La morie del coccodrillo che divorò 30 donne e 20 bambini

La morie del coccodrillo che divorò 30 donne e 20 bambini Uomini belve sul fiumi e rielle foreste dell'Africa La morie del coccodrillo che divorò 30 donne e 20 bambini Ingresso con una scommessa e quattro fucilate nel mondo favoloso della caccia grossa (D A. Iv NOSTRO INVIAT 0>- BIDI, Maggia, « Ascoltami, coccodrillo infame, ascoltami finché sei in vita. Prima che sorga la luna, il mio coltello ti squarterà dalla gola atta coda -perchè sei un mostro di crudeltà e di nequizia. Voglio ricordarti, prima di ucciderti con i più raffinati tormenti, le tue malefatte. In un anno tu hai mangiato trenta donne e venti bambini della mia cabila. Non sei riuscito a mettere sotto i tuoi denti detta carne di uomo perchè l'uomo non va al fiume per attingere l'acqua. L'uomo non-è fatto per il lavoro perchè è un guerriero e come tale deve tenersi lontano da ogni pericolo, ma tu hai fatto piangere i miei uomini perchè ti sei divorato le loro donne e i loro bambini. Il pubblico accusatore « Per dodici mesi liai seminato il terrore sulle pacifiche sponde del fiume, ci hai reso la vita difficile perfino netta sciamba perchè tu, demonio dell'inferno, vivi nell'acqua ma cammini anclie sulla terra e strisci nei solchi e percorri magari chilometri e chilometri nascosto sotto le foglie delle nostre piantagioni e tra le erbe dei nostri campi di dura. Così hai messo a repentaglio anche la vita dei miei coraggiosi guerrieri. Finalmente è giunta l'ora della vendetta, ma, prima di sgozzarti, ti maledico come ti maledice tutta la gente detta mia cabila che in questo momento ti sta d'attorno coprendoti di odio. Io, come capo, malefico animale, ti leggo il nome di tutte le tue vittime. Or dimi... ». Il capo della cabila che è riuscito a catturare un vecchio coccodrillo, legge ad alta voce il nome delle donne e dei bimbi finiti nelle fauci della belva catturata, o in quella di un'altra che, magari in quel momento, a pochi metri dal giustiziere, se ne sta in agguato, impantanata sulla spiaggia melmosa del fiume. La filippica del capo dura parecchie ore, interrotta dalle grida di furore degli uomini e dagli strilli delle donne e dei bambini. Il mostro, che è stato pescato con un amo grande come un'ancora e quindi tratto a riva, se ne sta arrotolato nel fondo di una buca apposita niente scavata per la cerimonia e, ad ogni invettiva, apre e chiude le fauci orrende, producendo un terrificante rumore simile a quello che produr rebbe il coperchio di un pianoforte chiuso e aperto, aperto e chiuso con estrema violenza. Il capo non si lascia intimidire da queste minacoie e gli uomini armati di nodosi randelli le accolgono con risate di scherno. Il caimano, obbligato a seguire col corpo la curva della buca, è assolutamente impotente, L'arma più terribile dopo quella della bocca, cioè la coda, è completamente paralizzata. La tragica funzione procede intercalata da fantasie e da concerti di tamburo. qasalalesnPunizione senza pietà La prima punizione ìnferta al mo stro consiste nett'aedecamento. Il ca po, servendosi di una lancia, ferisce gli occhi della belva, dopo di che i suoi coraggiosi guerrieri saltano nella fossa armati di bastoni e di corde. Una solenne bastonatura stordisce il coccodrillo che regge sulla schiena una dozzina di uomini i quali si danno U cambio netta faticosa pigiatura. Le squame, dure come se fossero di ferro, feriscono i piedi degli indigeni urlanti, che cominciano a sanguinare e a imbrattare di vermiglio la schifosa corazza del con dannato a morte. Le fauci della bestiaccia battono sempre più piano e quando la sua bocca non riesce più ad aprirsi che in uno spasimante sbadiglio, allora i giustizieri, dopo aver legata la vittima per le zampe, la traggono dotta sua prigione. Il momento è tutt'altro che banale. Il mostro si distende con uno scatto e la sua coda comincia a menar colpi così tremendi che, se co- gliessero nel segno, spezzerebbero le<reni al più tarchiato degli aguzzini.1;Occorrono quindi altre bastonate, La bestia colpita sul muso comincia a dar segni dì stanchezza. I fianchi motti e giallastri accusano la respirazione affannosa e le difficoltà del cuore mentre i rantoli detta morte salgono sempre più violenti nella gola palpitante. Con tutto ciò il mostro è ancora pericoloso, e la chiostra dei denti troncano tuttavia con un colpo solo un randello di « assaggio » che gli viene ficcato tra le fauci, come se fosse uno stuzzicadenti. Prima che la morte irrigidisca le sue poderose membra, gli uomini, serveìidosi delle corde e tenendosi sempre a debita e prudente distanza rovesciano il mostro sulla schiena. Allora si avanza il capo. Senza cessare di maledire il brigante del fiume gli lancia una manciata dì fango negli occhi ormai spenti e un'altra gliela lancia in gola, in segno del massimo disprezzo; quindi, brandendo il « bilao )>- con una mossa rapida e sicura gli salta sul ventre e, con un colpo dì coltello lo apre, secondo quanto gli aveva promesso, fino alla coda. Uno spruzzo di sangue si alza dal mostruoso corpo ancora in sussulto e ricade spumeggiando sui fianchi, per tutta la loro lunghezza, coprendoli come di un atroce arabesco caldo e scarlatto. ,, . . j - a8°n,a aei cuore Gli intestini, messi all'aperto, simuovono lentamente, scivolano, ri-cadono l'uno sull'altro come i ien- tacoli di una piovra colpita a morte, e il piccolo cuore seguita a battere e i pallidi polmoni van su e giù come due mantici prossimi ad afflosciarsi. La coda non ha più che dei fremiti, dei guizzi rapidi e secchi come frustate. L'animale squartato, dissanguato, acciecato, coi raggi del sole che gli cuociono le interiora posaie- dè ancora una forza non indifferente, Gli uomini assistono all'agonìa al- largando le narici per raccogliere l'acre odore del sangue e le donne alzano sui denti bianchi le labbra tumide e viola mentre i loro corpi sono scossi da lunghi brividi di cupidigia. E' la loro volta, adesso viene il loro turno. Ad un cenno del capo le donne della cabila si lanciano urlando sul mostro, si inginocchiano al suo fianco e immergono le mani nei visceri fumanti. Il mostro, non completamente morto sente l'annaspare veloce che fanno le dita nei suoi precordi. Quelle manine agili e sottili entrano nella « cassaforte » del caimano con lo stesso nervosismo delle mani dei ladri quando entrano nei forzieri scassinati. Tutto quello che è inuitle, vola nell'aria e sì abbatte sulla terra sotto ai musi dei cani randagi. Gli uomini stanno a guardare, ognuno augurandosi in cuor suo che la preda più preziosa tocchi alla propria moglie. Il bottino il grasso e il sangue, concedendosi ormai senza resistenza atta violazione. In su, vicino alla gola, non c'è rimasto nel corpo svuotato che il cuore, ancora palpitante, ancora rosso come una iampaa-a accesa per uiumi- nare i meandri dentro ai quali scivolano le mani delle donne, Il bottino c'è, il bottino c'è quasi Le labbra dell'atroce ferita lunga magari quattro o cinque metri siaprono lentamente, si allargano, s* accartocciano verso la terra colando , - o . o o o e i e i e e i r i sempre. Il coccodrillo ha divorato durante la sua lunga e assassina esistenza tante donne che andavano ad attìngere l'acqua del fiume ornate delle loro collane d'argento, dei loro braccialetti, dei loro orecchini, dei loro anelli Le mani delle donne che cercano, annaspano, graffiano, stracciano, dilaniano sono rosse di sangue e anche i poveri monili che traggono quasi sempre e in abbondanza dalla miniera di carne, stillano sangue. Il mostro ha dato tutto quello che ha mangiato e che non ha digerito. Ormai è vuoto e dentro la conca del suo corpo ridotto atta sola corazza-, ci saltano i cani affamati. Le donne che sono riuscite a trovare il bottino se ne vanno col capo piegato indietro, ondeggiando mollemente sui fianchi e gli uomini cominciano la fantasia attorno atta carogna. Il capo pulisce diligentemente il « bilao » nétta futa. La sua alta missione è finita. Riceverà dal Governo le dieci lire con le quali si ricompensa ogni indigeno che riesca ad uccidere un coccodrillo. Quattro colpi, quattro vittime Sono rimasto solo davanti al corpo immobile del caimano. Penso atta baracca che ho lasciato a Gemale, fasciata di verde, circondata dotte acque del comprensorio e mi appare, tutto ad un tratto, lontanissima. Mi separano da Caitoi soltanto le poche centinaia di chilometri percorsi nella notte dal camion di Abdellatif, eppure la pittoresca residenza del « comandante » è già estranea alla mia vita. Non so quale lontananza si sia aggiunta alla lontananza. Un'altra Africa ha preso il posto dell'Africa lasciata soltanto ieri sera. Un'Africa assolutamente diversa, più vuota e più imprecisa nei contorni luminosissimi dei suoi paesaggi appena disegnati sugli orizzonti, più feroce, più seducente, più misteriosa. Non posso più pensare a Genale, il paese che già m'era sembrato così « africano » mi torna alla memoria come un paese assolutamente civile Il colonnello Chiaiso che ho trovato a Bidì con gli amici Rossetti del Turco e Mazzucchelli mi invita ad accompagnarlo sulle rive del Giuba, poco lontano dal luogo ove i miei uomini stanno piantando la tenda, la Galleria verde e fresca delle mostruosità. I caimani sono numerosi sulle sue sponde. Come le pipe nei bersagli da fiera. — Vedi il coccodrillo t — Non lo vedo. — Dritto davanti a te, disteso sulla sabbia. — Vedo un tronco d'albero. — Non è un tronco d'albero. Spara e colpisci possibilmente netta testa, fra i due occhi che altrimenti non l'ammazzi. Scommettiamo un aperitivo? — E dove lo trovi l'aperitivo ? — Faccio per dire. Voglio subito sfatare una leggen da dei cacciatori di professione, senza tema di essere smentito; di quei cacciatori dalla carabina infallibile, i quali dicono che un coccodrillo non si uccide se non lo si colpisce nella testa. Io ne ho fulminati quattro, uno dopo l'altro, piantandogli la pallot- tdcmlztnnibssdcvlnpsi o - i a i, * *oto esplosiva della mia carabina in o\mezzo a^a schiena. Il colonnello Chiaiso si e dimentì cato di aver perduta la scommessa. Questi quattro colpi di fucile segnano il mio ingresso nel mondo favoloso: ho bussato alla porta della caccia grossa con quattro schioppettate e quella si è aperta. Dietro c'erano gli elefanti. ERNESTO QUADRONE. L'ultimo sbadiglio Coccodrillo in agguata, sulle rive «lei .Giuba Portatori di BlrfJ

Persone citate: Abdellatif, Maggia, Mazzucchelli, Rossetti Del Turco

Luoghi citati: Africa