Le valli della finta solitudine

Le valli della finta solitudine GrtLMLcle viaggio nella, piccola Austria Le valli della finta solitudine ( Dal nostro inviato speciale ) e e a n e n o o l o e e , . i n e i a n ù , o i i a i a i ¬ BADGASTEIN, giugno. Per Badgastein e la sua gran cascata che scroscia con centocinquanta metri dì salto dall'alto del paese — anzi, dall'alto di quest'unico albergo fatto di dieci o venti (quanti saranno?) maggiori e minori alberghi onde tutto il luogo non è che un perfetto organismo turistico — per Badgastein, Schubert, gentile iddio dell'anima viennese, scrisse una sinfonia che andò 'perduta. Doveva essere romantica e pateticu, co7nmossa e melodiosa: qua un occhieggiar di sole sulla valle verde e cordiale che s'apre piatta al piede del dirupo, là uno svettar di pini neri contro il cielo solcato dì nuvole bianche: un motivo per la selva sonora; un motivo per la candida spuma; e fra gli accordi, un che di agreste e di dolcemente domestico, come questo scoiattolo che dalla mia finestra vedo, mentre scrivo, scendere e salire sui rami d'un larice. Passano automobili di mezza Europa lungo la strada che costeggia la foresta, nè la cara bestiola se ne intimorisce. E' ancor lì che guarda cu n'osa, e ascolta un merlo fischiare tovaTl'ninsull'altro pino; una sorgente sus-'psurra da una roccia fra un irmìdr-re]Jdi felci e dì ranuncoli; inglesi, amoricanì, tedeschi, francesi, italiani con la « Leica » a tracolla passeggiano sul marciapiedi; una ragazza bionda davanti alla vetrina di un « Herren und Damenfriscur » accarezza l'inevitabile « scottiseli-terrier ■» peloso e barbuto da sembrar finto; e poiché qui a mezzogiorno e a mezzanotte, di sera, di mattina, di pomeriggio, al chiuso o all'aperto almeno un'orchestra è in azione, vengon dì lontano i corroboranti accordi della fanfara del 4" Fanteria, il così detto « Hausrcgiment », che a sentirli ogni buon austriaco applaude in piedi. Idillio con la natura Schubert è morto da un pezzo, della sinfonia resta soltanto il ricordo; ma l'idillio fra la natura e gli uomini, questo idillio costante e tipico nell'Austria intera, continua imperturbato sull'ali d'una musica sentimentale che resiste tenace alle mode straniere. « Das Lachen und das Weinen sind gleich neben einander... », pianto e riso uniti insieme. L'abbiamo anche ieri sentito cantare nel- « Keller » del « Mòslacher » di Velden, ed alla padrona amabile ridevano infatti i chiari occhi di pervinca nel bel viso bruno e serio mentre il coro si spandeva lento dalle finestre aperte fin sulla prossima riva del lago, specchio d'azzurro nell'alta eppur intima cerchia dei monti boscosi, spruzzati sulle cime prative d'un'effimera neve. « Das Lachen und das Weinen » ; or l'uno or l'altro, alterni e improvvisi; riflessi d'anima su queste fisionomie espressive, sempre propense — diresti — a confessarsi e sempre invitanti ad espansioni cordiali. Austria, Austria sola; popolo casalingo e per tre quarti valligiano, ben circoscritto ed identificabile ora che la stessa piccolezza del territorio e la volontà di pacifica vita nazionale l'han restituito alla sua vera indole. Meglio forse che a Vienna, gravata di memorie imperiali, s'impara a conoscerlo girando appiatto di valle in valle, di provincia in provincia, così come ce lo mostra questo delizioso viaggio turistico con tanta signorilità offerto dal Governo federale a giornalisti di dodici Paesi. Schónbrunn è un'altra cosa. L'im mensa reggia che sulle due colonne dell'ingresso conserva ancora le aquile napoleoniche di Austerlitz e di Wagram (non bastarono Dresda, Waterloo e l'interrotto Congresso a cancellar tanta orma) ci appariva l'altra sera come il gigantesco scheletro d'un gigantesco cadavere. Il ricevimento del Presidente Miklas era sontuoso; ad ogni gradino dello scalone d'onore gli irrigiditi valletti in costume goldoniano di seta gialla, parrucca bianca e scarpini con fibbie d'argento, fissavano questi ospiti in frak, queste modeste toilettes di signore viventi, ahimè, in giorni difficili, signori e dame che ora salivano dov'eran saliti imperatori e re. La messa in scena, fatto il bilancio dei temjn, poteva anche colpire il neofita, non ostante le democratiche uniformi degli ufficiali repubblicani; e seduti che fummo alle tavole, le stoviglie smaltate dello stemma absburgico erano ancor quelle della mensa di Francesco Giuseppe: stoviglie che la Repubblica ha fatto a meno finora di rinnovare gnlogcsfsnntngncsftltcncptdgniddtOslrrtticrsBdMa nel delizioso salotto di Maria Te-\resa, in purissimo Settecento italia-^no e preziose « chineserie » intar-.siate, la famosa botola dei visitatori segreti non funzionava più, meccanismo inutile al castello imborghesi- cs to; e giungeva invece dalle cucine unvago lezzo che appannava la Storia. Troppe ombre, troppi morti fino all'ultimo battito d'ala deZZ'Aiglon làn quella camera chiusa, cento e uninni fc. /"ove il fatale ciclo si com- h-a non nella gloria ma nell'infinì a pena eh'è il più vero destino de li uomini: troppo auguste ìmmagì i per un Paese piccolo, il cui popoo tanto provato adesso lotta coragiosamente per salvaguardare la sua ompagine e soprattutto per cotruire una salda base d'equilibrio ra il suo soverchiamente greve pasato e il suo avvenire morale ed economico. Cara e dolce Carinzia Meglio, infinitamente meglio qui, nelle valli, sui fiumi, sui torrenti, ra le fitte odorose abetine e attorno ai placidi specchi di questi laghi di Carinzia, dove silenzio, amenità, profonda quiete e una continua ortesia d'orizzonti ci danno il seno d'una vita montanara semplice, orte ed onesta che sa conservurcìradizioni pittorescamente gentili, avorare e sperare in ciò che il fuuro porterà. Non par forse volercelo ripetere ad ogni arrivo in ogni nuovo borgo alpestre questa gente che ci accoglie alle stazioni con applausi ingenui, con curiosità simpaica e con l'immancabile drappello di suonatori in calzoni corti dì pelle, giubbe verdi o marrone, ginocchi nudi, ampi cappelloni piumati, e che nghirlanda il nostro passaggio di drappi, bandiere e profumate fronde di pino"! . Cara e dolce Corinzia tutta dipìna di cieli azzurri e bianchi, di selve Oììibrr^r.. <*' r:-rr'Ji.rl? casette, inces¬ sante musica di brezza tra abeti e larici, continua lusinga a gli occhi di riposanti soggiorni fatti per guarire i rammarichi con l'oblio e gli inutili desideri con la pace, come ci porteremo a lungo e lontano, nel cuore, il tuo ricordo soave! Persino Eisenstadt, quasi ai confinì d'Ungheria, col sopravvivente ghetto che al sabato si cinge di catene (forse unico esempio europeo d'antica clausura ebraica), col suo nobile palazzo in stile italiano degli Esterhàzy, e la << Kalvarienbergkirche » dove sta la modesta tomba di Haydn, e i deliziosi vini gustati in un tipico « Heurigen » mentre su un piccolo palcoscenico giovani e ragazze davan spettacolo di quelle danze portate in giro per l'Europa col « Cavallino Bianco r>; persìyio Baden dai cento alberghi e la beethovenìana memoria tra una piscina e una sorgente d'acqua solforosa; persino la stiria\na Graz, orgogliosa del soggiorno di ^Keplero, del suo stupendo Palazzo della Dieta che custodisce spade temprate a San Dona di Piave e il cui cortile — non per nulla lo costruirono architetti italiani sul fi- nir del Cinquecento — è paragona- 1o, nella storia architettonica del-1 d'Austria, a quello del Bargello (ui-i?vono del resto a Graz oltre cinque- jtcento italiani seguitando una tradì- tzione iniziatasi nel secolo XVII); tpersino le più belle grandi e piccolecitta visitate nella, trascorsa setti-Umana turistica, cedono ali incanto di questa sosta carinziana Dalla pioggia al sole Oggi la cascata di Badgastein rumoreggia nell'orrido che solca il borgo appollaiato sul dirupo con prospettive da pittura mantegnesca; ma ieri al Wòrthersee, prima a Portschach, poi a Velden, la suggestione era pastorale, idilliaca. Klagenfurt velata di pioggia scomparve come un sogno mattutino che al risveglio stupisca con la sua confusa visione di cose e di volti indecisi; la sirena d'un vaporetto ancora invisibile non dava echi tra la superficie mmobile del lago e la calotta grigia del cielo uniforme. Stridore di ruote sulla ghiaia bagnata, veloce trasbordo dalle automobili al ponte coperto del battello comparso lì per incanto, come nelle fiabe dei bimbi; quindi nebbie, neri pini sulle creste dei monti tutt'intorno, morbidi prati verdissimi sui quali la piccola onda si frange, e ville, villette lustre di pioggia e chiuse. A poco a poco l'orizzonte si schiariva. Salivano, scendevano lievi le nubi fioccose per le valli che man, mano s'aprivano al nostro andare, lasciavano brandelli di bambagia sui larici pallidi, poi dileguavano. Diradate, le ultime gocce d'acqua facevan danzare sul lago, al rimbalzo, minuscoli bicchieri liquidi, e su un trampolino una ragazza bionda, fasciate le forme splendide in una rossa maglia succinta, avanzava pel tuffo. Alzò le braccia bianche a semicerchio sulle spalle stillanti, unendo flugdd—ssijappena le punte delle dita; un istan te tentò col piede l'asse flessibile; sorrise al nostro passaggio lento, e, a guisa di saluto, saltò. Dicono che in questo lago l'acqua sia tepida, ma rabbrividimmo ugualmente per lei: che intanto nuotava placida seguendo la breve scia del battello. E con quest'immagine'di giovinezza negli occhi giungemmo a Portschach. « In questa vostra Austria, che tanto cordialmente invita lo straniero a visitarla, la natura sa farsi amica degli uomini », ha detto lo scrittore francese Gerard Baucr rispondendo al brindisi e al benvenuto del borgomastro di Badgastein. E' vero. Mille abetine, mille giardini; il prato incolto è quello di un parterre; nei boschi il fiore è come un fiore allevato in serra. Sembra che il luogo ignori i contrasti aspri, quelli che da noi, nelle valli delle Alpi italiane, avvincono per l'improvviso sfavillar d'un ghiacciaio oltre U pascolo sferzato dal vento, per lo scroscio impetuoso del torrente che s'alterna, nella pineta fonda, al rombo d'una valanga lontana. Romanticismo ger¬ iw'n;/u tis,ti>i*rtu-. nv/ijiu«Mi.ij/Ky manico, sempre leggermente a base\di tartine imburrate, come nel Werther; romanticismo italiano, che, malgrado tutto, conserva le passioni istintive. «Das Lachen und das Weinen», senza dubbio; ma ecco come da quel pianto di pioggia a questo riso disole che ormai sfavillava sul lago restituente al cielo tutto il suo azzurro, s'era passati con un sentimentale sorriso, senza scosse, con languide occhiate. Prendevamo il tè sulla terrazza dell'albergo di Velden. Placide candide vele solcavano l'acqua limpidissima; un che di marino nello scenario alpestre. S'aprivan le finestre delle ville, e ad ogni balcone comparivano ragazze bionde in mezzo ai vasi di gerani. Oro e porpora nell'aria festosa; e i cantori di Carinzia erano andati incontro a certi altri cantori di Stiria che dovevan loro non so qual visita; ed il « Verlassen, verlassen bin i »,.la malinconica canzone di Thomas Koschat, fluttuava da sponda a sponda, dolcemente ritmato. « M'hai lasciato, m'hai lasciato solo ». Oh, finta solitudine, in queste valli che non sanno qual sia il vero abbandono; oh, invincibile compiacimento d'una tenue tristezza che un nulla basta a consolare. Tutto domestico, pacifico, blando, infinitamente cortese, infinitamente e caramente invitante, al pari di questi uccellini che manco si scostano al tuo passaggio, e ti vengono a beccare le briciole nel palmo della mano, « sirocchie uccelli » d'un Serafico in villeggiatura. A Klagenfurt avevo mangiato del cervo eccellente; eppure non sapevo immaginarmi il nitrito della bestia ferita nella foresta selvaggia e cupa. . MAJRZIANO BERNARDI. Graz: la torre dell'orologio a non nella gloria ma nell'if ii {j.qo carinziano del Wordt

Persone citate: Haydn, Herren, Keller, Keplero, Lachen, Schubert, Thomas Koschat