Un nome: quello del Duce

Un nome: quello del Duce Un nome: quello del Duce Chicago, 16 (pervenuto il 17 mattino). La prima parte della grandiosa Crociera transoceanica della nostra Squadra aerea di alto mare condotta da Italo Balbo è compiuta; ventiquattro superbi apparecchi, salpati da Orbetello e che, per Amsterdam, Londonderry, Reykjavik, Cartwright, Shédiàc, Montreal, sono giunti nel cuore del Continente settentrionale americano, posano sulle acque del lago Michigan^ davanti a Chicago. La nuova vittoria dell'ala italiana è sicura e trionfale; le Aquile di Roma, ancora una volta, hanno vinto il mondo. Il dirigibile che ieri transvolava nel cielo su Chicago trascinandosi dietro, come coda di cometa, una colossale scritta in rosse lettere, visibili da tutta la immensa metropoli: « Salve Balbo e figli della grande Italia », tracciava questo saluto augurale vera mente in un cielo di gloria; e il sole che declinava al tramonto, la aureo lava di fiamma. Un milione di spettatori La folla addensata sulla spiaggia del lago per chilometri e chilometri, sulle banchine, sui moli e, poi, dagli edifici prospicienti il lago, dulie finestre e dalle vertiginose terrazze dei grattanuvole e, poi, nel recinto e sulle gradinate dello spettacoloso stadio e della vastissima area della Esposizione mondiale, una folla inaudita, paurosa, di più centinaia di migliaia, forse un milione ,di persone, gridando il suo entusiastico evviva, prorompendo in frenetici applausi che echeggiavano con fragore formidabile di tuono, concentrava il fremito e l'esultanza della sua ammirazione, in una sola parola, un nome in cui essa intuiva riassumersi ed esaltarsi tutto lo sforzo e tutlo l'orgoglio della nuova Italia : Mussolini. La città era pavesata a festa del nostro tricolore; l'emblema del Fascio Littorio ricorreva tra corone di sempreverde alloro. Essere italiani ieri a Chicago, anzi nella intera America, voleva dire sentirsi ed essere riconosciuto rappresentante di un primato universale insuperabile. E bene lo sentirono milioni di nostri connazionali sparsi negli Stati Uniti; improvvisamente si trovarono elevati a un grado di dignità e di prestigio morale non mai sperato, non mai nemmeno sognato pel passato; si trovarono sbalzati alla testa, tra popoli vincitori delle più ardue e celebrate competizioni, nella gara del progresso, nell'avanzamento e nel perfezionamento della civiltà. La vittoria era superba, ineccepibile e assoluta: tale che ogni nazione doveva invidiarcela, e questa stessa progreditissima e fortissima America ne stupiva anche più che come di una prova eccezionale, come di un prodigio; ed era vittoria compiutamente ed esclusivamente italiana, con quelle macchine ideate e foggiate, a pezzo a pezzo, dall'ingegno e dalla industria e dal lavoro di italiani nel rigenerato clima di laboriosità, di disciplina, di. tenace volontà, di spirito di sacrificio, dell'Italia fascista e con quegli uomini, quei giovani, che, a uno a uno, si mostrano tutti campioni eccèllenti della razza, animati da una idealità prepotente, ip o , temprati ad allenamenti durissimi, pronti a tutto osare ma con la coscienza di tutto potere superare; gli italiani nuovi davvero preconizzati e preparati da Mussolini. Passione di popolo Per render? un'impressione non inadeguata di quanto abbia significato l'avvenimento per gli italiani di qua, coorte sterminata di lavoratori venuti a guadagnarsi il pane a prezzo di rudi fatiche, di sforzi accaniti, di angosce di patimenti a prezzo talvolta di umiliazione e di spietate oppressioni; per rendere questa impressione bisognerebbe poter descrivere mille episodi delle accoglienze ai nostri aviatori quando sono scesi a terra, quando sono entrati in città e potere trasformare in parole un prorompere di sentimenti i quali non hanno più parole ad esprimerli ma si sciolgono iti lagrime, ma danno fuori solo più in grida e in gesti tanta è la piena della passione. I nostri aviatori sono stati travolti da una ondata di popolo in delirio, alzati su da cento e cento braccia, contesi a furia per riceverne una stretta di mano, una parola, uno sguardo. Continuamente si poteva temere per la loro stessa incolumità personale tanto la folla, nella impulsività e nella ridondanza delle sue manifestazioni', li premeva da ogni parte, violentemente, infrenabilmente, li trascinava, li soffocava. E la polizia doveva intervenire energicamente per proteggerli e salvarli da quell'assalto che, per essere troppo appassionato e veemente, diventava seriamente pericoloso. ■ Ma i nostri aviatori che cosa hanno provato per parte loro, quale commozione li può avere vinti nell'ora di un trionfo così evidente, così tangibile e inebriante dopo il titanico cimento ? Non credo Balbo e i suoi ufficiali gente facile a commuoversi nè ad esaltarsi; tempre di autentici eroi, certo non conoscono debolezze e la loro emotività è bene corazzata. Ma ieri essi debbono avere provato qualche cosa cóme di rado nella vita, qualche cosa come un senso di vertigine, forse di smarrimento. Lo spettacolo della folla acclamante, lo spettacolo di una città immensa e turbinosa come -questa Chicago di cui essi in un attimo erano diventati gli idoli unici e supremi e la coscienza di aver meritato questo pel proprio Paese, per quella nostra Italia lontana eppure così vicina, immutabilmente presente nel cuore e il cui nome diventava il più ripetuto e il più vivo per virtù Voto nel Paese straniero; tutto questo non può non averli scossi nell'intimo e averli rapiti irresistibilmente. Ma nel volto erano sereni; sorridevano contenti spirando dagli occhi una certa ingc nuità quasi fanciullesca, ingenuità schietta e buona degli Eroi. L'Italia sul mare ' Altre emozioni e commozioni avevano superato questi nostri'aviatori, scelto fiore dell'Aviazione italiana che colla nuova prova si riafferma prima fra tutte sema confronti nel mondo: E quando essi avrebbero avu to ragione di tremare e non tremarono, avrebbero avuto ragione di vacillare c non vacillarono, non ci erano milioni di occhi ad ammirarli e incitarli, non ci era tumulto di fol¬ lecttsrftreiamdm , a l e ¬ la a sospingerli, non ci era il tuono esaltante degli applausi; erano 'Soli col proprio ardimento che. diventava temerità, colla propria volontà serrata tra i denti, soli nel deserto Oceano, soli nell'infinito cielo a turbine e a sereno, soli nelle nebbie opache che fi facevano ciechi, sóli a cercarsi la rotta laddove uomini fino aìertnon'vsarono. Il: capitano pilota déWappàreceh io su cui ho l'eccezionale fortuna-e il preclaro onore di essere imbardato — uno dei ventiquattro gloriosi apparecchi — mi confessa candidamente che nella transvolata oceanica dall'Islanda, al Labrador sentì per un momento gonfiarglisi gli occhi di lagrime, le lagrime appannargli la vista; e fu quando dopò ore e óre di vólo nella nebbia, rivedendo sotto di sè per un attimo di schiarita l'Oceano tempestoso, avvistò solitario nell'Oceano uno dei due nostri sottomarini scaglionati sulla rotta per le segnalazioni metereologiche, il Balilla e riconobbe i colori della bandiera che sventolava da poppa. Era l'Italia, era la patria che guardava, che aspettava. Egli scese verso il sottomarino per vedersela davvicino per contemplarsela quella bandiera. Poi continuò via sicuro e beato contro checché potesse aspettarlo. Anche il volo da Montreal a Chicago, oltreché lungo — è durato dir fatto óltre otto ore — non è andato privo di imprevisti ed è stato agitar to e notevolmente difficoltoso. La sera stessa dell'arrivo, a Montreal, come sapete, si procedette immediatamente al rifornimento degli apparecchi poiché il Ministro Balbo aveva deciso che si ripartirebbe la mattina seguente: La partenza era ordinata per le dieci, .ora locale, ma poi fu dilazionata un'ora jper attendere l'arrivo del nostro Ambasciatore a Washington, Augusto Rosso, il quale si sarebbe imbarcato sull'apparecchio del Ministro Balbo, accompagnandolo nel volo a Chicago. La partenza dal San Lorenzo . La mattina era incerta, nuvoloso il ciclo con minacce temporalesche'. Sulla larga corrente del fiume San Lorenzo, navigabile anche pei piroscafi di mole, i ventiquattro apparecchi ormeggiati ai gavitelli in un . allineamento esatto segnavano come una scia di color di argento svariata pel colori delle varie squadriglie ripetuti sulle ali e sugli scafi: nero, bianco, rosso, verde. Dalle due rive del fiume una fólla enorme era convenuta per salutare gli aviatori italiani e assistere alla partenza dei velivoli. Poiché siamo imbarcati ed aspettiamo sulle ali degli apparecchi l'ordine della partenza, ci giungono a tratti clamori di applausi e grida di evviva attutiti, quasi svaniti dalla distanza che per la imponente larghezza del /tome ci separa da entrambe le rive. Vediamo un agitare di bandiere e di fazzoletto. Da qualche motobarca che malgrado i divieti riesce ad accostarsi allo specchio di acqua da cui gli apparecchi si accingono a prendere il volo, signore gettano saluti agli amiaUri gridando auguralmente «arrivederci ». » MARIO BASSI (All'ora di andare in macchina continua. In. tranmirifionp del marconigramma del' nostro invioìo).

Persone citate: Augusto Rosso, Balbo, Cartwright, Duce, Italo Balbo, Mussolini