Speicher fugge in discesa e giunge solo a Gap

Speicher fugge in discesa e giunge solo a Gap Offensiva francese nella movimentata Vili tappa del " Tour 99 Speicher fugge in discesa e giunge solo a Gap Guerra, arrivato undicesimo, conserva il 2.o posto in classifica a 8'53 il primato fra gli individuali - I ritiri di Battesini, Bulla e Moerenhout " da Archambaud - Martano si classifica 3.o e conquista Oggi: Gap-Digne attraverso i colli di Vars e d'AHos ( r>Ar* NOSTRO INVIATO SPBCIALB ) Gap, 5 notte. Il bilancio oggi si chiude per noi 'con un grave passivo. Come ci è lecito gioire delle ore liete, esaltare le prodezze dei nostri campioni, cosi è bene parlar chiaro quando non abbiamo ragione di essere soddisfatti e i nostri uomini accusano debolezze ed errori. Dopo avere assolto ieri al primo compito, senza esagerazioni e senza illusioni, oggi devo accingermi con rincrescimento e con franchezza, al secondo, almeno per quanto riguarda gli assi, che, per fortuna, troverò materia per levarmi l'amaro di bocca parlando degli isolati, o, meglio, di Martano, 'il migliore degli italiani in questa tappa. La Grenoble-Gap si riassume per noi in questi rilievi: la cattiva giornata di Guerra, la stramba, per non dire altro, corsa di Camusso, l'eroica dedizione di Piemontesi. Tutto questo di fronte all'offensiva preordinata e insistente dei francesi a beneficio di Archambaud. La « maglia gialla », dopo i risultati delle ultime due tappe, deve aver pensato che la difesa non sarebbe bastata per respingere sino alla fine l'incalzante pericolo di Guerra, n vantaggio preso nella ParigiLilia andava lentamente sfumaiido a forza dei minuti di abbuono che il campione d'Italia accumulava nette volate. L'indisposizione di Guerra Le tappe piane avevano detto che Guerra era in grado di non lasciarsi sfuggire Archambaud; in rnura, quindi, a meno di incìdenil nostro campione non fu più attaccato. Il Galibier, e tutte le sante precedenti, avevano detto che il francese arrampica meglio dell'italiano, col quale non c'era niente da fare in velocità. La logica, quindi, suggeriva di abbandonare Za difesa e di scegliere i colli per mettere in difficoltà l'avversario più pericoloso. E questo hanno fatto oggi i francesi} trovando un impensato alleato nientemeno che in Camusso, il quale, involontariamente, ha fatto proprio il gioco che a noi meno conveniva, in ispecie in una giornata poco felice del caposquadra. Da questa tattica avversaria, dagli errori nostri, dalle condizioni di Guerra è venuto fuori un risultato che non ci aspettavamo e che non ci meritavamo, che distrugge in cento chilometri i frutti raccolti in dieci volte tanto e che rende molto più pesante il compito del leader della nostra squadra, proprio mentre si pensava che dovesse essergli più leggero. Ma prendiamo la breve cronaca detta giornata al quotidiano ritrovo dei nostri, che, allo scendere nel salone dell'albergo, trovarono un gruppo di connazionali, con atta testa autorità e gerarchi politici e sportivi, venuti a vivere con noi un'ora di intima affettuosa italianità. La rappresentanza detta numerosa colonia di Grenoble era condotta dal console conte Saffi, dal conte Manzini, segretario del Fascio, dai dirigenti dett'U. C. di Grenoble, signori Berger, Bandiera e Nobili. Avevano voluto essere presenti anche il vice-sindaco detta città, Pesson, e i signori Bonneton e Moret, dell' U. C. Francese. Parlarono, inneggiando allo sport italiano in Francia, l'on. Garelli, iconsole Saffi, il segretario Manzini, il sigìior Pesson e furono consegnati al corridore Succo, vincitore della finale del Criterium deglItaliani all'Estero, socio di quella Unione ciclistica, i premi vinti nel l'importante manifestazione di propaganda, che ha avuto, e avrà tuttgli anni, lo scopo di tenere strettmolti corridori nostri residenti in Francia alla grande famìglia del l'V.V.I. A tavola scambiai le solite quattro chiacchiere coi nostri ragazzic'era ancora Grandi, in procinto driprendere il treno dell'Italia, chnon aveva davvero l'aria di essersdisfatto per il Tour. Ma egli mi diceva che, non sentendosi in grado di essere utile alla squadra, aveva preferito non far sentire il suo peso netta divisione dei guadagni. Questo scrupolo mi sembrava eccessivo in verità, perchè, se in salita l'emiliano poco poteva fare, in pianura avrebbe ancora rotuto servire qualcosa. Ma questa non è che una dette conseguenze del fatto che la squadra non sente l'autorità di un capo e la ferrea disciplina che proverrebbero da' ima preparazione organizzazione della nostra rappresentativa, che... abbiamo rimandatall'anno prossimo. Guerra diceva di sentirsi ancorVolenti i reni; il dottore vi aveva riscontrato una leggera infiammazione; anche il volto del campioneprofondamente segnato, diceva chla titanica fatica del Galibier noera stata ancora... digerita. Piemontesi rispondeva con unosguar do stralunato alla mia richiesta dnotizie circa il tendine che da trgiorni lo fa tremendamente soffrre.. Egli poteva appena posare piede a terra; il dottore gli avevordinato dieci giorni di riposoegli, invece, farà per cura la Grenoble-Gap. Camusso mi diceva dsentirsi benissimo di salute e dnon capire la ragione per la qualnon riusciva ad andare in salitnome dovrebbe. Giacobbe e Bergamaschi si facevano leggere in facciil disappunto di essere qui a farda comparse, o quasi. Insommanon bastava la gioia di ieri veguardare ad oggi con serenità. ; La fuga iniziale di Lapebie . Desgrange avrà le sue buone ragioni per ritardare inverosimilmente 13 partenze del Tour (e io novoglio sapere se sono di concorenza giornalistica o di incassi cujorrivi), ma è certo che all'ora in cusiamo partiti da Grenoble si potevessere arrivati comodamente a GapInvece ci siamo adunati al ritrovche U più bel sole di luglio stra piombava slitta nostra vettura, da farne, nei pochi minuti d'attesa, un forno in cui si gocciolava in maniche di camicia o in maglietta da spiaggia. E siamo partiti al momento in cui le campane di Grenoble battevano dodici colpi. Non appena sul viale che ieri aveva visto la terza vittoria di Guerra, dovemmo premere tutto l'acceleratore per tenere dietro ai corridori.'Possibile che si avesse voglia di attaccar briga così presto"! Che cosa stava succedendo"! Erano stati Lapebie e Leducq, che, senza concedere un attimo di tregua, avevano attaccato in volata l'interminabile e ombroso rettilineo. Guerra li andò a prendere, c allora scattò Le Calvez, prendendo un centinaio di metri. Ci vollero tre chilometri di inseguimento condotto da Camusso, per riallacciare la fila. \ Era appena spento anche questo fuo- ' co di paglia che Magne, tirandosi dietro Aerts, ne accese un altro, e,\ prima che la caccia fosse organizzati ta, Lapebie li raggiunse e, cernii" nuando nello slancio, li lasciò per, filar via da solo. Battesini condusse il gruppo a ruota di Magne e Aerts, Piemontesi tentò di riportare il grosso sul campione di Francia, poi, dietro ordine di Guerra, desistè. Come vedete, l'inizio era assai movimentato e lasciò scoprire subito ìa tattica e le intenzioni dei francesi, cui doveva esser giunta la voce delle non perfette condizioni di Guerra e di quelle ancor meno felici di Piemontesi. I francesi avevano mandato di punta uno dei loro per stancare i nostri nell'inseguimento, i belgi, tedeschi e svizzeri pensavano che dovessero essere i nostri a far le spese per tutti, e questi, invece, non volevano cadere nel tranello, che Lapebie non rappresentava per Guerra nessuna minaccia. Fu così che il fuggitivo, a Vixille, cioè dopo dieci chilometri, passò 2'15" prima degli altri. Fatti due angoli retti nel paese, ci trovammo subito di fronte la salita di Laffrey, la più lunga e dura détta giornata, una dette dodici che contano per la classifica del miglior arrampicatore e l'assegnazione del premio di diecimila franchi. Camusso l.o sulla salita di Laffrey II gruppo sì scompigliò come sotto la sferzata di una raffica, Archambaud forzò a pieni pedali, poi, sentita la durezza della sdlital si fermò a girare la ruota e lascio a Level. Cornez, Butta e Schepers il compito di aprire la marcia; seguivano Trueba, Aerts, Buse, Camusso, Bernard, Magne, Le Grevès, Rinaldi, Lemaire e Martano, come tanti anelli sciolti di una catena che si andava sempre più allungando. Nel vedere Guerra che già stentava, con Giacobbe, a sostenere questo primo urto, pensai di dover assistere ad un dramma come quello di ieri; almeno fosse, come auello, finito! Invece, di qui cominciò per noi un pomeriggio di trepidazioni senza tregua. Un po' di sollievo ce lo diedero Camusso e Martano, che rinvenivano forte dalle seconde posizioni, insieme a Cornez. Questi tre, dopo quattro chilometri, erano avanti a tutti, seguiti da Archambaud, che non mollò mai e che, col più piccolo rapporto, aveva riconquistato quasi tutte le posizioni perdute, e Lapebie, raggiunto durante questa vivacissima azione, poi da Magne, da Trueba, da Schepers, da Speicher, Hardiquest, Alberto Buchi, Bettini, Buse, Aerts e Rinaldi. Solo dopo l'15" passò Guerra con Alfredo Buchi, Decroix e Degraeve. Buttandosi a capofitto nella mischia, Camusso riuscì a far cedere prima Cornez, e poi Martano; ma, mentre il francese crollò di colpo, Martano sostenne l'attacco furioso del compagno perdendo meno terreno di Archambaud. Alle 13 precise Camusso passò la fettuccia bianca del traguardo alla cima di Laffrey. Mafcul'cdgS4bqD4icggfbccatrMm Martano si fermò pochi metri prima a girare la ruota e il suo distacco ufficiale fu così di l'35"; quello di Archambaud di 2', di Lemaire, le Foff, un altro che aveva fatto molto forte l'ultimo tratto, Buchi, Magne, Speicher di 2'10"; di Level di 2'15"; e, di seguito, Tierbach 2'48"-; Thallin- e a . ger 3'; Bettini 3'8", Fayolle 3'22". Stoepel e Le Greves 3'50"; Buse 4'10", Cornez 4'20", Guerra, Giacobbe, Piemontesi, Schepers e Hardiquest 4'25" ; Aerts, Leducq, Decroix, Deloor, Blattmann, Buchi Alfredo 4'40". Purtroppo, le apprensioni per il nostro campione si facevano 'più cupe. La tappa era breve, il distacco già sensibile e, brutto indice della giornata, i compagni su cui poteva fare assegnamento pochi e in non buone condizioni. Passammo davanti al cimitero sul cui muretto figura la targa che ricorda le parole rivolte da Napoleone ai soldati del distaccamento mandato contro di lui, nel marzo 1815, al ritorno dall'isola d'Elba. Lasciammo a sinistra il Lago Morto, con le sue cascatene vivissime, costeggiammo quello di Laffrey, e mi fermai sull'altopiano per controllare le posizioni. Camusso era sempre in testa e aveva V28" sul gruppo, ricomposto da Archambaud, Speicher, Magne, le Goff, Alberto Buchi, Level, Lemaire, Thierbach; che aveva assorbito Martano, ormai conscio dell'inutilità di insistere nel voler conservare pochi secondi di vantaggio e consapevole del danno che sarebbe venuto a Guerra nel fornire ad Archambaud un punto di mira nell'inseguimento. A 2'50" veniva Thallinger e, a 3'20", il gruppo di Guerra, il quale, alternandosi con Piemontesi, veniva diminuendo il distacco, riaprendo così il nostro cuore alla speranza che si ripetesse la corsa di ieri. Il cumianese raggiunto Da La Mure il percorso si svolgeva in discesa e, poi, in una serie di alti e bassi, lunghi e sensibili, che ci tenevano sempre in vista del corso del Drac. Su di una salita, dopo Les Egats, Thierbach e Lemaire riuscirono a staccare di un paio di centinaia di metri gli altri e passarono a l'6" da Camusso; Archambaud passò con Speicher, Martano e Buchi a l'30", Magne e Le Goff a l'34"; Guerra con gli altri a 3'33". Come si vede, Camusso andava perdendo terreno e ormai la sua sorte raB« copGalapditrsfddAinsgrdvtbiLtcdicrtcmlMdimorlaspGerc i e o o d a . e era segnata; ma egli volle insistere e fu poi vittima, come vedremo, della sua tenacia, perchè nella fuga profuse tutte le sue energie. Perdeva anche Guerra, e ciò era molto grave, non tanto per i secondi che lo allontanavano di poco da Archambaud, quanto per la brutta piega che prendeva lo sviluppo della corsa e per la conclusione cTie si doveva trarre dalla lotta impari fra i due francesi, uno in migliori condizioni dell'altro, e i due italiani, visibilmente in difficoltà. Piemontesi si prodigava con generosità e coraggio veramente commoventi, nonostante il fortissimo dolore al tendine, ma non trovava Guerra disposto a seguire i suoi allunghi, ne aveva dagli altri compagni di inseguimento aiuto alcuno. A Corps (km. 63) Archambaud, Lemaire, Speicher, Buchi, Thierbach, Level e Martano non erano che a 55" da Camusso, ormai in vista, e precedevano Guerra, Piemontesi, Magne, Le Goff, Schepers, Buse, Stoepel, Bettini, Thallinger, Le Greves di 3'58". La situazione precipitava. Non ci illudemmo più di veder Guerra riprendere Archambaud, ci limitammo a sperare che non perdesse ancora terreno. E vi fu un momento, dopo St. Bonnet, in cui il mantovano si portò a 3'35" da Archambaud, il cui gruppo, lasciato indietro su una s'alita Thierbach, riprese Camusso a trenta chilometri da Gap. Naturalmente i francesi non si accontentarono di avere sventato il colpo del piemontese e continuarono, dico sempre Specher e Archambaud, a tirare come dannati ai danni di Guerra. Il convulso finale A Brutinel (Km. 90) fummo sulla rampa più dura del Col Bayard. Bastò, il primo comando della « maglia gialla ■» per far perdere contatto a Camusso. Pensare che « Cichin », con una più prudente e saggia, per sè, e, per Guerra, moltcr più utile tattica, avrebbe potuto proprio qui giocare la sua carta, perche U Col Bayard, per quanto meno duro della salita di Laffrey, dopo novanta chilometri, gli avrebbe permesso di far sfoggio di quei mezzi, che, all'inizio detta corsa, gli avevano fatto prendere due minuti di vantaggio su Archambaud, che sarebbero stati incolmabili nei sei chilometri di discesa che portavano al traguardo. A compenso, sia purè inadeguato, della delusione che ci procurava tutto U pessimismo derivante dal vano tentativo di Camusso, ci venne la lieta sorpresa di un Martano, che, attaccando gli assi, sembrava dovesse averne ragione. Egli, infatti, obbligò atta resa prima Level, poi anche Archambaud, portandosi 150 metri avanti a Speicher, Buchi e Lemaire. Ma il sogno d'una strepitosa vittoria del nostro isolato svanì presto; gli ultimi tre che era riuscitq a distaccare gli fu rono di nuovo addosso e, poi, ritornò anche Archambaud. Ci precipitammo in discesa a pre cedere i corridori, perchè ancor ci rimaneva un filo di speranza su quello che avrebbe potuto fare Martano Ma l'ordine di arrivo vi dice che, in discesa, Speicher fu il più destro e il più audace e mollò tutti, che Lemaire e Martano seppero meglio di ogni altro tenergli dietro, che Level riprese Archambaud e lo battè in volata. Ci mettemmo, col cronometro alla mano, in attesa di Guerra. Giunse prima Camusso, poi Thierbach poi Stoepel, poi Magne, e, infine. Guerra, senza Piemontesi. Che cosà era successo? Lo sapemmo, poi, dai nostri corridori. Guerra, negli ultimi dieci chilometri, si era magnificamente ripreso, sulla salita più dura del Col Bayard aveva staccato tutti quelli che gli avevano fatto fino ad allora compagnia, aveva superato Thier-bCmsvtmncpTqlpcdSdcssb5vpnpsddbmfec8rlanccsmsaacccnta , . ' ' , , " " bach ed era giunto a pochi metri da Camusso. Ma, ad una svolta, la gomma posteriore, che si andava afflociando, gli uscì dal cerchione, provocando una caduta che costò la rotura di una ruota; per fortuna il camioncino dei meccanici era lì vicino e gli fornì subito la ruota di riambio; ma, nel minuto e mezzo che perdette, gli passarono davanti Thierbach, Stoepel e Magne. In quanto a Piemontesi, all'inizio dela discesa aveva forato. Mettendo piede a terra, si piegò sulle ginocchia tanto forte era il dolore al tendine, si fece forza, riparò e inseguì. Sul traguardo cadde fra le braccia dell'on. Garelli, che gli disse semplicemente quello che si meritava: « Sei tato un eroe ». Guerra, Piemontesi e Camusso Guerra iva raddoppiato oggi il distacco che lo separava da Archaìnbaud in classifica e che ora è di 8' e 55"; non si può disconoscere la gravità del fatto, ma non bisogna neppure esagerarla. La tappa di oggi, nella sua brevità, è stata una delle più dure fin qui compiute, sia per la severità del percorso, che per il caldo opprimente. Ne son prova i crolli di uomini come Aerts, Rebry, Lapebie, Cornez, Schepers, Geyer, e la messa fuori gara, per essere giunti fuori tempo massimo (nonostante esso sia stato allungato al 15 per cento, perchè, con il regolamentare 8 per cento sarebbero rimasti in gara solo trenta corridori) di Max Bula, Moerenhout, Hardiquest, Battesini, Buttafuochi, Roesemont e Firpo, cioè di una percentuale del 12 per ento dei partiti, davvero eccezionale. Lo sforzo compiuto da Guerra ieri sul Galibier e nell'impetuoso inseguir mento, aveva lasciato l'atleta piuttosto scosso; ma la ripresa die egli Iva avuto nel finale odierno denota che alla distanza, anziché cedere, ha ancoia energie per risollevarsi dalla crisi. Mi si dirà che Archambaud di crisi non ne ha ancora avute; ma ciò non toglie che possa averne in seguito; non v'è mai stato corridore che abbia fatto un Giro di Francia senza avere una cattiva giornata e, per quanto l'età e la carriera siano in fa vare della « maglia gialla », potreb be davvero capitare ad esso quetto che è capitato oggi a Guerra. Certo, se Archambaud dovesse finire coti la sicurezza con la quale è giunto fin qui, non credo basterebbero le volate per farlo raggiungere dall'italiano. Non è la disgrazia che auguro al bel corridore, che ci viene meravigliando per la sua freschezza, continuità, regolarità ed iniziativa, ma soltanto... la lega e uguale per tutti. Di Piemontesi avrò tessuto il miglior elogio quando 'avrò detto che spetta a lui in gran parte il merito di aver impedito che la giornata si chiudesse con 'un risultato irrimediabile. Purtroppo la fatica di oggi gli ha ridotto il piede in condizioni pietose e, se un nuovo medicamento che proverà stanotte non riuscirà almeno a lenirgli il dolore, bisognerà essere preparati a perdere il più fedele e prezioso gregario di Guerra. Di Camusso scrivo quello che gli ho detto: avere, cioè, commesso un gravissimo errore nell'insistere nella fuga, dopo aver dato una bella dimostrazione delle sue doti di arrampicatore (che sono ben lungi dal l'essere le sue solite) e avere offerto ad Archambaud un punto di attrazione per accentuare la sua offensiva. Non voglio neppur pensare lontanamente che egli abbia voluto compiere un'impresa spettacolare, infischiandosi delle conseguenze che ne soffriva Guerra. Ma il risultato è stato lo stesso: a danno del campione, senza che ne abbia tratto profitto alcuno neppure lui; anzi, cancellando sul Col Bayard la buona impressione che aveva lasciato sulla salita di Laffrey. Dico, piuttosto, francamente che, chi, oggi, poteva avere autorità e modo di far capire a Camusso l'errore che stava commettendo e che ha portato a fondo, avrebbe dovuto farlo. Siamo qui per vincere il Giro non delle tappe. E anche questo si presentò, anche a chi di corse noi ha grande esperienza, come una cosa impossibile. Con la fuga di Camusso chi poteva pensare che un Archambaud, aiutato da uno Speicher, col quale fa una coppia formidabile (per non contare gli altri che erano coi due francesi) non potesse riprendere in ottanta chilometri due minuti che aveva perso sulla salita"! So anch'io che Ar chambaud avrebbe attaccato Guerra lo stesso; ma non sarebbe stato nello stesso tempo fuggitivo e inse guitore, cioè nette migliori condizioni materiali e morali per essere spinto al massimo accanimento E, se Camusso mirava alla vittorii di tappa, non avrebbe fatto meglio a lasciare i francesi sfiancarsi nella fuga e, poi, attaccarli sul Col Bayard"! Tutti questi sono ragionamenti semplici e chiari, ma il corridore, nella foga del combatti mento, può anche non capirli. Un intervento tempestivo ed autorevole ci voleva ed è mancato. Le prodezze di Martano La classifica vede la scomparsa dai primi posti di Aerts e Rinaldi, La^ prima ci lascia indifferenti perdio il belga non sembrava già più pericoloso. La seconda porta automaticamente Martano in testa a tutti gli isolati, quinto anche fra gli assi. Se il declino di Hardiquest, l'eccessivo prodigarsi di Rinaldi ci facevano pensare ad un avanzamento del torinese, non credevo certo che esso fosse così sollecito e decisivo. Non dico che Martano è già sicuro di rinnovare il successo di Barrai, ma, dopo oggi, ha aumentato le sue probabilità del mille per cento. Pensate che egli ha dietro di se Le Goff a più di quattordici minuti, come avversario più minaccioso. Non sarà facile riprenderglieli perchè Martano è in floride condizioni ed ha la tempra per resistere. Oggi ha dominato Archambaud in salita, come lo aveva dominato ieri. GIUSEPPE AMBROSINO st(MCe zasaviVnanebleceFrSatomfrCdi diglavnpgSpseCTseCuPo11riveciodegiconemchGdegideDtuchLmpè acadctc MARTANO