Learco Guerra sventa della furiose offensive e vince da dominatore a Charleville

Learco Guerra sventa della furiose offensive e vince da dominatore a Charleville Il campione d'Italia si impone contro tutti nella II tappa del Giro di Francia Learco Guerra sventa della furiose offensive e vince da dominatore a Charleville Ancora i belgi danno battaglia, ma il mantovano lasse Guerra passa ai quinto posto nella hamibaud, con i primi all'arrivo, conserva la — (DAI, KOS rintuzza gli attacchi degli avversari coalizzati ed afferma la sua miglior classifica mentre Ledùcq ed altri fra i più quotati arretrano Ar« maglia gialla » Le belle prove di Martano, Folco e Piemontesi TRO INVIAT O SPECIALE ) Charleville, 28 notte. La corsa e la vittoria di Guerra nella Lilla-Charleville rimarranno nella mia memoria come una delle cose più belle, più impressionanti, direi quasi più commoventi che mi sia passata sotto gli occhi da tanti anni che vivo lo sport ciclistico al seguito, in Patria e fuori, dei nostri campioni. Voi lo conoscete bene 'questo nostro grande campione, questo ardito del combattimento sportivo, questo atleta che non teme rischi, che non sente freno, che non conosce ritiuncie alla lotta; e lo ammirate, lo amate come il più caro, il più bello, tf più espressivo dello spirito che lo sport deve animare e vivificare. Ebbene io dico che il Guerra d'oggi è Stato superiore al vostro giudizio, superiore a sè stesso, più grande delta vostra ammirazione e aspettativa. A cominciare da Desqrange fino al più Superficiale e indifferente giornolista col quale ho parlato all'arrivo, tutti sono rimasti stupefatti di quello che il campione d'Italia ha compiuto oggi. E anche io, che pur so il aMo valore, sono rimasto meravigliato e toccato dalle sue gesta e dico che questa è per me una delle più belle e convincenti corse, se non la più bella e la più convincente, che Guerra abbia fatto fin qui. Il migliore in gara "L'eccezionalità della sua impresa consiste in questo: che egli ha lottato si può dire da solo contro tutti, ha resistito a decine e decine di offensive più o meno serie e ha finito col dimostrare all'arrivo tanta freschezza, tanta velocità, tanta autorità, da offuscare la fama di parecchi di'quelli che passano tra;i dominatori in- Francia, Belgio e Germania, fra ì dominatori delle volate. Vi avevo detto ieri che la prima tappa del Tour era stata una conferma della previsione dell' alleanza generale ai danni dell'ex-campione del mondo; alleanza onestissima, intendiamoci, ed anche logica, dato che essa mirava a gravare sull'uomo che ognuno temeva e teme più di tutti gli altri. Se si fosse riusciti o se si riuscisse a mettere fuori combattimento Guerra, si eliminerebbe non solo l'avversario più pericoloso, ma, in sostanza, una intera squadra, e francesi e belgi avrebbero poi potuto farsela tra loro. Valeva e vale ben la pena, quindi, di insistere su di un tale bersaglio. Si disse però anche che la vittorio francese di Lilla, lungi dall'indebolire o compromettere le nostre posisioni, aveva scompaginato ed indebolito quelle degli altri. La tappa di oggi è un po' il bis di quella di ieri, con la sola differenza del suo risultato. Concorde è stato'ancora l'accanimento contro Guerra, e s'è ripetuto il fatto che chi più ci ha rimesso sono stati gli attaccanti: francesi, belgi, tedeschi si sono dati il turno alla offensiva, quasi ossessionati dal miraggio di vedere crollare l'italiano, fino al punto da perdere di vista la compattezza e gli interessi della propria squadra e di non valutare le conseguenze che avrebbe potuto avere, come ha avuto, un fallimento dell'azione collettiva. E' così che la classifica ci dice che un Leducq ed uno Speicher, uno Stoepel ed. un Thicrbach, uno Schepers ed un Bulla, per non citare che gli uomini più quotati, vanno ancoraindietro, mentre Guerra avanza nei confronti loro, e anche di Aerts e di Bonsse, di Magne e di Buse. Lo so che mi si dira che, a forza di insistere, a furia di sacrifici, oggi di uno, domani di un altro, si riuscirà a dimostrare che l'umana resistenza ha un limite; ma intanto noi non possiamo che rallegrarci ed inorgoglirci del fatto che un nostro atleta ha saputo fare fronte a due tentativi di così formidabile coalizione. Vi assicuro che oggi, nell'assistere a così impari lotta, ho trepidato per ore che non passavano mai, quasi ho sofferto nell'ansia, nel timore di quello che sembrava inevitabile: il prevalere della forza sul valore, del numero sulla qualità. All'attacco di Guerra Guerra doveva essere in permanenza all'erta, che il pericolo poteva venirgli, e gli veniva, di fronte, alle spalle, ai fianchi; egli doveva rintuzzare ogni mossa aggressiva e, mentre gli altri si alternavano ad attaccarlo, egli era solo a difendersi. Tenne questo suo posto di estrema difficoltà con intelligenza e decisione, con inesauribile foga, con animo calmo ma risoluto. Leonina fu la sua difesa, come richiedeva la gigantesca impresa, e ci commosse perche è umano, anche in così rudi spettacoli di forza, essere col cuore vicini a chi oppone tutto se stesso al prevalere, che gli sembra ingiusto, d'un avversario che fida solo sul numero. E ci inorgogliva, perchè questo combat tente era in maglia tricolore. La cronaca vi dirà che il primo a muovere all'attacco di Guerra fu Pélissier: il nostro campione non lo prese sul serio; egli è partito fissandosi bene in mente gli avversari che riteneva capaci, non di vincere una tappa, ma di vincere il Giro. Churlot non è tra questi, come non lo è Archambaud: inoltre ha pensato, ed a ragione, che sarebbe scoppiata in tempo l'offensiva contro di lui è questa automaticamente l'avrebbe portato al.ricongiungimcnto dei fuggitivi. E così.infatti avvenne. Fu senza dubbio il temporeggiare di Guerra che permise a Cornez e Boosemont di illudersi, sino a cinquanta chilometri dall'arrivo, di averla fatta franca; ma, quando entrarono in iscena i Bonsse, i Leducq, i Bulla, i Buse, Guerra soffocò immediatar.iente i loro tentativi che mai ebbero la durata di cinque minuti, e per un'ora e mezza dominò il campo. L'ultimo, più chiaro e conclusivo atto di padronanza il mantovano lo Sfece in pista. Anche qui si trovò 'stretto nella pattuglia dei velocisti belgi, ma si svincolò a tempo, cioè coti intelligenza e di forza. So bene che non erano con lui ne Leducq, ne Pélissier, nè Lapebie, nè Stoepel, ma è stata tanta la sua superiorità . che sono certo di non illudermi dicendovi che, in volata,-Guerra potrà guadagnare parecchi minuti. . Come già fosse stato pentito di averci dato ieri un po' di sole, il tempo ha voluto prometterci sin dall'alba, con un cielo piagnucoloso e cupamente imbronciato, una giornata di classico tipo autunnale. È la promessa ha cominciato. a mantenerla sfogando il suo malumore sulla brava gente che, fin dalle otto, s'era adunata in piazza della Stazione a godersi le canzoni ed i ballabili con cui una delle tante vetture con altoparlante che segue il Tour ha avuto... la bella idèa di venirmi a dare cgzqs la sveglia in anticipo proprio sotto alle mie finestre. Ma poi il cielo sarà più benigno e ci risparmierà la sua ira. Un'ardita fuga Al controllo di partenza si adunarono 72 corridori: la prima tappa ne aveva dunque eliminati il 10 per cento, che non è poco. E fra questi, purtroppo, oltre Gestri, della cui disavventura vi ho informato ieri sera, anche Viarengo, giunto fuori tempo massimo come Joly, Strebel, Intcegaray, Cepeda, Beranger e Sieronski: là squadra tedesca è perciò la prima ad essere mutilata. Prendemmo il via alle 10,45 e ben presto ci trovammo sul pavé visci do e sconnesso; c'era però una banchina sopraelevata che permetteva, con giochi di equilibrio,.dì evitare il tormento del tipico fondo stradale del Nord : in compenso offriva il pericolo di un binario di tram che causò la caduta in fascio di una diecina di corridori. Il bilancio fu: una ruota rotta per Antenen e Thallinger, la forcella guasta per Ignat, una contusione al ginocchio per Fayolle; gli altri se la cavarono con niente, compreso il nostro Firpo. Quando ripresi la marcia dopo a vere aiutato i più infortunati, mi accorsi che, nel frattempo, qualcosa di serio doveva essere avvenuto in te sta. La fila infatti si era enormemente allungata e nettamente tagliata in più punti. Bisalii fino in capo e vidi che Pélissier e Boosemont se ne andavano da soli con duecento metri di vantaggio su Archambaud, Magne e Degraeve e quasi 300 su Guerra, Bebry. Lemaire, Buttafuochi e Louyet. Gli altri costituivano i frammenti più arretrati della fila. Una caduta di Archambaud, con il quale si fermò Magne, permise a Degraeve di andare serio alla caccia dei due primi; il duo, dopo cinquechilometri, era a 45" dal gruppo capeggiato da Guerra che aveva assorbito Degraeve, Archambaud e Magne: in esso c'erano, dei nostri, anche Piemontesi, Martano, Folco, Grandi, Scorticati e Eattesini. Questo grosso nucleo non sembrava preoccuparsi del fatto che cresceva il vantaggio della pattuglia- comandata da Pélissier; perdette anche Bonsse per foratura, ma ciò non cambiò l'andatura modesta fatta da Lapebie, la quale suggerì a Degraeve Cornez e Brugere di fare un colpetto di sorprèsa: i tre se ne andarono da soli senza che nessuno li disturbasse: prima il belga poi ì due francesi. A Saint Amant, Pélissier si liberava della compagnia di Boosemont, il quale era raggiunto da Degraeve : insieme questi poterono riportarsi su Pélissier. A Valenciennes (Km. 52).il trio aveva l'3" su Cornez, che aveva lasciato Brugere a l'45", e alla bellezza di 6'10" il gruppo che continuava a prendersela con la massima calma, dopo che Battesini, Grandi e Speicher avevano cercato di scuoterle-. 11 gruppo alla riscossa A Curgies (Km. 60), Cornez si aggregava alla pattuglia di testa, di cui accelerava l'andatura; in questo momento si ebbe la sensazione che la tappa dovesse risolversi in una clamorosa sorpresa: continuando l'atteggiamento passivo del gruppo, non ci sarebbestato niente di straordhiario che Pélissier avesse preso la maglia gialla con un quarto d'ora di vantaggio. Ma ci fu appena il tempo di pensare ad una simile enormità, e i a a a a n e o à a aa r i, ri l, eò n i na, il e euia na ; e, a cdi e eaat o d, u o i n a a earano, ea a ne n a e o a si. et, : si m. e e e si, o gdi o e a o o, ra di o à, che la sorte si incaricò di sventarla. Pélissier fu messo a terra da una gomma al momento in cui la disianza da Brugere era salita a 3'40" e quella sul gruppo a 8 minuti precisi. Fu questo il massimo distacco tral'avanguardia ed il grosso; da questo momento, finito il pavé, i belgi presero l'iniziativa della riscossa, forse pensando che non sarebbe stato troppo onorifico per degli « assi » farsi così nettamente battere da due isolati. Sotto il tiro di Decroix, Bergamaschi fu staccato su una pìccola salita e non lo vedemmo più. Brugere fu raggiunto prima di Bav'y e Pélissier tentava di ricongiungersi e, invece, perdeva sempre terreno. A Maubeuge era a 3'12" da Cornez e Boosemont, mentre il gruppo si era avvicinato a 7'28". Fin qui la media era di 35 e mezzo. Sulla salita che porta fuori della città Leducq forzava sul pavé ma non otteneva nessun risultato: intanto davanti al gruppo Pélissier perdeva continuamente terreno, anche perchè si fermava per cambiare rapporto. Il forte vento contrario gli consigliò il modo di risparmiare le poche energie rimastegli, tanto più che ormai aveva capito che il suo destino era quello di esser ripreso e l'affrettò rallentando ancora ed approfittando della sosta ver mettere un po' di carbone nella macchina. In breve egli fu a 5*40" dai primi e soli 55" davanti al gruppo; dopo pochi chilometri da questo mio controllo Pélissier scompariva nette file degli inseguitori. I belgi si alternavano ai francesi nel continuare la caccia, ma senza precipitazione, come se fossero stati sicuri che gli 80 chilometri che ancora rimanevano per raggiungere Charleville sarebbero stati più che sufficienti per completare l'opera di distruzione dell'ardito gesto degli isolati. In 20 minuti il distacco non diminuì che di 20"; se si fosse continuato di questo passo un calcolo matematico diceva che Cornez e Boosemont sarebbero arrivali soli. Ma a un certo punto si videro schierarsi sul fronte della prima linea quasi tutte le maqlie bleu; il comando passava decisamente in mano ai francesi che acceleravano. Scendemmo così a arande velocità su Hirson (Km. 136), dove si doveva iniziare l'impetuosa fase finale che potrebbe essere intitolata la offensiva contro Guerra. Appena passato il passaggio a livello tre uomini balzarono di slancio alla testa del gruppo: erano Max Bulla, Bonsse e Lapebie. I più pronti . a rispondere all'attacco furono Alberto Buchi e Schepers che, seguendo a cento metri i fuggitivi, staccarono di più del doppio il grosso, al centro del quale era stato sorpreso Guerra. Immediatamente Piemontesi, Grandi e Battesini si lanciarono, con Guerra a ruota, all'inseguimento, portandosi dietro la fila allungata e spezzettata. Il primo impeto valse a riacciuffare BucM e behepers, ma il più pericoloso era il terzetto di avanguardia, m cui figuravano, come ho detto, un francese, un belga e un tedesco, cioè la rappresentanza di tutte le squadre avversarie; era quindi vano sperare di trovar aiuto nella controffensiva. Ma non se n'è avuto bisogno; i gregari.del campione fecero quello che poterono per accorciare la distanza e quando questa fu ridotta a 150 metri, ci pensò Guerra ad annullarla del tutto. Niente da fare contro Guerra Con una lunga, "poderosa volata, egli fu su Bulla, Ronsse e Lapebie.II grave pericolo fu così sventato d'autorità; ma bisognava star sempre all'erta perchè ormai era chiaro il proposito di tutti di liberarsi a ogni costo dall'incubo di Guerra all'arrivo. Ci fu però una breve tregua, che valse la quasi ricostituzione del gruppo. Prima Geyer, poi Stoepel e Moerenhout, Piemontesi Kutzbach, Pélissier, ArchambaudLe Calvez, Aerts e Lemaire; infine Grandi, Battesini, Martano, FolcoGiacobbe, Firpo e quasi tutti gli altri, poterono rientrare. Dopo un ulteriore scatto di Lapebie, Guerra pensò che fosse meglio assumersi l'onere della guida che correre il rischio di essere sorpreso in mezzo al gruppo come gli era capitato prima. Ma neppure questo stroncò gl'intendimenU aggressivnei suoi confronti. Dopo che l'italiano ebbe condotto alcuni chilometri molto alla svelta, tornò alla carica Bulla, che partì come un razzo seguito a cento metri da Vervaecke, Lemaire, Leducq e Binaldi; come vede te, ancora una volta tutti si trovarono d'accordo ai danni di Guerra. Potete capire come da questo fuo co di fila chi ne doveva uscire con la peggio erano Cornez e Hardiquest, ai quali gli altri, lanciati nelle varie offensive, si avvicinavano a gratuli passi. Infatti Bulla, nel suo tentati vo di fuga, fu il primo a piombareaddosso ai due isolati- e tentò anche di galvanizzarli con l'apporto del suo aiuto. Ma non ne ebbe il tempo, che ecco Guerra alle calcagna insieme con Vervaecke, Leducq, Lemaire che aveva raggiunto e Bebry e Deloor che aveva portato con sè. Avevamo appena tirato il fiato per il nuovo pericolo che Guerra era riuscito a superare (e voi immaginate ' con quale trepidazione seguivamo questa vicenda) che ecco riaccendersi l'offensiva contro Guerra. Furono Leducq, poi Bebry, a partire di scatto, e sempre la maglia tricolore fu sola a difendersi. Ma anche questa sfuriata passò e molti ripresero, tra i quali Battesini, Martano, Folco furono i più pronti. Ormai però insistere in questo gioco doveva essere fatale o al nòstro campione o ai suoi coalizzati attaccanti. Fu Archambaud che accese la miccia all'ultima bomba. Insieme a. Moerenhout e Bebry, la « maglia gialla », che fino allora era rimasta nell'ombra e si era fatta notare soltanto qualche momento al comando, sperava forse di rcf1gdrssbcmgdsm venire a cogliere il frutto dell'iniziativa degli altri, come del resto aveva fatto ieri, e i belgi contavano certamente di non essere considerati pericolosi dall'italiano. Ma Guerra oggi voleva vincere a ogni costo, si rifiutava di piegarsi contro chiunque e fu fulminea la sua risposta, tanto che i quattro si trovarono in un batter d'occhio soli e in vantaggio di duecento metri sugli altri, dai quali si staccarono, per avvicinarsi, Hardiquest, Magne, Vervaecke e Buse. Il campione d'Italia all'attacco / due quartetti in breve si unirono e allora si vide Guerra prendere il comando dell'azione, non più difensiva, ma offensiva. La ragione di questo nuovo atteggiamento era chiarissima: mancava Leducq, che egli considera il suo più pericoloso avversa rio; mancavano Schepers, Bonsse, Aerts, che non sarebbe stato desiderabile avere insieme all'arrivo, < mancava anche Stoepel. Sotto, allora, per dare un colpetto alla posizione di questi rivali Egli trovò alleati Hardiquest e Ar chambaud, che non pensa che a difendere la sua maglia e non ha alcun riguardo per i compagni, e anche Buse, che la pensa allo stesso modo nei riguardi di Stoepel. Si marciava a quaranta all'ora e si riteneva che ormai nessuno avrebbe più ripreso, quando vidi rientrare prima Ronsse e poi. Aerts. I due debbono essere andati fortissimo per compiere un'simile miracolo, ma bisogna pensare che la coda di vetture è, si può dire, ininterrotta per chilometri e basta rimanervi'dietro per risalire dall'una all'altra senza troppa fatica. Aerts fece ancora di più: appena in gruppo si illuse di sorprenderlo con uno dei suoi scatti; ma immaginatevi un po' se Guerra si lasciasse mettere nel sacco; con una volata andò a prendere il belga che finalmente capì che a Charleville oggi non si arrivava senza il campione"d'Italia. Avvicinandosi all'arrivo, Bebry, Aerts, Ronsse, Vervaecke cominciarono a prendere le posizioni di testa pur moderando la marcia sì da permettere a Le Greves, Wauters e Lemaire di venire a far parte del gruppo che avrebbe deciso della vittoria in velocità. La spettacolosa volata A dieci chilometri da Charleville lasciai ì corridori entrando in quella piccola ma regolare pista in cemento in cui le cose non sono mai andate liscie. Mi misi perciò all'ingresso per essere più vicino alla curva in cui sono sempre avvenuti... ì fattacci. I primi corridori mi sfilarono davanti in quest'ordine: Wauters, Ronsse, Guerra, Moerenhout, Aerts. C'era poco più di un giro da fare e quan do suonò la campana Guerra accennò ad accelerare per migliorare la sua posizione e prevenire l'attacco di Aerts e quello di Bonsse. Sul rettilineo opposto la maglia tricolore sai tò decisa a rimontare i due belgi la cui. reazione non fu sufficiente à impedire che essa apparisse all'entrata \in curva in testa, pienamente lancia- imMLpdtnta, irraggiungibile, imbattibile. Ai centocinquanta metri Guerra aveva già vinto; la lotta fu tra Bonsse e Aerts che cercarono di rinvenire negli ultimi cinquanta metri, ma si riavvicinarono di pochissimo e fini-,rono non minacciosi, nettamente bat-1tutù La spettacolosa volata di Guerra fu simpaticamente applaudita e calo- rosamente, gioiosamente dai molti connazionali che qui lavorano. Essa frutta al vincitore il passaggio dal 13.o al 5.o posto in classifica. Se guardate la differenza di tempo, vedrete che basta un'altra simile vittoria per far arrivare il nostro caposquadra al terzo e, se Aerts non fosse secondo, alle spalle di Archambaud, cioè virtualmente in testa alla classifica, se è proprio vero che non mi sbaglio a giudicare l'attuale «maglia gialla» non probabile vincitore del Tour. Ma non affrettiamo le no stre aspirazioni. Archambaud è uo mo che, se non è pericoloso, credo, in salita, e non lo è certo in volata, merita tutta la considerazione per le tappe di pianura, sicché potrebbe es sere uno dei pochi capaci di tenersi a galla nelle offensive che certo non sono finite contro Guerra. I nostri si sono comportali in generale meglio di ieri e qualche buon servizio lo hanno reso; ma certo che raramente saranno a fianco di Guerra al termine di una tappa combattuta. Bergamaschi ha affrontato un compito superiore alle sue forze, e Di Paco è in così povere condizioni da essere addirittura nullo per la squa dra e da dover approfittare détta longanimità dei commissari per essere compreso, come oggi, fra gli arrivati in tempo massimo. La tappa di domani sarà di soli 160 chilometri ed anche essa senza salite degne di questo nome. Nessuna speciale prospettiva dunque ci offre' il percorso àtt'infuori di quelle che si sono, avverate nelle due prime giornate. Sarà, anche questa, una corsa veloce (oggi si sono toccati i 34,500 e sono parecchi data la natura tormentata dei quasi 200 chilometri), sullo stessi tono e lo stesso motivo di oggi, cioè attacco a Guerra. Ma l'esperienza di oggi potrebbe anche far cambiare parere a qualcuno e l'assenza del pavé non dovrebbe essere sgradita ai nostri. Comunque è prevedibile un arrivo in gruppo e se esso sarà regolare come quello di Charleville, lascio sperare a voi quello che spero io... GIUSEPPE AMBROSINO GUERRA li i tii i RONSSE . S