La Squadra Aerea a Shedias

La Squadra Aerea a ShediasGLI ATLANTICI SULLA VIA DEL RITORNO La Squadra Aerea a S Dal nostro inviato in volo su un apparecchio della Crociera Shediac, 25 notte. (Ritrasmesso da Moncotommb). Ieri mattina, i bollettini del tempo dichiaravano le condizioni totalmente avverse per la tappa di volo da New York a Shediac; uragani di vento e di pioggia e nebbia su tutto il percorso; ma quel che era assai peggio, nebbia fitta al luogo stesso dell'ammaraggio nella baia di Shediac. Ma anche stamane i bollettini non erano dei meglio incoraggianti e potevano piuttosto considerarsi cattivi. Si notava soltanto un progresso: erano meno cattivi di quelli di ieri. Tanto bastò al gen. Balbo per decidere che si partirebbe. E tutti gli ufficiali, ed egli stesso, atte 7,30 lasciavano l'albergo. Il saluto di New York Per quanto nessuno potesse sapere in precedenza che la Squadra italiana sarebbe partita, e a che ora, e malgrado l'ora abbastanza mattutina, numerosa folla si era raccolta sulla Park Avenue davanti aWalbergo, a stento contenuta dagli agenti di servizio. Quando i nostri aviatori uscirono per prendere posto nelle automobili ohe li avrebbero portati all'idroscalo, la gente adunata proruppe in applausi, in grida di evviva e di augurio. I Le automobili filarono via precedute e scortate da agenti che, con gli acuti e lunghi fischi delle sirene facevano dare la strada immediatamente. A gran corsa, così, scivoliamo per Manhattan, valichiamo il ponte di Brooklyn, attraversiamo il quartiere di Brooklyn. La gente, per le vie, operai impiegati che vanno al lavoro, donne che vanno per la spesa, questa affrettata e affacendata folla mattutina, riconoscendo gli aviatori italiani, agita verso di loro le braccia, agita cappelli, sventola fazzoletti, grida esclamazioni di auguri. La mattina era soffusa di legg:re nebulosità, penetrata di una calura opprimente. Le automobili che portavano gli aviatori, attraversato diagonalmente l'estesissimo quartiere Brooklyn, varcarono i cancelli dell'aeroscalo di Floyd Bennett, dove tre notti fa atterrò felicemente l'aviatore Post, reduce dal giro aereo del mondo; dove l'altra sera attendemmo invano i coniugi Mollison dopo la trasvolata atlantica, vittime a soli 40 miglia dall'arrivo dell'accidente che sapete: e proseguirono verso l'aeroporto sulla baia Jamaica. Questa si può propriamente considerare una laguna chiusa nella vastità di Long Island — l'isola lunga — e separata dal mare dal lido di Rockaway — Rockaway Beach — popolato in questa stagione di bagnanti. La polizia a cavallo e a piedi impediva alla folla l'accesso all'idroscalo; ma la gente premette numerosissima dietro i cordoni della Polizia e tumultuosamente applaudì il Ministro Balbo e gli aviatori italiani, quando discesero dalle automobili per prendere posto nelle motobarche che lì avrebbero portati ai singoli apparecchi. La fila di questi si dilungava argentea sulle acque grige della laguna, increspate da una brezza viva. Il rapido decollaggio Quando tutte le squadriglie sono decollate, la Squadra Aerea con la consueta rapidità e sicurezza, manovra e prende la sua formazione dietro il velivolo di Italo Balbo che la guida. Ci mettiamo in rotta seguendo la costa settentrionale di Long Island. Ma il Golfo del Maine ci accoglie con veli di nebbia. Navighiamo, ora, come in mia lanuggine sottile biancastra, entro cui il sole si nasconde e la nostra visibilità si riduce di molto, diventa anzi scarsissima. Non so se sia per questo fatto, o per mia propria distrazione, ma non sono riuscito ad avvistare Boston, in fondo alla grande baia del Massachusscts. Del resto, di tutto questo tratto del volo, ritengo una impressione un poco vaga, sbiadita; impressione davvero del colore di quella ncbbiolina maligna che ci faceva temere, di momento in momento, che si dovesse injittirej rendendoci. ciechi... Per quanto i nostri piloti abbiano com~ piuto lunghi allenamenti al volo cicco, questo resta pur sempre un'incognita tormentosa. Era circa il tocco quando, sorvolato il Capo Ann, ci dirigevamo ver' so il capo Elizabeth. Il Capo Elizabeth ci mostra le sue forme e i suoi colori; un promontorio basso con due fari bianchi alle estremità e fittamente boscoso nella sua parte interna. Di qua, ci dirigiamo verso greco sempre seguendo l'andamento della costa continentale del golfo del Maine. Ora imbocchiamo la baia di Fundy, che si apre tra il prolungamento meridionale della penisola della Nuova Scozia e la costa continentale; a sinistra ci siamo lasciata la stretta penìsoletta rocciosa e boscosa di Quoddy Head, che segna il confine tra gli Stati Uniti e il Canada; siamo nuovamente nel Canada che ab' bandonavamo precisamente 10 gior-< ni fa, quando volammo da Montreal a Chicago. La policroma Shediac Poi voliamo sulla terra sull'istmd. che collega la Nuova Scozia al con' Unente. E forti soffiate di'vento iin* primono violente scosse al velivolo. Si balla assai più del desiderabile. Sorpassiamo l'estuario del fiume Petitcodiac e di qua puntiamo^ direttamente su Shediac, mèta di questa nostra tappa di volo. Avvistiamo il faro di Port Folly Poìnt, una torre quadrata, bianca, e contraddistinta da una striscia orizzontale rossa. Siamo scesi a una quota di poco più di cinquecento metri; e possiamo così osservare i particolari del terreno e i particolari delle costruzioni. Risaliamo il fiume Memrameook fino all'altezza del villaggio dello stesso nome. Poi trasvoliamo una zona di terre basse, verdissime, sparse di piccoli corsi d'acqua e cosparsa di stagni con macchie folte di boschi. Il New Brunswich spazia largheggiando fresco e vivo sotto di noi. Sono le 16,11, ora locale, quando ammariamo nella baia di Shediac, davanti alle leggere e multicolori costruzioni della stazione balneare e alla distesa di viali e di giardini che allietano la spiaggia. Abbiamo volato sei ore da New York per 598 miglia marine, ossia 1107 chilometri; e, delle tappe di volo, questa non è stata delle meno agitate e contrastate. AURIO 3ASSI. Il comunicato ufficiale SHEDIAC, 25 notte. Oggi, alle 14,16 (ora di Grecnwioh), la Seconda Squadra Aerea ha decollato dall'aeroporto di Floyd Bennett Field, New York per Shediac. La prima parte delia navigazione, fino a Boston, è stata contrastata da un forte vento contrario con nubi basse, poca visibilità e pioggia, condizioni che si sono pressoché mantenute fino alla Baja di Fundy, dove il tempo ha mofto migliorato consentendo fra l'altro un'ottima visibilità. Ventidue apparecchi delia Squadra hanno regolarmente ammarato alle 19,50. il ventitreesimo apparecchio col capitano Gallo ha ammarato in Portland dopo aver avuto regolare autorizzazione dal Comandante della Squadra al quale aveva denunciato un eccessivo consumo di olio e la probabilità di restarne privo prima di arrivare a Shediac. Il capitano Callo, dopo essersi rifornito di lubrificante a Portland, ha ripreso il volo ed è arrivate a Shediac alle ore 21 e 50. Il ventiquattresimo apparecchio del capitano Aramu, ha ammarato, previa autorizzazione ricevuta, per deficienza di combustibile, e, dopo essersi rifornito, ha ripreso il volo, arrivando alla tappa alle ore 22,15. (Stefani)..; .5 NUOVA Y0RI Porto Wasbinglp