Una elegante causa di eredità tra i fratelli e il marito di una giovane madre

Una elegante causa di eredità tra i fratelli e il marito di una giovane madre Una elegante causa di eredità tra i fratelli e il marito di una giovane madre cbpcsci anni sono i se-1dasudcUna grave questiono ereditaria è stata esaminata e derisa dalla nostra Corte d'Appello: i fatti che hanno dato origine alla ccatraversia che si e dibattuta durante guenti: Dieci anni or sono — il 15 agosto 1923 — veniva ricoverata all'Ospedale Maggiore di Novara la signora chele Car.talupi, moglie dì Riccardo cBeltramini: essa versava in gravissime pdj , , t t h ., . * SUcces- risivo, dopo aver d.ito alla luce uh barn bino, decedeva. Il bambino moriva anch'osso, poco dopo essere venuto alla luce. I precedenti In base ad avviso comunicato dall'ospedale, l'ufficiale dello Stato civile di Novara stendeva il 17 agosto del 1923 l'atto di morte della Rachele Cantalupi, facendo risultare che il decesso era avvenuto alle ore 22 del giorno precedente: lo stesso giorno redigeva pure l'atto di nascita del bambino, av- 'lufisevindpdvntnsembvertendo — secondo la denunzia fat- jr"ta dal sig. Roberto Fagnano — che In finascita era avvenuta alle ore 22 del!. giorno prima e che il bimbo — chia- imniato Gìtìseippe — era --senza v-it-> ^- dNello sterso'atto l'ufficiale dello Stato IerCivile attestava di avere dispensato il! Fdenunziante dal presentare il neonato | taper ragioni igieniche, essendosi egli accertato altrimenti della verità della nascita, e della « mancanza di vita ». In base a questi atti, il signor Riccardo Beltramini presentava all'ufficio del Registro di Novara denunzia di successione nella sua qualità di erede legittimo del fig'iic: in seguito al rifiuto o^oosto^H di riconoscere tale sV'à qualità, il Beltramini l'8 dicembre 1923 taceva pubblicare dal notaio Alberto Violetto un testamento olografo cosi concepito : « Io sottoscritto dichiaro che in caso di morte lascio tutti i miei beni che porseggo, divisi e quelli ancora in comunione coi fratelli e con le sorelle Cantaluoi, a mio marito Riccardo Beltramini di Masera. In fede: Rachele CantalUDi Eeltramini. 16 agosto, 23 ». E munito del verbale rilasciatogli dal notaio presentava una nuova denunzia di successione nella sua qualità di erede testamentario della moglie ed entrava quindi nel possesso dei beni della Rachele Cantalupl. Entrano in sceca otto fratelli Dopo circa quattro anni di pacifico possesso dell'eredità — e precisamente il 16 giugno 1927 — i fratelli e le sorelle Cantaluni (Giuseppe, Battista, Carlo, Giuseppina, Matilde, Leopoldina, Giacomo e Umberto), affermando che il testamento, e particolarmente nella data. nor> era Fiato scrìtto d'Ila defunta Rachele Czntalupi, si rivolgevano ai Tribunale Civile di Pellanza ne-rchè l'olografo venisse dichiarato (ateo e particolarmente falcato nella, data ad onera del marito RÀceai-.-ln Beltramini; insistevano perchè costui venisse escluso come indegno dalla 1 n r o successione e condannato alla consegna di tutti i beni della defunta moglie, alla resa dei conti ed alla rifusione dei danni: che qualora non si volesse pronunziare l'indegnità a succedere del marito, fosse aperta la successione legittima tra le sorelle e i fratelli della Rachele ed il Riccardo Beltramini. Nel contempo essi richiedevano al loro antagonista se intendeva servirsi del presunto testamento della defunta moglie, facendogli noto che in caso dì risposta affermativa avrebbero soorto contro di lei querela di falso. Sebbene il Beltramini rispondesse affermativamente la querela di falso non veniva presentata, ma i fratelli Cantalupl si limitavano a chiedere la revisione della sicirittura, mentre insistevano per il sequestro giudiziario di tutto quanto si atteneva alla successione della Rachele Cantalu.pi. Alle pretese dei Cantalupi il Beltramini rispondeva in primo luogo che mancava in esse ogni interesse a sostenere la nullità del testamento, in quanto che, posto nel nulla l'olografo, la successione della Rachele Cantalupi sarebbe spettata al figlio Giuseppe e, morto questi, al padre, cioè a lui, Riccardo Beltramini: cosicché nulla sarebbe toccato ai Cantalupi dei beni della defunta sorella. A conforto del suo assunto, il Beltramini presentava un certificato rilasciato il 17 maggio del 1927 dal dott. Laschi, medico ostetrico dell'Ospedale Maggiore di Novara, nel quale si dichiarava, in base alla cartella clinica, che la Rachele Cantalupi era deceduta alle ore 22,10 del 16 agosto 1923 e che il neonato era spirato alle ore 22,30. Presentava altresì una lettera del 10 ottobre 1923 diretta dal presidente dell'ospedale al notaio Ernesto Violetto attestante che dai registri della, clinica risultava come il Giuseppe Beltramini, nato vitale il 16 agosto 1923, fosse deceduto lo stesso giorno alle ore 22.30. Ad ogni modo il Riccardo Beltramini insisteva sulla validità del testamento olografo della moglie e chiedeva per ciò che le domande dei Cantalupi fossero respinte. Costoro obbiettavano che il Giuseppe Beltrami! ni non poteva succedere alla madre non essendo egli, a loro dire, nato vivo nè tanto meno vitale: e a suffragare la iloro opinione presentavano alcune di.chiarazioni mediche in pieno contrasto con le attestazioni del sanitario che aveva assistito alle ultime ore della de funta e del presidente dell'ospedale doive essa era stata ricoverata. Il Tribunale di Pallanza, con sentenza del 20 febbraio 1933, affermava che [si doveva esaminare, avanti ogni cosa, !se il Giuseppe Beltramini avesse avuto ila capacità di succedere alla madre: e ! poiché gli elementi probatori emergenti dagli atti di causa erano — secondo il suo giudizio — insufficienti, incaricava un perito di stabilire se il bambino fosse nato oppure no vivo e vitale o se fosse nato vivo rimanendo ; dubbia la vitalità. Questa sentenza non [appagava il Riccardo Beltramini, il ' auale ricorreva alla 1» Sezione della noistra Corte d'Appello, presieduta dal ■ conte Ciofi degli Atti, la quale ha riformato la sentenza del Tribunale di Pallanza, accogliendo la tesi prospetItata dal ricorrente, cioè che la docujmentazione era sufficiente per pronunciare un giudìzio definitivo sulla possibilità o meno, da parte del figlio, di succedere alla madre, e che si rendeva inutile pertanto una perizia medica, la quale, evidentemente, non poteva che basarsi sugli atti esistenti presso l'ospedale, che erano, poi, quelli presentati in causa. La decisione dei Giudici Se si considera la particolare importanza che viene attribuita negli ì ospedali alla redazione delle cartelle cliniche, e ciò sia a scopo scientifico che statistico ed anche documentario, le la meticolosa esattezza che in relazione con gli scopi suddetti appare necessaria nella loro redazione, si deve concludere — osserva l'estensore della sentenza comm. barone Casana — che i documenti suddetti, da chiunque degli addetti all'ospedale fossero stati redatti, forniscono una chiara e convincente dimostrazione essere il Giuseppe Beltramini nato vivo ed anche vitale. L'impossibilità di diretti accertamenti e la limitata estensione delle cir- DFcel'ovecosiil zadel'unpoil glzialdgiSspGddmrigaledristotanligdalal'i cSc—sMvfdlvvvpdGMmriainn costanze note relative alla bambino danno motivo di escludere a possibilità di ottenere da una perizia conclusioni precise e decisive sulle condizioni nelle quali esso sarebbe nato, atte specialmente a combattere le risultanze dei certificati e delle lettere dell'ospedale. Questa impossibilita e confermata dal fatto che a tali pre cise e decisive conclusioni non crede ai poter giungere nemmeno lo stesso perito stragiudiziale richiesto dai Canta- lupi; perciò è da respingere, come inefficace, la perizia diretta ad accertare se il Giuseppe Beltramini fosse nato vivo e vitale, e da affermare, senz'altro, in base alle documentazioni presentate dal Riccardo Beltramini, la capaciti'i da pnrte del bambino a succedere alla madre ed a trasmettere al padre l'attività ereditaria. Conseguentemente viene n mancare ogni interesse nei Cantnlupi n promuovere e proseguire il presente giudizio per impugnare un testamento il cui annullamento non potrebbe, in ceni ctso, attribuire ad essi al r"n diritto sulla successione che ne firma, oggetto, . imputazione i Beltramini ed lia condannato i Cantatimi alle spese. Le narti erano assistite: il Beltramini dall'avv. Frova, i Cantalupl dagli avvocati Centalupi e Bona. La'Corte ha nuindi assolto da ogni lFerSto con una Eima Alle 14,30 dì ieri, l'operaio Antonio Duetto, di 63 mini, abitante in via San Francesco d'Assisi, alle dipeiu'enze di certo Eligio Racca, proprietario dell'officina di via Alassio. 33. veniva a diverbio con questi e ripetutamente percosso con una lima, finché, perso i sensi, stramazzava al suolo. Poco dopo il Duetto riprendeva conoscenza, si alzava e si recava alla locale sezione delle guardie municipali a raccontare l'accaduto. Essendo ferito, egli, con un'automobile pubblica, veniva trasportato all'ospedale San Giovanni. Qui il medico di guardia che lo visitava, gli riscontrava ferite al quinto spazio intercostale sinistro, alla mano e all'avambraccio destro. Dopo le cure del caso, il Duetto veniva rimandato e giudicato guaribile jn otto giorni. Un'auto ribalta a Pragefato Signora gravemente ferita L'altra sera veniva ricoverata all'ospedale Mauriziano la signora Alice Gerardini di Ernesto, di 40 anni, residente a Luserna San Gic-vaani. La donna, che presentava la frattura del mascellare destro, delle ossa nasali, ferite al viso, all'aschio destra (questa gravissima), al torace, all'addome e agli arti inferiori, dopo aver ricevuto le cure del caso dal prof. Massa e dai dottori Gaudio e Flnucei, veniva fatte ricoverare cca p-rc-jnosi riservata. La Gerardini aveva riportato tali lesioni in seguito a! -rlba.":ta;men:to dell'automobile del merito, disgrazia avvenuta sulla strada statale del Sestrières, nei .pressi di Pragclato. Il marito Duilio Brugnardi ed i figli Ruggero e Sergio se la sono invece cavata con ferite di poco conto. Complimenti fra manovali a colpi di badile Il manovale Giovanni Priotti, di 43 anni, alle ore 23 di ieri, nel cortile della sua abitazione sita in Strada dell'Arrivore 407, veniva a diverbio per i soliti futili motivi con il collega e coinquilino Pietro Paglia, di 35 anni. Si iniziò uno scambio di complimenti, che il Paglia — più giovane e più lesto — rinforzò con ripetuti colpi di badile sulla' faccia del Priotti. All'Astanteria Martini, dove si recò alla fino del diverbio, costui veniva medicato per li frattura delle essa nasali, la lussazione degli incisivi inferiori e per una ferita lacero-contusa al parietale sinistro,