« Roosevelt e il sistema » in un articolo di Mussolini

« Roosevelt e il sistema » in un articolo di Mussolini « Roosevelt e il sistema » in un articolo di Mussolini Milano, 7 notte. Il Popolo d'Italia pubblica stamane un secondo articolo intitolato: Roosevelt e il sistema, che S. E. il Capo del Governo ha scritto per i giornali dell 'Universa!. Service degli Stati Uniti. Il Duce osserva anzitutto che, dopo aver letto il libro di Roosevelt Looking forwards, gli torna istantaneamente alle labbra l'interrogativo da lui posto a Roma il 16 ottobre 1932 nella grande riunione delle Gerarchie del Regime: quella che viviamo da ormai quattro anni è una crisi « nel » sistema o una orisi «del» sistema? Solo alla fine del volume Roosevelt sembra accennare che la crisi non è una delle solite crisi ricorrenti, ma una crisi costituzionale o di civiltà. Ma da tutto il resto del libro risulta che per Roosevelt la crisi è « nel » sistema. Il Presidente degli Stati Uniti ha già abbandonato il terreno classico dell'economia liberale. Il rispetto della proprietà privata non può prescindere dagli interessi di ordine generale, l'iniziativa individuale non può essere fonte di miseria; in tempi di crisi la libera concorrenza è una macchina che non funziona; ci sono settori, come quello della produzione della energia elettrica, in cui lo Stato può assumere direttamente o non il compito di gestore dell'impresa. Roosevelt afferma che, anche nei tempi moderni, lo Stato deve provvedere alla disoccupazione operaia, agli infortuni sul lavoro, alla invalidità e vecchiaia. Questo successivo ampliarsi dell'attività sociale da parte dello Stato è inevitabile e benefico. Si tratta di organizzarlo con cura e di valutarne la portata. Il Governo di Roosevelt è dunque risolutamente interventista nel campo dell'economia e Roosevelt non sembra contrario ad un intervento preventivo e sistematico dello Stato. Contro la oligarchia economica egli oppone una dichiarazione economica dei diritti a stabilire un ordinamento economico costituzionale. Un'altra affermazione di Roosevelt che fa riflettere è questa: sappiamo che la libertà individuale e la prosperità individuale sono espressioni vuote di senso, qualora l'una e l'altra non vengano disciplinate in modo che il pane di Tizio non si converta in veleno per Caio. « Molti si sono domandati in America ed in Europa — continua l'articolo — quanto « fascismo » ci sia nella dottrina e nella pratica del Presidente americano. Non bisogna correre e generalizzare. Di comune col Fascismo c'è che lo Stato non può disinteressarsi della sorte dell'economia, poiché equivarrebbe a disinteressarsi della sorte del popolo ». L'articolo osserva che, mentre il Fascismo ha rinnovato profondamente, con una vera e propria rivoluzione, creando gli istituti idonei per risolvere organicamente i problemi che angustiano gli Stati Uniti, Roosevelt non affronta nessuno di questi problemi, e conclude testualmente : « la atmosfera nella quale tutto il sistema dottrinario e pratico si muove è certamente affine a quella del Fascismo, ma sarebbe esagerato dire di più. Quando parlo di atmosfera ripenso a queste parole di Roosevelt: Ci occorre entusiasmo, immaginazione, coraggio di guardare la realtà in faccia: anche quella sgradita. Dobbiamo correggere, anche con mezzi ostici, se necessario, i difetti del nostro sistema economico. Ci occorre il coraggio dei giovani ». Questo appello ai giovani, questo affrontare la battaglia con decisione e con pessimismo virili appartiene a quello stile, a quel « modo di vita » cui il Fascismo ha educato ed intende' sempre più educare il popolo italiano.

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