Venezuela, paese di felicità

Venezuela, paese di felicità DAL, MEDITERRANEO AL- PACIFICO Venezuela, paese di felicità ( Dal nostro inviato speciale ) LA GUAYRA, giugno. Arrivando a La Guayra, ci hanno tenuti sotto guardia un paio d'ore prima di lasciarci scendere dal piroscafo; era corsa voce che alcuni evasi dalla Caienna cercassero di rifugiarsi nel Venezuela, e per questo la polizia aveva aumentato la vigilanza. Io credo di non aver nulla in comune con gli evasi dalla Caienna, ma in fondo avevano forse ragione ■'/ bravi poliziotti venezuelani, faccioni tondi, col naso schiacciato alla cinese, color del rame brunito; come si fa a spiegare lì per lì che si è galantuomini? Sì, va bene, le crediamo, perchè la sua faccia promette, ma intanto faccia vedere -i documenti. E per i documenti ci vuole molto tempo, specie se chi li deve vedere non ha molta dimestichezza con la carta stampata. ■ Un mare in cui non si annega Così, per un paio d'ore, siamo stati a guardare La Guayra- dal ponte della nostra motonave. Davanti avevamo il porto, la città, con tante case nuove, bianche, azzurre ^vosse, arrampicate sul monte, un monte massiccio, gigantesco, nudo, tagliato sul fianco,-su fino alla cima, dalla spirale di un''arditissima strada; e a destra, un po' più lontano e isolato, il lebbrosario: un grande edificio tutto bianco col tetto rosa: e il cielo basso era pieno di nuvole da cui scendevano ogni tanto schiere veloci di gabbiani. Dall'altra, parte del ponte non c'era altro da ammirare che uno sgangherato trenino giallo, con le vetturette a giardiniera, che andava su e giù, sotto la tettoia del molo, da un binario all'altro, senza mai decidersi a partire. Forse aspettava noi, i clienti dì lusso arrivati dì fresco dall'Europa. Visiten Caracas por este ferrocarril electrico, c'era scritto infatti a caratteri cubitali sul muretto del porto. E quando non arrivano piroscafi, chi va a visitare Caracas con quel ferrocarril elettrico? E se mai capitassero davvero gli evasi dal. la Caienna, che cosa succederebbe nel pacifico porto de La Guayra? — Vede — mi diceva intanto qualcuno — in queste acque non annega mai nessuno; perchè appena cade in mare se lo mangiano in un boccone i pescicani che son sempre lì in agguato. — Ah, qui dunque ne vedrò finalmente dei pescicani veri! Niente; delusione anche qui come a Trinidad; cerca cerca, per due lunghissime ore non ho visto altri pesci che quelli caricati in grosse ceste colme di ghiaccio per la provvista di bordo; pesci buoni da far cotolette; e sul mare torbido, color delle nuvole, scivolavano leggeri ì gabbiani calati dall'alto, pettoruti e in gran sussiego; padroni loro; ogni tanto tuffavano la testa sott'acqua e la tiravano su tenendo fra il becco un povero pesciolino pescato in corsa. Cuccagna breve, però, perchè subito un altro gabbiano più grosso che se ne stava a guardar dall'alto la laboriosa caccia, si buttava rabbiosamente sul bravo pescatore e rapidissimo gli rubava la preda di bocca. Accanto a noi c'era una piccola nave bianca che saltava sulle onde come un sandolino; da poco era arrivato a La Guayra il Presidente Gomes e quello era il suo yacht. Il Presidente Gomez ha tutte le qptmmucrdmttèvdgèsaLdsfgr i a e e qualità del meticcio sudamericano : \ mt{qlcpiù indio che europeo, poca letteratura ma molto buon, senso, affarista ma energico e attivo, e, se vogliamo passar sopra a certe sue maniere un po' sbrigative, un cuore grande così. Il paese prospera, l'agricoltura è in buone condizioni, i petroli umdi Maracaibo, che ai. tempi della do-\dminazione spagnola erano sconosciuteti, rendono bene, ma il primo a sen-\ptire i benefici effetti della dittaturaìmè proprio lui, il dittatore. \, . Un uomo e dae miliardi UDicono che la sua ricchezza pri-\vata superi dì molto i due miliardi\hdi lire; in compenso ha anche una j ngrossa famiglia da mantenere. Ora è vecchio e la sua famiglia può dir- si al completo; ma è ancora in gam-\nba e attende personalmente ai suoi'\affari come un bravo agricoltore.^Le sue tenute sono immense, più di, duecentomila ettari di terreno; lui se le gira sempre, perchè, tanto,.fuori del Venezuela non viaggia] mai, e per r.on tenere inoperosi ihsoldati durante il periodo del loro,servizio, li manda a lavorare nei [suoi campi; così non pensano nè aiguerre nè a rivoluzioni, e quando j tornano a casa hanno già imparato'un mestiere. , I maligni dicono che gli avversa-ìri sono sempre armatì-e pronti a dar [battaglia e che se appena appena, il,dittatorc se ne andasse a Trinidad,.tutto il paese insorgerebbe; ma forse i maligni, come sempre, esagerano, Certo è che per' merito del Presidente Gomez aggi il Venezuela è uno | dei pochi paesi del Sudamerica chel vìva in pace, ordinato e tranquillo. ; li buon vecchio è sicuro del fatto suo | e conosce la sua gente; ha la sag-' gezza dei patriarchi biblici e lascia che i suoi avversari cantino; molti sono scappati in Europa e da Parigi tuonano contro il tiranno; ma il tiranno continua pacificamente a coltivare i suoi campi e ad attendere ai suoi allevamenti di bestiame; e in quanto a Parigi, appena sa che è una grande città, lassù: nella vecchia Europa; ma crede poco nelle I sue magìe. \Anche a La Guayra ho trovato]l'amico italiano; il buon connaziona-ile che non manca mai dovunque tu] arrivi, e che quando tu passeggi nuo- \ , ■ i ,■ vo nuovo per la citta sconosciuta, U, s'avvicina, li prende sottobraccio e ti saluta con cordialità premurosa di j un fratello: « Come stai ». \Tu che arrivi non ci pensi; pensi ai pellicani che hai visti nella baia di Campano, ai petroli di Maracaibo, al Presidente Gomez; ma lui sì che ci pensa agl'italiani che sbarcano dal piroscafo; lui è lì da dieci, da venti, da trent'annì, non sa quasi più nulla del suo paese, non legge i giornali, e si è quindi ormai abituato ad aspettare il connazionale di passaggio come noi aspettiamo la posta. Io ho trovato l'amico de La Guay- ra davanti al suo albergo; guardavo\una bandierina nostra tricolore esposta accanto alla bandiera venezuelana, e lui allora, che forse aveva messo apposta il richiamo, mi si è avvicinato, premurosissimo : « Si accomodi, signore. Come sto? Restì servito ». Molto gentile il bravo albergatore ; mi fa vedere che tutta la trattoria è tappezzata di manifesti dell'* Enit » {vedo Cortina d'Ampezzo, e poi che qui stiamo cuocendo a 40°, sospiro a lungo), fa saltare una pallottolina di celluloide tricolore sullo zampillo di i I una Jw^^7à^u"'r^'pmiMjmi assicura che fra poco l'orchestra di Caracas suonerà musica italiana, e mi parla di molte persone del suo paese, che io naturalmente non ho mai sentito nominare, come di fraterni amici comuni. — Anche il capitano Ceraci è sta- U0 qui a trovarmi... Come, non conosce il capitano Geraci? Quello che ha attraversato in barchetta l'ocea no e ha impiegato trentacinque giorper arrivare a Trinidad?... — E Tontini? Quello sì che lo conoscerà... Tontinì che c'andato da La Guayra a Caracas in automobile at traverso i monti. , par niente, ma se si pensa che h n-ìa difficile c pericoloso arrivare a,Caracas percorrendo l'autostruda< che in meno di un'ora vi porta a milhe metri; un'autostrada che va su come un cavaturaccioli, tutta strapiombi paurosissimi, che ogni cento nietri vi spaventa con cubitali Aler ta! Peligrò de muerte! ; un'autostrada che ha persino a un certo punto, per impressionare gli autisti più spa- valdi e bravoni, il monumento dei[l'automobile fracassata, la prodezza del signor Tonimi che passò in mac- china dove non passano neanche tei capre, se non è superiore è certo pari\ a quella del capitano Geraci «no se — Pensi — continua l'amico che moje a(i ogni cost0 che io mi coni muova per i suoi eroi — che Tontini « No se fia » l'uscio della cucina fuma beatamente una sigaretta; guardo il cartello appeso sul banco sul quale è scritto in chiaro latino: « No se fia», cioè Non ci si fida; pagate subito. Fur- ho l'amico! aveva scommesso il pranzo... Prepa-rafe gli spaghetti in tavola a mez-zogiorno perchè sarò puntuale... CheJ . . .'" =.rr ~ ~ .... ~ - ..„.,..., trionfo! ...... . y^,.^ parlalo; guarai qui. Guardo invece un vecchio signorein accappatoio da bagno che si è se-duio a un tavolino davanti a un gros-so boccale di birra; guardo una gros-a npnra vestita di rn<t« rliP *nl.,j negia vestita ai rosa aie sui T . , , . E' qui da trent'anni; e venuto via dall'Italia quando ancora si scappa- va in America in cerca di fortuna, e' sbarcato a La Guayra e non è piùripartito. Ha messo su una bella trattoria, la più bella della città: Orden, respectabilitad y aseo, hafatto stampare sui biglietti da visi-ta; e ora aspetta che passino i pìro-scafi italiani e che arrivino i globe-trotter. Per questo forse non è an-dato a Caracas e sta qui sulla sogliadel Venezuela; perchè qui c'è il ma-■re, perchè qui c'è il porto; un sen-\lore> co1 suo entusiasmo per il capi- timentale anche lui, in fondo, con lasita pallottolina di celluloide trìco-tano Geraci e per l'intrepido Tontini; e quando gli amici partono, si fa sull'uscio tutto commosso; salii ta il piroscafo che leva 1 ancora, lo sta a guardare mentre s'allontana apoco a poco, ed agita a lungo il faz zóletto: Addio, addìo! ETTORE DE ZUANI. Venditori Guayra: latte fresco e scarpe.