La misteriosa pineta della Riviera

La misteriosa pineta della Riviera a o o a o i i a rt DALLA RIVIERA, luglio. Abbiamo piantato le tende in una pineta poco lontana dal mare, abbastanza lontana dall'abitato per non essere bersagliati dalla curiosità della popolazione e dei bagnanti. Tutte le mattine il cuoco discende in bicicletta fino al paese, del quale non vi rivelo il nome, a fare le provviste. E' incredibile come quest'anno la vita costi poco. Non c'è uno della troupe che si intenda di prezzi, eppure tutti dicono che la frutta non è mai stata, in riviera, così bella e cosi a buon mercato, che la carne, tutta prima qualità, è quasi regalata e.che i pesci ce li danno addirittura per niente. L'aragosta della prima donna La prima donna (vi dirò poi chi è) è ghiottissima di aragoste e si toglie il gusto di mangiarne a sazietà senza perciò pesare sul comune bilancio domestico. La notte, dal nostro accampamento, vediamo le lampare napoletane stringere d'assedio, con i loro fari abbaglianti, lo sperone roccioso di Capo Mele e all'alba, discendendo sullo spiaggia, andiamo ad incontrare i pescatori notturni. Là grande lampada ad acetilene, aggiustata sulla prua è ormai spenta; per lunghe e lunghe ore il suo occhio luminoso è rimasto piantato nell'acqua, come una spada scintillante, e i pesci, i poveri pesci abbacinati, sono saltati a migliaia, nella rete. Le barche napoletane, al mattino, ne sono colme fino agli orli e i pescatori, affranti dàlia fatica dormono con i piedi ficcati nel mucchio d'argento. La loro povera ricchezza fino alle ginocchia. L'ultimo pescatore che mette i piedi nelle agili e fresche onde del mattino è un solitario, un vecchio Alassino che lo chiamano Pitamu. Egli se ne va per il mare notturno tutto solo, con un bimbetto ai remi, mentre lui sta in agguato, dietro la lampada, ritto sulla prua e con la fiocina in mano. Pitamu non spreca un colpo, è avaro di una fiocinata come un cacciatore di mestiere è avaro di una cartuccia. Quando l'asta, armata in punta di cinque denti d'acciaio, buca la superficie dell'acqua e cala rapidissima sul pesce guizzante, è ben difficile che risalga senza la preda. Il vecchio alassino è specializzato nella caccia dei polipi. Dicono che conosca tutte le tane che essi hanno da queste parti, dà Laigueg'lia alla punta della Madonnina, e poi dietro ancora la punta, fino alla villa della « russa » a traverso dell'isola iGallinaria. Sembra die il furbane matricolato abbia calato intorno all'isola delle bóìtiglie vuote dentro le quali scivolano i piccoli polipi scambiandole per tane naturali. Allungando i loro tentacoli fuori dal collo della bottiglia i polipi pescano, mangiano e crescono al riparo dalle insidie delle morene. Perchè il ciclo dell'eterna tragedia della vita subacquea fra un pesce, un mollusco e un crostaceo è questo: la morena mangia le gambe del polipo, il polipo succhia l'aragosta e l'aragosta mangia la morena. Quando il polipo entrato incauta mente nella bottiglia di Pitamu è di ventato tanto grande da sentire il suo vestito di vetro troppo stretto, la barca del pescatore lo cerca col suo occhio di fuoco, lo ritrova e lo salpa. Così l'uomo mangia U polipo che ha succhiato l'aragosta nutrita di morene. Insomma, l'uomo si mangia tutto, quando interviene, con la sua astuta esperienza, nelle atroci guerre sottomarine. A sentire questi racconti la prima donna della troupe (della quale vi dirò il nome) per poco non è svenuta. Poi, ha ricominciato a mangiar pesci con raddoppiata voracità pensando che tanto qualcuno deve pure mangiarli. Meglio io di un altro. Io e « Biolè » La nostra diva ha la filosofia semplice ed egoistica di tutte le di-I ve. Se non fosse così adesso non oc-cuperebbe il posto che occupa nettanostra troupe. Essa è la protagoni-sta di un film che stiamo girando inriviera atta « macchia », cioè di na¬smpiLtcptmlsNpsnctmdfsd scosto, per una grande Casa cinematografica. Non aspettiamo che il « regista » per cominciare. Il soggettista sono io, l'inscenatore è il disegnatore de La Stampa, il giovane e geniale pittore Bioletto, anzi, Bìole, come lo chiamiamo per brevità. Degli altri personaggi parlerò in seguito. Sono tutti attori di primissimo ordine ma che per adesso se ne stanno al¬ imdmdslqec ita messo in capo, tra le vive acclamazioni dei presenti, una corona d'alloro. E' stata una serata indimenticabile. Più tardi ho condotto gli ■ attori della troupe cinematografica alle sale superiori. Biole non osava salire la bella gradinata di marmo per la quale si entra nel paradiso del rosso e nero, perchè era in maniche di camicia. Una bella camicia azzurra l'ombra, per paura di un colpo di sole. Anzi, il primo attore è già cotto. Non cotto in senso metaforico della prima attrice, ma cotto proprio sili serio per avere esposto la sua nivea nudità, e per lungìve ore, al sole cocente. Adesso dobbiamo ungerlo tutte le sere di SoUrio, una pomata di mia invenzione a base di miele. E' diventato l'idolo delle mosche. Inventerò qualche altra diavoleria per farlo diventare l'idolo delle folle. Per bello è bello, ma gli manca quel non so che, per il quale dubitiamo seriamente che riesca a «bucare». Bucare, in gergo, vuol dire riuscire. Me lo diceva ieri sera Falconi, sulla terrazza del Casino di San Remo. Mai vista la terrazza del Casino di San Remo! Una delizia. Ebbene, Falconi, guardando il nostro primo attore che si stava grattando la schiena col rastrello fattosi imprestare da un « croupier », mi diceva appunto che « quello non bucherà ». — Ne sei sicuro, rubacuori"! — Sicurissimo. Io sì, che ho bucato... — Eh, lo so... — Non sai niente, lo ho bucato oggi, nella corsa ciclistica del giro di San Remo, organizzata da Serretta, dotata di un premio di diecimila lire gentilmente offerto dal vostro Chiarelli, Ho bucato a- un metro dall'arrivo e non avevo il gonfleur... Per un pelo delle sue sopraciglia Falconi, l'eternamente giovane e beli'Armando ha perduto il vistoso premio di Chiarelli che gli è stato soffiato, per una gomma, dalla leggiadra signorina Monteregi. 'A Falconi, la signora De Santis cl'laoppdsvdrigppfolatsèmvrptslltinRp comperata dì seconda mano, per 'occasione. Ho dovuto spingerlo nela sala cinquecentesca a viva forza. — Salga Bìole, e si accorgerà che ormai è abolita ogni etichetta. Sono passati i tempi di Re Sole e sono persino tramontati quelli dell'abito di società. Ho veduto un signore costretto a lasciare un'ingentissima vincita perchè, essendo in costume da bagno, non aveva le tasche per riporvi la montagna dei gettoni guadagnati. La sventura di fortunato — Prendo, signore, sono suoi. — Non posso... — Non faccia complimenti, li prenda. — Non posso, francamente non posso. Li dia in beneficenza, le mie fiches, ne faccia quello che vuole, organizzi un premio letterario, una lettura Pastonchi, ma io non posso accettarli perchè non so dove metterli. Il fortunato signore ha attraversato le sale in costume da bagno ed è andato dritto filato a gettarsi in mare. Era troppo fortunato per vivere un minuto di più. Il film che ho scritto e che « gireremo » sulla riviera comincerà appunto da questo episodio. Sarà intitolato: « Maladetta la fortuna ». La prima donna ha subito protestato. Voleva che lo intitolassi « Maledetto l'amore ». Lei sarebbe stata la tragica protagonista di una ventina di episodi amorosi. Sono stato inflessibile e l'ho ricondotta in pineta. Ho lasciato l'amico Bìole a San Remo, nelle sontuose sale del Casinò perchè mi preparasse alcuni « infer¬ IgfnipldmctmdipbszCeavficdspsInsqr ni » per le scene centrali del film, il quale si svolgerà su tutta la rivi&ra, da ponente a levante. Eccovi intanto due dei suoi disegni. Prossimamente glorificheremo il lavoro umano e cioè la creazione di una spiaggia artificiale a San Remo, l'abolizione della ferrovia, che interrompe l'incantesimo della riviera, la costruzione dì un nuovo Casinò, l'istituzione di alcuni premi letterari compreso quello che verrà assegnato alla più bella cartolina illustrata che dalla riviera verrà inviata dagli ospiti agli amici lontani e nella quale con il minimo delle parole dovrà essere descritto « stile novecento » il paradiso balneare della Liguria. Tutte queste si intrecceranno alla trama del film « Maledetta la fortuna » e per il quale, se seguiterà a spellarsi il primo attore, dovrò cercare un altro protagonista. C'è qualcuno dei lettori de La Stampa, ma che sia molto bello, che vuole inviarmi la sua fotografia, le sue generalità, le sue pretese! Siamo qui per spendere. Risponderò a volta di corriere inviando preciso indirizzo. Per ora siamo nascosti nella pineta, lontani dalla morbosa curirsità del pubblico. ERNESTO QUADRONE. Un signore adocchia il rastrello del «croupier». .Quello che. in .questa stagione ni lascia in guardaroba. " MALEDETTA.., LA FORTUNA ! „ La misteriosa pineta della Riviera

Luoghi citati: Liguria, San Remo