrivessi ancora, l'egoista. E pure non ho saputo mai odiarlo ; e magnri con la voce lo maledivo, ma i suoi baci, le sue carezze, la sua voce non li ho scordati ieri e forse non li scorderò domani. Ah, ora siede di nuovo. E' nervoso, si dir bbe che abbia bisogno di qualche cosa. Ma di me non s'accorge ancora. Come se non ci fossi : come se non fossi una donna. E pure le donne una volta le guardava: e quelle occhiate che buttava alla Perretti, la mia collega, che gelosia e che rabbia ! Tò, ora mi guarda ; mi fissa perfino ». Abbassò la testa sulla borsetta, finse di volerla aprire. Ma era così commossa che non riusciva a far scattare la cerniera. Ed egli che non staccava ancora lo sguardo dal suo viso. S'accorse di arrossire fino alle orecchie. < Mi ha riconosciuta, mi riconosce. E se si avvicinasse, se mi parlasse? Che farei, Dio mio, se si avvicinasse, se mi rivolgesse la parola?». Pensò ancora a suo marito ed ai suoi due ragazzi ; ma troppo vagamente per sentirsi difesa. « Non lo amo più, è certo che non lo amo più », si diceva e ripeteva; ma senza fiducia, senza forza : sentendosi estremamente debole, come persa. Egli ora si alzava, sempre guardandola fisso. Poi si avvicinò, si tolse il cappello, chiese: « Forse io m'inganno; ma la signora non è per caso di Orvieto? ». Non le parve la voce che aspettava ; più raur ca, come più chiusa; e sollevò la testa piena di speranza: «Mi sono sbagliata, è un altro ». E, subito, rispose franca : « Non sono di Orvieto, sono romana ». Ma si riconobbe d'improvviso stanchissima; come se si fosse sgolata in un lungo grido. Appoggiato con una mano al sedile, riprese: e questa volta la voce era proprio la sua: nè rauca nè chiusa; maschia, forte come quella d'un tempo: «Una strana somiglianza, dav ili Cfdsh vero una strana somiglianza ». « Con una sua conoscenza forse?». Sorrise : « qualcosa di più che una conoscenza : un amore ». « Ah ! ». « Ed un grande amore, signora, l'unico amore anzi della mia vita ». « Oh ! ». Sedette, dopo essersi tirati su con le dita i calzoni. « Una piccola somiglianza, è certo : il colore appena dello sguardo, quando le sono passato vicino : e sì, l'ovale del viso, anche. Ma lei è grassa, forte, mentre la creatura che dico io era un cosino fragile, una figurina, faccia conto di Sèvres ». Tacque un momento, perplesso. Ella pensò : « mente ; di sicuro m'ha riconosciuta e mente per farmi dispetto ». Proseguì : « Scusi se la ho disturbata, signora. Ma alle volte il caso è così strano con gli uomini!». « Ha forse sposato un'altra? ». « Già, un'altra. Ma costretto, non di mia volontà. Una mia cugina rimasta orfana. Ordine di mia madre... ». «Oh!». «E l'altra, la creatura che adoravo e che mi adorava, dovetti lasciarla. Oh, una storia non breve e dolorosa anche, signora... ». « E perchè dolorosa? ». « Ma perchè io... Insomma quella signorina era proprio il mio ideale... Ma sa che è curioso? In questo momento che lei ha girato un poco l'occhio... Lo stesso, lo stessissimo sguardo... Dunque le dicevo? Ah, che mi piaceva, che la amavo... Senonchè quando la conobbi, già mia madre mi aveva destinato a quell'altra... ». « Ma lei poteva ribellarsi, mi pare ». « E tentai di ribellarmi. Ma poi la mamma s'ammalò, morì... Dovetti promettere». «E l'altra?». Ero troppo innamorato, non riuscivo proprio a staccarmi. Tuttavia onestamente cercai che si staccasse lei per prima: e sa come feci? Fingendo un grande interesse per la sua dote ed in genere per il denaro, per il guadagno. Il mio cuore avrebbe parlato con lei sempre d'amore, soltanto d'amore, ed invece di continuo le discorrevo della dote, delle ricchezze, del benessere finanziario... Per disgustarla di me, capisce? E tuttavia non credo di averla disgustata... Quanto a me, dovetti fuggire, scappare... »._ Non continuò, ne essa chiese altro. Egli guardò fuori dal finestrino, respirò forte, s'inchinò : « io sono arrivato. Mille scuse, signora ». « Prego — ella mormorò e abbassò leggermente la testa. Lo seguì con lo sguardo mentre s'allontanava : curvo come quando era salito e con il cano un noro piegato a sinistra, verso la spalla Il treno si fermò, lo sportello fu aper to e fu richiuso; per qualche minuto il passo di lui strascicato, stanco ri suonò sul selciato del marciapiede. MARIO PUCCINI

Persone citate: Mario Puccini, Perretti

Luoghi citati: Orvieto, Pisa, Sèvres