Difesa dei fanti del Grappa

Difesa dei fanti del Grappa 1S giugno 191S Difesa dei fanti del Grappa II nostro Direttore ha ricevuto da S. E. Giardino la seguente lettera: Signor Direttore, Memore e grato per la ospitalità altra volta concessami sulla « Stampa •■>, ricorro di nuovo a Lei per argomento ancora più grave. Un signore — italiano — chi sia non importa in questione di importanza superiore — ha scavato anche lui negli archivi nemici — non nella scìa luminosa tracciata dal Duce e dal Generale Alberti — non ai medesimi fini nobilissimi e di interesse generale italiano. Quel signore ha pubblicato le sue scoperte in una rivista italiana; poi ne ha diramati gli estratti ad un certo numero di concittadini, offrendo ad essi un supplemento di scoperte, meno presentabili, in dattilografia annessa. Quanti, e chi, e dove siano quei concittadini non è noto — perciò, questa volta, neppure la diffusione della « Stampa », e forse neanche quella della « Stefani », arriverebbero a disingannarli tutti — di fronte a certi metodi non si può essere all'altezza, signor Direttore — tuttavia è necessario compiere il dovere. Perchè, fra le scoperte diffuse dalla dattilografia clandestina vi è questa — che nella battaglia di giugno, delle 14 mila perdite dell'armata del Grappa, 12 mila furono di prigionieri. La cifra può anche essere stata arrotondata e non essere esattissima — è una cifra di informazione — io non l'ho vista personalmente — non sono, grazie a Dio, fra i concittadini privilegiati — e in tanta lucentezza di roba io, si capisce, non ho voluto ficcare il naso. Ma ho tuttavia la certezza che é stata in tal modo diffusa una prò porzione di prigionieri che diffama i miei fanti del Grappa — vivi e morti — anche quei morti, ai quali, sul Grappa, italiani e stranieri, e molti austriaci, vanno, e più nei gior ni commemorativi come oggi, a ren dere onore con l'illusione, pare, di onorare degli eroi. Il Comandante del Grappa è vee eh io — ma non è ancora morto — perciò, per ora, non è ancora lecito mordere impunemente l'onore dei suoi fanti. — Eccomi, Signor Diret tore, alla difesa. »** Intanto la cifra è falsa. . Le cifre ufficiali del momento rispecchiano gli assenti dopo la battaglia — morti accertati — feriti sgombrati — e tutti gli altri, comunque assenti, classificati nei dispersi. I quali non sono tutti prigionieri — sono anche morti e feriti lasciati a terra nelle zone rimaste al nemico — perciò i dispersi, in processo di tempo, diminuiscono — non possono crescere — crescono i feriti ed i morti — il totale cambia di poco. Ora, gli assenti del momento, per il Grappa, risultano, dagli elenchi ufficiali dei reparti, nella cifra di 13.833 — dei quali, 8554 dichiarati dispersi — e che non sono tutti prigionieri. Non sono, dunque, 12 mila — la cifra è falsa — non è stata controllata — il che è cattivo indizio, trat-. tandosi dell'onore di soldati italiani. * * # Poi è altrettanto falsa ed incontrollata la proporzione che, per il Grappa, è messa in evidenza dal signor italiano. II Gen. Alberti ( « Testimonianze straniere sulla nostra guerra », pag. 198) dà le perdite complessive dell'esercito italiano nella battaglia di giugno con le seguenti cifre, non so se già rettificate in progresso di tempo nel senso sopra citato: Totale 84.614, dei quali 47.657 dispersi. Questa alta proporzione non deve impressionare. Là trincea reticolata, se è sfondata in un punto e poi girata, diventa una trappola — impossibile difendersi a tergo — difficilissimo anche soltanto uscirne — e questo ebbe dimostrazione pratica su tutti i fronti. Comunque, la proporzione, nelle perdite generali, è di 5,65 dispersi per ogni 10 perduti (morti, feriti e dispersi). La proporzione, nelle perdite del Grappa, in cifre certamente non rettificate, è di 6,20 dispersi per ogni 10 perduti. Differenza 0,55. Non tale, adunque, da infamare, come parrebbe dalla dattilografia clandestina. Poi, amplissimamente spiegata e giustificata — anche se fosse molto più grande — come ora dimostrerò. *** Poniamo.le basi. Prendiamo testualmente dal Generale Alberti, pag. 192, la dichiarazione del Comandante in Capo avversario, generale Arz, circa lo svolgimento e la conclusione della battaglia dì giugno sul fronte montano (Altipiani dei Sette Comuni e Grappa). « Sull'altipiano dei Sette Comuni, « i nostri valorosi reggimenti oltrec passarono le prime linee nemiche ; .« però, in quelle successive, l'awer- « sario si era preparato ad una aspra « difesa; si era già riusciti a pene« trare in parte in quelle linee, quan« do dal bosco si sferrò un poderoso « contrattacco. Forti riserve nemi« che ricacciavano indietro le nostre « truppe, le quali, con ingenti per« dite, raggiungevano a sera le posit zioni di partenza, su cui si fer« mavano. « L'attacco non aveva sorpreso « l'avversario. Le notizie che egli « aveva sulle nostre intenzioni non «gli erano state certo fornite sol « tanto dall'aviazione. « Ben preparato, esso poteva resi « stere all'attacco. Egli aveva la« sciato nelle posizioni più avanzate « arditi nuclei armati con mitraglia« trici ed aveva spostato invece la difesa vera e propria nelle linee « retrostanti, che erano rimaste qua « si indisturbate dal nostro tiro di « preparazione, perchè erano fuori « del raggio di azione dei projetti « Avanzando sotto il fuoco nemico le « nostre linee di attacco subirono « forti perdite e non poterono resi « stere all'improvviso scatenarsi del « contrattacco. Anche ad oriente- del « Brenta l'attacco aveva cattivo esi « to, pur dopo molti brillanti risul« tati iniziali dell'ala destra. L'af« flusso delle riserve non aveva po« tuto effettuarsi tempestivamente « per le straordinarie difficoltà crea« te dal fuoco di artiglieria nemica ». *** Tutto questo sapevamo già tutti, nonostante le leggende. La grandiosità e la importanza decisiva della battaglia, come precisa il Generale Alberti, e come personalmente ha voluto rilevare il Duce nella prefazione e nel messaggio agli Italiani, che tutti ricordiamo, sono fissate all'evidenza dalle perdite: 149 mila, nemiche; 85 mila, nostre; 2500, alleate; all'ingrosso, quasi due nemiche per una nostra. Perdite nemiche, attesta Arz, sofferte, sugli Altipiani dei Sette Co muni, tra le posizioni di partenza e la nostra linea di resistenza notevolmente arretrata — tanto nel lungo attacco, quanto nel lungo ripiegaménto impósto dal contrattacco della, fanteria italiana — perdite dunque sofferte nella "battaglia, e perciò, come è chiaro, ad opera, essenziale, delle artiglierie da campo delle unità in battaglia, e dèlie mitragliatrici, dei fucili, delle bombe dei fanti in battaglia. E il generale tedesco Cramon, presente al Quartier Generale austriaco, e non tenero per noi, conferma (Alberti, pag. 191) : « sull'Altipiano dei « Sette Comuni e ad oriente del Bren« ta (e cioè sul Grappa) contrattac« chi italiani avevano rigettato inte« ramente sulle loro posizioni di par« tenza le truppe imperiali » ««««cd««s. ps—ittszddreeAttacco, dunque, sferrato in pie-no — attacco penetrato in profon-|dita — attacco giunto all'urto — at-jtacco rovesciato da contrattacchi di fanteria — e ritornato soltanto a sera sulle posizioni di partenza. Di passaggio, si ( può notare che così è sepolta, finalmente, la storiella dell'attacco prevenuto, soffocato, sfasciato, prima che l'artiglieria austriaca aprisse il fuoco, ecc. ecc. Tutta roba dieci volte dimostrata e documentata storicamente falsa — dieci volte risorta, con mille artifici — e sulla quale non intendo più spendere una parola. Ora è sfatata definitivamente la ciurmerla storica pericolosa alla dottrina — neppure oggi rettificata — ma ciò, che oggi soltanto importa, è che sia ridonato al fante^ ciò che è del fante, onestamente — senza nocumento alcuno alla gloria seria e reale dei camerati artiglieri. „•».. # ir Infatti, la testimonianza del generale Arz a noi interessa, oggi, per le perdite. Essa scolpisce le caratteristiche di quella difesa elastica, che era da tutti adottata e prescritta appunto per diminuire le perdite — naturalmente — dove si poteva. La prima linea, destinata ad inevitabile rottura per il fuoco d'artiglieria nemica, con annientamento o cattura dei difensori, ridotta a linea di sorveglianza presidiata da pochi uomini e poche mitragliatrici — l'attacco, rotto da questi nuclei di sorveglianza, obbligato a percorrere un lungo tratto sotto fuoco per arrivare alla linea di resistenza — linea di resistenza in efficienza, perchè sottratta, per distanza, al fuoco efficace della preparazione di artiglieria nemica — zone di copertura per le riserve pronte al contrattacco, eccetera. Sugli Altipiani dei Sette Comuni vi era la profondità necessaria — era possibile —■ è stato efficacissimo —r come Arz testimonia. Sul Grappa, nulla di ciò era possibile. Parla il Comando Supremo, nella pubblicazione : « La battaglia del Piave», a pag. 27: «Una fascia * montana, la cui profondità, da un « massimo di 14 chilometri, si ridu« ceva, in corrispondenza del Monte « Grappa, a meno di 5 chilometri ». In qualche tratto — aggiungo — parecchio meno. Continua il Comando Supremo, per chiarire la importanza di quelle con- e , , , n dizioni e dei suoi ordini: « La accen« nata deficienza di profondità ren« deva estremamente pericolosa ogni « inflessione del fronte, anche se < contenuta nei limiti delle normali « fluttuazioni della battaglia;... un « arretramento di pochi chilometri « poteva, determinando lo scardina« mento della fronte, dare al nemico « la possibilità di rapidamente ta« gliare la comunicazione di buona « parte dell'Esercito italiano ». Perciò, e nonostante gli scarsi 5 chilometri, il Comando Supremo ordinava anche al Grappa (pag. 28): « V integrale mantenimento della « fronte costituire prescrizione casi tegorica ». . In conseguenza, per il Grappa prescritta la difesa, non elastica, ma sul posto — coi precipizi alle spalle — con le truppe di difesa ed anche i rincalzi nelle primissime linee — tutte le linee sottoposte allo stesso tiro di preparazione nemica — nessuna linea protettrice di sorveglianza, ecc. — Soltanto il Grappa/ fra tutte le Armate, era in queste condizioni. Prescrizione per tutti: non cedere di un ringhia, su nessuna linea. Ordine caratteristico: proibito arretrare sotto pretesto (testuale) di essere girati. Con tali ordini, i soli possibili per eseguire il compito categorico, le conseguenze sulle perdite, e sulle specie delle perdite, erano e sono evidenti a priori. La impossibilità della difesa elastica, e non già una qualsiasi inferiorità della azione di artiglieria (sebbene si avesse una importante inferiorità materiale di pezzi rispetto agli altipiani — 35 in media per ogni chilometro, rispetto a ben 55), è la ragione di qualche maggior perdita, anche di dispersi, sul Grappa — differenza che, se non fosse stato proprio il valor dei soldati, avrebbe potuto essere anche notevolmente maggiore — e sarebbe stata ancora giustificata, in quelle condizioni. Condizioni che allora sapevano e capivano, non dico gli ufficiali, ma tutti i caporali del Grappa — e che capisce oggi qualsiasi profano. Tuttavia, quando si vogliono fare certi apprezzamenti e certi paragoni di perdite, elementare onestà vorrebbe che non si omettesse di farne espresso ed esplicito avvertimento, quando non si voglia deliberatamente sorprendere la buona fede del lettore. *** Ho finito, Signor Direttore," e la ringrazio — per la ospitalità — e per l'opera onesta di giustizia verso umili'ma gloriosi fanti italiani! Maresciallo GIARDINO (Comandante dell'Armata del Grappa) dg

Persone citate: Duce