L'intesa delle grandi Potenze per un decennio di pace sarebbe ormai diplomaticamente acquisita

L'intesa delle grandi Potenze per un decennio di pace sarebbe ormai diplomaticamente acquisita L'intesa delle grandi Potenze per un decennio di pace sarebbe ormai diplomaticamente acquisita Una attesa iJ$!2Sh 29 notte- ldiss ma regnava or-«mana camera aove Duon numero!sparlamentari avevano fatto cor-itre la voce che Daladier. arìnrnfit- vivissima regnava og-| mgì alla Camera dove buon rere la voce che Daladier, a^pròflt-, tando della discussione delle inter-l pellanze sulla politica estera avreb-ì be esposto le intenzioni del Governo I circa il Patto quadripartito. L'atte-j sa è stata completamente delusa.! Dopo un discorso di Herriot sui ri sultati del suo viaggio a Washington, la discussione delle interpellanze è stata rimandata al 9 giugno senza che Daladier abbia aperto bocca. Il riserbo di Daladier safpuvds; ocNon è dubbio che il riserbo os-;£servato dal Presidente del Consiglio I iyada interpretato come una prova ' zindiretta della sua intenzione di fir-jdmare il Patto essendo evidente che j fiin caso contrario nessuna conside-1 alì?J?JL*VZt^J2ÌUt0 ?PinSerlo ad mtSSS. il »?,n^&iLaAP^?!a «sione regnante in seno al Gabinetto ' sche la Camera si mantiene ostile al-* la conclusione dell'accordo e che di fronte a tale ostilità sia preferibile evitare' ogni battaglia prematura capace di compromettere l'esito di rdcs"del Consiglio dei ministri indetto per domattina all'Eliseo appunto per definire una buona volta la decisione della Francia, il Capo del Governo non avrebbe potuto pronunciarsi utilmente. In altri termini si aggiunge che non è nemmeno da escludere che il Gabinetto decida domani di rinviare ancora di un giorno o due la propria dichiarazione ufficiale sembrandogli più politico lasciare che parli prima la Piccola Intesa. Cosi facendo Daladier spererebbe di rendere più difficile da parte della conferenza di Praga il voto di una dichiarazione troppo rigida essendoché fino a quando l'adesione francese al Patto quadripartito rimarrà in sospeso i tre ministri orientali vorranno probabilmente osservare una certa moderazione di tono e una certa deferenza di gesto nei riguardi della politica di Parigi, laddove dal momento che l'accettazione francese fosse un fatto compiuto nulla potrebbe eventualmente trattenere la conferenza dall'abbandonarsi a manifestazioni capaci non soltanto di nuocere al buon effetto morale ricercato dal Patto quadri- I>artito ma anche alla situazione paramen tare del Gabinetto Daladier. La manovra, se tale è effettivamente lo scopo che la ispira, non manca di senso, ma si potrebbe anche osservare che essa costituisce un coltello a doppio taglio giacchè se la dichiarazione di Praga dovesse segnare egualmente aperta e rumorosa diffidenza verso il Patto, e ciò contrariamente alle voci corse a Ginevra in questi ultimi giorni, il Governo francese potrebbe trovarsi dopo di essa in una situazione anche più difficile di prima e una campagna delle opposizioni riceverne novello alimento. I partigiani della linea di condotta adottata da Daladier e da Boncour rispondono a tale obiezione dicendosi sicuri che la Piccola Intesa si asterrà da ogni di chiarazione atta a porre in imbarazzo la Francia e che appunto in vista di ciò l'adesione francese al Patto quadripartito riuscirà parlamentarmente meno pericolosa dopo la Conferenza di Praga che non prima di essa. La questione in ogni caso sta press'a poco nei termini che abbiamo detto. 1 negoziati conclusi Diplomaticamente ormai il lavoro è finito. L'accettazione francese senza essere stata formulata è virtuale visto che su tutti i punti di litigio, non escluso, a quanto ci assicurano, quello sull'articolo 16, il compromesso è stato raggiunto e che, anche volendo, non si saprebbe più su che cosa discutere a meno di non ripigliare la discussione ab ovo e cioè mettere in causa il principio stesso del Patto. Le ragioni dell'indugio parigino hanno natura prevalentemente parlamentare: si riattaccano cioè alla situazione non molto solida del Gabinetto, all'incerto prestigio di Boncour, al timore di Daladier che Herriot possa approfittare di un suo eventuale passo falso per rovesciarlo, al desiderio di una parte delia maggioranza di assecondare una crisi ministeriale che potrebbe aprire la strada alla sospirata unione nazionale, all'ostilità insolita che il Patto quadripartito incontra presso organi ufficiosi ordinariamente osservantissimi della disciplina ministeriale quali ad esempio il Petit Parisien e, « last, not least », al profluvio di quattrini distribuiti dai siderurgici per avvelenare l'atmosfera tanto a Parigi quanto fuori di Parigi. Ma a tale riguardo è giusto tuttavia avvertire che se la situazione del Gabinetto non è delle più solide, l'accordo recentemente intervenuto fra Daladier e i socialisti e il sentimento quasi generale che la crisi scoppiando in questo momento aprirebbe la strada a un Gabinetto non più esclusivamente di sinistra lavorano a prolungarne l'esistenza. L'accoglienza straordinariamente calorosa fatta dalla Camera al di scorso odierno di Herriot viene in terpretata da taluno come un smto mo foriero di prossimi cambiamen ti; ma potrebbe Herriot andare al potere senza pagare agli Stati Uniti la scadenza di dicembre contro la quale fino a ieri la totalità del Parlamento insorgeva? Per non complicare oltre misura la nostra diagnosi e anche perche la opinione italiana ha il diritto di non sentirsi eccessivamente solleticata dagli odori della cucina parlamenta- una soluzione diplomaticamente già uacquisito. Ufficialmente l'atteggia-1 mento del Capo del Governo viene,bgmsMcato spiegando ohe in attesa lefvvmsftnDmLdtrlrapbcDri, accontenteremo di ldire che .nei suoi elementi fonda-Jt«mentali l'ottimismo seguita ad es- c!sere all'ordine del giorno per quan- tito riguarda il Patto quadripartito, e . ' °| mentali l'ottimismo seguita ad , ,,,,, .., ,. l Ottimismo all Ordine del giorno ì I j ! Il Temps, frammezzo a tutte le riserve e le formule restrittive in cui avviluppa il suo pensiero, non può fare à meno di riconoscere nel proprio editoriale che la prospettiva di cpnsanuna tregua di dieci anni nella lotta i ?na contro l'altra le gran,1ve getta l'una contro l'altra le gran-ì1di Potenze coni inpntnli nnn nifn la siS : sciare insensibile nessuno spirito pre- \ t; occupato del consolidamento della pa- j zce, che la presenza della Francia neljr* mm;£ruPP° delle Potenze occidentali è I indispensabile per facilitare le solu ' zioni eque e impedire il peggio là jdove minacciasse di prodursi, e che j finalmente se il Patto quadripartito 1 avrà per conseguenza un riavvicina mento franco-italiano mercè la solu««"e duratura di tutte le questioni ' speranze di tutti gli amici della pace, * L'Oeuvre si sforza anchessa di reclutare aderenti al Patto insistendo sulla tesi secondo cui la sua conclusione sarebbe la condizione indisnensabile del favorevole sviluppo di e n o - n e è e a l i e e a n l o i e o e , o, u n e o o a o a e il o st oiedi o aù ulteriori negoziati franco-italiani, 1 Secondo la République, chi com,batte il Patto è in malafede, giacchè lesso avrà per effetto di impedire il formarsi in Europa di due gruppi rivali, e i suoi effetti salutari sono già visibili nell'orientamento assolutamente nuovo preso dalla politica austriaca. Da ultimo non è da trascurare il fatto che lo stesso Echo de Paris, attraverso il suo persistente malanimo, non dissimula più la persuasione che Daladier sia disposto a firmare. Rimangono irreducibili naturalmente i Lautier, i Bure, gli Aimard, i Tardieu, gli Ybarnegaray, insomma tutti coloro che da vicino o da lontano rientrano nell'orbita d'influenza della siderurgia interessata a far fallire la tregua decennale funesta agli affari dei signori dell'acciaio. Ma al punto in cui stanno le cose, è sperabile che gli intrighi di codesti soldati o piuttosto assoldati della cattiva causa siano al loro termine e che Daladier, dopo avere avuto il buon senso di guardarsi dalla Camera, saprà guardarsi anche dai loro strali avvelenati. Siamo convinti che a lungo andare i benefici effetti della conclusione del Patto dei quattro non potranno non reagire utilmente anche sul prestigio del suo Gabinetto. C. P. Oliale sarebbe la dichiarazione che si appresta a fare la Piccola Intesa Parigi, 29 notte. Una corrispondenza da Ginevra al Matin dice che la Piccola Intesa si è rassegnata dopo una resistenza accanita ed ha ottenuto da Paul-Boncour una specie di protocollo di garanzia trasformabile, contemporaneamente alla firma del Patto a quattro, in una nota diplomatica indirizzata alla Romania, alla Cecoslovacchia, alla Jugoslavia, all'Italia, alla Germania, ed all'Inghilterra, « Il documento — secondo il giornale — consiste in ciò: l'accordo di Roma non tocca i trattati della Francia con i suoi alleati, la Francia non ammetterà che si sollevi alcun problema di revisione territoriale e, qualora si tratti di questioni di procedura, esigerà che esse siano portate dinanzi agli organi smi internazionali competenti ossia alla Società delle Nazioni dove sarà mantenuto 11 principio della unanimità compreso il voto della Potenza interessata. Conseguentemente la Francia si opporrà alla modifica dell'art. 19. Ottenute: queste assicurazioni, il Consiglio della | Piccola Intesa ha deciso di pubblicare i fra tre giorni a Praga un comunicate che ricorda quello del 23 marzo e che conclude presso a poco così: «I Paesi della Piccola Intesa, avendo ottenuta assicurazione che la questione della revisione non potrebbe essere posta, hanno deciso di non ostacolare razione diplomatica che non li concerne. Essi non devono immischiarsi in una impresa dove si tratteranno affari che riguardano i soli Stati partecipanti ». Invece la Polonia sembra avere adottato una politica di disinteresse mostrando di ignorare la creazione del nuovo organismo e di non riconoscerne nessuna decisione o suggerimento. « Si annuncia da Londra che è stato accettato il testo del Patto che comprende l'articolò 16. Non si conosce la risposta di Berlino, ma l'accettazione è sicura avendo il Reich troppo interesse al successo della grandiosa operazione. Le prudenti riserve della Francia non permettono di scatenare subito la procedura di revisione ma non impediranno una revisione maggiore profonda e duratura delle influenze in Europa. Già si sente arrivare la trasformazione secondo le larghe vedute mussoliniane. Divisione dell'Europa in due grandi zone di influenza destinate alla Germania ed all'Italia restando alla Francia il suo imperò coloniale. Alcuni vedono la Francia abbandonare la sua grande zona di influenza tra il Baltico ed il Mar Nero. Il momento e abbastanza impressionante occorrendo una grande dose di fatalismo dei popoli interessati per ammettere il cambiamento come fenomeno storico inevitabile ». nnplGNVcscrntdsecpfleksdzg