Singapore

Singapore Singapore Sorelle, è già molto : gemelle poi!... Come fossero un'anima sola, e si dicevan tutto, anche l'ombra dei sogni che passavan loro per la mente. « Ti piacerebbe, Chiarina andare fino... fino a Singapore?... A Pechino?... Sciangai?... Tokio?... ». Per far queste domande. Bianca"," già mezza assonnata, si rizzava a sedere sul lettino, per scuotere, nel lettino accanto, la sorella che diceva ancora a mani giunte le orazioni della sera. Chiarina ripeteva quei nomi con una dolcezza speciale, come se succhiasse delle caramelle; ma più degli altri anche a lei piaceva Singapore: perchè?... Dove l'avevan trovato il nome di quel paese lontano?... In qualche vecchio atlante scolorito? L'avevan sentito a scuola, tanti anni addietro?... Qualcuno l'aveva mormorato nella loro infanzia?... Nè l'una nè l'altra sapeva bene dove fosse quel paese, ma entrambe pensavano ad un lungo viaggio, a un mare lontano, a ponticelli di fiori simili ad arcobaleni, a tutto un paesaggio di sogno. « Chissà che un giorno... ». Ma s'interrompevan subito. Le poche persone che frequentavano la casa : la donna che veniva a servire a ore, la sarta a giornata, il vecchio lavandaio, tutti, quando potevano, dicevano loro quelle paro le piene di promesse : « Eh, verrà pure un giorno... Allora, saranno ricche, libere, faranno lusso, viaggeranno... ». Già, una vita nuova. In quel momento Bianca e Chiarina ab bassavano gli occhi e fingevan di non sentire. Quello era l'unico mo mento in cui non si confidavano l'una all'altra quel che pensavano, perchè pensarlo è come desiderarlo, ed è forse lecito di desiderare la morte di una persona vecchia e stravecchia finche volete, ma che è la vostra nonna materna?... La mamma della mamma, un cuore che dovrebbe essere due volte un rifugio... Eh, se fosse stato così davvero, una cara nonnina, guida dolce amorosa e saggia... Ma qui non si trattava di dolcezze simili, tutto era asprezza, qui, capriccio dispotico, recrimina-; zioni senza fine. Non fossero venute al mondo quelle due inutili gemelle!... Questa era la più mite delle durezze che la vecchia signora ammantava quotidianamente alle nipoti. Scarna, ingobbita, con le mani deformate dall'artrite e sempre uncinate sul petto come se volessero straziare lei medesima in quelle lunghe ore di insaziabile tirannia, ella le sorvegliava con quei suoi occhi torbidi, uno meno aperto dell'altro sotto la palpebra più gonfia, e sembrava sfogare in quel modo un astio antico che non si poteva placare. Della figliuola morta da tempo, quando le gemelle eran piccole, non parlava mai, come se solo il silenzio fosse degno di quella poveretta, e come se neppure colla morte ella avesse espiato un peccato d'amore che la vecchia doveva giudicare imperdonabile. Non un ritratto di lei in giro, non una lettera, non un ricordo, nulla. Per il genero invece molte parole di fuoco ; il viso di cartapecora della nonna sembrava allora contrarsi come all'avvicinarsi di una fiamma divorante. Le gemelle avevano alla fine confusamente capito quella tragedia ormai lontana: l'amore vietato, e il babbo che aveva rapito la mamma come nei romanzi di una volta (Ladro, ladro! diceva infatti la vecchia tremando ancora di furore) poi il matrimonio e la miseria per espiazione, la morte della mamma e la partenza del papà. Dove poteva essere andato?... Ed era ancora vivo?... «Forse a Singapore» aveva detto una volta Chiarina e Bianca aveva trovato naturale una simile supposizione, che forse quel nome era loro rimasto nella mente per averlo sentito allora, in quelle circostanze oscure e paurose. « Verrà un giorno... Quando sarete libere, ricche... ». Perchè la nonna era ricca davvero, ma le due gemelle avevano, oltre il terribile desiderio di quella liberazione che non osavano confessare l'una all'altra, anche una idea, un timore altrettanto terribile e vergognoso, ed era questo : impossibile che la nonna potesse mai mo rire. Oh, di certo la nonna era eter na !... Eterna con quel suo vestito di seta nera che pareva sempre uguale, quell'occhio semichiuso, quelle mani uncinate, quella terribile voce che recriminava, minacciava, malediva Perchè se non fosse stata eterna.. « Potremmo certo metterci a viaggiare... » diceva Bianca completando il pensiero di Chiarina. « E anche dare dei ricevimenti, vedere qualcuno... ». L'altra rifletteva a capo chi no. « Ci vorrebbe della servitù mio va. E Armida?... «Armida era la donna che veniva a ora. « Si terrebbe anche Armida... ». Chiarina si metteva a ridere piano. « Eh, Armida, dice che si potrebbe perfino tenere l'automobile... ». Anche Bianca si metteva a ridere di un riso muto scotendo le spalle in una maniera curiosa. «Viaggiare in automobile, addirittura; perchè no?... Con uno che sapesse guidare bene... ». La vita futura cominciava a balenare ai loro occhi Con una forza d'attrazione, che le rendeva incantate. « E andare fino a Singapore, addirittura... ». L'altra completava : « A cercare papà». La voce della nonna le destava dal sogno, e anche quel battito del suo bastone sul pavimento sembrava chiamarle : « Bianca !... Chiarina !... ». Le aspettava per dire il rosario, un rosario interminabile durante il quale esse si sarebbero assopite se lei non le avesse tenute deste con quel terribile occhio sempre vigile e la punta del bastoncello che non sdegnava di dar toro qualche colpetto alle caviglie, là dove fa ben male. Oh, la nonna era certo eterna e loro sarebbero sempre rimaste in quella casa vecchia come la nonna e oscura e come imputridita, a far sempre le stesse cose : maglie, cucito, faccende e preghiere, per turno. Non distrazioni, non cinema i o a e i i e o e tografi, nè teatri, nè passeggiate, ne abiti eleganti, nè visite. Il vecchio lavandaio, la vecchia sarta a giornata, la povera donna che veniva a ore; nemmeno i mendicanti nemmeno le monache che vengono per la cerca osavano più presentarsi ; dal modo con cui erano ricevute la prima volta capivano che non dovevano tornare mai più. « Eh, verrà pure un giorno... » sembrava che dicessero i loro occhi prima di andarsene, ma la vecchia nonna aveva l'aria di sfidare il mondo intero. E i mesi succedevano ai mesi, gli anni agli anni. Poi la nonna si ammalò e stette lungamente a letto. « Può durare degli anni così » diceva il dottore che veniva a visitarla, di rado, perchè la malata non voleva che si spendesse nelle visite dei medici e nelle medicine. Le nipoti la vegliavano per turno ed ella le sgridava aspramente, perchè talvolta si addormentavano per la fatica. Poi nonostante che esse non credessero possibile un simile avvenimento, la vecchia signora morì, all'improvviso. Ecco, era venuto il giorno della vita nuova. Quando le cerimonie funebri furono finite, il notaio, nel dar conto della ricchezza che ereditavano, fece loro i complimenti e non nascose neanche lui l'idea che adesso per loro tutto mutava, e si lasciò perfino scappare, con un sorrisetto amabile che voleva essere malizioso, che adesso, eh, perchè no? potevano benissimo prendere marito. Tutte e due, sicuro, tutte e due! Bianca e Chiarina si guardavano nello specchio con tutto comodo adesso che non arrivava più alle loro spalle la nonna col ritmo cadenzato del suo bastoncello e la terribile voce gracidante ; si guardavano ; piccoline, pallide, grasse, come sono grasse e pallide le persone recluse... Senza sapere perchè pensarono che la loro mamma non doveva esser certo così quando il babbo si era innamorato di lei e l'aveva rapita; no, la mamma doveva essere un'adolescente snella, rosea, con ridenti occhi neri e un ricciolo nero sulla fronte bianca... Loro due avevan dei capelli così fini, lisci, di un colore castano polveroso, senza risalto, come gli occhi, ecco, che non ridevano e non brillavano mai... Sì, vita nuova. Una nuova casa, nuova servitù, un automobile magari, e un uomo che la sapesse guidare, senza pericolo, mio Dio ! per andare magari fino a... Singapore?... Intanto occorrevano nuovi vestiti, nuovi cappelli, tutto nuovo, tutto diverso, tutto cambiato... Ma subito subito?... Eh, no, c'era tempo. Come prima venivan il vecchio lavandaio, la vecchia sarta a giornata, la vecchia donna a ore... Essi le guardavano adesso con una specie di riverenza, quasi di timore, con un'incertezza dolorosa'negli occhi, come temessero di venire da un momento all'altro licenziati. Eh, c'era tempo, c'era tempo... Eppure qualche novità s'imponeva: lo dovette pensare anche la Armida, che un bel giorno se ne arrivò con un gattino, una bellezza di gattino bianco e nero con un_ musino proprio ben fatto, corto, di gatto bambino, dagli occhioni grandi verdognoli e dal nasino piccino, un gat tino tutto mosse vezzose e giravolte improvvise, spiritose, adorabili, un amore. Posato sulla tavola di cucina guardò attonito e infinitamente bello i due visi bianchicci e gonfi che si sporgevan verso di lui avidi, come verso un mistero. « Prima, diceva la vecchia Armida, non avrei mai osato portarlo, la povera defun ta non poteva vedere le bestie, non avrebbe sopportato neanche un canarino in gabbia, figuriamoci un gatto ! Ma adesso che loro possono fare quello che vogliono mi sono decisa» Infatti le due sorelle non avevano mai avuto l'aria così divertita come adesso che stavano in contemplazione di quella piccola morbida cosa viva che saltava qua e là come una palla, pigliando confidenza. Tanto che alla fine saltò in grembodi Bianca ed ella gridò, ma provò anche una sensazione deliziosa, sensazione di cui Chiarina fu subito gelosa, per che si mise a strillare : « Lascialo prendere anche in grembo a me! Non dev'essere mica tutto tuo !... ». Bianca si mise a ridere : « Sai?... M viene in mente una cosa. Se gli mettessimo nome Singapore?... ». An che Chiarina rise : « E' un nome ca rino veramente per un gatto !... ». E nessuna delle due protestò quando il gattino, nel giocare, strappò una pagina di un orario delle ferrovie che qualcuno (forse il notaio?...) aveva loro portato per incoraggiarle a viaggiare. Quando mai esse avrebbero imparato a leggere un orario delle ferrovie?... «Quando mai, eh, Singapore?...». Il gattino miagolò come se le approvasse : che miagolio incantevole, che gran prodigio quella piccola vita ardente davanti a loro... E il tempo passava, e come dolcemente !... CAROLA PROSPERI.

Luoghi citati: Pechino, Sciangai, Singapore, Tokio