Nel paese dove si vive più di cento anni

Nel paese dove si vive più di cento anni FRA UOMINI E BELVE SUI FIUMI E NELLE FORESTE DELL'AFRICA Nel paese dove si vive più di cento anni L'arrivo del Governatore a Chisimaio -- Quando affittavamo la Somalia dal sultano del Madagascar - Il cinese Sam-May ( Dal nostro inviato speciale ) CHISIMAIO, giugno. Il Governatore della Somalia, S. E. Maurizio Rava, è arrivato a Chisimaìo, accompagnato dal suo ufficiale d'ordinanza capitano Cinto di San Marzano, la sera del giorno in cui ero arrivato io e già ci accingevamo con gli ospiti, il commissario avvocato Ragni e signora a sederci a mensa quando gli ascari di guardia han lanciato nell'aria gli squilli regolamentari. L'automobile del Governatore, sventolante sul co fano tre bandierine e quella del seguito si sono fermate alla porta del la Residenza chiudendomi così la strada per una doverosa ritirata Non potevo assolutamente presentarmi in quello stato al Governatore,e, l'avere ceduto alle.cordiali insistenze della signora Ragni non costituiva un precedente tale da au torizzarmi a mettermi sull'attenti davanti a Sua Eccellenza in panta- oni bianchi abbondantemente sdru- sciti e magliettina gialla. Gli unici ndumenti che possedevo ancora dopo i dieci giorni di caccia. Battesimi di caccia grossa Ogni tentativo di fuga è stato vano. Ho cercato di nascondermi dietro un boy, molto più elegante di me e in guanti bianchi ma sono stato sùbito scovato e tratto in piena luce dal capitano di San Marzano. — Vieni fuori e fatti vedere. Co nosciamo le tue prodezze. Sei il più miserabile e il più fortunato dei cacciatori. Il Governatore ti farà tagliare le orecchie. S. E. Rava mi ha pòrto invece molto cordialmente la mano congratulandosi con me e trattandomi molto giovialmente da « sciagurato tiratore ». — Non sapeva di commettere un'imprudenza? Non ha pensato che un colpo come il suo riesce una volta su mille e che s-i corre poi il rischio di essere caricati? Con l'elefante solitario non si scherza. — Eccellenza, ero così commosso, così entusiasmato che non ho più pensato a nulla. D'altronde* anche Lei Eccellenza... — Io ho abbattuto il mio elefante da venti metri di distanza. — Beato lei... —• Ho cominciato la caccia grossa molti anni fa, in India, e precisamente con una tigre. Ero entusiasmato e commosso come lei, forse ancora più di lei perchè ho fallito il bersaglio da cinque metri di di-stanza. In un attimo il muso della tigre mi è arrivato sul collo. Guardi qui, e sulla spalla, si vedono ancora le impronte delle unghie. Mi hanno salvato i due « tracciatori » che l'hanno abbattuta puntandole le canne dei fucili nella testa. — Il suo battesimo è stato pili emozionante del mio... S. E. Rava è un vecchio coloniale. Vecchio di colonia, s'intende. Ha , .. ..... .fS^^^^'lJ^J^I^^Ìicinque anni della sua vita. Gli è rimasta la febbre malarica quasi in permanenza, e un'esperienza coloniale come pochi altri possono vantare. Trent'anni fa, poco più o poco meno, ha cavalcato in qualità di sottotenente alla testa del suo plotone contro ai ribelli, sulla riva destra deU'Uebi Scebeli, ad Afgoi. Una freccia avvelenata con Z'uabai gli ha ammazzato il muletto. Dieci minuti d'agonia. L'attuale Governatore U « Muscir della Scianiba » conosce l'Africa forse meglio dell'Europa ancorché, la facilità con la quale parla correntemente quattro o cinque lingue, dinoti in lui l'uomo che ha viaggiato in lungo e in largo per i vari continenti. — Xon faccia complimenti, si segga a tavola con noi, e'si comporti come se indossasse lo smoking. Che sìa vestito così o in un altro modo a me fa proprio lo stesso. I primi eroi della Somalia E' presto detto. Le mie braccia nude è nere si appoggia.no con molto "circospezione sulla candida tova- Vjglia e pagherei non so che cosa per ?mascherare la maglia gialla, che trappresenta la mia vergogna. Vor- rei lasciarmi scivolare lentamente, silenziosamente dalla seggiola sotto al tavolo ma sembra che una tacita congiura faccia convergere l'attenzione e la conversazione contro di me. Sono il pivellino della colonia ed è naturale che la squisita gentiezza dei commensali mi prenda a bersaglio. Che cos'ha veduto? Quali ono le sue impressioni'! Che cosa ne pensa della Somalia? Ho veduto molte, anzi, troppe ose, non ho ancora impressioni pre- tmBMCRVnqaetcms else, e penso che la Somalia è il piùlcseducente paese del mondo. Bona-\slità, frasi che potrebbero uscire dalla bocca di un bambino: le pagine del mio diario sono ancora bianche. Poche annotazioni tracciate in fretta, segnano appena l'itinerario compiuto. Ci vuol altro per farsi un'idea della situazione della Colonia, di quanto è stato raggiunto dopo la spinta decisiva dell'ex-Governatore S. E. De Vecchi di Val Cismon e di tutto quanto è stato messo in programma da S. E. Rava. — Lei non ha ancora veduto nulla di nulla. — Sì. Precisamente, Eccellenza, — Le condizioni della Colonia che il Governo Fascista ha rivoluzionate, arriveranno ad essere ideali, lnmgnblsromtnquando avrò potuto, con l'aiuto di\Dio e degli uomini, seg&re fedel- mente il programma tracciatomi dal Duce e dal mio Ministro. A Roma hanno la visione perfetta di quanto occorre fare per la Somalia e dal canto mio farò il possibile per non tradire la fiducia che in me hanno riposto. Adesso finalmente si lavora bene... « Sono passati i tempi in cidi problemi coloniali costituivano sì e no delle semplici « grane burocratiche» per il Governo Centrale che se ne disinteressava. Le conquiste per le espansioni coloniali le chiamavano « avventure » e lasciavano che pochi uomini di buona volontà morissero per una santa causa che era . sentita soltanto da quelli che vivevano stentatamente sulle rive dell'Oceano Indiano. Nel 1906, quando l'Italia ha preso in affitto il Benadir dal Sultano del Madagascar, il Governo aveva messo in bilancio quattrocentomila lire, per il mantenimento della colonia, compreso Z'affitto, gli stipendi per gli ufficiali e gli impiegati, il soldo per le truppe indigene. Le briciole. C'era da stare allegri! 11 governatore italiano del Benadir risiedeva, si figuri, a Zanzibar: sarebbe come se uno dei nostri Ministri avesse i suoi uffici, anziché a Roma, a Tombuctou. E di là, sempre con le quattrocentomila lire doveva oltre al resto, risolvere anche il problema dello schiavismo. Il capitano Pantano, ora generale, è stato rimpatriato immediatamente perchè s'era opposto a che la bandiera italiana issata da Bottego a Lugli venisse ammainata scrivendo così al Governatore: « ...per non infliggere alla nostra bandiera immeritata umiliazione, sono di parere che la S. V. debba soprassedere all'ordine di sgombero; specie se, come di abitudine, gli abissini si saranno ritirati... ». Allora le nostre aspirazioni erano di includere nella colonia i territori compresi fra Lugh e l'Uebi Scebeli, territori continuamente minacciati]dalle scorrerìe di abissini ribelli eicertamente non autorizzati dal Ne- ìil^i' Neghesti, da Menelich, che ci\aveva concesso di occuparli. Duran-t "»» ascan chf l'eMn7f° ™*sacraU Vj*™™ VuOe regioni. Do¬ ?attina slLe^ia ulle «Ma"ro e Par tenM per bur9mi 1 k k k «1 ' I A' 1 DaoDaD 085 le0Pardl te quei drammatici combattimenti'morirono eroicamente il capitano 'Bongiovunni e il torinese capitano'1 Molinari, alla testa dei loro fedelis- .La strada Clusunaio-Burgau e Ras :Chiambom, sul confine inglese del-Rema, e stata costruita quest'anno.\Vn rude e lungo lavoro, compiiito\ncl cuore della boscaglia; quasi cin- quecento chilometri di pista aperta\a colpi dì bi'.ao fra le acacie spinose e tra irovi delle quali vivono oì-,tre ai leoni e agli elefanti, alcune'cabile di cacciatori Bonn, i fierissi-,mi indigeni che non si piegano a nes-\ sun lavoro, che campano la vita lati- b ciando le mute di cani ferocissimi sulle orme leggere della selvaggina, loro unico sostentamento; gente che non ha mai veduto il viso di un uomo bianco, eppure mite, sottomessa, gentile quando si riesce ad avvicinarla. Non sono, questi Bonn della boscaglia, fortunati come quelli della medesima loro razza che vivono sulle fertilissime e verdi e fresche rive del Giuba. Il terreno è avaro di ogni cosa e l'acqua, durante i lunghi mesi di siccità, manca assolutamente. Per dissetarsi ricorrono a serbatoi naturali che, tratto tratto, sorgono nella boscaglia. Sono questi serbatoi costituiti dal tronco di secchi baobab ai quali la vecchiaia centenaria ha succhiato letteralmente il midollo non lasciando intatta che la loro for- \midabile corteccia liscia e levigata nell'interno come le pareti circolari ni di un pozzo. Durante il periodo delle pioggie, per una legge non scrìtta, ma strettamente osservata, nessun indigeno trarrebbe da questi serbatoi una sola ciotola d'acqua e soltanto quando il sole delirante ha bruciato ogni cosa, gli uomini assetati ricorrono ai pozzi provvidenziali. Talvolta, l'uomo che è arrivato ai piedi del baobab, deve attendere delle ore prima di arrampicarsi sul tronco e immergersi nell'acqua refrigerante. Sull'orlo dei serbatoi lo hanno preceduto i leopardi die dall'alto, difendendo la loro conquista, alzano minacciosamente sulle zanne le labbra secche, rabbiose per il tormento della sete. Questi baobab sono designati per questo, appunto, col nome di « baobab dei leopardi ». Ai piedi dei giganti equatoriali si danno così convegno uomini e bestie spinti dalla medesima necessità, trascinati ai pozzi vegetali dalla crudele lotta per l'esistenza. Il vecchio fumatore di oppio Dopo dodici ore di automobile fra tanta desolazione, ecco finalmente Burgau il più piccolo, il più sperduto dei villaggi somali. Si dice che prima del nostro arrivo a quelle sponde specchiantisi nella glauca e trasparente festosità dell'Oceano Indiano, si aggirassero ancora dei cannibali. Il nostro Governo ha messo energicamente termine ai macabri banchetti. Davanti a Burgau, costituito da alcune capanne raccolte intorno ad una nostra cascrmetta, distendono nell'Oceano le groppe verdeggianti i tre isolotti di Coiana, Nguni e Cinai che dettero ricetto ni primi navigatori che dal golfo Persico e dall'Arabia vennero ad approdarvi. Persiani e Arabi, frammischiandosi ai nativi, hanno dato origine milleduecento anni or sono alla cabila dei Bugiami, tutt'ora esistenti, ma ridotta ad una quarantina di uomini e ad altrettante donne dediti esclusivamente alla pesca. I Bagiumi, che attraverso ai secoli hanno consérva- to la loro purissima discendenza, vantano addirittura l'onore di avere dato una sposa-al profeta, la bellis sima Hasmu beut Nouman Mi hanno detto che su questi isolotti costituiti da roccioni madreporici frastagliati da silenziose insenature e da placidi bacini sui quali si chinano, specchiandosi nelle acque tranquille e trasparenti piante marine e smaglianti mimose, vivono gliuomini più longevi del mondo. Solidissimi uominì c,ie> Rchivando con lc forgtt e con rastusja> i0 sniedo dei cannibaji d[ un tempo, hanno rug,j\unt0 ja rispettabile età di cento trenta anni. L'uomo più vecchio che riesco a vedere è un cinese. Avvol t0 in una vecchia futa di seta viola egli se ne sta accoccolato davanti ad una fila di marmitte sotto alle quali crepitano grandi fuochi, Il cinese si chiama Sam-May e fa bollire in permanenza, sulle spiag- gie dì Burgau ove è arrivato non sì\ su come, nel millenovecentoventicin-] que, le sue marmitte per la mondia-\ ìm0sfde\%ftln:8hong °He *"toWL'acqua delle marmitte cuoce len-\ lamente le oloturie pescate dagli Lindigeni e vendute a Sam-May, spe-\sde di molluschi che in commercio si chiamano trepan. Hanno, questi molluschi la forma di salamini alla Lcacciatora e sono costituiti da un tubo digerente lungo una quarantina di centimetri che finisce in cima in una specie di musettino retrattile con una boccuccia appena visibile a forma dì mandorla. Il loro aspetto è semplicemente schifoso. Il cinese le guarda invece con grande compiacenza: la sua in dustria gli frutta tanti quattrini che gli permettono di tenersi un harem e di fumare l'oppio. A quattr'occhi con una sirena Ilo tentato inutilmente di interrogarlo. Sam-May non parla; forse non parla perchè le innumerevoli e profondissime rughe che gli bici dono il volto giallo in tutti i sensi gli hanno messo, con gli anni, una specie di museruola attorno alla bocca senza labbra. Con gli occhiettini obliqui, dallo sguardo svuotato dall'oppio di qualsiasi espressione egli segue il salire e lo scendere che fanno le oloturie nell'acqua bollente delle marmitte. Il suo lavoro è stato insignificante: raccolti e pagati ì trepan pescati dagli indigeni ha atteso esattamente dieci minuti perchè gfi schifosi molluschi, nelle convulsioni dell'agonia rigettassero spontaneamente le interiora poi, mille alla volta, le ha gettate nei marmittoni. Una volta cotte, senza muoversi, ha ordinato ad un suo boy di sotterrarle nella sabbia, di estrarle dopo dieci ore, di ripassargliele un'altra volta per rituffarle nell'acqua bollente e di esporle quindi al sole. Tutto qui. Poca fatica. Molti quattrini. Ogni due, tre o magari quattro anni una nave cinese, della Società Sim-Sam-Shong getta l'ancora fra gli isolotti di Burgau e si porta a Canton gli obbrobriosi salamini afrodisiaci, molto apprezzati in Cina e ricercatissimi a Parigi. Due « daun •> spinte da rematori indigeni si avvicinano alla spiaggia scivolando sulle placide onde dell'oceano mentre sto osservandola statua di carne gialla-, l'immobile Sam-May avvolto nel fumo dei suoi fuochi. Sulla prua di una delle *daun» è issato un uomo, cioè, qualcosa che somiglia ad un uomo almeno nella sagoma, ma che non può essere una creatura poiché è legato saldamente per il collo mentre due braccia morte gli pendono dalle spalle, battendogli sui fianchi. E' una sirena, un sirenoide. Finalmente potrò vedere un esemplare di questo mitico mostro, abitatore degli abissi marmi. ERNESTO QUADRONE. fRicl Mano d'opera indigena sulla nuova carovaniera Chisamaio-Burgau '.'v>;-i*».-. vv :■. .» ' La carovana automobilistica del Governatore S. E. Maurizio Rava