Corone

Corone Corone mpvtanpgctNjsctfrUn tempo, narra un'antica leggenda, in un villaggio di cui non' si sa più il nome, la miseria era estrema. La siccità prima, i venti e la grandine poi avevano spaccato la terra, rovinati i campi e devastate le vigne. Le capanne dei più poveri erano state anch'esse quasi abbattute dalla tempesta e gli uomini, per disperatone, andavano all'osteria, che sembrava rimasta in piedi per opera del demonio, a bere a credito, mentre le donne scardufjete e disperate stavano a piangere sull'uscio coi bambini aggrappati alle gonne, tremanti per l freddo e per la paura. La notizia di tanta misèria giunse fino alle orecchie della regina di quei paesi. Ella si rattristò profondamente, perchè era saggia buona e pietosa, ma si trovava in circostanze difficili e priva di mezzi per soccorrere i suoi sudditi. Ad ogni modo ella sali a cavallo e si mise in viaggio per giungere a quel villaggio che era il più misero del suo regno. E quando vi giunse dovette constatare che la realtà era anche più grave di quanto ela avesse supposto : i bambini scarni andavano seminudi per le stradette, le donne scoraggiate del tutto sedevano sull'uscio della loro catapecchia noperose, coi gomiti sulle ginocchia e le mani fra i capelli, di uomini poi non si vedeva traccia ; erano tutti all'osteria a bere per dimenticare o giacenti lungo le prode dei fossi; se aprivano tocca era solo per maledire la loro sorte. La regina scese da cavallo davanti alla chiesa e mandò i suoi messi a chiamare le donne, solo le donne, dichiarando che soltanto ad esse ella voleva parlare, E quando furono tutte radunate sul sagrato, el^ la, per prima cosa, parlò in termini «osi toccanti delle loro pene e della parte che essa ne prendeva che tutte si commossero e si misero a piangere. Poi ella disse : « Benché vostra regina, io non ho forze sufficienti per impedire che la grandine cada e il vento soffi e neppure ho denaro da spartire fra tutte voi. Però vi ho portato la mia corona di regina che è tutta di gemme e quindi di grande valóre. E' chiusa in questa cassetta e la cassetta la metteremo al sicuro sotto una pietra della chiesa e una di voi per turno custodirà il tesoro. Mi do vete però promettere che non venderete il tesoro se non quando tutte voi sarete d'accordo che non ne potete fare a meno; vuol dire che un giorno, se potrete superare questa miseria," Sènza vénderlo, me lo restituirete e io sarò di nuovo una regina con la cqrona ». Ciò detto, ella fece mettere la cassetta sotto una pietra in chie sa, risalì a cavallo e sorridendo dolcemente a quelle donne che la salutavano benedicendola, si rimise in viaggio. Le donne tornarono alle loro case diroccate col cuore gonfio di allegrezza e di speranza; in realtà non avevano nè una manciata di farina di più nella credenza, nè un pezzo di legna di più sul camino, eppure si sentivano ricche e potenti, piene di ardore e di forza per combàttere contro le avversità ; il possesso di quella corona le inebbriava. Ognuna di esse si industriò ad accendere il fuoco coi pochi fuscelli che avevano, chiamò i figli per lavarli e ravviarli, e il marito, alla sera, vedendo da lontano il fumo uscire dal comignolo, tornò a casa incuriosito e trovò che la moglie aveva fatto il miracolo di cacciare qualcosa nella pentola e di farla cuocere. Ognuna di quelle donne intraprese allora una lotta eroica contro gli eventi e coniro le cose, e i mariti, spronati dall'esempio, scossero dal loro corpo affranto l'inerzia e la disperazione. Ripresero a tirar su le parti delle loro case che avevano ceduto e tornarono a frangere colla zappa la terra secca e dura che era parsa loro inaridita e maledetta per sempre. Ogni tanto una di quelle donne andava in chiesa a custodire il tesoro e là inginocchiata, tutta fiera della sua responsabilità, pensava alla felicità che avrebbe provato, non ad aprire la cassetta per vendere il tesoro, ma a restituire un giorno la corona alla dolce regina che aveva parlato loro con la dolcezza di una sorella. Talvolta qualcuna di esse, spinta dal marito più insofferente degli altri o da un demone tentatore, protestava che non poteva più far fronte alla necessità e che bisognava'! vendere la corona della regina, ma trovava tutte le altre fieramente avverse a quella proposta : « Non è ancora il caso di toccare quella riserva, dicevano, possiamo ancora provvedere dà noi!...». E intanto il tempo passava; a un periodo di brutto tempo, era succeduto, come sempre accade, un periodo di serenità e di clemenza; e un bel giorno le più vecchie dohne del villaggio partirono a cavallo colla cassetta del tesoro in groppa per andare a restituire la corona alla loro dolce regina. (Pare poi che in quella cassetta che nessuno mai aperse non ci fosse nulla, perchè quella regina, provata dalle più dure strettezze, aveva da tempo dovuto vendere le gemme della sua corona. Ma ella aveva agito così saggiamente per dare una spinta alle forze morali delle donne di quel villaggio, sapendo benissimo che, dato un punto d'appoggio alle loro energie, e tornato l'ottimismo e la speranza nei loro cuori, tutto il resto sarebbe andato a posto, giacché è dalla donna, dalla sua fede, dalla sua operosità lieta e feconda, dal suo equilibrio sereno che l'uomo attìnge cor*(fgio e conforto. Ogni donna, se vuole, ha di riserva la sua coronai' regina). wqu ruspati' r