Guerra perde la vittoria sul traguardo di Rennes gravemente danneggiato da Le Greves che, giunto primo, è distanziato al sesto posto

Guerra perde la vittoria sul traguardo di Rennes gravemente danneggiato da Le Greves che, giunto primo, è distanziato al sesto posto // tumultuoso epilogo della terzultima tappa del " Tour,, Guerra perde la vittoria sul traguardo di Rennes gravemente danneggiato da Le Greves che, giunto primo, è distanziato al sesto posto Il belga Aerts, giunto terzo, è classificato primo e Guerra secondo - L'irregolarità della volata ha privato il mantovano, attualmente a 53" da Martano, del 2° posto in classifica - Anche Bergamaschi danneggiato nei finale (DAI, NOSTRO INVIATO SPECIALE ) Renncs, 21 notte. . Tanto brillantemente era cominciato, altrettanto miserevolmente volge alla fine questo Tour, che, nel suo completo sviluppo, ha palesato te virtù e t difetti delle innovazioni, con le quali il suo patron ha creduto fargli iniezioni di vitalità e d'interesse. E noi, che siamo qui per cercarvi motivi che soddisfino la nostra ansia di emozioni e di soddisfazioni, ci troviamo ogni giorno sem- pre più a corto di fatti da narrarvi, ditemi da svolgere, di situazioni da commentare. Da quando abbiamo lasciato i Pirenei, e sono già trascorsi quattro giorni, la gara si è quasi completamente svuotata di ogni contenuto tecnico e sportivo; per lo meno, i corridori sembrano aver rinunciato a .quegli scatti di combattività che àncora parevano logici, quasi inevitabili, dopo l'ultima tappa di montagna e prima delle ultime cinque di pianura. Ci si avvicina a Parigi con la stessa aria, stanca, svogliata e rassegnata con la quale si tóma a casa dal faticoso lavoro quotidiano, dopo che si è messo in moto, fino ad esaurirli, braccio o cervello, e non si desidera altro che stare tranquilli e non avere seccature. La maglia gialla sta di nuovo bene La via del ritorno era lunga, quasi mille chilometri, e la si incominciò con molta calma e così pare si voglia continuarla sino alla méta. La Pau-Bordeaux poteva essere interpretata, nella sua inattesa monotonia, come una tregua necessaria, dopo il crescendo di battagliare sui monti; e attendemmo fiduciosi la ri- £resa delle ostilità nella Bordeauxa RocheUe, tanto più che l'improvvisa indisposizione di Speicher offriva un'inaspettata occasione, a chi doveva avere intenzione e interesse di attaccare la « maglia gialla », di farlo con maggiori probabilità di successo. Ma sapete che bruita delusione fu quella di ieri e conoscete già il mio pensiero in proposito. Sarebbe, quindi, inutile che lo ripetessi per la tappa di oggi, che con la precedente ha molta somiglianza. Ma non sarebbe neppure del tutto giusto, perchè una sostanziale differenza passa tra la situazione di ieri e quella di oggi. Speicher ha presto superato la sua crisi, che dir cesi sia dipesa da un'indigestione, ed è tornato l'uomo di prima, cioè uno dì quelli che meno palesano la fatica e più la salute. ■ Ho voluto osservarlo stamane; yna ho dovuto attenderlo fino a pochi momenti prima della partenza. Questo ritardo poteva essere interpretato come un mezzo ver sottrarsi aU'osservazione degli avversari, che avevano interesse di conoscere le sue condizioni, e, conseguentemente, come un sintomo che esse non erano ancora le migliori. Inutile arzigogolare e... sperare: quando Speicher comparve al ritrovo, tornò a farci vedere la sua faccia ben colorita, il suo occhio chiaro, il suo comportamento snello e spigliato. Tutto era passato in ventìquattr'ore; non si era trattato, quindi, di.una crisi di stanchezza, di una conseguenza degli eccitanti di cui aveva fatto grande uso nelle sue più combattute giornate, ma di una semplice e passeggera mdispo^izione( che il sapiente Manohon era riuscito a domare in due notti. L'occasione buona era definitivamente perduta e quasi certamente non si ripresenterà più. Le previsioni di partenza erano, perciò, tutt'altro che liete per noi, die sólo dal colpo di scena possiamo ormai sperare di veder migliorate le posizioni dei nostri. Se non si era attaccato .sul serio Speicher quando tutti lo sapevano in cattiva giornata, nessuno lo avrebbe certamente fatto oggi, che riappariva moralmente e fisicamente rimesso in piena efficienza. Nè si poteva supporre die fra italiani, belgi e tedeschi si fosse compresa la necessità di essere uniti contro i francesi. Non bisogna dimenticare che si tratta di corridori professionisti e che i servizi che rendono a quello piuttosto che a quell'altro bisogna pagarli, e profumatamente; ne vien fuori un gioco sott'acqua per assicurarsi amici nell'offesa e nella difesa, in cui ognuno manovra con aoiZità, con diplomazia e taluno an che con doppiezza. Io non voglio mettere il naso in queste faccende (che avvengono, intendiamoci, nella maggior parte delle corse a tappe e che possono anche restare nei limiti della correttezza e della sportività), ma mi pare che, se pure accordi e prezzi sono stati stabiliti, ai fatti si è visto che non sono stati mantenuti o che non hanno servito a niente. Perchè non si attacca La realtà è che, se gli uomini ancora in discreta efficienza delle quattro squadre straniere si trovassero più o meno automaticamente allea ti, essi non potrebbero costituire una massa d'assalto irresistibile contro la posizione di Speicher, che attorno a sè ha ancora quasi tutta la squadra completa. Nqn dico (perchè sarei in contraddAzione con quanto ho detto nei giorni scorsi) che un at tacco non avrebbe nessuna probabi lità di riuscita, ma la preoccupazione del rischio stronca ogni iniziativa, e ormai, tolto Guerra, che con una. volata potrebbe sostituirsi a Martano, gli altri sono rassegnati ai loro posti e non pensano che a difenderli. A ciò si aggiunga che, a questo punto, nessuno ha energia da buttar via in tentativi che, fuorché per i nostri, non offrono probabilità di guadagno. Un complesso di ragioni, duri-que, che soffoca ogni velleità di chi dovrebbe attaccare e rende sempre più sicuri quelli che si limitano a difendersi. Chi ne va di mezzo è la corsa che, stretta così alla gola, sta agónizzando anzi tempo. Perchè, è inutile nasconderlo, le due ultime tappe non possono trarre alimento di vita che dalla sorte, visto ohe la volontà degli uomini non è disposta a fornirne. Ma anch'essa diventa ogni giorno più impotente: una foratura, per esempio, non basterebbe più per creare guai seri a Speicher, neppure se capitasse negli ultimi chilometri. Ci vorrebbe qualche cosa di più grave, ma francamente, per quanto la sorte non renderebbe in tal modo a Guerra che quello che gli ha tolto, nessuno di noi pensa di fare di un'eventualità, speranza. Con tutto ciò mi pare di aver detto che Speicher ha ormai novantanove probabilità su cento di vineere questo Tour. Guerra ne ha perdute delle altre in Questa tappa; ma sarei più esatto se dicessi che gli sono state rubate. Finché i suoi avversari si sono valsi della loro prevalenza numerica, delle occasioni favorevoli, delle sue non ottime giornate, delle loro doti di velocità per batterlo in volata, io non ho mai cercato per il nostro campione scuse meschine per attenuare il significato delle sue sconfitte; ho solo dovuto accennare qualche volta al fatto che Guerra, temutissimo da tutti negli arrivi, era oggetto di particolare sorveglianza, non poteva spesso trovare la via per sviluppare tutti i suoi memzi, e solo due volte, mi pare, Ivo detto che questi mezzi non erano stati i più regolari e corretti. Ma quello che è avvenuto oggi ai suoi danni ha superato ogni precedente e potrebbe avere conseguenze di grande portata sull'esito finale. Un avversario sleale, già conosciuto in Francia per queste sue porcheriole, Le Grevès, ha tolto a Guerra, non solo la soddisfazione di essere annunciato vincitore della Rochelle-Rennes, ma, nonostante il pronto e, bisogna riconoscerlo, sereno ed equo giudizio dei commissari, un minuto dì abbuono che potrebbe essergli ancora molto utile. E vengo senz'altro^ a dirvi come ciò è avvenuto, perchè è l'unica cosa che ha un vero interesse in questa tappa. La vittoria rubata Trentanove corridori si presentarono in ininterrotta fila dinanzi al cronometrista, che, sull'improvvisato palco e sotto il solito ombrellone da spiaggia, attendeva all'ingresso del velodromo di Rennes, una bella e regolare pista di quattrocentodieci metri, le cui tribune e gradinate erano stipate di folla già non poco annoiata, nonostante le cor sette d'attesa che si andavano svolgendo corne numero di contorno all'arrivo del Tour, per l'ora di ritardo sulla tabella di marcia, che gli altoparlanti avevano reso noto fin dal nostro passaggio a Nantes. Non mancava che Bsttini, che, cadendo a metà corsa, aveva mal nonciato la macchina, e che giunse tre minuti dopo. Il bravo Bergamaschi fece per primo la stretta curva a U, che introduceva dalla strada al velodromo, e si voltò a vedere se Guerra era ancora alla sua ruota; ma, proprio in quel momento, Le Grevès si sostituì al mantovano e l'ordine d'ingresso fu il seguente: Bergamaschi Le Gre- vès, Guerra, Louyet, Leducq, Aerts, Stoepel e Speicher. Non c'era da fare che un giro e Speiche'r cercò, dopo la campana, di avanzare al largo, portandosi all'altezza di Leducq, chs uscì per prenderlo nella sua scia. Ma contemporaneamente Bergamaschi accelerava e le posizioni dei primi quattro non cambiavano in curva. Fu a metà del rettilìneo opposto che Guerra parti a fondo, avendo, dopo venti metri, ragione di Le Grevès. L'italiano entrò nell'ultima cur dtdpddpmva con una macchina di vantaggio eallargò un poco, ma senza lasciar li- bero il passaggio alla- corda, per lanciarsi meglio all'uscita. Le Grevès allora tornò all'attacco, prima si appoggiò alla spalla di Bergamaschi per prendere la spinta, poi volle forzare lo stretto corridoio che rimaneva fra Guerra e la corda; vedendo che lo spazio non era sufficiente, non fece altro che, infilata la ruota anteriore, allungare la mano e spingere al largo Guerra, il quale, per non reagire con la violenza, dovette salire in alto, interrompendo l'azione e perdendo così circa tre macchine sul francese, alla ruota del quale era venuto Louyet, facendosi strada con un mezzo semplicissimo: mandando nel prato Bergamaschi per noti, essere obbligato a girarlo al largò. Prima che Guerra potesse riprendere lo slancio, ritornando qtiasi alla corda, avanzò Aerts, che, sul rettilineo, lo rimontò all'interno, obbligandolo anch'egli ad allargare di nuovo. L'ordine d'arrivo fu: l.Le Grevès, 2. Louyet, 3. Aerts, 4. Guerra. Io ho visto benissimo lo svolgimento della volata dall'alto dell'ultima curva, e non meno bene lo videro i giudici dall'alto del loro palco che dominava tutta la pista. Ma, naturalmente, l'ordine fu annunciato al pub blico come era avvenuto. Giustizia è stata fatta, ma... Guerra, appena sceso di macchina, corse dagli « ufficiali » a protestare e a dire che faceva reclamo contro Le Grevès e Aerts. Egli non aveva potuto vedere il... bel gesto di Louyet ai danni di Bergamaschi e, indirettamente, ai suoi. I commissari si adunarono subito alla sede ufficiale e deliberarono il distanziamento, tra i classificati alla pari, di Le Grevès e Louyet, ma non trovarono gli estremi per fare altrettanto con Aerts. Risultò così: 1. Aerts, 2. Guerra, 3. Cornez (primo degli isolati), 4. Leducq, 5. Le Calvez. Bisogna ammettere che la deliberazione sul reclamo di Guerra fu ispirata a equità e sportività, perchè Aerts non aveva danneggiato intenzionalmente Guerra e solo aveva insistito a passare dove c' era appena lo spazio necessario, venendo quasi a contatto col mantovano, levando anche la mano dal manubrio, ma non toccando l'avversario, che, però, impressionato da quello che avrebbe potuto succedere in caso di collisione, allargò e perse anche il terzo posto, quello che, in seguito al giudizio dei commissari, doveva diventare primo. ' Messe così a posto le cose, con precisione di particolari che non può essere smentita, ci rimane la soddisfazione di avere avuto giustizia dai giudici, ma non abbiamo quella di salutare Guerra vincitore, come egli avrebbe meritato di es- sere. Vi posso assicurare che, quan- do egli passò in testa prima dell'ultima Curva, nessuno era più in grado di batterlo regolarmente e stava per rinnovarsi il netto suo successe di Charleville. Fu solo anpoagiandosi a Bergamaschi, che Le Grevès potè riportarsi quasi a fianco di Guerra, e fu solo spingendo questi ai largo che potè entrare sul rettilineo in vantaggio. Senza Questi due atti scorretti, non sarebbero certamente passati nè Le Grevès, nè Louyet, nè Aerts, e Guerra avrebbe si- gramente vinto. I giudici non po te.Vano colpire che i rei di_ irregoU- i e è a a n e o e rità; ma tra questi e la loro vittima finì di essere avvantaggiato chi, come Aerts, non ne aveva nè compiuto nè subito. Il regolamento non permetteva altra soluzione; ma non per ciò essa era quella che reintegrava Guerra nei suoi diritti. Come vedete, ci mancava ancora questa per far perdere a Guerra un altro minuto, che, coi precedenti di cui vi ho fatto l'altro giorno il calcolo, porta la somma delle immeritate perdite di Guerra a tredici minuti. E oggi glie ne basterebbero meno della metà per vincere il « Tour ». Mi sono dilungato sull'episodio finale perchè è l'unico che ne valesse la pena; ma qualcosa devo pur dirvi degli altri 265 chilometri e mezzo che abbiamo fatto per venire da La RocheUe fin qui. Lo farò a grandi linee. ì francesi, tutti gli aggruppati e qualche isolato, adottarono la tattica della seconda parte della tappa precedente: quella di fare l'andatura regolare e, ella fine, anche sostenuta e di tenere sempre quasi tutte le prime posizioni per evitare le sorprese degli attacchi improvvisi dalla testa, e degli scatti violenti da velocità ridotta. Ma credo non ci fosse oggi bisogno neppure di queste misure di prudenza, tanta era la svogliatezza generale e l'assoluta mancanza d'iniziativa. Tolti pochi minuti, di enti vi dirò in breve, furono per noi nove ore di marcia snervante, di noia, in cui dovevamo fare sforzi di tutti i generi, per non riprendere il sonno, stamane interrotto prima del solito in queU'alberguccio da 'marinai che eravamo andati a scovare in riva all'Atlantico, nel porto di La Rochelle, perchè la città non poteva offrire ospitalità a tutta la carovana del « Tour ». Desgrange si rifiuta di pagare . Da prima le evoluzioni di un dirigibile della Marina, che ci accompagnò per un pezzo gironzolando a bassa quota sulla nostra testa; poi il passaggio eli carrozzoni di un grande circo equestre dai auali sbucavano fuori le teste delle giraffe incuriosite e partivano i ruggiti delle belve allarmate dal nostro frastuono; quindi i giochetti che si usano nelle buone famiglie e nell'onesta società e che noi adottammo nel chiuso accaldato della nostra vettura; infine, le lunghe soste all'ombra, le visite a quello che ci sembrava interessante nelle città della Vandeu, che attraversavamo, e nella Bretagna, nella quale ci inoltravamo, furalo gli svaghi che ci prendemmo per ammazzare il tempo nei lunghi periodi in cui la corsa non dava ssqiii di vita e non offriva lo spunto di una nota di cronaca. Scorrendo il mio taccuino, non trov h esti appunti paaggio lelicpfqgdtgitstsgsèmGddtvtdd a Lucon (Km. 52) alle 9,18, media Km. 28,8; a La Roche (Km. 81) alle 10,30, media Km, 27; a Nantes (Km. 146) alle 12,55, media Km. 26,6; a Chateaubriand (Km. 212) ade 14,47, media Km. 28,5. Quéste cifre vi dicono che si cominciò moderatamente, si calò poi ancora e, infine, si accelerò. Il merito di questo risveglio spettava a Bernard, che fu anche quello che, a trentadue chilometri da Rennes, fece il primo tentativo che abbia avuto parvenza di serietà. Magne, Speicher e Le Goff ripresero subito i cento metri perduti, poi Bergamaschi riportò anche gli altri. Il vento ci era contrario e anche questo contribuì a smorzare il tono della marcia. Venti chilometri prima di Rennes, provò Thierbach a scompigliare la fila; Archambaud, Speicher, Guerra, Le Goff e Geyer lo rincorsero subito e lo agguantarono. Immediatamente partì Geyer, ma sulla sua ruota rimasero Fayolle, Archambaud e Magne. Per due chilometri i quattro precedettero di oltre cento metri gli altri, poi Guerra, Speicher, Thierbach, Bernard e Rébry li ripresero, seguiti poco dopo da Le Goff, Bergamaschi, Martano, Level, Buchi Alberto, Truéba, Giacobbe e Lemaire. Doveva essere l'ultima fiammata. I trentanove, come ho detto, raggiunsero Rennes, e al velodromo successe quello che vi ho già raccontato. Chi mi ha seguito nei giorni scorsi non credo abbia voglia che ripeta le considerazioni generali con le quali presentavo la corsa a Pau, Di cambiato, da allora, non c'è che il minuto che oggi Guerra ha ripreso; può essere molto nei confronti di Martano, è ancora poco in quelli ai Speicher. E il tempo stringe; ma vi sono ancora due volate da disputare; se esse fossero completamente favorevoli a Guerra e negative per Speicher, il distacco fra i due, solo in base a questo risultato, si ridurrebbe a due minuti e un secondo. E' proprio il filo della sorte che tiene sospeso l'epilogo di questo Tour... Come punizione per la malavoglia dimostrata oggi e nei giorni scorsi dai corridori, Desgrange, che è stato franco e spassionato testimonio nel giudizio sul reclamo di Guerra, ha sospeso l'assegnazione dei premi di questa tappa. Solo se domani... terranno migliore condotta, questi svogliati ragazzacci riceveranno anche il compenso delle fatiche, chiamiamole così, di oggi. GIUSEPPE A1HBR0S1NI Martano mentre si avvia, durante la Luchon-Tarbes, verso la sommità del Colle di Aspin

Luoghi citati: Chateaubriand, Francia, Lucon, Martano, Nantes, Parigi, Pau